Un giorno un passero, molto affamato, si precipitò al volo su un campo di grano che era stato seminato da poco. Sarebbe stato facile scavare col becco tra i solchi, e farsi una grande scorpacciata di quei bei chicchi che sono il pasto ideale degli uccelli.
Proprio in mezzo al campo, c'era uno spaventapasseri molto vistoso: un grosso cappellaccio nero in testa, due maniche di giacca gonfie di paglia, che si agitavano mosse da un leggero venticello, un pancione e due enormi zampe pure riempite di fieno. Poteva sembrare benissimo un uomo : era uno spaventapasseri proprio ben fatto.
Ma il passero Pietro l'aveva perfettamente riconosciuto. Non aveva paura, lui. Lo spaventapasseri poteva benissimo ingannare e mettere paura a un intero stormo di uccelli, ma non a un passero smaliziato come Pietro.
Il furbo passerotto, così, all'inizio si teneva alla lontana, ma poi si accostò pian piano al fantoccio, e vide chiaramente che si agitava, ma non si spostava di un millimetro dalla sua posizione.
Quale non fu, dunque, il suo spavento quando, all'improvviso, da sotto quel cappellaccio si levò un vocione minaccioso: - Passero Pietro, allontanati immediatamente da qui! -
Al passero Pietro era venuta una tale tremarella che non riuscì nemmeno a spiccare il volo e a filare via. Riuscì solo a dire, con voce incerta. - Ma come ? Tu parli? E conosci addirittura il mio nome? -
- Parlo, vedo e sento come un essere vivo. Ho anch'io un nome: mi chiamo Fedele -
- Ma chi ti ha messo qui? Il tuo padrone, lo so: ma se non ti puoi muovere, a che ti serve di avere la parola? -
- E tu avresti il coraggio di derubare lo stesso il mio padrone, dopo che ha faticato tanto? -
- Un poco di grano, anche per noi uccelli è necessario. Mica ce lo divoriamo tutto ! Gliene lasciamo quanto è sufficiente per sfamarsi anche lui -
- Ma non capisci - disse con voce un po' più comprensiva Fedele - che ha quattro figli piccoli che non lavorano, e deve tirare avanti anche la moglie, la casa, il trattore? Questo grano appena appena gli basta -
- Ma tu, perché difendi tanto il tuo padrone? In fondo, che te ne importa? Non può certo punirti se io becchetto un po' del tuo grano -
- Non capisci, passero Pietro, che io sono una sua creatura, che senza di lui non esisterei? E poi il buon Dio mi ha pure voluto dare una voce per farti capire come stanno le cose... -
Il passero Pietro si era un po' rinfrancato, e avrebbe voluto andarsene in un altro campo, dove non c'era uno spaventapasseri, e se c'era, non aveva anche lui una voce così incredibile. Ma si ricordò di una cosa, e rispose così: - Il buon Dio? Nel Vangelo c'è scritto che Dio provvede il cibo anche agli uccelli e dà una veste anche ai gigli del campo. Dio ama tutte le creature -
Lo spaventapasseri Fedele tacque. Anzi, sotto il suo cappellaccio nero, ebbe una specie di singulto. Dio pensava a tutti, e a lui aveva dato anche una voce. E perché non poteva dargli anche una vita?
Il passero Pietro lanciò un trillo di saluto al povero Fedele, e volò via tutto contento di averla fatta franca. Non si accorse che lo spaventapasseri Fedele, subito dopo, miracolosamente, era riuscito a muoversi e a prendere la via verso il paese. Il buon Dio aveva regalato la vita anche a un povero spaventapasseri come lui.
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