sabato 27 novembre 2010

La jena e il leone - 38 - storie di animali

Ai margini del deserto, una jena macilenta, di nome Maddalena, si imbatté in un leone bello grasso e ben portante, e invece di fargli un inchino rispettoso,cominciò a ridere, a ridere...
Il leone Leonardo guardò con un'aria piuttosto rabbiosa quell'animale così repellente già nel suo aspetto, e disse: - Si può sapere che cos'hai da ridere? Ho qualcosa di strano e di buffo nella mia figura? -
- No, no ! - ribatté prontamente la jena. Sei un gran bel leone ed hai tutto il mio rispetto. Sto solo pensando che tu, per fare i tuoi pasti, devi ogni volta compiere una gran fatica per uccidere la tua vittima, mentre io arrivo fresca fresca e trovo sempre un bel po' di carne di cui cibarmi senza fatica. Se lo consenti, questo mi mette di buon umore: è solo per tale motivo che sto ridendo -
Il leone Leonardo, tuttavia, trovava irriverente quell'atteggiamento della jena, ed era anche infastidito dalla sua compagnia.
- E' per questo che ti chiamano lo spazzino del deserto e della foresta: non fai altro che ripulire gli ultimi resti dei pasti altrui, e ti rimangono solo le parti più ripugnanti e andate a male. Devi avere uno stomaco sempre in disordine, mentre il tuo alito non è per niente gradevole. Perciò gli animali più nobili ti ritengono di razza inferiore e ti disprezzano -
- Sai che cosa m'importa! - ribatté la jena Maddalena scoppiando in un'altra risata sgradevole. -. Al mondo ci sono animali di tutte le specie, e perciò non tutti hanno lo stesso destino. Io, però, mi accontento del mio, e vado avanti bene, senza affanni, sicura di trovare sempre qualcosa di cui vivere. Quanto a te, ti ho visto fare delle fatiche terribili per inseguire una gazzella o un'antilope, e non sempre riesci nel tuo intento. Talvolta soffri anche la fame, ma io non te l'auguro, perché poi quando arrivo
non trovo neanch' io qualcosa da mettere nello stomaco -
- Sei una vera sfruttatrice del lavoro altrui, oltre che un animale lurido e miserabile.
Non ti rendi conto che la fatica e il lavoro rendono la vita degna di tale nome. Tu sguazzi soltanto fra le cose morte: come puoi chiamarla vita? -
La jena scosse la magra testa e si lasciò sfuggire un'altra risata, stavolta però per niente convinta e sicura. Il leone aveva toccato un tasto dolente, che in qualche occasione rendeva la vita amara anche a lei che viveva in modo così comodo e facile. Non era gradevole arrivare sul luogo dove altri avevano banchettato cibi freschi, e sentire il cattivo odore delle carni andate a male, sulle quali mosche e mosconi stavano già facendo festa. Anche lei, dunque, pur avendo quattro forti zampe e delle belle zanne, si poneva al livello di quei brutti insetti da rapina. Che gusto c'era? Avrebbe voluto essere anche lei un animale nobile come il leone Leonardo.
Il leone la stava guardando negli occhi sfuggevoli, e forse aveva capito qualcosa del suo rammarico e della sua amarezza. - La prossima volta - disse con voce addolcita -
vieni con me, e avrai un pasto fresco e decoroso. A me non dispiace, perché mi avanza sempre una parte della mia preda. Vorrei che anche tu avessi un po' di dignità e di vita decente -
- Sei un vero re, Leonardo - rispose la jena Maddalena, colpita da quella proposta. - Ti ho sempre ammirato, per questo. Purtroppo, il mio modo di vivere è diverso, e non potrò mai essere un animale nobile come te. Grazie. Forse servirà a farmi essere meno volgare nei miei comportamenti -
E nel dir così, salutò con rispetto il leone, senza quella sua risataccia sfacciata. Il leone Leonardo rispose sollevando una zampa come per dire: - Se puoi, cerca di comportarti almeno senza arroganza! -



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