martedì 21 agosto 2012

Pinocchio ancora burattino: 148. Un urrà per lo zio Carlo

- Tu sei il nostro numero cinque necessario per giocare al calcetto. Occorrono: un portiere, che può toccare la palla anche con le mani e salvare la rete; poi un difensore, due cursori, cioè giocatori veloci e con una gran riserva di fiato, e poi un centravanti, che è quello che segna i punti, che si chiamano gol, in italiano reti. Questa è una squadra. Ma ne serve anche un'altra, perché la partita si gioca tra due formazioni avversarie, con una rete per parte -
- Beh, insomma...è un po' complesso, ma si può imparare - disse subito il nuovo arrivato, Angelo.  - E biosogna anche procurarsi una palla, o meglio un pallone -
- Ma certo - disse Pinocchio. - Si va da un giocattolaio e si trova una bella palla robusta, di cuoio. Poi servono anche delle maglie, dei pantaloncini, degli scarpini, dei calzettoni, e per il portiere anche dei guantoni -
- Occorrono un po' di soldi - disse Remigio pensieroso .- Ma non preoccupatevi, perché ho un bel po' di denaro in banca e mi frutta anche degli interessi. Penso a tutto io, voi siete i miei ospiti d'onore anche secondo il testamento del mio povero zio Carlo -
- Un urrà per lo zio Carlo! - propose Pinocchio. - Al nostro gruppo questo signore ha fatto proprio del bene, per non  parlare del suo amato nipote Remigio -
- Sì, il barone Carlo Fioretti era proprio un grande signore- spiegò Angelo, l'unico che lo conosceva bene. - Era molto addolorato per aver perduto un fratello e una sorella, e felicissimo per aver ritrovato in Remigio un nipote che ormai non sperava più di conoscere -

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