mercoledì 8 giugno 2011

Vita di collegio: 44. Il Collegio Conti Gentili

Un sacerdote di Collepardo, padre Stefano Sarandrea, noto per la sua bontà, aveva dato una mano a mia madre per sistemarmi almeno per qualche anno in un collegio in qualità d'istitutore, cioè di assistente degli studenti.
Il collegio era il Conti Gentili di Alatri, tenuto dai padri scolopi: all'interno del loro palazzo era sistemato lo stesso liceo Conti Gentili che io frequentavo.
Il collegio era molto popolato: comprendeva alunni di ben cinque classi, dal quarto ginnasio alla terza liceo, non meno di centocinquanta ragazzi, assistiti da una decina di istitutori e da cinque sacerdoti.
Il rettore era lo stesso padre Stefano Sarandrea, e padre ministro un giovanissimo sacerdote, molto dinamico e preparato, padre Alessandro Fiori.
Il mio inserimento non fu tanto facile, in quanto inizialmente venni inquadrato come istitutore "volante", cioè a disposizione per sostituire uno degli altri istitutori, o prefetti, che erano in tutto una decina, uno per camerata. Solo in un secondo tempo mi fu affidato stabilmente il controllo di una classe, cioè di una camerata con una ventina di ragazzi, e assistenza durante le ore di studio per aiutare i giovani studenti nei loro compiti e nelle loro lezioni.
Al mattino, accompagnavamo i ragazzi nella loro classe, e poi entravamo a nostra volta nelle nostre classi al liceo. Riprendeva dunque per me, dopo un anno di libertà, la vita di collegio, stavolta a contatto con ragazzi di un certo livello economico, accolti in un buon collegio, e provenienti da famiglie borghesi che nutrivano prospettive di carriera per i loro figli.
Rispetto al seminario c'era un evidente miglioramento. Pasti più abbondanti e di buona qualità, una bella divisa grigio-azzurra per i convittori, mentre noi istitutori indossavamo i nostri abiti normali.
Belle passeggiate, qualche interessante gita ogni tanto, ambienti bene arieggiati, attività sportiva molto curata, con un'eccellente squadra di calcio che disputava amichevoli anche con squadre di categoria superiore. Anche gli istitutori potevano far parte di questa squadra, e io fui convocato a disputare qualche incontro, con mia grande gioia.
Al liceo avevamo un eccellente insegnante di educazione fisica, il prof. Colasanti, che ci preparava alle gare di atletica, velocità e salti, e alla corsa campestre. I miei amici più stretti erano Piero Volpari di Alatri, Ennio Parisella di Carpineto Romano, Bruno Jannarilli di Veroli, Domenico Vicini di Monte San Biagio, e fra noi c'era una certa rivalità anche nello sport oltre che a livello scolastico.
Tra i nostri insegnanti spiccavano Guido Barlozzini, italianista e dantista di prima categoria, e Gervasio Rivera, professore di latino e greco estremamente serio e preparato, anche se con noi riusciva anche a scherzare sfornando battute memorabili.
In classe con noi c'era tutta una serie di bellissime ragazze: Annamaria Latini, la "diva" della classe con i suoi capelli nerissimi e il suo viso d'angelo; Albarosa Necci, che veniva ogni giorno da Fiuggi, ed era sorella di quel Lorenzino Necci anche lui studente in Alatri, alle medie, e che sarebbe diventato un famoso economista e politico (Eni, Ferrovie dello Stato e PRI) negli anni '70-80; Eugenia Evangelisti, Maria Felicia Nisini, Elsa Ceci e tante altre ancora.

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