venerdì 24 agosto 2012

Pinocchio ancora burattino: 151. Roma non fa paura ai nostri amici

Pinocchio non era mai stato a Roma, e quando avevano deciso di andare con Remigio a Picinisco erano passati lontano dalla capitale, preferendo i paesi di collina e di campagna alla grande città.
Pinocchio e i suoi amici avevano un timore reverenziale per la città troppo vasta e troppo rumorosa. Però sapevano anche che era molto bella, e loro, che pure erano andati ad Atene con una grande nave, e poi avevano percorso tutta la Dalmazia fino ad arrivare a Trieste, essa pure una città importante, questa volta decisero di prendere il coraggio a due mani e di affrontare i pericoli di una metropoli.
In fondo, non erano più bambini, erano degli adolescenti abbastanza consapevoli e maturi, avevano affrontato difficoltà e disagi riuscendo sempre a vincerli.
Il nuovo carro andava a meraviglia, e Bortolo II si  stava dimostrando un cavallo straordinario, resistente e instancabile.
Anche i nuovi strumenti musicali, scelti con cura, davano una buona risposta. La tromba di Pinocchio faceva meraviglie, ma anche il violino di Ulderico e l'armonica a bocca di Lamberto affascinavano la gente, ogni volta che davano un   piccolo spettacolo. Nei paesi dove passavano si era sparsa la voce della loro bravura, e molti si ricordavano benissimo di questi ragazzi prodigio che erano già passati due anni prima, sempre graditi.
Stavolta, giunti nei dintorni di Roma, invece di girare al largo andarono dritti, da Palestriuna fino alle borgate della periferia, passando per la via Casilina, finchè non giunsero a Porta Maggiore, facendo ingresso nella città che era diventata la capitale d'Italia ormai da quasi trent'anni.

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