Era autunno, ormai. Il sole all'orizzonte era già basso e non erano ancora le sei di sera. Le formiche si stavano già preparando alla lunga stagione al coperto, e stavano ammassando tutto il cibo che era possibile tenere come riserva fino a primavera.
La marmotta Luisa, anch'essa, con la sua bella pelliccia bruna, si apprestava a preparare la sua tana per la lunga invernata, che avrebbe trascorso tranquillamente in letargo.
Ma c'era in giro un formidabile nemico, per le piccole e generose formiche, e un po' anche per la marmotta: il formichiere Medardo, che con la sua mole minacciosa, la sua grande coda sventolante, e soprattutto la sua lunga e viscida lingua sporgente dal grosso muso, andava a caccia del suo cibo con avidità e ferocia.
Il cibo del formichiere, voi lo sapete bene, sono esattamente le formiche, sia quelle all'aperto, sia quelle che già se ne stanno nella loro tana invernale.
Il formichiere Medardo, a quell'ora, con la luce serale ormai incerta, aveva deciso di dare l'assalto proprio al rifugio sotterraneo delle formiche ai bordi del bosco: lui lo riconosceva benissimo, perché il monticello della terra smossa ne segnalava la presenza.
Proprio vicino al rifugio delle formiche c'era la bella tana della marmotta Luisa. Lei stava consumando la cena prima di mettersi a riposare, quando all'improvviso sente un gran rumore, vede terra e sassi penetrare nella sua tana, e poi quella lingua lunga e vischiosa: il formichiere ha sbagliato il suo obbiettivo, è andato a cercare formiche nella tana della marmotta!
La marmotta Luisa, con un gran salto, esce all'aperto e si trova faccia a faccia con quel grosso bestione. - Ehi, amico ! - gli fa, tutta eccitata - come ti permetti di entrare con tanta arroganza in casa mia ? -
- Scusa, scusa, comare Luisa! Credevo di aver trovato il rifugio delle formiche. Ti aiuto a tirar fuori questo terriccio e questi sassi. Scusami ancora ! -
- Non ci pensare nemmeno! Provvedo io a rimettere in sesto la mia casa. Se dai tanto fastidio a me, perché non pensi quanto danno fai a quelle povere formiche? -
Il formichiere face un passo indietro, un po' sbalordito.
- Ma cosa dici, comare marmotta! Se io non potessi cibarmi delle formiche, morirei! La natura mi ha fatto così: la crudeltà è sua. Gli uomini mangiano tutte le specie di animali, di pesci e di uccelli , e nessuno dice loro che sono crudeli. Non perché si cibano, almeno: sono crudeli per altre cose. Mentre, di questo tipo di crudeltà, a me nessuno rivolge accuse. E forse la natura vuole che io faccia la mia parte quando le formiche sono in numero eccessivo e arrecano danno alla natura e all'uomo -
La marmotta, per quanto infastidita e arrabbiata per l'intrusione del formichiere nella sua casa, rimase pensierosa di fronte al ragionamento di Medardo. Sì, poverette le formiche, ma se la natura predispone le cose in questo modo, che cosa si può fare? Che colpa ne hanno le duemila persone che muoiono quando tracimano le acque del Vajont perché frana la montagna? O quando lo tsunami fa centinaia di migliaia di vittime nel sud-est asiatico? O quando il terremoto porta un disastroso
bilancio di morte e di fame ad Haiti?
Le formiche, per quella volta, l'avevano scampata bella. Ma domani?
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