Modibo Diakité ha deciso. Ha scelto il Napoli, ha firmato un quadriennale da un milione e mezzo a stagione, lascerà la Lazio restando a guardare fino a giugno. Si è conclusa così in modo triste la parabola biancoceleste di un giocatore che prometteva di fare una grande carriera nella squadra che l'ha lanciato, e non ha saputo aspettare con serenità il suo momento, anche quello dei soldi.
La stessa strada, purtroppo, sta seguendo Luis Cavanda. In disaccordo sul rinnovo del contratto, scontento del premio percepito, ha cominciato a mettersi fuori corsa da solo, e così, puntualmente, Petkovic lo ha escluso dalla convocazione per la gara col Napoli. Si sta consumando piano piano la stessa strada di distacco, che somiglia sia a quella di Diakité che a quella di Zarate, anche se nel caso di Maurito le motivazioni sono diverse, più di stima che di denaro. Ci diaspiace che questi tre giocatori non siano stati in grado di comprendere la situazione, di capire che conveniva loro sfruttare il buon momento tecnico della squadra per arricchire la loro carriera puntando più alla gallina di domani che all'uovo di oggi, anche se era pur sempre un ovetto sostanzioso rispetto alla crisi economica che avvolge il paese.
Alla Lazio non mancano difensori alternativi. Ciani, Cana, Stankevicius sono sufficienti a dare una buona alternativa al quartetto Konko-Biava-Dias-Radu, e poi c'è sempre disponibile un Lulic proteiforme,e Pereirinha è egualmente un difensore polivalente. Chi rinuncia a starsene tranquillo alle dipendenze dell'allenatore rischia indubbiamente un pezzo di carriera e si brucia per il campionato presente, che per la Lazio potrebbe essere occasione di conquista di qualche affermazione tipo Coppa Italia, Europa League e conquista di un posto nella Champions. Diakité e Zarate hanno rinunciato a tutto questo, e ora anche Cavanda sta correndo lo stesso rischio.
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