venerdì 1 febbraio 2013

Anni di scuola: 92. Un addio poco doloroso

Il preside di cui vi ho parlato, fu da me accusato di avermi voluto utilizzare come un suo utile strumento in quella scuola privata nei pressi di Santa Maria Maggiore. Ma lui negò seccamente, dicendo che non sapeva nulla di quella storia.
Io, però, avevo le mie informazioni sicure, ed avevo  riferito l'episodio a qualche persona del mio istituto. Sta di fatto che all'inizio del nuovo anno scolastico il preside si trasferì in un altro istituto, e prima di lasciarci indisse una riunione del corpo docente per spiegare che si era comportato sempre in maniera corretta e decorosa, contrariamente a certe voci che circolavano a scuola. Quindi ci salutava a fronte alta, sicuro di essere stato sempre un signore.
Se ne andò, e nessuno lo rimpianse. In realtà, non era stato mai rettilineo nel comportamento, e qualche suo atteggiamento privato nei confronti di colleghi e di personale di segreteria era piaciuto molto poco. Ecco un signore nell'aspetto che si era comportato davvero in modo poco signorile.
Nell'ambiente scolastico - ma anche in altri ambienti si usa dire qualcosa del genere  - è famoso un detto che suona così: "Se non sai fare niente altro, diventa insegnante; e  se non sai fare neanche l'insegnante, diventa preside -
E' un detto che colpisce nel segno almeno una volta su due. In oltre trent'anni di carriera, io avrò avuto almeno venti presidi diversi, e statisticamente parlando ne posso elencare circa dieci che hanno svolto questo compito con grande competenza e correttezza, ma ne possono elencare altrettanti che hanno preso l'incarico senza veramente capire cosa significasse, quanta importanza poteva avere per la vita di un centinaio d'insegnanti e di un migliaio di studenti che vivevano in un posto considerato da quei presidi come una tappa provvisoria, da prendere alla leggera, oppure come un'occasione da sfruttare.

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