Era ovviamente un tentativo senza speranze, perché la popolazione del paese si era ridotta da tremila a millecinquecento abitanti, e con tutto l'amore per il teatro, che indubbiamente c'era, uno spettacolo di prosa non avrebbe potuto tenere più di una settimana.
Infatti, fu così. In paese era arrivata una compagnia teatrale, una specie di carro di Tespi, con un pullmino malridotto e una vistosa insegna: "La compagnia di Silver Scialla".
Si accamparono nel giardino retrostante al locale del cinema, e anzi il professore concesse loro l'uso di parte dell'abitazione personale, che costituiva tutto l'investimento dei risparmi delle lezioni private d'italiano e filosofia durate almeno venti anni.
La compagnia era guidata da un capocomico pieno di entusiasmo e d'idee: Silver Scialla, appunto, arrivato da qualche provincia del Sud col suo codazzo di attori e attrici di ogni età e condizione civile. Le prime uscite ricalcarono i consueti spettacoli del varietà, con situazioni e battute un po' logore, che comunque furono accolte con simpatia. Il pubblico, dati anche i prezzi molto popolari, accorreva con discreto interesse.
Anche gli spettatori erano di tutte le età, dai bambini più piccoli agli anziani più attempati e impensati. Ma dopo due o tre serate, il pubblico cominciò a diradarsi.
Allora Silver Scialla, prima di arrendersi, ebbe l'audacia di organizzare un autentico
spettacolo sulla Passione di Cristo, in costumi d'epoca, e soprattutto col nudo quasi integrale della figura del Salvatore, con la flagellazione, l'orto del Getsemani, il tradimento e il bacio di Giuda, e la crocifissione.
Silver Scialla era ancora giovane, e il suo fisico statuario, messo in evidenza dai tormenti della Croce, finì per impressionare il pubblico, che si commosse e l'applaudì ripetutamente, non senza turbamento per gli adulti, del tutto impreparati a una scena così dissacrante. I commenti oscillarono tra lo scandalo e l'ammirazione. I bambini invece accettarono il nudo come un fatto normale.
Silver Scialla rappresentò l'audacia del nudo quasi integrale in un piccolo teatro di provincia, e quasi quasi precorse i tempi di altre audacie da palcoscenico.
Quando il capocomico andò via dal paese, poiché ormai aveva dato tutto e non aveva più nulla nel suo repertorio, la gente si dispiacque e volle salutarlo con grande affetto. Un saluto quasi commovente. E il nome di Silver Scialla rimase vivo tra la gente almeno per un decennio.
Poi il cinema-teatro chiuse per sempre. Si trasformò pian piano in una villa con giardino, nella cui solitudine il professor Martucci visse gli ultimi anni della sua vita dedicata alla cultura quasi con misticismo. Era infatti sostenitore della filosofia teosofica, alla quale aveva aderito con la fede di un vero apostolo che cercava anche altri sostenitori della sua teoria.
Ma anche alla gente più semplice aveva voluto lasciare il ricordo di serate dedicate al cinema e a spettacoli come quelli dell'indimenticabile Silver Scialla (continua).
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