C'è stato un periodo in cui lo stipendio degli insegnanti, che magnifico non è stato mai, era leggero leggero, e noi, che andavamo a riscuoterlo in banca, quasi ci vergognavamo a ritirarlo quando allo sportello a consegnarcelo era magari un giovane impiegato di banca che prendeva il doppio di noi e godeva della quattordicesima e della quindicesima mensilità.
Oggi le cose sono un po' cambiate: lo stipendio degli insegnanti è cresciuto discretamente, al contrario di quello dei bancari, che sono tra coloro che hanno più risentito degli avvenimenti economici negativi degli ultimi tempi, avendo perduto quasi tutti i loro privilegi.
Io ho avuto tre fratelli bancari, e col mio povero stipendio da insegnante sono stato sempre l'ultima ruota del mio carro familiare, compatito da tutti pur essendo l'unico ad avere l'obbligo della laurea per lavorare.
Ricordo perciò sempre con umiliazione una scena di cui fu protagonista una nostra collega di geografia, di cui era nota la proverbiale avarizia. Presentatasi a ritirare lo stipendio nella banca abbinata alla nostra scuola, e avendo avuto ben cinque lire in meno del dovuto in quanto al bancario mancavano gli spiccioli, insistette per avere quanto le spettava, e si mise ad attendere in un angolo che la chiamassero per consegnarle quella monetina, così irrisoria che non serviva neanche per l'acquisto di una pasticca Golia.
Il bancario, evidentemente, di fronte alle incredibili proteste della collega, si divertì a umiliare l'insegnante negandole ostinatamente... il dovuto. Io, che ero presente alla scena, non sapevo dove girare lo sguardo, e me ne uscii dalla banca senza sapere come si era conclusa quella sfida per un centesimo.
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