Ci fu un periodo, nella mia carriera di docente, che sentii parzialmente mancare la mia libertà d'insegnamento. La sinistra si era impadronita del mio istituto, controllando strettamente il preside che si era affidato completamente nelle sue mani, cedendo in realtà gran parte del suo potere.
Ogni forma di rappesentanza politica era stata monopolizzata: collegi di classe, collegio dei docenti, collegio d'istituto, controllo delle segreterie, convocazione di assemblee, riunioni culturali, gite scolastiche e tutto quello che era possibile controllare veniva esplicitamente controllato.
Perfino i programmi di lavoro dei docenti erano organizzati preventivamente: in letteratura si poneva un limite temporale fisso, e si arrivò a imporre gradualmente l'eliminazione pratica dei Promessi Sposi nel biennio e della Divina Commedia nel triennio, sostituendoli con opere di narrativa moderna, ad esempio il Verga nel biennio e Pasolini o Moravia nel triennio. Una demolizione lenta e graduale, che si arrestò solo quando il preside, denunciato in Provveditorato perchè aveva osato ribellarsi a certe imposizioni, fece venire una controispezione e riuscì a riprendere il controllo della situazione, obbligando in pratica molti insegnanti non più graditi a un trasferimento forzato.
Nei programmi per la maturità, piano piano si era arrivati ad imporre un programma uguale per tutti, con l'eliminazione di autori non graditi come Carducci e D'Annunzio. Della Divina Commedia si potevano portare al massimo tre canti, ma non quelli definiti "dottrinali" come il canto di San Francesco e San Domnenico e la famosa "Vergine e Madre, figlia di tuo figlio".
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