domenica 8 agosto 2010

Il rinfresco di Nando - I miei ricordi 98

Quando, l'estate, da Roma arrivava tutta la torma dei cugini, quasi una dozzina fra le tre famiglie, per noi bambini di Acuto era una grande gioia. Venivano a villeggiare nei tre piccoli appartamenti che nonna Livia aveva assegnato loro nella sua grande casa, e c'era spazio e allegria per tutti. Ogni zia aveva un paio di camere, un balcone, l'uso di bagni e cucina, e poi nonna Livia cedeva volentieri anche il suo appartamento con la grande camera da pranzo, riservata per i giorni di festa che poi erano più frequenti dei giorni feriali.
Noi cugini più piccoli eravamo sempre lì intorno, a vedere, a curiosare, a sperare anche che qualcuna delle leccornie che gli zii portavano da Roma toccasse anche a noi.
Gli zii di Roma erano famiglie agiate, non dovevano lesinare nulla, e prima di venire in vacanza in montagna magari erano già stati per un mese al mare: amavano, ad esempio, la spiaggia di Tortoreto in Abruzzo, e ci andavano tutti gli anni.
Soprattutto stava bene la famiglia di zia Amalia e di zio Peppino junior, detto zio Peppone perché era più giovane di età, ma fisicamente molto più grande dell'altro zio Peppino, il marito di zia Agnese, quello di via Merulana.
Zio Peppone era il capocuoco del Collegio Nazareno, un vero e proprio chef, aveva una buonissima paga e soprattutto la possibilità d'integrarla con la mensa del collegio:
carne, verdure, frutta e anche dolci in abbondanza.
I dolcetti erano la nostra attrattiva. Molto apprezzati erano i formaggini di nocciola, le primissime specialità della Ferrero. Quando i collegiali erano in vacanza, zio Peppino navigava nell'abbondanza, e portava spesso qualcosa a casa per non farla sciupare.
Così, quando zia Amalia arrivava con i suoi valigioni, era festa e allegria anche per noi.
Un giorno, di pomeriggio, io e la mia piccola cugina di Acuto, Maria Pia, ci recammo da nonna Livia accarezzando questa speranza. Ma era un giorno un po' magro e non trovammo niente, tranne un cugino parecchio più grande di noi, Nando, che era sui sedici anni ed era in vena di scherzi.
- Siete venuti per il rinfresco? - ci disse con aria carica di promesse. - Sedetevi lì su quei due scalini e aspettate -
Erano i due scalini che dalla cucina portavano alla grande sala da pranzo.
Nando, con aria di noncuranza, si accostò al lavandino dela cucina di nonna, aprì il rubinetto, prese una bella manciata d' acqua e ce la lanciò sulla faccia. - Questo è il rinfresco! -. disse ridendo.
Per fortuna era un pomeriggio di quelli torridi, e la piccola doccia ci rinfrescò senza darci alcun fastidio, ma eravamo amareggiati per la beffa. Però Nando non era cattivo: anzi! Andò alla credenza di nonna, prese due di quei famosi formaggini alla nocciola per cui eravamo venuti, e ce li diede facendosi perdonare, rendendoci doppiamente felici.
Nando era il maggiore dei figli di zia Amalia, l'ultima delle cinque figlie di nonna Livia, e quella che era stata più fortunata nel suo matrimonio con zio Peppone (continua).

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