giovedì 18 luglio 2013

Anni di scuola: 167. Una sconfitta accettata bene

Bisogna saper aspettare il momento buono e il vento buono, sicché, quando ormai stavo entrando in ruolo, avevo partecipato a due concorsi superando con un buon punteggio gli scritti, per cui mi sarebbe bastato un punteggio medio per risultare vincitore di una cattedra alle magistrali e di un'altra negli istituti tecnici. Così, non potei neanche togliermi la soddisfazione di partecipare finalmente a un concorso vittorioso, che è un titolo di merito tale da alluminare un'intera carriera, per chi ci tiene a migliorarsi e ad avere un buon excursus.
Soltanto negli ultimi cinque anni della mia carrriera la parola "concorso"si riaffacciò sulla mia strada: stavolta il concorso a preside, e vi ho già raccontato come andò a finire e come si ripresentò quella strana allergia... a vincere un concorso pur avendo superato con pieno merito lo scoglio estremamente insidioso e selettivo degli scritti. Tutti mi davano per vincitore, e io invece, come al solito, non riuscii , e dovetti accettare la sconfitta, accompagnata da giudizi assurdi e non certo benevoli di molti colleghi che non erano riusciti a superare nemmeno lo scritto.
Dentro di me, quella che sembrava una bruciante sconfitta non lo era affatto, in quanto non era stata l'ambizione a spingermi a tentare il passo, ma soltanto un comprensibile desiderio di guadagnare qualche posizione economica in più in vista del pensionamento. Così, quei cinque anni finali di scuola li trascorsi tranquillamente come un bravo insegnante: quella era sempre stata la mia strada maestra.

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