Era sicuramente l'anno 1951, frequentavo la prima liceo classico al Conti Gentili di Alatri. Ero molto amico di Piero Volpari, oggi avvocato di grido proprio ad Alatri. Lui era romanista doc, io laziale al mille per mille. Ma il padre di Piero era lazialissimo anche lui, ed era direttamente in contatto con la squadra della Lazio, che in quel periodo veleggiava sicura su un brillante quarto posto in classifica che detenne per tre o quattro anni di fila.
Piero, che conosceva la mia lazialità, m'invitò a scrivere un biglietto ad Aldo Puccinelli, la piccola ala destra della Lazio e della nazionale italiana cadetti, vivace, intraprendente, e spesso anche autore di gol di qualità. Il padre di Piero avrebbe consegnato il mio biglietto a Puccinelli, che era il mio idolo di allora, giocava in una formazione che ricordo a memoria: Sentimenti IV; Antonazzi, Furiassi; Alzani, Remondini, Sentimenti III; Puccinelli, Flamini, Hofling, Cecconi, Unzain (o Nyers II).
Ricordo che per un periodo abbastanza prolungato Puccinelli, toscanaccio simpatico e sbrigliato, era rimasto assente per infortunio, e in quel biglietto io gli augurai di rientrare a Como "e magari di segnare la rete decisiva".
Fu proprio così: Puccinelli rientrò, la Lazio vinse 1-0 e Puccinelli segnò quel gol così prezioso. Quando il lunedì successivo tornammo a scuola, Piero Volpari mi guardò come si può guardare uno stregone che ha realizzato una magia, e mi portò come premio un autografo di Aldo Puccinelli. Ho ricordato questo episodio proprio oggi, essendomi accorto che sul mio blog qualcuno sta leggendo i capitoli del mio "Vita di collegio" all'altezza del punto in cui si parla di Alatri, della gare di atletica a Civita, e della corsa campestre in cui io e Piero ci contendevamo un posto per la finale dei campionati studenteschi di Frosinone.
Mi sbaglio, Piero, o sei davvero tu?
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