A proposito di errori degli insegnanti, scagli la prima pietra quello che in quarant'anni di carriera non ne ha mai commesso uno, e clamoroso.
Non sto qui a ricordarvi quanti errori, piccoli e grandi, sicuramente ho commesso. L'importante, però, è di riconoscerli, individuarli, focalizzarli insieme agli alunni e quindi correggerli: resteranno nella mente di tutti, con grande efficacia educativa.
Un errore in cui rimasi impantanato per un bel po' di minuti e non riuscii a districarmene, proprio come nel viluppo di un'espressione matematica chiaramente sballata, mi capitò una mattina verso la fine dell'ora, quando, dopo aver interrogato, mi misi a spiegare negli ultimi dieci minuti l'inizio del VI canto del Paradiso: "Poscia che Costantin l'aquila volse..."
Quella benedetta aquila di Costantino non volle proprio indovinare il suo doppio volo, da Roma a Costantinopoli, come prima invece con Enea aveva compiuto il volo inverso, da Troia (non lontano da Costantinopoli) al Lazio con l'antichissimo viaggio di Enea.
Più correggevo la mia spiegazione, che non riuscivo a mettere a fuoco nel modo giusto, più le penne di quell'aquila svolazzavano in modo scorretto.
Preso dalla fretta di concludere, mi ritrovai talmente impantanato da dover chiedere scusa agli alunni, rinviando una spiegazione efficace alla lezione successiva, quando avrei avuto sicuramente la mente più fresca e la memoria più viva.
Erano le prime avvisaglie di quella che in vecchiaia si chiama, con un dolce eufemismo, amnesia.
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