Pinocchio non passò il mese di Natale senza far niente. E' vero, nel palazzotto di Remigio si viveva meravigliosamente, e i quattro amici andavano sempre d'amore e d'accordo. Ma Pinocchio si era innamorato di un gioco nuovo, che veniva dall'Inghilterra: il calcio.
- Veramente, so che a Firenze lo giocavano già nel Cinquecento, si giocava con le mani e con i piedi. Ma ora ci sono regole nuove, si può calciare la palla solo con i piedi, e soltanto il portiere può intervenire con le mani -
- E quanti ragazzi servono per fare una squadra? - chiese Remigio molto interessato.
- Ne occorrono undici, ma volendo si può giocare anche in cinque, su un campo più piccolo, ed è ugualmente divertente -
- Peccato che noi siamo quattro soltanto, altrimenti avremmo potuto già formare una squadra - osservò Ulderico, che era diventato ormai uno spilungone e aveva tanta energia fisica da spendere -
- Un momento - intervenne ancora Remigio. - Paolantonio e Cesira hanno un nipote della nostra età, Angelo, e potrebbe benissimo giocare con noi. Ho cominciato a conoscere anche altri ragazzi del paese, e potrebbero benissimo formare un'altra squadra -
- Magnifico! - urlò Lamberto, anche lui ormai un ragazzo robusto e pieno di energie. - Dobbiamo solo trovare un campo con due porte -
- E' presto fatto! Abbiamo molto terreno disponibile, vicino al cortile: un prato meraviglioso. Lo possiamo subito attrezzare - concluse Remigio, che come padrone di casa poteva disporre liberamente di tutto il necessario.
La mattina successiva Paolantonio e Cesira presentarono il loro nipote Angelo, tredici anni, ragazzo simpatico e molto semplice, sempre disponibile. Fecero subito conoscenza e amicizia.
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