Un anno fui mandato, come commisssario d'italiano, in un istituto magistrale, del quale non avevo alcuna esperienza. Come presidente, era stato designato un insegnante di quel tipo di scuola, che però non aveva nessuna esperienza di come si dirige un esame di maturità. La sua fortuna, lui che era più giovane di me, fu di trovare al suo fianco proprio il sottoscritto, che come presidente di commissione aveva una larghissima esperienza, avendo avuto quell'incarico una ventina di volte.
Furono fatte delle nomine strane, quell'anno: era cambiato il governo, ora il potere era della sinistra, e voi non potreste credere quanto profondamente questo fatto incise anche nella scuola e nella composizione delle commissioni degli esami di maturità.
Così, il presidente effettivo della commissione ero in realtà io, che suggerivo tutte le mosse utili al titolare, compreso il modo di stilare i verbali e l'indirizzo pratico da dare all'esame. Nel contempo, dopo lunghi anni di presidenza, dovetti tornare a correggere una sessantina di temi e a interrogare una trentina di candidati che avevano scelto l'italiano orale e la storia.
Notai con stupore che i libri di testo adottati erano profondamente diversi fra gli istituti tecnici e le magistrali pur essendo identiche le materie: mentre i testi adottati nei tecnici puntavano la loro analisi più sui fatti economici e sociali, alle magistrali si sottolineavano invece, stranamente, in prevalenza gli aspetti estetici e stilistici. Nella storia, stessa differenza: la causa degli eventi storici, da una parte, veniva rilevata di preferenza nei fattori dell'economia e delle problematiche dello sviluppo, mentre dall'altra si ponevano in evidenza maggiormente gli elementi della tradizione, della religione e della filosofia.
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