Ci fu un preside che all'apparenza si presentava come un gentiluomo, ma che alla lunga dimostrò di avere gravi pecche. Resse per due anni, poi dovette cambiare residenza.
Al secondo anno scoprimmo che, misteriosamente, riusciva ad avere "due paghe per il lesso" : una come preside del nostro istituto, uno dei più grandi della provincia di Roma, e un altro come titolare di storia all'Università di Bologna. Un titolo prestigioso, ma del tutto irregolare. Come facesse, oltretutto, a conciliare due impegni piuttosto gravosi, Dio solo lo sa: doveva assentarsi di norma tre giorni su sei.
Come si possa esigere che gli insegnanti alle sue dipendenze facessero il loro dovere, proprio non si sa. Assumeva infatti comportamenti strani nei confronti dei suoi docenti, divertendosi sadicamente a prenderli in giro e a farli soffrire, evidentemente per rifarsi di critiche e di contestazioni ai suoi errori.
Ricordo che un anno in cui ero sconvolto dalla drammatica scomparsa di una mia sorella maggiore e non riuscivo ad essere sereno ed allegro come mio solito, nel pranzo di fine anno della nostra quinta alla vigilia della maturità mi costrinse a ballare su un tavolo con la professoressa di geografia, cioè con l'insegnante più goffa e più derisa dagli alunni, che tra l'altro non l'amavano affatto per la sua severità assai poco didattica ed equilibrata. A me, sinceramente, fare la parte del buffone non è mai piaciuto, ma quel "signor" preside mi volle costringere implacabilmente a quella vergognosa comparsata in un momento in cui avevo la morte nel cuore.
Altra scenata al momento della scelta del rappresentante di classe. Il preside aveva già designato in mente sua un vecchio insegnante di ragioneria che ci teneva a morte ed era desideratissimo dagli alunni perché era una figura prestigiosa e rispettata: ma il "gran capo"aveva deciso di farci soffrire sadicamente questa scelta.
Nessun commento:
Posta un commento