Io avevo calcolato che saltare i primi quindici giorni dell'anno, con poche ore di lavoro e molti insegnanti assenti, avrebbe arrecato un danno minimo ai miei alunni e ai miei colleghi, ma il preside mi accolse con una certa malagrazia, trattandomi come chi si stesse comportando in maniera furbesca.
Ma i mesi passarono in fretta, e il preside nuovo, che forse aveva dato retta a qualche mio collega che non mi aveva in simpatia, ebbe tutto il tempo ed il modo di accorgersi della mia serietà e del mio impegno. Quando arrivarono gli scrutini del primo trimestre, e si rese conto di persona del comportamento degli insegnanti partecipando in diretta al nostro lavoro, mi accorsi che il preside nuovo aveva cambiato completamente opinione nei miei confronti, facendo capire che apprezzava moltissimo l'impegno che dedicavo al lavoro delle mie classi.
Quando arrivò il periodo dei viaggi d'istruzione all'estero per le quinte classi, e il collega che di solito le organizzava perchè esperto d'arte e di musei s'impuntò e decise di rinunciare, il preside nuovo mi designò addirittura come capocomitiva di un gruppone di cento alunni e di dieci insegnanti che dovevano trascorrere una settimana a Parigi, cosa che nessun altro preside aveva mai fatto in precedenza, pur manifestando grande stima e considerazione nei miei confronti.
Questa decisione inattesa fu per me il miglior premio che potessi aspettarmi. Ciò dimostra che il tempo è galantuomo, e che (quasi sempre) la verità non può che venire a galla.
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