Di quel preside, la nostra collega divenne l'accusatrice più spietata, fino a chiamare più volte un ispettore per indagare sul suo operato.
Inutilmente: il preside dimostrò di avere molti santi in paradiso, e così la collega straripante fu costretta nel giro di due stagioni a trasferirsi ad altro istituto. Lei stessa, però, dovette riconoscere di non aver avuto altrove la stessa grande fortuna che aveva incontrato fra noi, e cominciò a rimpiangere il nostro ambiente, nel quale era stimata e portata alle stelle anche se molto discussa.
Trasferitasi a Roma in un importante liceo classico, alla fine la nostra amata collega ha ripreso i rapporti col suo antico ambiente, in cui ha avuto l'opportunità di crearsi amicizie proprio con gli antagonisti più serrati, come un bravissimo sacerdote che insegnava religione e imbastiva duri confronti con lei sul piano ideologico, spesso confrontandosi perfino sulle più importanti encicliche di Giovanni Paolo II; oppure con l'ottimo collega di destra, esperto d'arte e dalla conversazione altrettanto trascinante, col quale aveva finito per intrecciare una grande amicizia, fatta di frequenti incontri ai tavolini di un bar, o di visite spettacolari ai grandi musei.
Un tessuto umano profondamente diverso da quello incontrato negli anni di scuola a Roma, dove aveva trovato soltanto indifferenza e ostilità, senza alcuna possibilità d'incontro umano per lei, che, essendo libera da vincoli familiari, aveva assolutamente bisogno di scontri e incontri con persone vive e umane come quelle conosciute nel nostro semplice ambiente di provincia, dove tutti in fondo ci conosciamo e ci amiamo, malgrado le nostre profonde diversità d'idee e di opinioni.
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