Qualcuno mi potrebbe chiedere: - Ma tu, in quasi un quarantennio di carriera come insegnante, non hai mai pensato di fare il preside?
Troppo tenero di cuore, non molto portato a mantenere una disciplina rigida, sicuramente non sarei stato proprio il tipo adatto a fare il preside.
Eppure, una volta ci ho provato. Ero arrivato quasi a sessant'anni, e pensai: se mi riesce di vincere il concorso, potrei fare il preside per gli ultimi tre o quattro anni della mia carriera, e poi andare in congedo con un titolo in più ed anche con una pensione migliore.
Così, mi accinsi a quella che sarebbe stata forse una cattiva avventura. Superai piuttosto bene l'ostacolo forse più difficile: gli scritti. Eravamo in settantamila concorrenti e ne rimasero mille e quattrocento per gli orali, ma i posti disponibili erano soltanto cinquanta, dunque, un posto ogni trenta candidati. Venni a sapere poi che quei posti erano ormai tutti designati per gli iscritti alla CGIL.
Prima di sostenere gli orali, alcuni colleghi insegnanti, convinti che fossi raccomandato e che quindi ce l'avrei fatta, espressero la loro perplessità nei miei confronti in varie maniere, quasi tutte spiacevoli. Una cara collega mi disse: " Scusami tanto, Jadicicco, ma non ti vedo proprio adatto a fare il preside ". Amen.
Agli orali, non fui particolarmente fortunato. Capitai nella commissione numero 1, che era la più importante, formata quasi interamente da grandi nomi. Ma era anche la commissione, fra le cinque, in cui si bocciava di più, la media era di sei eliminati su sei ogni giorno: avevano chiarissima la visione di quel che bisognava fare ogni volta.
Nelle altre commissioni, la media degli ammessi alla formazione della graduatoria era molto più alta, di circa tre su sei.
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