venerdì 12 novembre 2010

La scimmia e il pappagallo - 32 - storie di animali

Un pappagallo dalle morbide piume variopinte, Aronne, viveva felice nella grande casa del suo padrone, da cui aveva imparato un sacco di belle parole, e qualcuna anche brutta.
Nella casa accanto, viveva invece una piccola scimmia, Caterina, molto bene educata, che non dava fastidio al suo anziano padrone, anzi gli faceva un bel po' di compagnia e lo faceva anche un po' ridere cercando di imitarlo: se lui se ne stava in poltrona a leggere il giornale, Caterina si sedeva sul divano lì vicino, prendeva una rivista, e si metteva a guardare le figure sfogliandola di tanto in tanto.
Le due case vicine avevano un balcone che le metteva quasi in comunicazione, separato solo da un vetro smerigliato. Così ogni tanto i due animali, entrambi ammaestrati, e quindi non intenzionati assolutamente a fuggire, si incontravano e parlavano tra loro.
Così accadde quel giorno.
- Buongiorno, Aronne! - disse con voce gentile la scimmietta Caterina. - Come te la passi? -
- La solita, mia cara amica Caterina - rispose il pappagallo guardandola fissa negli occhi - Il mio padrone ieri mi ha insegnato una nuova parola: Civetta! -
-Civetta a me? Non ho mica le ali! E neanche mi guardo allo specchio come una ragazzetta civettuola. Anzi, dello specchio ho proprio paura. Un giorno il mio padrone si stava radendo con la spuma da barba e la lametta, e io ho voluto imitarlo, e mi sono fatta un brutto taglio sulla faccia. Comunque, civetta non sono: sono molto modesta, io ! -
- Ma no, ma che dici, Caterina! La parola civetta non era rivolta a te, ma alla giovane domestica del mio padrone, che veste sempre in modo ricercato e si guarda intorno per farsi ammirare e ricevere complimenti -
- Comunque, Aronne, sta' attento alle parole! Lo sai che le parole talvolta possono tagliare più della spada o della lametta! -
- E tu, Caterina, sta' attenta a come ti comporti, a quello che fai. Certe cose l'uomo può farle,ma la scimmia no. Saresti capace di sbucciare una mela con il coltello senza
ferirti le dita? O di farti la doccia senza rischiare di scottarti la pelle con l'acqua bollente? -
- Taci, taci, Aronne! Mi stai facendo venire i brividi! Ho paura che un brutto giorno combinerò qualche guaio irreparabile. Ma anche tu...-
- Io che cosa ? -
- Certe volte ti sento dire delle parole veramente vergognose. A una signora che passava qui sotto, l'altro giorno, hai gridato : -Mi sembri una palla di lardo! - E quella si è messa a suonare furiosamente alla porta del tuo padrone, pensando che fosse stato lui -
- Sai che ti dico, Caterina? Ho paura anch'io di fare una brutta fine, spennato peggio di un pollo. Ma perché vivere così pericolosamente? Perché non cerchiamo di seguire
quelle che sono le nostre inclinazioni naturali ? -
- Magari, Aronne! Allora ce ne andremmo tutti e due nella foresta, liberi e sereni, padroni di noi stessi. Basta con questa città, con questa orrenda civiltà che ci costringe a non essere noi stessi, tu con le tue false parole, io con le mie azioni che sono solo una scopiazzatura di quelle dell'uomo - disse la scimmia Caterina.
- Già - rispose convinto Aronne - tu non saresti una scimmia e io non sarei un pappagallo, secondo questa brutta fama che ci siamo creati presso gli uomini. Sai che ti dico? Uno di questi giorni ci daremo un appuntamento, e quando nessuno ci vedrà, fuggiremo per riconquistare la nostra amata libertà -
E avvenne proprio così. Un bel giorno di settembre, a tarda sera, il pappagallo Aronne e la scimmietta Caterina presero la via verso la libertà, e nessuno li vide più.

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