Ieri la Lazio si è divertita a scalare il Monte Agudo, a quota 1573: una scalata tradizionale, che si ripete ogni anno. Un chilometro tutto in salita, con una pendenza media del 25 per cento. Solo chi ha gambe forti e fiato da vendere può riuscire a scalare di corsa questa montagna, e chi arriva primo potete esser certi che ha due polmoni di acciaio.
Chi poteva vincere, se non lui: Lulic, quello del gol al 71' della Coppa Italia, l'idolo laziale di tutta un'estate indimenticabile. Quello del 26 maggio: "E quanno ve ripijate?"
Lulic primo in vetta, ma dopo di lui due grandi sorprese. Secondo il "vecio" Biava, 36 anni suonati ed energie fresche come quelle di un ventenne, come dimostra anche il gran finale del campionato scorso. Dietro di lui un altro terzino, il roccioso Konko, quello che quando sta bene sta veramente bene: con tanta concorrenza, quest'anno, deve star bene per forza. Novaretti, Elez e Vinicius sono avversari di tutto rispetto.
Ad arrivare per ultimi sono stati due brasiliani: Ederson e appunto Vinicius. Ma non perché non avessero forze, bensì perché reduci da freschi infortuni e quindi invitati a non impegnarsi troppo, a graduare i loro sforzi per concretizzare una seria ripresa, senza sorprese. Si sa che i primi giorni sono estremamente delicati, e già lo si è visto con Pereirinha costretto a tornare a Roma a curarsi.
La scalata ha voluto compierla anche Manzini, dirigente affiatatissimo con i giocatori. Ovviamente è arrivato ultimo, e Mauri gli ha dato un concreto sostegno nelle battute finali. L'anno scorso aveva voluto compiere la scalata anche Manzini, e quest'anno non poteva mancare, per scaramanzia. Ammitatissimo invece Vladimir Petkovic, fresco e sorridente, vero idolo delle signore villeggianti col suo fisico da star.
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