martedì 6 marzo 2012

Pinocchio ancora burattino: 23: La minestra di Rosetta

Pinocchio non sapeva se dire la verità, ma la bambina era gentile e sincera, e lui non ebbe il coraggio di mentire.
- Vengo dalla costa più vicina, la costa toscana, non lontano da qui. Sono di un paese che sta quasi sulla riva del mare -
- Ah - disse Rosetta. Sembrava contenta di avere accolto bene quel bravo bambino di Pinocchio. Mentre parlava aveva steso una tovaglia bianca sul tavolo, preparato tre piatti con posate e bicchieri, e portato un pentolone fumante di minestra.
- Non hai la mamma? - chiese Pinocchio a bassa voce.
- L'hai capito subito. Mia madre è morta quando sono nata io, e ora svolgo io le faccende di casa e dò il mio aiuto al babbo -
In quel momento arrivò il pastore Adelmo, e avendo sentito la voce di Pinocchio aveva capito che il bambino aveva chiesto ospitalità, e sembrava contento anche lui. - Puoi restare benissimo qui. Ci servirebbe proprio qualcuno come te per darci una mano -
- Vedremo domani che cosa fare - disse Pinocchio per non compromettersi troppo.
Cominciarono a mangiare quella buona minestra.
- L'hai fatta tu? - chiese Pinocchio a Rosetta.
- Sì. Ti piace? -
- E' veramente ottima. Brava Rosetta -
La bambina arrossì, anche se al lume di candela non si vedeva. Era tantissimo tempo che Pinocchio non mangiava una minestra così buona: dai giorni in cui era stato malato nella casa della Fata Turchina.
Adelmo prese una forma di formaggio fresco, e ne tagliò tre fette; Rosetta aveva preparato anche delle fette di pane e un piatto di verdura. Davvero una buona cenetta.
- Ho un piccolo gregge di una cinquantina di pecore - disse Adelmo. - Ne ricaviamo di che vivere. Ma ci servirebbe proprio un'altra persona: magari decidessi di restare con noi! -

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