Tante cose ancora ho da raccontare della mia fanciullezza in Acuto, sicuramente i dieci anni più belli della mia vita, anche se in un clima di guerra.
Nel 1942 la radio di Cherubina, aperta a tutta mandata sul vicolo Gaudente per raccontare le vicende belliche, fino ad allora favorevoli all'Asse Roma-Berlino, cominciò ad abbassarsi gradualmente.
Le cose cominciarono a non andare più bene. Io avevo otto anni, non capivo tutto, ma cominciavo a farmene una certa idea.
Le gagliarde canzoni di guerra della maestra Mirella non ci piacevano più tanto. -Taciti ed invisibili - partono i sommergibili..../ ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino.../partir...e seppellir / ogni nemico che s'incontra sul cammino....-
Oppure: -Malvagia Inghilterra / tu perdi la guerra. / La nostra vittoria sul tuo capo fiera sta!...-
E a un tratto cominciarono i bombardamenti. Pochi, da noi in montagna, ma sufficienti a far chiudere le scuole a metà anno. Il 1943 fu un anno cruciale.
Prima venne il 25 luglio. Si poteva solo capire, alla mia età, che Mussolini, quel Grande Capo, se n'era andato, lo avevano buttato fuori nel Gran Consiglio, e al suo posto arrivava Badoglio.
Col carbone che tenevamo in un cassone in soffitta io avevo sporcato tutti i muri del terrazzo: Viva Badoglio! Ma che ne sapevo.
Lisetta, la giovane dirimpettaia di casa, dalla sua finestra mi lanciò in tono agrodolce un invito piuttosto deciso: -Ma risparmiatevelo, quel carbone!- La sua famiglia, lo sapevamo tutti, pendeva decisamente da quella parte.
Inconsciamente - eravamo per la maggior parte dei bambini - andammo all'assalto della Casa del Fascio, portandone via chi un cestino, chi un piccolo tavolo, chi una sedia, chi un libro, chi una lampada da tavolo, chi uno strofinaccio, chi una scopa, chi, più audace, un intero scaffale. Così, tanto per ricordo.
Il segretario, un anziano signore rubicondo di nome Alfonso, si scalmanava per salvare qualcosa, e nessuno gli dava retta.
Ma la restaurazione non si fece attendere: qualche giorno dopo, forse un solo giorno, l'uscio fu chiuso ermeticamente, una piccola insegna di legno sottolineava la nascita di un fascismo nuovo, forse già quello di Salò, avallato dalla presenza del tutto paralizzante di due camicie grigie delle SS.
E furono i giorni di Cassino. L'inverno più crudo e avventuroso della nostra vita. Giungevano sfollati da ogni parte. C'erano fame e paura per tutti. Un ragazzino di Ausonia ci raccontò quello che accadeva nei paesi ciociari attraversati dai marocchini dell'esercito francese, delle violenze inaudite, e noi ascoltavamo interdetti: era questa la liberazione che stavano per portarci gli alleati? E pensare che li avevamo attesi tanto...( continua ).
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