- Evviva! - gridarono tutti e quattro i ragazzi al termine della lunga lettura del testamento. - Il signor barone Carlo è stato veramente un nostro grande amico! -
Remigio aveva le lagrime agli occhi, per quanto era commosso. Il notaio gli consegnò le chiavi del palazzo e una lettera di presentazione per la Banca dove era depositato il denaro della famiglia.
- Poiché tu sei minorenne - aggiunse il notaio Cristaldi rivolto a Remigio - io sarò il tuo tutore fino al compimento del tuo diciottesimo anno di età, cioè fra sei anni. Così non potrai compiere nessun passo avventato, non potrai vendere il tuo patrimonio, e io ti aiuterò nella sua amministrazione, ma tu sarai il padrone vero e io ascolterò ciò che tu vorrai decidere -
- Io decido di restare qui - disse subito Remigio - e di riassumere il domestico e la cuoca che accudivano mio zio con tanto affetto -
- Bravo!- disse il notaio Cristaldi, colpito dalla generosità del ragazzo. - Mi dispiaceva, infatti, per quei due bravi amici, che sono marito e moglie ed hanno soltanto quarant'anni, ma erano molto affezionati al barone così come lo saranno a te. Abitano qui vicino, e li avviserò io in persona di riprendere servizio questa sera stessa, facendovi trovare la cena pronta -
Infatti, Paolantonio e Cesira, felicissimi per aver ritrovato il lavoro, ripresero immediatamente servizio, e grazie a loro il palazzotto baronale ritrovò subito la sua piena funzionalità, facendo felice il nuovo padrone, il giovanissimo Remigio, e i suoi tre amici Pinocchio, Ulderico e Lamberto, non meno felici di lui.
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