Mio fratello Silvestro, tre anni più grande di me ( io nove, lui dodici anni ), lui sì che era scatenato. Non lo reggeva nessuno.
Col suo gruppetto, era riuscito a mettere le mani su una piccola riserva di micce e di munizioni tedesche scovata non si sa come.
Una parte finì nella mia soffitta, e ricordo una cassa piena di miccette, lunghe una quarantina di centimetri, di color verde marcio, vuote all'interno come bucatini, quelli che servono per l'amatriciana.
Queste micce, probabilmente estratte da bossoli inesplosi, svuotati correndo seri rischi, avevano una capacità impressionante: accese, e tenute premute contro un muro, una volta rilasciate schizzavano via a folle velocità, e guidate da una diabolica attitudine a individuare gli spazi vuoti, percorrevano le vie, risalivano i vicoli, compivano giri intorno alle piazzette, entravano nei portoni, s'impigliavano un momento tra le lunghe gonne delle vecchiette, e poi all'improvviso esplodevano con un botto impressionante.
Queste micce erano diventate una minaccia spaventosa per le donne anziane e per i bambini piccoli, i quali però un po' si divertivano pure. Alla fine, comunque, era più la paura che il danno, e tutto si risolveva in una clamorosa risata.
La nostra riserva durò parecchio: non solo durante l'occupazione tedesca, quando era pericoloso giocare con questi rudimentali giocattoli (senza dubbio abusivi e perseguibili) , ma perfino dopo la liberazione, quando per gli alleati potevano rappresentare una detenzione di tipo bellico.
Eppure, con i tedeschi o con gli inglesi, i ragazzini di Acuto trovarono il tempo e il modo di divertirsi con questi fuochi d'artificio, che non facevano spettacolo, ma mettevano certamente un po' di paura e parecchio scompiglio.
Noi bambini più piccoli nutrivamo una specie di rispettosa sudditanza e di vera e propria ammirazione verso la piccola banda di ragazzotti di dodici-tredici anni, scavezzacollo incontenibili, sempre in mezzo a tutte le occasioni pericolose come svaligiare i camion tedeschi pieni di pane in partenza per il fronte di Cassino, o far raccolta di razzi, schegge, bossoli, maschere antigas e materiale vario di tipo bellico, divertendosi a smontare spolette di bombe esplose e perfino inesplose, correndo rischi incredibili. Anche loro, in questo modo, credevano di combattere la loro piccola guerra. E nessuno riusciva a fermarli, finché non ci furono i primi veri incidenti gravi (continua).
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