Il cocchiere Giuseppe aveva riservato per i ragazzi un terzo giorno di visite ai monumenti più significativi della grande città.
Mancava ancora San Pietro, e ci arrivarono dopo aver girato per le antiche strade, strette e contorte come quelle di un vecchioo paese. Ma all'improvviso sbucarono di fronte alle grandi braccia del colonnato del Bernini, con l'obelisco e le maestose fontane, e in fondo l'alta facciata ricca di statue e il grandioso cupolone.
Il papa si considerava prigioniero dei Savoia che avevano fatto di Roma la loro capitale, ma i visitatori di ogni parte del mondo potevano entrare liberamente nella piazza e nella basilica. I ragazzi, pieni di entusiasmo, riuscirono a salire fin sulla cima della grande cupola, e ammirarono uno dei panorami più belli del mondo.
Giuseppe, poi, li portò a visitare l'antica fortezza di Castel Sant'Angelo, attraversando il ponte custodito da bellissime statue di angeli, il più bello quello dalla spada sguainata che ha dato il nome al monumento. Attraverso un passaggio segreto, i papi dal Palazzo Vaticano potevano giungere fin qui e proteggersi quando Roma era invasa da truppe straniere.
Poi il cocchiere si arrampicò lungo la collina più alta della città, il Gianicolo, con la sua grande statua dell'eroe Giuseppe Garibaldi e i convento di Sant'Onofrio che aveva ospitato nel Seicento il grande poeta Torquato Tasso, al quale era dedicata una pianta di quercia dove veniva a contemplare l'orizzonte. Anche da questo colle il panorama era maestoso.
Poi discesero verso il centro della città, e Pinocchio volle attraversare il Tevere e giungere fino all'Isola Tiberina. Qui c'era un grande ospedale tenuto dall'ordine dei Fatebenefratelli, che operavano gratuitamente qualunque malato si presentasse.
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