Su un alto pascolo di montagna, una mucca prosperosa, di nome Giulia, brucava tranquilla in una mattina di primavera, quando, alzando l'occhio distrattamente, vide sbucare dietro la siepe un magnifico paio di corna ricurve.
Restò un po' meravigliata a guardare, ed ecco sbucare veloce un magnifico esemplare di cervo, che si era allontanato dal suo branco. - Chi sei? - fece Giulia ancora un po' sbalordita. - E come mai da queste parti? -
- Sono il cervo Aristide - rispose quello con prontezza - e mi sono smarrito rincorrendo una lucertola giù per le rocce. Tu abiti da queste parti? -
- Sì, in quella fattoria che vedi là sotto. La mattina possiamo allontanarci un po', ma poi la sera rientriamo tutte per la mungitura -
Il cervo sospirò. - La tua vita è comoda, a quel che vedo. Per noi cervi invece è avventurosa e pericolosa: ogni tanto qualche cacciatore che ci avvista ci spara da lontano, e dobbiamo avere occhio vigile e gambe pronte se non vogliamo lasciarci la pelle. Però noi preferiamo vivere così, e non amiamo il collare e il campanaccio che il pastore vi sistema sotto la giogaia per controllare dove vi trovate -
La mucca Giulia stette un poco a riflettere. La sua era un'esistenza tranquilla e senza avventure. Brucava quanto voleva, forniva ottimo latte da cui il padrone ricavava un buon guadagno, e ne faceva anche favolosi formaggi alpini, molto richiesti. Poi veniva la stagione dei vitelli, e il padrone ne ricavava altro ottimo guadagno. Inoltre, mica spendeva troppo, per loro, tranne il tempo per vigilarle e pulirle e tenere la stalla in perfetto ordine.
- So che il vostro padrone, dopo che lo avete arricchito, si lamenta perché sporcate e gli rendete la vita pesante e maleodorante! Noi cervi non arricchiamo nessuno e non abbiamo padrone, e se sporchiamo, nessuno sta lì a tenerci il muso -
- Mio caro e bel cervo Aristide, tu sei un animale aristocratico e fortunato. La tua bellezza affascina i turisti, e le guardie forestali fanno di tutto per proteggervi. Avete vostri parchi riservati, e i cacciatori non possono colpirvi se non violando la legge. Beato te che sei nato cervo, cioè libero e felice -
- Ma voi mucche avete tutto un altro destino. Vivete serene e tranquille. Inoltre avete un animo così buono e mansueto che fate solo del bene al vostro padrone, che, mai contento, alla fine vi porta pure al macello per guadagnarci ancora -
-Sì - ammise Giulia - lui ha proprio l'animo dello sfruttatore, e noi siamo così miti che ci lasciamo sfruttare. Ma è la nostra natura. Se fosse altrimenti, saremmo selvagge e non ne avremmo il minimo guadagno. L'uomo dovrebbe farci un monumento, e invece ammira e rispetta voi che non gli date alcun giovamento. Così è la vita. Fai bene e scordati...-
Però la mucca Giulia non aveva alcun rancore verso l'uomo: era proprio una santa creatura. Il cervo Aristide la salutò con affetto e ammirazione, e con un gran salto scomparve oltre la siepe.
Libero, sì. Ma felice? proprio non lo so.
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