L'insegnamento è una grande passione e una grande missione. Si può essere ottimi insegnanti, dunque, a prescindere dalle proprie condizioni economiche: ricchissimi o poverissimi, poco importa, purché si abbia ben presente il principio che la scuola è fatta per l'educazione e la crescita degli alunni.
Tuttavia, non sempre questo principio viene rispettato, e allora la scuola diventa qualcosa di altro e di diverso. Un anno mi capitò, in una sede di provincia piuttosto fuori mano come Bellegra, in un ambiente rustico e povero, di vedere ogni giorno arrivare da Roma tre o quattro insegnanti con una fuoriserie fiammante, utilizzata su un percorso lungo e difficile, duecento chilometri fra andata e ritorno su una strada per grandi tratti montuosa e accidentata. Sicuramente il gioco, dal punto di vista economico, non valeva la candela. Un insegnante di quei tempi guadagnava mediamente duemila lire al giorno, e solo tra benzina, usura del motore e della macchina si veniva a spendere di più. Un fatto chiaramente antieconomico. Quei tre o quattro colleghi avrebbero potuto benissimo viaggiare insieme su una sola macchina, risparmiando sensibilmente.
Ma no: era bello sfoggiare ogni giorno il macchinone fiammante, e l'insegnante che era moglie del grosso funzionario veniva anche in pelliccia, così come la sorella del famoso regista cinematografico o il collega per cui l'insegnamento era soltanto un'attività secondaria e di garanzia per la pensione.
D'altra parte c'era gente che viaggiava in pullman e per cui l'insegnamento era l'unica fonte di vita, tra l'altro sospiratissima e non sempre garantita e stabile.
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