sabato 7 agosto 2010

In viaggio con Lorenzino - I miei ricordi 97

Per un anno, fra i tanti anni di collegio, potei tornare ad Acuto. Era il 1950, e fu un Anno Santo in tutti i sensi.
Quell'anno viaggiai tutti i giorni col trenino Roma-Fiuggi-Alatri, e frequentai il ginnasio al Conti Gentili di Alatri, uno dei licei più seri e impegnativi della Ciociaria.
Il trenino aveva ripreso servizio da un paio d'anni, ed era lento ma preciso come un cronometro. Eravamo una cinquantina di studenti di Acuto, ce n'erano molti anche delle professionali. A questi si aggiungevano altri, di Fiuggi e dei paesi successivi fino ad Alatri.
A risalire la strada in forte pendenza verso la cittadina ciociara, importante centro di studi, eravamo circa duecento. Eravamo tutti amici, e c'erano anche parecchie ragazze, specialmente di Fiuggi: Albarosa, Lisotta, Piozza...
Colui che spiccava, sia per il suo fisico da normanno, occhi azzurri, capelli biondi, carnagione chiarissima, sia per le sue spiccate attitudini agli studi matematici, era Lorenzino Necci, i cui genitori erano entrambi di Acuto, ma risiedevano ormai da decenni nella cittadina termale, dove Lorenzo era nato. Con lui, che aveva solo quattordici anni ed era un esordiente al ginnasio, viaggiava la sorella maggiore Albarosa, che di anni ne aveva diciassette ed era in classe con me, e che finì per sposare il suo compagno di banco Angelo Mosetti, divenuto poi medico primario al San Giovanni.
Ma il vero volo lo spiccò Lorenzino Necci, destinato a diventare un grande economista e un uomo di riguardo anche nel mondo politico nelle file del partito repubblicano. Negli anni 70-80 Necci ebbe importanti incarichi all'ENI e alle Ferrovie dello Stato, e venne molto stimato nell'ambito della Comunità Economica Europea.
Ricordo che una grande giornalista inglese lo definì il nuovo "Lorenzo il Magnifico" del Duemila, e la sua immagine aveva spesso l'onore delle prime pagine e delle copertine dei grandi periodici.
Purtroppo per Lorenzino ci fu un brutto epilogo, coinvolto nello scandalo di "Mani Pulite", di cui finì per scontare più ingiustamente e più duramente di tutti le responsabilità, forse per la sua posizione politicamente defilata, né di destra né di sinistra, o forse perchè il partito che avrebbe dovuto difenderlo era troppo minuscolo.
La riabilitazione di Lorenzino si é verificata purtroppo solo dopo la morte, avvenuta tragicamente, ed anche un po' misteriosamente, mentre percorreva in bicicletta il viale di una cittadina pugliese dove era in vacanza. Solo allora sono state spese altre pagine di celebrazione e di rimpianto per un personaggio tanto quotato a livello europeo e mondiale.
Per un anno, quel 1950, io e Lorenzino viaggiammo insieme su quel vecchio trenino. Un po' eravamo amici e un po' anche parenti, perché le nostre rispettive madri, Geltrude e Maria, erano cugine, accomunate da anni e anni di difficoltà economiche dopo la morte dei rispettivi mariti, e mantenevano rapporti di buon vicinato anche a Roma, dove abitavamo nei pressi di Piazza Bologna.
Lorenzino era senza dubbio già allora, ancora ragazzino, al centro dell'attenzione per la sua intelligenza vivissima e per i suoi modi affabili, che sempre lo distinsero e ne favorirono l'ascesa, con una fantastica carriera di avvocato, che seppe sfruttare per emergere in una ancor più grande carriera politica ed economica, purtroppo conclusa in modo così doloroso e prematuro. Era appena sessantenne, e avrebbe potuto dare ancora molto alle nostre grandi opere pubbliche, come la TAV, il treno veloce europeo, di cui fu l'ideatore ed il primo realizzatore.
Eh, già! Dal trenino lumaca di Fiuggi alla TAV nel giro di venti anni (continua).

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