Sicuramente la nostra brava collega non avrà voluto cedere al suo orgoglio, e sarà rimasta ad aspettare che qualcuno le consegnasse le sue cinque lire di resto. Oggi sarebbero soltanto la quarta parte di un centesimo di euro, una monetina che nessuno si china più a raccogliere se per caso gli cade per terra.
A proposito di fratelli bancari, io ne ho avuti due che, muniti di laurea in giurisprudenza, hanno fatto in tempo ad andare in pensione da funzionari con uno stipendio che era esattamente il doppio del mio, l'equivalente di quattromila euro di oggi, e una liquidazione quattro volte maggiore della mia dopo trentasette anni di carriera: oggi sarebbero 50 mila euro per me e 200 mila per loro.
Questo enorme ed ingiusto squilibrio, per fortuna, si è di molto attenuato, e sulla nostra economia , in alcuni settori, è passata una specie di "livella" di decurtisiana memoria. Ma il mio fratello maggiore, che, quando io avevo venticinque anni, aveva procurato anche a me un posto al Banco di Santo Spirito, che io avevo lasciato al mio fratello più piccolo per seguire la mia passione per il giornalismo e la letteratura, con l'andare degli anni non perdeva mai l'occasione per rimproverarmi della sciocchezza che avevo fatto, rinunciando a una condizione economica di prestigio solo per inseguire le favole e le illusioni di cui la mia mente si nutriva.
Io, debbo dire la verità, non ho mai rimpianto la mia decisione e non ho mai invidiato la schiacciante superiorità economica dei miei fratelli ( il terzo aveva anche lui un magnifico impiego di assicuratore), accontentandomi del poco e vivendo felice delle mie "belle lettere".
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