C'erano giovani insegnanti, supplenti temporanei, che non potevano fare a meno d'invidiare le colleghe e i colleghi più fortunati, che avrebbero potuto benissimo lasciare il loro posto a gente che molto più avrebbe avuto bisogno di quelle sessantamila lire mensili per tirare avanti la baracca di un'esistenza stentata.
In realtà, i colleghi che viaggiavano in fuoriserie lo facevano soltanto perché sapevano che l'anno successivo avrebbero avuto il sospirato trasferimento, se non a Roma certamente in una sede molto più comoda e vicina. Non si poteva dar loro torto, ma saltava all'occhio, nelle occasioni di riunioni scolastiche pomeridiane, l'impossibilità quasi assoluta di uno spirito di colleganza amichevole e di una familiarità affettuosa. Da una parte c'era gente che andava a consumare i pasti in un buon ristorante, e dall'altra chi si portava la pagnottella da casa per risparmiare la spesa del pranzo e per alleggerire in qualche modo il bilancio familiare.
Malgrado tutto, proprio in un centro disagiato come poteva essere Bellegra, sono nate delle bellissime amicizie tra colleghi che hanno resistito nel tempo. Si era ancora giovani, e queste sedi così periferiche e scomode venivano accettate quasi soltanto da insegnanti pionieri. Ricordo certe memorabili sfide a pallone tra colleghi ed alunni, che cementavano la nostra amicizia, o certi divertenti intermezzi sui prati o sui tavolini di qualche rustica trattoria, dove si tenevano dei festosi pranzi di fine trimestre o di fine anno, e dove l'amicizia tra colleghi e colleghe con gli alunni trovavano momenti di vera cordialità e di simpatia che sono rimaste per sempre nella nostra memoria tra i ricordi più affettuosi. In quei momenti, magari, alla pelliccia di lusso e alla fuoriserie costosa non badava più nessuno.
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