martedì 26 febbraio 2013

Anni di scuola: 103. Fortuna e sfortuna

Scapolo impenitente, il collega artista finì piano piano per trascurarsi nel fisico, e una bronchite particolarmente pesante gli fu fatale. Non era stato per niente fortunato: non era riuscito a godersi né la quiescenza né la ricca eredità della zia. Zio a sua volta, dovette lasciare tutto alla cognata e ai tre nipoti.
Ai funerali del professore-pittore parteciparono moltissimi colleghi profondamente addolorati, che lo accompagnarono commossi fino al cimitero per l'inumazione della salma. Fu notata però l'assenza del preside, suo vecchio amico di collegio dei salesiani, la cui grande e reciproca storia era andata bruscamente sgretolandosi fino a divenire incompatibilità.
Al contrario, anche se fra noi due non c'era più lo stretto contatto di una volta, io rimasi profondamente colpito dalla repentina e imprevedibile scomparsa del collega. Altrettanto colpita fu l'amica sindacalista, che spesso spesso si partiva da Roma per venire a trascorrere i pomeriggi con lui al solito tavolo del bar di fronte all'immancabile Martini dry.
Per la cittadina di Cave, la scomparsa del grande uomo di cultura e maestro d'arte segnò una pagina dolorosa, e aprì un vuoto incolmabile per tutto l'ambiente che lo aveva circondato della sua amicizia . Gli furono dedicate parole di alto rimpianto, e non certo di circostanza. In molte case di Cave, compresa la mia, sono rimasti come ricordo incancellabile i suoi disegni e i suoi dipinti, che avevano raggiunto anche una certa quotazione, e il cui valore è destinato a crescere, meno che per gli amici che li apprezzano soprattutto come il ricordo di una lunga, anche se controversa, solidarietà.

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