Nell'isola c'erano poche case e soltanto un piccolo negozio che vendeva di tutto, dal sale alla pasta, dai bottoni al sapone da bucato.
Il pastore Adelmo guidava il gregge, mentre il cane Fulmine stava in coda assieme a Pinocchio.
Quello era l'unico gregge di tutta l'isola, e riforniva una trentina di abitanti, dieci famiglie in tutto, di latte, formaggio e ricotta. C'era da lavorare e da vivere in modo sereno, e di moneta ne circolava molto poca.
Pinocchio si accorse che nelle tasche dei pantaloni da lavoro gli avevano messo i cinque scudi che portava con sé la sera prima: con quei cinque scudi lui era davvero un signore. Adelmo e Rosetta erano delle persone oneste, e così tutti gli abitanti dell'isola, almeno a giudicare da quei pochi che Pinocchio aveva incontrato. Tutti si salutavano con affetto, chiamandosi per nome.
- Oh, Adelmo, hai un pastorello nuovo, ora? - disse una vecchietta ferma davanti alla sua piccola casa. - E' proprio un bel bambino simpatico! Come ti chiami? -
Al sentire il nome di Pinocchio, la gente sorrideva: sembrava a tutti un nome allegro e divertente.
Pinocchio, a sua volta, si divertita a star dietro alle pecore. Quando si fermavano a brucare dove l'erba era più folta, Adelmo e Pinocchio trovavano subito qualche pietra comoda per sedersi, e chiacchieravano di tante cose: per esempio, se Rosetta sarebbe restata per sempre sull'isola, o avesse dei parenti della sua mamma che l'aspettavano sul continente, magari in qualche città.
- No, no: siamo tutti qui sull'isola: qualche parente lo abbiamo qui. E poi la mamma Ninetta ha la sua tomba qui nel piccolo cimitero. Noi non ci muoviamo da qui. E tu, Pinocchio? -
- Io ho il mio babbo in un paese sulla costa. Ho anche una buona parente che abita nello stesso paese, in una villa un po' fuori mano. E poi ho un caro amico, Lucignolo -
E nel dir così gli venne un po' di malinconia.
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