sabato 23 febbraio 2013

102. Ancora de amicitia

Il caro collega col quale ho percorso più di venti anni di carriera nella stessa scuola, avendo cominciato prestissimo a insegnare educazione fisica come supplente annuale pur con la laurea in lettere, aveva accumulato quasi dieci anni di vantaggio rispetto a me, e quindi guadagnò il diritto alla pensione tre o quattro anni prima di quanto abbia fatto io. Poté così dedicarsi in pieno ai suoi viaggi turistici, visitando tutti i grandi musei d'Europa; di Roma, Firenze e Milano conosceva tutti i famosi monumenti d'arte, ed anche quelli semisconosciuti ai più.
Intensa fu la sua amicizia con la collega di estrema sinistra, con la quale alla fine trovò anche un'intesa per lottare contro quel preside di cui per tanti anni erano stati amici, avendone infine scoperto i tanti e pesanti abusi di potere.
Lo denunciarono entrambi in Provveditorato, invocarono ispezioni e controlli, ma tutto si dimostrò inutile. La collega, sindacalista implacabile, alla fine dovette trasferirsi altrove, dato che la sua convivenza col preside si stava dimostrando impossibile. Per alcuni anni andò ad insegnare nel vicino liceo classico di Palestrina, ma poi si convinse a spostare le tende in un liceo romano, mantenendo tuttavia stretti contatti con il collega amante dell'arte.
Il semi-ozio del nostro amico era ravvivato dalle vacanze a Positano e dai giri turistici a Parigi, Londra, Madrid, Firenze e Roma. Però la solitudine cominciava a pesargli. Prima morì la madre, poi la zia facoltosa, infine anche il fratello col quale era in disaccordo, ma che, bene o male, gli faceva compagnia  abitando nell'appartamento di fronte.

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