Gli istitutori delle classi più grandi erano molto più importanti di quelli delle classi più giovani.
Arrivati alla terza liceo, dunque alle soglie degli esami di maturità, i convittori non vivevano più tutti insieme in una camerata, ma avevano diritto a sistemarsi in un cameretta singola, in modo di potervi concentrarsi maggiormente nello studio, e soprattutto di poter disporre di parte delle ore notturne per prepararsi adeguatamente.
Naturalmente, anche i prefetti dell'ultimo anno fruivano dello stesso privilegio, e venivano guardati con rispetto dagli altri istitutori.
Nell'anno in cui io fui istitutore al Conti-Gentili, tre erano i nostri colleghi che godevano dello stesso privilegio. Erano Sergio Felli del Piglio, Giovanni Guardiani di Paliano e Claudio Mancini di Subiaco, i primi due laureati in giurisprudenza, il terzo in medicina. Mancini aveva anche un fratello minore, Alessandro, che faceva anche lui l'istitutore.
Erano tipi estremamente seri, e incutevano anche un po' di soggezione in chi, come me, era esordiente in quel compito piuttosto impegnativo. Specialmente Sergio Felli, che era anche mio lontano parente in quanto nipote da parte di madre di mia zia Memma del Piglio. I primi tempi della mia esperienza, anzi, li trascorsi un po' sotto la tutela di Sergio, in quanto, essendo "volante" e non avendo quindi una mia camerata, avevo il mio banco di studio insieme ai collegiali controllati da lui.
Felli, Guardiani e Mancini erano affiatatissimi tra loro, in quanto erano già tre anni che avevano quell'incarico, e raccontavano a noi più giovani delle avventure e dei ricordi anche degli istitutori più anziani di loro che ormai si trovavano all'università e si stavano laureando.
Questi istitutori di antico corso erano assai influenti anche nelle decisioni che prendevano i superiori, sacerdoti dell'ordine degli scolopi, che li consultavano e spesso si affidavano completamente a loro per certe scelte, come le gite annuali e le visite culturali nelle cittadine vicine, che erano abbastanza frequenti, e specialmente nelle attività sportive che occupavano buona parte del nostro tempo libero.
Il legame tra noi istitutori era forte, e tale è rimasto nel tempo. Con Sergio Felli, specialmente, ho mantenuto una grande amicizia: il figlio di Sergio, Pierluigi, avvocato a sua volta, si è dedicato alla letteratura ed è divenuto un romanziere di gialli e di fantasy di un certo successo.
Con me è stato istitutore anche il mio compaesano Gianni Giurioli, di cui già vi ho parlato: carattere aperto e spigliato, ha mantenuto con me rapporti di amicizia anche negli anni in cui sono vissuto a Roma, dal 1952 al 1970. Gianni, proveniente da un'ottima famiglia, con me ha dimostrato sempre affetto e cordialità. La sua vecchia casa di Acuto, una casa signorile con ampi terrazzi e giardini che faceva parte dell'antico castello, è ora abitata da quattro famiglie borghesi di mei cugini materni.
Arrivati alla terza liceo, dunque alle soglie degli esami di maturità, i convittori non vivevano più tutti insieme in una camerata, ma avevano diritto a sistemarsi in un cameretta singola, in modo di potervi concentrarsi maggiormente nello studio, e soprattutto di poter disporre di parte delle ore notturne per prepararsi adeguatamente.
Naturalmente, anche i prefetti dell'ultimo anno fruivano dello stesso privilegio, e venivano guardati con rispetto dagli altri istitutori.
Nell'anno in cui io fui istitutore al Conti-Gentili, tre erano i nostri colleghi che godevano dello stesso privilegio. Erano Sergio Felli del Piglio, Giovanni Guardiani di Paliano e Claudio Mancini di Subiaco, i primi due laureati in giurisprudenza, il terzo in medicina. Mancini aveva anche un fratello minore, Alessandro, che faceva anche lui l'istitutore.
Erano tipi estremamente seri, e incutevano anche un po' di soggezione in chi, come me, era esordiente in quel compito piuttosto impegnativo. Specialmente Sergio Felli, che era anche mio lontano parente in quanto nipote da parte di madre di mia zia Memma del Piglio. I primi tempi della mia esperienza, anzi, li trascorsi un po' sotto la tutela di Sergio, in quanto, essendo "volante" e non avendo quindi una mia camerata, avevo il mio banco di studio insieme ai collegiali controllati da lui.
Felli, Guardiani e Mancini erano affiatatissimi tra loro, in quanto erano già tre anni che avevano quell'incarico, e raccontavano a noi più giovani delle avventure e dei ricordi anche degli istitutori più anziani di loro che ormai si trovavano all'università e si stavano laureando.
Questi istitutori di antico corso erano assai influenti anche nelle decisioni che prendevano i superiori, sacerdoti dell'ordine degli scolopi, che li consultavano e spesso si affidavano completamente a loro per certe scelte, come le gite annuali e le visite culturali nelle cittadine vicine, che erano abbastanza frequenti, e specialmente nelle attività sportive che occupavano buona parte del nostro tempo libero.
Il legame tra noi istitutori era forte, e tale è rimasto nel tempo. Con Sergio Felli, specialmente, ho mantenuto una grande amicizia: il figlio di Sergio, Pierluigi, avvocato a sua volta, si è dedicato alla letteratura ed è divenuto un romanziere di gialli e di fantasy di un certo successo.
Con me è stato istitutore anche il mio compaesano Gianni Giurioli, di cui già vi ho parlato: carattere aperto e spigliato, ha mantenuto con me rapporti di amicizia anche negli anni in cui sono vissuto a Roma, dal 1952 al 1970. Gianni, proveniente da un'ottima famiglia, con me ha dimostrato sempre affetto e cordialità. La sua vecchia casa di Acuto, una casa signorile con ampi terrazzi e giardini che faceva parte dell'antico castello, è ora abitata da quattro famiglie borghesi di mei cugini materni.
Nessun commento:
Posta un commento