Nei due anni e più che i nostri amici avevano trascorso insieme, i ragazzi erano tutti cresciuti e si erano irrobustiti nel fisico. Remigio, Ulderico, Lamberto , ed ora anche Angelo, erano dei ragazzi di tredici anni ed erano nell'età dello svilupppo.
E Pinocchio? Un burattino di legno avrebbe dovuto rimanere sempre uguale. Ma Pinocchio era un burattino speciale: non solo parlava e ragionava come un ragazzo vero, o anche di più, ma piano piano , giorno dopo giorno, andava crescendo anche lui. Gambe, piedi e braccia erano diventati più robusti e più lunghi: solo il naso, per un fenomeno strano, invece di crescere diminuiva.
E' vero: da tantissimo tempo Pinocchio non diceva più una bugia, e per questo motivo né le gambe si accorciavano, né il naso cresceva più. Ogni giorno diventava più simile ai suoi amici: solo, rimaneva di legno, per una sua precisa scelta, da quando aveva deciso di lasciare la casa di Geppetto e di darsi all'avventura.
Era ormai arrivato il Natale. A Picinisco l'aria era fredda, e aveva cominciato a nevicare. I suonatori di zampogna e di cornamusa erano scesi dalle montagne della Ciociaria e dell'Abruzzo, e davano spettacolo per le strade con le loro musiche straordinarie che commuovevano la gente. Si radunavano davanti alle chiese e suonavano anche dovunque fosse stato costruito un presepe, sia nelle chiese che nelle case private. Anche Remigio, aiutato da tutti i ragazzi, da Paolantonio e da Cesira, avevano costruito un bellissimo presepio nell'atrio del palazzo, in un angolo che avevano attrezzato con una grotta arricchita col muschio e con belle statuine di gesso. Anche lì davanti gli zampognari avevano suonato le loro bellissime nenie e cantilene.
E il gioco del calcetto? Anche se faceva freddo, i cinque ragazzi ogni giorno si allenavano.
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