Al termine dell'anno di collegio al Conti Gentili, promosso con buoni voti in seconda liceo, per me si venne di nuovo a creare il problema di una sistemazione in collegio. Il buon padre Stefano Sarandrea, anziché rispedirmi a casa da mia madre, riuscì a trovare una soluzione veramente generosa: mi nominò istitutore del collegio dell'Ente Stampa, un piccolo istituto di beneficenza che accoglieva una trentina di ragazzi di povere condizioni familiari e orfani di uno o di entrambi i genitori.
Questo piccolo collegio era retto ugualmente dai padri scolopi, distava un centinaio di metri dal Conti Gentili, era guidato da un paio di sacerdoti, lo stesso padre Stefano Sarandrea e il giovane padre Tranquilli, di origine abruzzese, energico e sbrigativo, ma particolarmente amato dai ragazzi. Il personale era completato da una brava cuoca, dallo straordinario nome di Aeroplana, che ovviamente aveva un ruolo importante per quegli adolescenti, quasi tutti alla ricerca di una figura materna.
Io ero il loro istitutore, dormivo in una delle due camerate, li sorvegliavo e aiutavo nelle loro ore di studio, e li accompagnavo nelle loro passeggiate insieme al simpaticissimo padre Tranquilli, col quale era impossibile non fare amicizia. Mi colpiva in particolare la ruvidità e concretezza del suo linguaggio, con la quale si era assunto il compito di educare quei ragazzi anche dal punto di vista del sesso, visto che erano privi quasi tutti sia di un padre che di una madre.
Questo piccolo collegio era retto ugualmente dai padri scolopi, distava un centinaio di metri dal Conti Gentili, era guidato da un paio di sacerdoti, lo stesso padre Stefano Sarandrea e il giovane padre Tranquilli, di origine abruzzese, energico e sbrigativo, ma particolarmente amato dai ragazzi. Il personale era completato da una brava cuoca, dallo straordinario nome di Aeroplana, che ovviamente aveva un ruolo importante per quegli adolescenti, quasi tutti alla ricerca di una figura materna.
Io ero il loro istitutore, dormivo in una delle due camerate, li sorvegliavo e aiutavo nelle loro ore di studio, e li accompagnavo nelle loro passeggiate insieme al simpaticissimo padre Tranquilli, col quale era impossibile non fare amicizia. Mi colpiva in particolare la ruvidità e concretezza del suo linguaggio, con la quale si era assunto il compito di educare quei ragazzi anche dal punto di vista del sesso, visto che erano privi quasi tutti sia di un padre che di una madre.
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