sabato 29 gennaio 2011

Il pappagallino e la faina - 67- storie di animali

Un suonatore girovago se ne andava di paese in paese suonando il suo piffero, e portando con sé una gabbietta.
Nella gabbietta c'era un piccolo pappagallo azzurro-giallo-verde e tante altre sfumature di colori, il quale, quando si avvicinava una persona curiosa, estraeva da un piccolo cassetto, fra tanti foglietti colorati, quello che la fortuna le aveva destinato. L'avventore pagava una piccola moneta al suonatore e si metteva a leggere il suo destino: sarai un bravo commerciante, diventerai un'eccezionale ballerina, e tre numeri: 27 - 81 - 43, per un terno alla ruota di Napoli.
Il pappagallino Filippo, svelto e intelligente, sapeva che il foglietto verde era per gli uomini, quello rosso per le donne, quello celeste per le bambine e quello giallo per i bambini. Col suo beccuccio, non sbagliava un colpo. Era proprio simpatico, e piaceva a tutti.
Piaceva specialmente a una faina dalla lunga coda, Marta, che era sbucata da un boschetto vicino alla piazza del paese, dove il suonatore si era fermato e aveva posato la sua gabbia. Era il primo pomeriggio, la gente era tutta andata via.
La faina Marta stava aspettando proprio quel momento. Il vecchio suonatore, Salvatore, dopo aver mangiato un pezzo di pane con un po' di formaggio, si era appisolato su un sedile di pietra e non si accorgeva di nulla.
La faina Marta si accostò piano piano alla gabbia e si mise a parlare col pappagallino Filippo.
- Ciao, piccolo amico. Come stai? -
- Io molto bene - rispose Filippo. - Ho mangiato i miei semi di miglio e bevuto l'acqua fresca. Il mio padrone cambia tutti i giorni la carta sul fondo della mia gabbia e le mie penne sono sempre lisce e pulite, E tu, da dove vieni ? -
- Vengo da un bel boschetto qui vicino. Lì non soffro tutto il caldo che c'é qui. Perché non esci dalla tua gabbietta e non vieni a prendere un po' d'aria con me? -
Nel dir così, la faina Marta si leccò le labbra con la lingua ruvida, e questo gesto, senza sapere perché, non piacque per niente al pappagallino Filippo. Chissà? Forse la faina non aveva ancora fatto il suo pranzetto, e l'ora era passata.
- Hai mangiato ? - chiese Filippo un po' preccupato.
- Siii...- fece la faina Marta languidamente, con un lungo sbadiglio. In realtà, stava morendo di fame , e avrebbe voluto fare un solo boccone di Filippo, un volatile di cui le faine sono ghiotte.
Qualcosa diceva al pappagallino Filippo di non tentare di uscire da quella gabbia. Se avesse spinto con un po' di forza il cassetto coi bigliettini, questa poteva essere una buona via di uscita, ma quella faina dall'occhio avido gli piaceva poco.
Infatti la faina Marta si era decisa: avrebbe rovesciato la gabbia e fatto uscire il pappagallino, e poi...
Ma, avventandosi sulla gabbia, la faina fece un rumore troppo brusco, e il suonatore Salvatore si svegliò di colpo. Vide quella lunga coda, quelle zampe con gli unghioni, quella bestiola avida e ingorda, e le gettò contro il grosso ombrellone verde che portava sempre con sé.
La faina fu colpita a una zampa, fece un brutto strillo, e zoppicando riuscì a rifugiarsi a malapena nel boschetto. Altro che bocconcino! Per poco non ci restava secca. Ora non le rimaneva che leccarsi quella brutta ferita.





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