La nostra classe arrivò compatta, o quasi, fino alla terza liceo, con una serie di nuovi arrivi, ma con un nucleo omogeneo di una quindicina di nomi. Eravamo molto affiatati fra noi, e ne ho un ricordo molto bello e vivo. Lo dimostra del resto il gran numero di buoni professionisti che ne è uscito.
Il professore che non dimenticheremo mai era quello di scienze, il prof. Moneta, vecchio scienziato folle, brillante e lucidissimo, sempre alla ricerca di battute fulminanti. Si dichiarava erede di un Moneta premio Nobel per la pace del 1907.
Ci perseguitava con le sue formule di chimica, e si divertiva a far soffrire specialmente le ragazze, fino a farle piangere, per poterle poi consolare con le sue battute irresistibili.
Una volta fece piangere Gegia Evangelisti, una bellissima ragazza mora, che nella rabbia esclamò: - Io la so, la chimica! - Una frase che divenne subito famosa. Il professor Moneta metteva sul registro una serie di 2, che poi era assai ben disposto a cambiare in 6: bastava dare prova di buona volontà e desiderio di voler riparare.
Quando ci chiamava per l'interrogazione, si divertiva a tenerci sulle spine, scorrendo più e più volte l'elenco dei nomi, dall'alto in basso, poi dal basso in alto.
Il mio vicino di banco era Bruno Jannarilli di Veroli, divenuto poi un brillante avvocato della Pretura di Frosinone. Moneta prendeva a scorrere l'elenco, poi si fermava...-Ja...-Ja...Sarà Jannarilli? Sarà Jadicicco? Lui fingeva di essere uno spietato nazista tedesco. -Ja...-Ja...Sfortunato chi veniva pescato. Ma poi sapevamo che le cose si sarebbero comunque aggiustate.
Quella scenetta, tuttavia, è rimasta per sempre stampata nella nostra mente, assieme al pianto di Gegia Evangelisti.
Il professore che non dimenticheremo mai era quello di scienze, il prof. Moneta, vecchio scienziato folle, brillante e lucidissimo, sempre alla ricerca di battute fulminanti. Si dichiarava erede di un Moneta premio Nobel per la pace del 1907.
Ci perseguitava con le sue formule di chimica, e si divertiva a far soffrire specialmente le ragazze, fino a farle piangere, per poterle poi consolare con le sue battute irresistibili.
Una volta fece piangere Gegia Evangelisti, una bellissima ragazza mora, che nella rabbia esclamò: - Io la so, la chimica! - Una frase che divenne subito famosa. Il professor Moneta metteva sul registro una serie di 2, che poi era assai ben disposto a cambiare in 6: bastava dare prova di buona volontà e desiderio di voler riparare.
Quando ci chiamava per l'interrogazione, si divertiva a tenerci sulle spine, scorrendo più e più volte l'elenco dei nomi, dall'alto in basso, poi dal basso in alto.
Il mio vicino di banco era Bruno Jannarilli di Veroli, divenuto poi un brillante avvocato della Pretura di Frosinone. Moneta prendeva a scorrere l'elenco, poi si fermava...-Ja...-Ja...Sarà Jannarilli? Sarà Jadicicco? Lui fingeva di essere uno spietato nazista tedesco. -Ja...-Ja...Sfortunato chi veniva pescato. Ma poi sapevamo che le cose si sarebbero comunque aggiustate.
Quella scenetta, tuttavia, è rimasta per sempre stampata nella nostra mente, assieme al pianto di Gegia Evangelisti.
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