Noi certi arbitri non li incontriamo mai, a darci una spinta in avanti: li troviamo sempre a darci una spinta verso terra. Che il nome di Rizzoli sia legato storicamente al Milan va bene, ma non si riferisce all'arbitro Rizzoli di Bologna. Quello, alla Lazio potevano risparmiarlo. Sono in molti a ritenere che Candreva non abbia commesso fallo su El Shaarawy, o che almeno non fosse fallo da espulsione: e pensare che Rizzoli ha dovuto pensarci un minuto e mezzo per decidere di espellere il giocatore più dinamico della Lazio dopo appena un quarto d'ora, sapendo naturalmente di far fuori la squadra biancoceleste.
Questa intenzione è stata confermata in pieno al 40', quando Pazzini è riuscito a infilare il primo gol a Marchetti, ma si è dovuto giovare di un nuovo errore dell'arbitro rossonero, che non ha visto il fallo dell'attaccante sul nostro difensore Pereirinha.
Va bene, poi la Lazio ha ceduto, tutto è andato a rotoli, ma se ti faccio uno sgambetto a inizio partita e la tua gambetta rimane intorcinata, poi per tutto il resto dell'incontro le cose scivoleranno per il verso giusto che voglio io. Ma siamo laziali, ci sono periodi in cui tutti i cani ci pisciano addosso, e stavolta era il turno di Rizzoli e di Pazzini, uno che i gol li fa soltanto alle squadre morte ammazzate come la Roma in un finale da scudetto mancato.
Dimentichiamo. Ma è un po' difficile. In queste condizioni, con la prospettiva delle porte chiuse, Stoccarda diventa un incubo, e ci vorrà una Lazio con le spalle quadrate per uscirne indenne. A meno che non capiti anche a noi un Rizzoli alla rovescia: ma dopo i tre rigori e l'espulsione di Moenchen c'è poco da crederci. La Lazio è merce di scarto, e possono scaricarci quando decidono loro. E noi duri, a credere ancora che non sia così.
Nessun commento:
Posta un commento