Fatalmente, arrivò giugno (1950), e con esso gli esami di licenza ginnasiale. Erano esami molto seri, allora: il tema d'italiano era discriminante: chi non lo superava, era escluso dall'esame. Poi c'erano le due versioni per il latino, la prova scritta di greco, quella di lingua straniera e quella di matematica. Ben sei prove scritte: altro che la maturità di oggi!
I miei si ostinavano a mandarmi a sostenere queste prove al Nazareno, in via del Tritone, semplicemente perché avevo uno zio capocuoco in quel collegio, e avrebbe potuto aiutarmi. In realtà l'ammissione a quell'istituto era molto selettiva, e a pensarci bene avrei dovuto girare a largo e tentare l'esame preso un istituto privato, come fece il mio amico Santino, che era stato a lungo malato e quindi era ancora più impreparato di me, e invece ce la fece tranquillamente.
I miei punti deboli erano il greco e la matematica, e infatti fui rimandato a settembre proprio in queste due materie. Mio fratello più grande, Vito, riuscì a trovarmi un insegnante di greco disposto a darmi delle ripetizioni: il bravissimo professor Peppino Necci, col quale trovai subito l'intesa e mi preparò in modo concreto e sicuro. Purtroppo, ad Acuto, non era disponibile alcun insegnante di matematica: cercai di prepararmi da solo, ma con scarsi risultati. Così, a settembre, superai molto bene l'esame di greco, ma non assolutamente quello di matematica.
Un insegnante d'italiano, proprio di Acuto, il prof. Domenico Longo, faceva parte della commissione di settembre, e mi raccontò come andarono i fatti. L'insegnante di matematica,il professor Paradiso, che era un po' la bestia nera dell'istituto, s'impuntò per la mia bocciatura, e avrebbe preteso che due suoi raccomandati, in cambio, fossero promossi in greco. Questo cambio esoso fece andare in bestia l'insegnante di greco, e così, invece di tre promossi, ci furono tre respinti, me compreso.
Era la prima volta che mi succedeva un fatto del genere, ma dovetti rassegnarmi. M'iscrissi al quinto ginnasio al "Conti Gentili" di Alatri come ripetente, e siccome provenivo da scuola privata, mi concessero l'iscrizione con prova di qualifica in matematica.
Così, nel settembre del 1950, viaggiando ogni giorno con il trenino Fiuggi-Alatri, frequentai l'ultimo anno di ginnasio. La classe era molto buona, ragazzi quasi tutti molto studiosi e impegnati.
Ero un po' umiliato dal fatto che Santino, che aveva superato l'esame di licenza, frequentasse la prima liceo classico insieme a suo cugino Antonio, che proveniva dal ginnasio dei salesiani di Frascati. Anche loro viaggiavano con me sul trenino. Però vedevo che spesso, invece di frequentare le lezioni, si fermavano vicino alla stazione, dove c'era una chiesa con un ampio piazzale sulla collina vicina, e giocavano a pallone o vagabondavano. Si erano trovati malissimo, e infatti furono entrambi bocciati a giugno, senza poter sostenere gli esami di riparazione.
Io invece mi ero inserito bene. Recuperai sia in greco, dove traducevo con successo, sia in matematica, con l'aiuto del vicepreside prof. Sarandrea, che era un eccellente matematico. Con Santino e Antonio, il successivo settembre mi ritrovai in prima liceo.
I miei si ostinavano a mandarmi a sostenere queste prove al Nazareno, in via del Tritone, semplicemente perché avevo uno zio capocuoco in quel collegio, e avrebbe potuto aiutarmi. In realtà l'ammissione a quell'istituto era molto selettiva, e a pensarci bene avrei dovuto girare a largo e tentare l'esame preso un istituto privato, come fece il mio amico Santino, che era stato a lungo malato e quindi era ancora più impreparato di me, e invece ce la fece tranquillamente.
I miei punti deboli erano il greco e la matematica, e infatti fui rimandato a settembre proprio in queste due materie. Mio fratello più grande, Vito, riuscì a trovarmi un insegnante di greco disposto a darmi delle ripetizioni: il bravissimo professor Peppino Necci, col quale trovai subito l'intesa e mi preparò in modo concreto e sicuro. Purtroppo, ad Acuto, non era disponibile alcun insegnante di matematica: cercai di prepararmi da solo, ma con scarsi risultati. Così, a settembre, superai molto bene l'esame di greco, ma non assolutamente quello di matematica.
Un insegnante d'italiano, proprio di Acuto, il prof. Domenico Longo, faceva parte della commissione di settembre, e mi raccontò come andarono i fatti. L'insegnante di matematica,il professor Paradiso, che era un po' la bestia nera dell'istituto, s'impuntò per la mia bocciatura, e avrebbe preteso che due suoi raccomandati, in cambio, fossero promossi in greco. Questo cambio esoso fece andare in bestia l'insegnante di greco, e così, invece di tre promossi, ci furono tre respinti, me compreso.
Era la prima volta che mi succedeva un fatto del genere, ma dovetti rassegnarmi. M'iscrissi al quinto ginnasio al "Conti Gentili" di Alatri come ripetente, e siccome provenivo da scuola privata, mi concessero l'iscrizione con prova di qualifica in matematica.
Così, nel settembre del 1950, viaggiando ogni giorno con il trenino Fiuggi-Alatri, frequentai l'ultimo anno di ginnasio. La classe era molto buona, ragazzi quasi tutti molto studiosi e impegnati.
Ero un po' umiliato dal fatto che Santino, che aveva superato l'esame di licenza, frequentasse la prima liceo classico insieme a suo cugino Antonio, che proveniva dal ginnasio dei salesiani di Frascati. Anche loro viaggiavano con me sul trenino. Però vedevo che spesso, invece di frequentare le lezioni, si fermavano vicino alla stazione, dove c'era una chiesa con un ampio piazzale sulla collina vicina, e giocavano a pallone o vagabondavano. Si erano trovati malissimo, e infatti furono entrambi bocciati a giugno, senza poter sostenere gli esami di riparazione.
Io invece mi ero inserito bene. Recuperai sia in greco, dove traducevo con successo, sia in matematica, con l'aiuto del vicepreside prof. Sarandrea, che era un eccellente matematico. Con Santino e Antonio, il successivo settembre mi ritrovai in prima liceo.
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