Cominciamo male. Molto fumo e niente arrosto. La Lazio gioca bene e si guarda nello specchio, ma, ahimè, non è mai lo specchio della rete avversaria.
Così la Samp, piano piano, dopo essere stata schiacciata nella sua area, ha ripreso slancio e fiducia. E' stata anche aiutata dall'arbitro veronese Romeo, che ha visto in una spinta qualunque di Lichtsteiner un generoso calcio di rigore contro la Lazio, dando una buona mano e una gradita consolazione ai poveri blucerchiati eliminati così crudelmente dalla Champions League: in pratica ha spianato loro la strada della vittoria premio.
Poi è arrivata la super-paperella di Fernando Muslera, e per la Lazio fu subito notte. Hai voglia a sperare che prima Foggia e poi Rocchi, nei pochi minuti finali, riuscissero a segnare quei due gol che in ottanta minuti, e con il dominio del campo, gli Hernanes e i Floccari non erano riusciti a fare.
E va bene. Punto e basta. Anzi, nessun punto, e basta. Punto e basta anche con le proteste testarde di Reja che cominceremo a pagare fin dal prossimo turno nella partita interna con il Bologna, che avremmo dovuto affrontare con tutta la possibile calma e concentrazione.
E mettiamocela una buona volta, questa calma.
Da Genova torniamo solo con una lieta constatazione. Cavanda è veramente un buon terzino, un fisicaccio alla Diakité ma con tanta tecnica in più. Tornerà buono, anche se Lotito sta cercando questa sera un rinforzo nell'ultimo giorno della campagna acquisti.
Qui Lazio by Luigi Jadicicco raccoglie tutti i laziali, a cominciare da quelli dei nostri paesi che sono orgogliosi di far parte di una terra ricca di gloria, di arte e di storia. Con loro i tifosi della Lazio, prima squadra di calcio di Roma. Degli amati paesi laziali trattiamo tutti i problemi, le attese, le speranze.
martedì 31 agosto 2010
Esplode il MILAN di ALLEGRI - Si attardano INTER, ROMA e JUVENTUS
Una prima giornata poverissima di gol, ma straordinariamente ricca di indicazioni. Su tutte, la clamorosa impennata del Milan guidato dal giovane tecnico Allegri, che ha visto maramaldeggiare Pato, fare grandi cose da Ronaldinho, e ridare un po' di verde al quasi quarantenne Pippo Inzaghi, nella giornata in cui Ibrahimovic ha potuto fare solo la presentazione in campo, tanto per far capire quanta altra polvere da sparo hanno in canna i rossoneri.
Nella stessa giornata, tre grosse indicazioni al negativo: i due punti persi in un sol colpo dall'Inter a Bologna e dalla Roma contro il modesto Cesena, e i tre punti concessi subito dalla Juventus nettamente sconfitta a Bari malgrado l'imperiale campagna acquisti.Tutto ciò, comunque, serve solo a dar pepe al campionato, che si annuncia quanto mai interessante.
All'appello è mancata anche la Lazio, autrice di bel gioco a Marassi contro la Samp, ma, come spesso le accade, piuttosto fumosa in area avversaria e alla lunga destinata a perdere la posta se un arbitro ti punisce con un rigore discusso e se il "mondiale" Muslera sforna la sua papera.
Al posto della Lazio si ripropone una bella Sampdoria, al suo orgoglioso riscatto dopo l'assai prematura e sfortunata eliminazione dalla Champions. Notevole l 'accoppiata genovese, con i grifoni che sono andati subito ad espugnare il terreno dell'Udinese.
Un po' delusa e ridimensionata la Fiorentina per il faticoso pareggio con un Napoli che invece ha ben cominciato. E deludente assai il pari interno del Palermo, che si è fatto imbrigliare dal Cagliari.
Tra le squadre vittoriose, un volitivo Chievo, che è riuscito a piegare un Catania mai facile da battere, mentre la "formica atomica" Giovinco ha regalato al Parma un importante successo su un Brescia che ha mostrato ancora le batterie scariche.
I RISULTATI
Milan-Lecce 4-0
Udinese -Genoa 0-1
Sampdoria-Lazio 2-0
Bari-Juventus 1-0
Fiorentina-Napoli 1-1
Roma-Cesena 0-0
Palermo-Cagliari 0-0
Bologna-Inter 0-0
Parma-Brescia 2-0
Chievo-Catania 2-1
LA CLASSIFICA
Milan, Genoa, Sampdoria, Bari, Parma e Chievo punti 2;
Fiorentina, Napoli, Bologna, Inter, Roma, Cesena, Palermo e Cagliari punti 1;
Lecce, Lazio, Udinese, Juventus , Brescia e Catania 0.
Nella stessa giornata, tre grosse indicazioni al negativo: i due punti persi in un sol colpo dall'Inter a Bologna e dalla Roma contro il modesto Cesena, e i tre punti concessi subito dalla Juventus nettamente sconfitta a Bari malgrado l'imperiale campagna acquisti.Tutto ciò, comunque, serve solo a dar pepe al campionato, che si annuncia quanto mai interessante.
All'appello è mancata anche la Lazio, autrice di bel gioco a Marassi contro la Samp, ma, come spesso le accade, piuttosto fumosa in area avversaria e alla lunga destinata a perdere la posta se un arbitro ti punisce con un rigore discusso e se il "mondiale" Muslera sforna la sua papera.
Al posto della Lazio si ripropone una bella Sampdoria, al suo orgoglioso riscatto dopo l'assai prematura e sfortunata eliminazione dalla Champions. Notevole l 'accoppiata genovese, con i grifoni che sono andati subito ad espugnare il terreno dell'Udinese.
Un po' delusa e ridimensionata la Fiorentina per il faticoso pareggio con un Napoli che invece ha ben cominciato. E deludente assai il pari interno del Palermo, che si è fatto imbrigliare dal Cagliari.
Tra le squadre vittoriose, un volitivo Chievo, che è riuscito a piegare un Catania mai facile da battere, mentre la "formica atomica" Giovinco ha regalato al Parma un importante successo su un Brescia che ha mostrato ancora le batterie scariche.
I RISULTATI
Milan-Lecce 4-0
Udinese -Genoa 0-1
Sampdoria-Lazio 2-0
Bari-Juventus 1-0
Fiorentina-Napoli 1-1
Roma-Cesena 0-0
Palermo-Cagliari 0-0
Bologna-Inter 0-0
Parma-Brescia 2-0
Chievo-Catania 2-1
LA CLASSIFICA
Milan, Genoa, Sampdoria, Bari, Parma e Chievo punti 2;
Fiorentina, Napoli, Bologna, Inter, Roma, Cesena, Palermo e Cagliari punti 1;
Lecce, Lazio, Udinese, Juventus , Brescia e Catania 0.
Classifiche di rendimento per Fantacalcio - 1. giornata
Portieri: Agazzi Antonioli Eduardo
Difensori : Astori Dainelli Bonera
Lucarelli Nesta S. Masiello
Thiago Silva Dossena Capuano
Centrocampisti: Donati Mesto Almiron
Morrone Ambrosini Ledesma
Ricchiuti Giovinco Dessena
Guberti D'Agostino Montolivo
Attaccanti: Pato Moscardelli Cassano
Inzaghi Cavani Pellissier
Bojinov Ronaldinho Ghezzal
Allenatori: Allegri Ventura Marino.
Il migliore della settimana: Pato, entusiasmante trascinatore del Milan contro il Lecce.
Il podio: al seccondo posto Donati, autore del gol decisivo della vittoria del Bari sulla Juventus; al terzo posto il parmense Bojinov, protagonista della vittoria sul Brescia.
La formazione ideale: Agazzi; Astori, Lucarelli, Thiago Silva; Donati, Morrone, Ricchiuti, Guberti; Pato, Inzaghi, Bojinov.
La nazionale della settimana: Agazzi; Astori, Lucarelli, Dossena; Donati, Morrone, Giovinco, Guberti; Moscardelli, Inzaghi, Cassano. Allenatore: Allegri.
Difensori : Astori Dainelli Bonera
Lucarelli Nesta S. Masiello
Thiago Silva Dossena Capuano
Centrocampisti: Donati Mesto Almiron
Morrone Ambrosini Ledesma
Ricchiuti Giovinco Dessena
Guberti D'Agostino Montolivo
Attaccanti: Pato Moscardelli Cassano
Inzaghi Cavani Pellissier
Bojinov Ronaldinho Ghezzal
Allenatori: Allegri Ventura Marino.
Il migliore della settimana: Pato, entusiasmante trascinatore del Milan contro il Lecce.
Il podio: al seccondo posto Donati, autore del gol decisivo della vittoria del Bari sulla Juventus; al terzo posto il parmense Bojinov, protagonista della vittoria sul Brescia.
La formazione ideale: Agazzi; Astori, Lucarelli, Thiago Silva; Donati, Morrone, Ricchiuti, Guberti; Pato, Inzaghi, Bojinov.
La nazionale della settimana: Agazzi; Astori, Lucarelli, Dossena; Donati, Morrone, Giovinco, Guberti; Moscardelli, Inzaghi, Cassano. Allenatore: Allegri.
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mercoledì 25 agosto 2010
LAZIO-Ora può arrivare anche un centrale: Federico FERNANDEZ
LOTITO vuole giocare fino in fondo il ruolo dell'asso pigliatutto. Ora, dopo l'arrivo un po' a sorpresa di Roque Santa Cruz, con sonseguente rinuncia a Kozak rimandato al prossimo settembre 2011, il presidente della Lazio vuole assicurarsi un giovane e promettente difensore centrale, per rimediare alla forzata rinuncia a Pintos e alla partenza di Zauri - già avvenuta - e di Cribari - ormai imminente.
Il giovane centrale si chiama Federico Fernandez, classe 1989, cioè ventun anni, viene dalla squadra argentina dell'Estudiantes, ed ha un prezzo che si aggira intorno al milione e mezzo, massimo due. Ha un fisico robusto ed è alto un metro e novanta.
Avendo passaporto europeo, il giocatore sarebbe subito disponibile e lascerebbe un po' più tranquillo Reja, che vuole avere due titolari per ogni ruolo. E' vero che ci sono già Biava, Diakitè e Del Nero, ma dipende anche dal modulo che verrà usato, e comunque il tetto massimo è di dieci giocatori per i cinque ruoli.
L'arrivo di Fernandez non è sicuro al cento per cento, perchè ci sarebbe da vincere anche la concorrenza del Palermo, ma la Lazio ha le sue buone possibilità di arrivare per prima e di sistemare completamente la rosa dei ventinque titolari richiesti da Reja.
Esistono comunque anche altre alternative, come quella di Zè Castro del Deportivo La Coruna, pure giovane e dal prezzo simile a quello di Fernandez.
Il giovane centrale si chiama Federico Fernandez, classe 1989, cioè ventun anni, viene dalla squadra argentina dell'Estudiantes, ed ha un prezzo che si aggira intorno al milione e mezzo, massimo due. Ha un fisico robusto ed è alto un metro e novanta.
Avendo passaporto europeo, il giocatore sarebbe subito disponibile e lascerebbe un po' più tranquillo Reja, che vuole avere due titolari per ogni ruolo. E' vero che ci sono già Biava, Diakitè e Del Nero, ma dipende anche dal modulo che verrà usato, e comunque il tetto massimo è di dieci giocatori per i cinque ruoli.
L'arrivo di Fernandez non è sicuro al cento per cento, perchè ci sarebbe da vincere anche la concorrenza del Palermo, ma la Lazio ha le sue buone possibilità di arrivare per prima e di sistemare completamente la rosa dei ventinque titolari richiesti da Reja.
Esistono comunque anche altre alternative, come quella di Zè Castro del Deportivo La Coruna, pure giovane e dal prezzo simile a quello di Fernandez.
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Giacinto e la Sirenetta - favola in versi 4
- Salite quella strada - disse l'oste.
-Un falco azzurro vi accompagnerà,
scoprendo tra le rocce più nascoste
la sorgente che dà felicità - 148
- Prima, però, pagatemi la cena!-
-Noi, soldi non ne abbiamo!- urlò il monello
sconcertato. Ma, senza darsi pena,
la Sirenetta trasse da un borsello 152
minuscolo che aveva alla cintura
una perla azzurina assai pregiata,
e l'offre all'oste, che si rassicura
per questa ricompensa inaspettata. 156
Partirono col cielo ancora oscuro.
Sul far dell'alba, ai limiti di un bosco
c'era una strada fiancheggiante un muro.
Giacinto disse: -Sì, la riconosco! - 160
Era un'aspra salita. Helga esitava.
Anche il cane era incerto. - Come vanno
le tue pinne, carina ? Su, da brava ! -
E presero a salire senza affanno. 164
Ora Helga sorrideva. Nel suo cuore,
pur costretta a tacere, lei sentiva
nascer pian piano un empito d'amore
che al suo piccolo amico ormai la univa. 168
E quelle pinne, non più doloranti,
erano salde e forti sul sentiero:
il miracolo chiesto il giorno avanti
già si stava compiendo per davvero. 172
Finalmente raggiunsero la vetta
della montagna. Sotto un grande pino
una fontana zampillava schietta
dentro ad un azzurrognolo bacino. 176
- Questa è la fonte dove io bevevo -
disse Giacinto con un gran sorriso
- quando ero un bimbo, e quello che vedevo
mi sembrava davvero un paradiso. 180
Ma un brutto giorno la fonte svanì,
sconvolta da un orrendo terremoto
che distrusse ogni cosa. Ed ora è qui,
tornata come da un paese ignoto - 184
Tese la mano ad Helga, e la invitò
a bere un sorso di quell'acqua pura.
Helga lo fece; ed ecco che parlò,
e cantò tutta lieta e ormai sicura. 188
Al posto delle pinne, ecco, ora porta
due belle gambe, ed un bel passo snello.
Che meraviglia! A un tratto in piedi è sorta,
canta e sorride, e abbraccia il suo monello. 192
Saltella il cane intorno a loro, e freme.
Con gioia si conclude l'avventura.
Helga e Giacinto resteranno insieme
per una vita lieta e duratura. 196- FINE
-Un falco azzurro vi accompagnerà,
scoprendo tra le rocce più nascoste
la sorgente che dà felicità - 148
- Prima, però, pagatemi la cena!-
-Noi, soldi non ne abbiamo!- urlò il monello
sconcertato. Ma, senza darsi pena,
la Sirenetta trasse da un borsello 152
minuscolo che aveva alla cintura
una perla azzurina assai pregiata,
e l'offre all'oste, che si rassicura
per questa ricompensa inaspettata. 156
Partirono col cielo ancora oscuro.
Sul far dell'alba, ai limiti di un bosco
c'era una strada fiancheggiante un muro.
Giacinto disse: -Sì, la riconosco! - 160
Era un'aspra salita. Helga esitava.
Anche il cane era incerto. - Come vanno
le tue pinne, carina ? Su, da brava ! -
E presero a salire senza affanno. 164
Ora Helga sorrideva. Nel suo cuore,
pur costretta a tacere, lei sentiva
nascer pian piano un empito d'amore
che al suo piccolo amico ormai la univa. 168
E quelle pinne, non più doloranti,
erano salde e forti sul sentiero:
il miracolo chiesto il giorno avanti
già si stava compiendo per davvero. 172
Finalmente raggiunsero la vetta
della montagna. Sotto un grande pino
una fontana zampillava schietta
dentro ad un azzurrognolo bacino. 176
- Questa è la fonte dove io bevevo -
disse Giacinto con un gran sorriso
- quando ero un bimbo, e quello che vedevo
mi sembrava davvero un paradiso. 180
Ma un brutto giorno la fonte svanì,
sconvolta da un orrendo terremoto
che distrusse ogni cosa. Ed ora è qui,
tornata come da un paese ignoto - 184
Tese la mano ad Helga, e la invitò
a bere un sorso di quell'acqua pura.
Helga lo fece; ed ecco che parlò,
e cantò tutta lieta e ormai sicura. 188
Al posto delle pinne, ecco, ora porta
due belle gambe, ed un bel passo snello.
Che meraviglia! A un tratto in piedi è sorta,
canta e sorride, e abbraccia il suo monello. 192
Saltella il cane intorno a loro, e freme.
Con gioia si conclude l'avventura.
Helga e Giacinto resteranno insieme
per una vita lieta e duratura. 196- FINE
martedì 24 agosto 2010
Pare che SANTA CRUZ arrrivi davvero. Partono KOZAK e PERPETUINI
SANTA CRUZ sì, Santa Cruz no: si sta sfogliando la margherita, e pare che l'ultimo petalo dica proprio SI'.
A Manchester la Lazio sta facendo del suo meglio per spianare la via al giocatore, il quale alla fine starebbe optando per il biancoceleste. Ci sono alcune riserve sulle sue perfette condizioni fisiche, ma sembra che siano superabili, e dal canto suo Roberto Mancini sta cercando di favorire la Lazio per l'acquisto del giocatore, il cui premio d'ingaggio è piuttosto pesante, oltre i due milioni, ma la Lazio se ne accollerebbe uno solo e il resto lo pagherebbe la società inglese.
Santa Cruz arriverà in prestito oneroso, che allo scadere del prossimo anno obbligherà la Lazio a pagare per intero la quota di 8 milioni, costo complessivo del giocatore paraguayano, che ha 29 anni e un passato abbastanza glorioso alle spalle, anche se il suo ultimo torneo è stato ridotto a metà per gli infortuni,con 19 presenze e
3 gol all'attivo, un rendimento tipo Cruz, al quale è destinato a subentrare.
L'arrivo di Santa Cruz rimette in dubbio la posizione di Rocchi. La Fiorentina lo vuole per sositutire Jovetic e Mutu. Invece Kozak partirà sicuramente, destinazione Crotone. E parte anche un altro giovane promettente della Lazio: quel Perpetuini che è molto desiderato dalla Triestina.
A Manchester la Lazio sta facendo del suo meglio per spianare la via al giocatore, il quale alla fine starebbe optando per il biancoceleste. Ci sono alcune riserve sulle sue perfette condizioni fisiche, ma sembra che siano superabili, e dal canto suo Roberto Mancini sta cercando di favorire la Lazio per l'acquisto del giocatore, il cui premio d'ingaggio è piuttosto pesante, oltre i due milioni, ma la Lazio se ne accollerebbe uno solo e il resto lo pagherebbe la società inglese.
Santa Cruz arriverà in prestito oneroso, che allo scadere del prossimo anno obbligherà la Lazio a pagare per intero la quota di 8 milioni, costo complessivo del giocatore paraguayano, che ha 29 anni e un passato abbastanza glorioso alle spalle, anche se il suo ultimo torneo è stato ridotto a metà per gli infortuni,con 19 presenze e
3 gol all'attivo, un rendimento tipo Cruz, al quale è destinato a subentrare.
L'arrivo di Santa Cruz rimette in dubbio la posizione di Rocchi. La Fiorentina lo vuole per sositutire Jovetic e Mutu. Invece Kozak partirà sicuramente, destinazione Crotone. E parte anche un altro giovane promettente della Lazio: quel Perpetuini che è molto desiderato dalla Triestina.
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LEDESMA: amen !
Finalmente! Ledesma ha firmato per la Lazio e sarà nostro fino al 2015, in pratica fino alla fine della sua carriera.
Si sono dovuti scomodare un po' tutti, dal presidente all'allenatore, dal giocatore al procuratore D'Ippolito, che finalmente è stato portato dietro a un tavolino ( ma a Cortina d'Ampezzo!) ed è stato costretto a riconoscere che tutti i diritti del giocatore sono stati rispettati, che tutti i desideri sono stati esauditi, e che finalmente la pace regna sovrana.
Dopo l'acquisto del grande Hernanes, questa di Ledesma è senz'altro la più bella notizia che i tifosi biancocelesti potessero apprendere. Ledesma si prende la regia del centrocampo nel settore difensivo, così come Hernanes si prende la regia del centrocampo offensivo.
Due grandi registi per una grande squadra. Lo stesso Baronio, che fino a qualche mese fa aveva anche lui la sua parola in capitolo, ha riconosciuto onestamente che "quello della Lazio, ora, è veramente un grande centrocampo".
Ringraziamo Baronio per le sue parole e gli facciamo gli auguri per una dignitosa sistemazione: se lo merita. Ma intanto la Lazio sta davvero per spiccare il volo verso posizioni più consone alle sue tradizioni e alla sua storia.
Quanto a Hernanes, il ragazzo sarà aiutato dalla presenza di una piccola ma importante colonia brasiliana, comprendente il difensore Dias, il mediano Matuzalem e anche, volendo, il centrale Cribari, che in così buona compagnia potrebbe anhe sentirsi finalmente a suo agio completo e rendere parecchio di più.
Comunque questa Lazio, dal presidente Lotito al d.s. Igli Tare, dal tecnico Edi Reja
fino all'ultimo dei suoi giocatori, merita un grosso "in bocca a lupo" per un rinnovato avvenire.
Si sono dovuti scomodare un po' tutti, dal presidente all'allenatore, dal giocatore al procuratore D'Ippolito, che finalmente è stato portato dietro a un tavolino ( ma a Cortina d'Ampezzo!) ed è stato costretto a riconoscere che tutti i diritti del giocatore sono stati rispettati, che tutti i desideri sono stati esauditi, e che finalmente la pace regna sovrana.
Dopo l'acquisto del grande Hernanes, questa di Ledesma è senz'altro la più bella notizia che i tifosi biancocelesti potessero apprendere. Ledesma si prende la regia del centrocampo nel settore difensivo, così come Hernanes si prende la regia del centrocampo offensivo.
Due grandi registi per una grande squadra. Lo stesso Baronio, che fino a qualche mese fa aveva anche lui la sua parola in capitolo, ha riconosciuto onestamente che "quello della Lazio, ora, è veramente un grande centrocampo".
Ringraziamo Baronio per le sue parole e gli facciamo gli auguri per una dignitosa sistemazione: se lo merita. Ma intanto la Lazio sta davvero per spiccare il volo verso posizioni più consone alle sue tradizioni e alla sua storia.
Quanto a Hernanes, il ragazzo sarà aiutato dalla presenza di una piccola ma importante colonia brasiliana, comprendente il difensore Dias, il mediano Matuzalem e anche, volendo, il centrale Cribari, che in così buona compagnia potrebbe anhe sentirsi finalmente a suo agio completo e rendere parecchio di più.
Comunque questa Lazio, dal presidente Lotito al d.s. Igli Tare, dal tecnico Edi Reja
fino all'ultimo dei suoi giocatori, merita un grosso "in bocca a lupo" per un rinnovato avvenire.
Il gioco più bello del mondo - puntata 1 quilazio
Alla vigilia di ogni giornata di campionato, ciascuno di voi farà con la mia guida questo gioco di pronostici: indovinare il risultato preciso degli incontri di serie A (punti 5); indovinare il segno di ogni incontro (1, x, 2): punti 2 per ogni segno indovinato;
indovinare il nome dei singoli marcatori di ogni incontro (un punto per ogni marcatore indovinato).
Ne esce fuori un punteggio che può arrivare a cifre molto alte: comunque un buon punteggio medio è di 30-35 punti. Ciascuno di voi lo controllerà al termine delle partite, e si farà uno schema individuale per i successivi punteggi. Il mio punteggio più alto l'anno scorso è stato di 39 punti.
BARI-JUVENTUS 1-2 marcatori Barreto, Lanzafame, Amauri
BOLOGNA-INTER 0-3 marcatori Milito, Eto'o, Snejider
CHIEVO-CATANIA 1-1 marcatori Pellissier, Maxi Lopez
FIORENTINA-NAPOLI 1-2 marcatori Vargas, Hamsik, Quagliarella
MILAN-LECCE 1-0 marcatore Ronaldinho
PALERMO-CAGLIARI 3-0 marcatori Miccoli, Hernandez, Pastore
PARMA-BRESCIA 2-0 marcatori Paloschi ,Bojinov
ROMA-CESENA 4-0 marcatori Totti 2, Vucinic, Menez
SAMPDORIA-LAZIO 2-2 marcatori Pazzini 2, Floccari, Rocchi
UDINESE-GENOA 1-1 marcatori Di Natale, Palacio
N.B. Ogni martedì ci sarà il controllo a piede pagina, che tiene conto dei punteggi anche precedenti. Questa settimana abbiamo totalizzato appena 9 punti: 5 punti per il punteggio esatto di Parma-Brescia 2-0; 2 punti per il risultato di Milan-Lecce (segno 1), 2 punti per le reti di Bojinov e Pellissier: 5+2+2= 9.
indovinare il nome dei singoli marcatori di ogni incontro (un punto per ogni marcatore indovinato).
Ne esce fuori un punteggio che può arrivare a cifre molto alte: comunque un buon punteggio medio è di 30-35 punti. Ciascuno di voi lo controllerà al termine delle partite, e si farà uno schema individuale per i successivi punteggi. Il mio punteggio più alto l'anno scorso è stato di 39 punti.
BARI-JUVENTUS 1-2 marcatori Barreto, Lanzafame, Amauri
BOLOGNA-INTER 0-3 marcatori Milito, Eto'o, Snejider
CHIEVO-CATANIA 1-1 marcatori Pellissier, Maxi Lopez
FIORENTINA-NAPOLI 1-2 marcatori Vargas, Hamsik, Quagliarella
MILAN-LECCE 1-0 marcatore Ronaldinho
PALERMO-CAGLIARI 3-0 marcatori Miccoli, Hernandez, Pastore
PARMA-BRESCIA 2-0 marcatori Paloschi ,Bojinov
ROMA-CESENA 4-0 marcatori Totti 2, Vucinic, Menez
SAMPDORIA-LAZIO 2-2 marcatori Pazzini 2, Floccari, Rocchi
UDINESE-GENOA 1-1 marcatori Di Natale, Palacio
N.B. Ogni martedì ci sarà il controllo a piede pagina, che tiene conto dei punteggi anche precedenti. Questa settimana abbiamo totalizzato appena 9 punti: 5 punti per il punteggio esatto di Parma-Brescia 2-0; 2 punti per il risultato di Milan-Lecce (segno 1), 2 punti per le reti di Bojinov e Pellissier: 5+2+2= 9.
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LAZIO: ROCCHI più KOZAK meglio di SANTA CRUZ !
Ieri tanta esultanza per il quasi certo arrivo di Roque Santa Cruz, oggi tanta tanta prudenza. Andiamoci coi piedi di piombo. Sembra che da un paio di stagioni il bel campione paraguayano non marci più tanto bene fisicamente, e che la cartilagine di un ginocchio gli procuri tanti di quei fastidi da ridurre alla metà il suo rendimento.
Alla Lazio serve sì una punta forte, ma non una punta che si regge in piedi a fatica. Come si dice: meglio un asino vivo che un dottore morto.
Nel nostro caso, poi, di...asini vivi ce ne sarebbero addirittura due. Oltre a Liborio Kozak, che resta al servizio di Reja se Santa Cruz non arriva, c'è anche quel Tommaso Rocchi che voci insistenti vogliono come partente, non rientrando più in certi schemi del gioco offensivo della Lazio.
Ohé, ma che scherziamo! Io ai gol di Rocchi più a quelli del promettente Kozak non rinuncerei mai e poi mai. Le cifre sono cifre, alla matematica bisogna credere, e anche le ultime cifre parlano di un precampionato in cui la Lazio ha segnato 33 gol, ma la metà l'hanno fatta esattamente in due, con gli 8 gol di Kozak e i 5 di Tommaso Rocchi.
Gli schemi sono una cosa presunta, i gol sono una cosa certa. Non mi priverei mai dei dieci gol che oggi Tommaso Rocchi può garantire alla Lazio, nè dei 7/8 che può assicurare un Kozak che giochi, diciamo, 15/20 partite.
Magari arriva un Santa Cruz che devi pagare caro (vuole 2 milioni almeno d'ingaggio annuale, poiché a Manchester ne prende 2,2), e poi tutte le settimane devi stare a fare i conti con la sua cartilagine. I grandi giocatori si comprano perché servono, e non tanto per comprarli.
Invece Rocchi e Kozak saranno pure due asini, ma nel senso che sprizzano salute e scalpitano dalla voglia di fare gol e di sfondare. Il dottore non troppo vivo lasciamolo perciò a Manchester o in qualunque altra città che voglia accoglierlo: noi a Roma siamo ben serviti.
A quegli schemi che Santa Cruz garantisce sulla carta è adattissimo Kozak. A quegli altri schemi, più consueti e più risaputi, provvede benissimo un Rocchi che abbiamo definito un asino vivo, ma che in realtà è proprio un bel muletto, sempre pronto e scalpitante, integro fisicamente, e che la Fiorentina farebbe ponti d'oro per avere al posto di Jovetic e di Mutu.
E noi che ne abbiamo ancora bisogno, glielo andiamo a cedere per una manciata di euro? Lasciamo pure che siano gli ultimi milioni di euro che vale Rocchi: perchè, se fa dieci gol a Roma e arriva a 103, non sono forse soldi ben spesi?
Ci rifletta Lotito, ora che i fatti gli stanno dando ragione e che il perfetto accordo con Reja sta rilanciando sulla via della saggezza e della concretezza. Un'intesa così, ad esempio, Lotito non l'ha mai avuta con Delio Rossi. Eppure anche Delio era un fior di allenatore, forse solo un po' troppo ripiccoso.
Alla Lazio serve sì una punta forte, ma non una punta che si regge in piedi a fatica. Come si dice: meglio un asino vivo che un dottore morto.
Nel nostro caso, poi, di...asini vivi ce ne sarebbero addirittura due. Oltre a Liborio Kozak, che resta al servizio di Reja se Santa Cruz non arriva, c'è anche quel Tommaso Rocchi che voci insistenti vogliono come partente, non rientrando più in certi schemi del gioco offensivo della Lazio.
Ohé, ma che scherziamo! Io ai gol di Rocchi più a quelli del promettente Kozak non rinuncerei mai e poi mai. Le cifre sono cifre, alla matematica bisogna credere, e anche le ultime cifre parlano di un precampionato in cui la Lazio ha segnato 33 gol, ma la metà l'hanno fatta esattamente in due, con gli 8 gol di Kozak e i 5 di Tommaso Rocchi.
Gli schemi sono una cosa presunta, i gol sono una cosa certa. Non mi priverei mai dei dieci gol che oggi Tommaso Rocchi può garantire alla Lazio, nè dei 7/8 che può assicurare un Kozak che giochi, diciamo, 15/20 partite.
Magari arriva un Santa Cruz che devi pagare caro (vuole 2 milioni almeno d'ingaggio annuale, poiché a Manchester ne prende 2,2), e poi tutte le settimane devi stare a fare i conti con la sua cartilagine. I grandi giocatori si comprano perché servono, e non tanto per comprarli.
Invece Rocchi e Kozak saranno pure due asini, ma nel senso che sprizzano salute e scalpitano dalla voglia di fare gol e di sfondare. Il dottore non troppo vivo lasciamolo perciò a Manchester o in qualunque altra città che voglia accoglierlo: noi a Roma siamo ben serviti.
A quegli schemi che Santa Cruz garantisce sulla carta è adattissimo Kozak. A quegli altri schemi, più consueti e più risaputi, provvede benissimo un Rocchi che abbiamo definito un asino vivo, ma che in realtà è proprio un bel muletto, sempre pronto e scalpitante, integro fisicamente, e che la Fiorentina farebbe ponti d'oro per avere al posto di Jovetic e di Mutu.
E noi che ne abbiamo ancora bisogno, glielo andiamo a cedere per una manciata di euro? Lasciamo pure che siano gli ultimi milioni di euro che vale Rocchi: perchè, se fa dieci gol a Roma e arriva a 103, non sono forse soldi ben spesi?
Ci rifletta Lotito, ora che i fatti gli stanno dando ragione e che il perfetto accordo con Reja sta rilanciando sulla via della saggezza e della concretezza. Un'intesa così, ad esempio, Lotito non l'ha mai avuta con Delio Rossi. Eppure anche Delio era un fior di allenatore, forse solo un po' troppo ripiccoso.
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lunedì 23 agosto 2010
La LAZIO ha la quarta punta: SANTA CRUZ !
Altro colpaccio della Lazio: arriva la quarta punta, quella alta e forte per fare coppia con Floccari nelle partite di sfondamento.
Si chiama Roque SANTA CRUZ, è nato ad Asuncion nel Paraguay (ricordate Dionisio ARCE, " el valiente guarany"?), ha 29 anni, viene dal Manchester City, dove l'anno passato ha giocato 19 partite e segnato 3 gol.
Roberto Mancini se ne priva un po' a malincuore: alla Lazio viene in prestito con diritto di riscatto a 8 milioni. Ha giocato otto anni anche nelle file del Bayern Monaco, dove ha vinto 5 campionati, 7 coppe di Germania, una Champions League e una Coppa Intercontinentale.
Roque è alto 189 centimetri e pesa 83 chilogrammi. In Germania ha giocato 154 partite e segnato 31 gol.
Ha giocato in Inghilterra, prima del Manchester City, per due anni nelle file del Blackburn, disputando 76 partite e segnando 26 gol.
E' abbastanza in forma, e potrà giocare fin da domenica prossima nella trasferta contro la Sampdoria.
Roque è sposato con Giselle, e ha due figli, Tobias e Fiorella. Come hobby coltiva la musica e ama il computer.
Lo chiamano Rocky anche perché il suo fisico richiama quello del famoso pugile cinematografico.
Tra i giocatori che adora c'è anche un ex laziale: l'indimenticabile Marcelo Salas, il cileno delle meraviglie. Potrebbe essere un buon auspicio per il nuovo biancoceleste.
Ed ora il buon Liborio Kozak potrà partire davvero per Brescia, dove hanno molta fiducia in lui. Lo riavremo cresciuto fra dodici mesi.
Intanto godiamoci Hernanes e Santa Cruz, insieme a Zarate, Rocchi e Foggia (o Pasqualino andrà a Firenze alla corte di Mihajlovic?)
Si chiama Roque SANTA CRUZ, è nato ad Asuncion nel Paraguay (ricordate Dionisio ARCE, " el valiente guarany"?), ha 29 anni, viene dal Manchester City, dove l'anno passato ha giocato 19 partite e segnato 3 gol.
Roberto Mancini se ne priva un po' a malincuore: alla Lazio viene in prestito con diritto di riscatto a 8 milioni. Ha giocato otto anni anche nelle file del Bayern Monaco, dove ha vinto 5 campionati, 7 coppe di Germania, una Champions League e una Coppa Intercontinentale.
Roque è alto 189 centimetri e pesa 83 chilogrammi. In Germania ha giocato 154 partite e segnato 31 gol.
Ha giocato in Inghilterra, prima del Manchester City, per due anni nelle file del Blackburn, disputando 76 partite e segnando 26 gol.
E' abbastanza in forma, e potrà giocare fin da domenica prossima nella trasferta contro la Sampdoria.
Roque è sposato con Giselle, e ha due figli, Tobias e Fiorella. Come hobby coltiva la musica e ama il computer.
Lo chiamano Rocky anche perché il suo fisico richiama quello del famoso pugile cinematografico.
Tra i giocatori che adora c'è anche un ex laziale: l'indimenticabile Marcelo Salas, il cileno delle meraviglie. Potrebbe essere un buon auspicio per il nuovo biancoceleste.
Ed ora il buon Liborio Kozak potrà partire davvero per Brescia, dove hanno molta fiducia in lui. Lo riavremo cresciuto fra dodici mesi.
Intanto godiamoci Hernanes e Santa Cruz, insieme a Zarate, Rocchi e Foggia (o Pasqualino andrà a Firenze alla corte di Mihajlovic?)
Precampionato: KOZAK 8 gol, ROCCHI 5, ZARATE e GONZALEZ 3
Con il bell'esordio di HERNANES e la netta vittoria sul Deportivo La Corugna, si è chiuso il precampionato della Lazio, con 9 vittorie, 2 pareggi (di cui uno trasformato in vittoria per 4-3 sui calci di rigore), e 2 sconfitte, con 33 gol segnati e 9 subiti.
Il capocannoniere del precampionato è risultato il promettente Libor KOZAK con 8 reti, quasi una a partita. Al secondo posto Tommaso ROCCHI con 5 gol, e appaiati al terzo posto Maurito ZARATE e Alvaro GONZALEZ con 3 reti.
Seguono al quinto posto FLOCCARI, BRESCIANO, STENDARDO e DEL NERO, mentre al nono posto chiudono HERNANES, BROCCHI, DIAKITE', PINTOS, BIAVA e il giovanissimo DI MARIO.
Divisi per nazionalità, questi 14 giocatori sono metà italiani e metà stranieri: tra i 7 italiani ROCCHI 5, FLOCCARI, STENDARDO e DEL NERO 2, BROCCHI, BIAVA e DI MARIO 1.
Fra i sette stranieri: KOZAK 8, ZARATE e GONZALEZ 3, BRESCIANO 2, HERNANES, DIAKITE' e PINTOS 1.
Ovviamente FLOCCARI ed HERNANES figurano nelle retrovie solo perché la loro presenza in campo è stata di pochi minuti.
Da domenica si comincerà a fare sul serio.
Il capocannoniere del precampionato è risultato il promettente Libor KOZAK con 8 reti, quasi una a partita. Al secondo posto Tommaso ROCCHI con 5 gol, e appaiati al terzo posto Maurito ZARATE e Alvaro GONZALEZ con 3 reti.
Seguono al quinto posto FLOCCARI, BRESCIANO, STENDARDO e DEL NERO, mentre al nono posto chiudono HERNANES, BROCCHI, DIAKITE', PINTOS, BIAVA e il giovanissimo DI MARIO.
Divisi per nazionalità, questi 14 giocatori sono metà italiani e metà stranieri: tra i 7 italiani ROCCHI 5, FLOCCARI, STENDARDO e DEL NERO 2, BROCCHI, BIAVA e DI MARIO 1.
Fra i sette stranieri: KOZAK 8, ZARATE e GONZALEZ 3, BRESCIANO 2, HERNANES, DIAKITE' e PINTOS 1.
Ovviamente FLOCCARI ed HERNANES figurano nelle retrovie solo perché la loro presenza in campo è stata di pochi minuti.
Da domenica si comincerà a fare sul serio.
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curiosità
Giacinto e la Sirenetta - favola in versi 3
- Dormi, dormi, Helga - sembran dire
quegli occhi di animale sofferente
- dormi, perché il sonno può lenire
anche il dolore più cocente - 100
Helga fa un gesto anche al bambino
perché si riposi sul bel prato;
pure il cane si stende a lei vicino,
e dal dolore sembra consolato. 104
Dormirono due giorni, o chissà quanto;
e appena si destarono, di fronte,
una luce d'arancia e d'amaranto
tingeva intorno tutto l'orizzonte. 108
- Andiamo, andiamo, è ora ormai d'agire -
dice il bambino. Ed Helga, sorridente,
s'alzò decisa, senza più soffrire.
E il cane andò con loro agevolmente. 112
Andarono per ore, su una via
odorosa di glicini e di alloro.
Poi videro un'insegna d'osteria,
e cercarono un poco di ristoro. 116
L'oste sembrava un orco assai ringhioso;
li accolse con malgarbo, a muso duro.
- Oggi per noi è giorno di riposo!
Se volete, c'è un po' di pane scuro - 120
Ai nostri amici, tanta era la fame,
quel pane piacque più di una focaccia,
la più squisita di tutto il reame.
In un minuto, non ne restò traccia. 124
- Hai niente altro, padrone, per favore? -
chiese Giacinto in tono un po' pietoso.
La Sirenetta, intanto, con fervore
chiedeva al Cielo un dono più prezioso. 128
L'oste, adesso, si mostra più cortese,
e serve un piatto di verdura calda
e un vassoio di trote e maionese.
Il cuore del viandante si rinsalda. 132
- Dove andate? - con aria maliziosa
chiese l'oste ai ragazzi. - Mah...chissà!
Cerchiamo una sorgente misteriosa,
dove si attinge la felicità - 136
- Forse posso aiutarvi - disse l'uomo.
- Seguitemi...- E discesero pian piano
in una grotta grande come un duomo.
Spinse un sasso quadrato con la mano. 140
Un riquadro di luce celestina
apparve alla parete, e tutti intenti
vi guardarono dentro. Una stradina
si snodava tra boschi iridescenti. 144 (continua)
quegli occhi di animale sofferente
- dormi, perché il sonno può lenire
anche il dolore più cocente - 100
Helga fa un gesto anche al bambino
perché si riposi sul bel prato;
pure il cane si stende a lei vicino,
e dal dolore sembra consolato. 104
Dormirono due giorni, o chissà quanto;
e appena si destarono, di fronte,
una luce d'arancia e d'amaranto
tingeva intorno tutto l'orizzonte. 108
- Andiamo, andiamo, è ora ormai d'agire -
dice il bambino. Ed Helga, sorridente,
s'alzò decisa, senza più soffrire.
E il cane andò con loro agevolmente. 112
Andarono per ore, su una via
odorosa di glicini e di alloro.
Poi videro un'insegna d'osteria,
e cercarono un poco di ristoro. 116
L'oste sembrava un orco assai ringhioso;
li accolse con malgarbo, a muso duro.
- Oggi per noi è giorno di riposo!
Se volete, c'è un po' di pane scuro - 120
Ai nostri amici, tanta era la fame,
quel pane piacque più di una focaccia,
la più squisita di tutto il reame.
In un minuto, non ne restò traccia. 124
- Hai niente altro, padrone, per favore? -
chiese Giacinto in tono un po' pietoso.
La Sirenetta, intanto, con fervore
chiedeva al Cielo un dono più prezioso. 128
L'oste, adesso, si mostra più cortese,
e serve un piatto di verdura calda
e un vassoio di trote e maionese.
Il cuore del viandante si rinsalda. 132
- Dove andate? - con aria maliziosa
chiese l'oste ai ragazzi. - Mah...chissà!
Cerchiamo una sorgente misteriosa,
dove si attinge la felicità - 136
- Forse posso aiutarvi - disse l'uomo.
- Seguitemi...- E discesero pian piano
in una grotta grande come un duomo.
Spinse un sasso quadrato con la mano. 140
Un riquadro di luce celestina
apparve alla parete, e tutti intenti
vi guardarono dentro. Una stradina
si snodava tra boschi iridescenti. 144 (continua)
domenica 22 agosto 2010
HERNANES: ed è subito gol ! LAZIO vince 3-1
Sono bastati 40 minuti, ad Anderson HERNANES, per conquistare la Lazio e l'Olimpico. Entrato al 5' della ripresa, quando le due squadre erano sull'1-1 (rete di Zarate per la Lazio all'11', pareggio di Adrian al 23' per il La Corugna), il giovane centrocampista brasiliano ha subito dimostrato tutta la sua classe e di essere un vero signore del gioco del calcio.
Dopo una ventina di minuti di buoni interventi e iniziative, Hernanes si è scatenato in area spagnola costringendo il difensore Laure a un netto fallo da rigore, che Hernanes ha voluto battere e trasformare perentoriamente. 2-1: ed è subito gol!
Ancora 5' minuti, e il ragazzo ha inventato un lancio filtrante per Floccari, proiettandolo in una delle sue tipiche azioni di sfondamento. 3-1!
Non contento, Hernanes ha fornito un altro miracoloso pallone smarcante al suo connazionale Matuzalem, ma stavolta il bravissimo portiere Ramos ha impedito la realizzazione del quarto gol.
Sarebbe stato forse troppo anche per la brillante Lazio del secondo tempo. Ed ora non entusiasmiamoci troppo, e lasciamo crescere il ragazzo con tutta calma, senza forzature. Più tranquilli saremo, maggiori frutti si potranno raccogliere.
In difesa, nel primo tempo, sono affiorati ancora momenti di sbandamento, che hanno portato all'immancabile gol tagliagambe. Poi Muslera ha anche dovuto inventarsi due grandi interventi. Insomma, c'è molto da rivedere e da organizzare meglio.
Nel primo tempo Reja ha pesentato il 3-5-2, poi ripetuto pari pari anche nella ripresa. Sono scesi in campo Muslera; Biava, Stendardo,Dias; Lichtsteiner, Gonzalez, Ledesma, Mauri, Garrido; Rocchi, Zarate. In avanti hanno brillato Zarate, Rocchi e Mauri.
Nel secondo tempo sono subentrati Brocchi a Gonzalez, Matuzalem a Ledesma, Floccari a Rocchi, Radu a Biava, Foggia a Zarate: a ogni uomo il suo vice.
Poi, al 5' della ripresa, l'apoteosi dell'Olimpico per l'ingresso del profeta Hernanes al posto di Mauri. Al 30' entrano Berni per Muslera, Scaloni per Garrido e Del Nero per Lichtsteiner. Al 40' cinque minuti di gloria anche per Kozak, che ha preso il posto di Stendardo. Vedremo se il ragazzo di Praga resterà,poiché Lotito sembra che voglia proprio una quarta punta di una certa esperienza.Si parla addirittura del ritorno di Corradi, uno che, se non avesse 34 anni, sarebbe proprio adatto a fare il vice Cruz.
Dopo una ventina di minuti di buoni interventi e iniziative, Hernanes si è scatenato in area spagnola costringendo il difensore Laure a un netto fallo da rigore, che Hernanes ha voluto battere e trasformare perentoriamente. 2-1: ed è subito gol!
Ancora 5' minuti, e il ragazzo ha inventato un lancio filtrante per Floccari, proiettandolo in una delle sue tipiche azioni di sfondamento. 3-1!
Non contento, Hernanes ha fornito un altro miracoloso pallone smarcante al suo connazionale Matuzalem, ma stavolta il bravissimo portiere Ramos ha impedito la realizzazione del quarto gol.
Sarebbe stato forse troppo anche per la brillante Lazio del secondo tempo. Ed ora non entusiasmiamoci troppo, e lasciamo crescere il ragazzo con tutta calma, senza forzature. Più tranquilli saremo, maggiori frutti si potranno raccogliere.
In difesa, nel primo tempo, sono affiorati ancora momenti di sbandamento, che hanno portato all'immancabile gol tagliagambe. Poi Muslera ha anche dovuto inventarsi due grandi interventi. Insomma, c'è molto da rivedere e da organizzare meglio.
Nel primo tempo Reja ha pesentato il 3-5-2, poi ripetuto pari pari anche nella ripresa. Sono scesi in campo Muslera; Biava, Stendardo,Dias; Lichtsteiner, Gonzalez, Ledesma, Mauri, Garrido; Rocchi, Zarate. In avanti hanno brillato Zarate, Rocchi e Mauri.
Nel secondo tempo sono subentrati Brocchi a Gonzalez, Matuzalem a Ledesma, Floccari a Rocchi, Radu a Biava, Foggia a Zarate: a ogni uomo il suo vice.
Poi, al 5' della ripresa, l'apoteosi dell'Olimpico per l'ingresso del profeta Hernanes al posto di Mauri. Al 30' entrano Berni per Muslera, Scaloni per Garrido e Del Nero per Lichtsteiner. Al 40' cinque minuti di gloria anche per Kozak, che ha preso il posto di Stendardo. Vedremo se il ragazzo di Praga resterà,poiché Lotito sembra che voglia proprio una quarta punta di una certa esperienza.Si parla addirittura del ritorno di Corradi, uno che, se non avesse 34 anni, sarebbe proprio adatto a fare il vice Cruz.
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cronaca sportiva
All'INTER la Supercoppa- Stasera esordisce HERNANES
Subito Rafa Benitez ha fatto meglio di Mourinho: dove costui perdeva la Supercoppa a Pechino contro la Lazio, Benitez ha battuto la Roma per 3-1 conquistando questo primo "titulo"a San Siro.
Veramente la Roma aveva cominciato benissimo, con un gran gol di Riise su passaggio illuminante di un Totti in pieno spolvero. Però poi i giallorossi hanno cominciato a balbettare in difesa, e prima il "nostro" Pandev e poi due volte Eto'o hanno sistemato le cose per i nerazzurri, che rispetto all'anno scorso hanno perso Balotelli, ma per il resto sono rimasti intatti, con un grandissimo Maicon, il solito principesco Snejider e un Milito che, per quanto un po' in ombra, resta sempre un giocatore straordinario. In più c'è Mariga, centrocampista estremamente interessante, al quale ben presto dovranno fare largo.
Bene nella Roma, oltre a Totti, un Menez ispirato e un Cassetti in buona vena. Però Adriano dovrà ancora lavorare molto se vuole inserirsi con autorità. Molto da fare per Claudio Ranieri, ma il materiale che ha a disposizione è più che buono. Sul volto di Ranieri abbiamo potuto leggere prima una gioia infinita, poi una malinconica accettazione, quindi l'amarezza sempre più forte per la sconfitta. Che tutto sommato, poi, la Roma neanche meritava interamente, essendosi battuta con grande dignità.
Stasera tocca alla nostra Lazio, in amichevole contro il Deportivo La Corugna che non è squadra da prendere sottogamba.
Ci sarà l'esordio parziale del profeta Hernanes, che più di un quarto d'ora difficilmente potrà giocare, avendo finora saltato completamente la preparazione. Vedremo comunque di che pasta è fatto e se la Lazio può davvero sognare.
Si segnala un possibile accostamento finale fra Lazio e Ledesma. Lotito ha provveduto a convocare il nostro regista difensivo per lunedì 23, cioè domani. Ledesma ha detto che gli interessa veramente restare alla Lazio. Speriamo che mister Claudio faccio quel piccolo passetto in avanti che farebbe veramente felici tutti i tifosi della Lazio.
Comunque stasera vediamo di goderci i vari Floccari, Zarate, Rocchi, Muslera, Garrido, Dias, Bresciano, Brocchi, Gonzalez, Lichtsteiner e compagnia bella: come vedete, anche a noi i campioni bravi non mancano, e Reja ci farà il grande favore di
farli giocare magicamente bene insieme per un campionato che ci aspettiamo pieno assai più di luci che di ombre, anche se qualche ombra, si sa, non manca mai.
Se no, che Lazio sarebbe?
Veramente la Roma aveva cominciato benissimo, con un gran gol di Riise su passaggio illuminante di un Totti in pieno spolvero. Però poi i giallorossi hanno cominciato a balbettare in difesa, e prima il "nostro" Pandev e poi due volte Eto'o hanno sistemato le cose per i nerazzurri, che rispetto all'anno scorso hanno perso Balotelli, ma per il resto sono rimasti intatti, con un grandissimo Maicon, il solito principesco Snejider e un Milito che, per quanto un po' in ombra, resta sempre un giocatore straordinario. In più c'è Mariga, centrocampista estremamente interessante, al quale ben presto dovranno fare largo.
Bene nella Roma, oltre a Totti, un Menez ispirato e un Cassetti in buona vena. Però Adriano dovrà ancora lavorare molto se vuole inserirsi con autorità. Molto da fare per Claudio Ranieri, ma il materiale che ha a disposizione è più che buono. Sul volto di Ranieri abbiamo potuto leggere prima una gioia infinita, poi una malinconica accettazione, quindi l'amarezza sempre più forte per la sconfitta. Che tutto sommato, poi, la Roma neanche meritava interamente, essendosi battuta con grande dignità.
Stasera tocca alla nostra Lazio, in amichevole contro il Deportivo La Corugna che non è squadra da prendere sottogamba.
Ci sarà l'esordio parziale del profeta Hernanes, che più di un quarto d'ora difficilmente potrà giocare, avendo finora saltato completamente la preparazione. Vedremo comunque di che pasta è fatto e se la Lazio può davvero sognare.
Si segnala un possibile accostamento finale fra Lazio e Ledesma. Lotito ha provveduto a convocare il nostro regista difensivo per lunedì 23, cioè domani. Ledesma ha detto che gli interessa veramente restare alla Lazio. Speriamo che mister Claudio faccio quel piccolo passetto in avanti che farebbe veramente felici tutti i tifosi della Lazio.
Comunque stasera vediamo di goderci i vari Floccari, Zarate, Rocchi, Muslera, Garrido, Dias, Bresciano, Brocchi, Gonzalez, Lichtsteiner e compagnia bella: come vedete, anche a noi i campioni bravi non mancano, e Reja ci farà il grande favore di
farli giocare magicamente bene insieme per un campionato che ci aspettiamo pieno assai più di luci che di ombre, anche se qualche ombra, si sa, non manca mai.
Se no, che Lazio sarebbe?
sabato 21 agosto 2010
Giacinto e la Sirenetta - favola in versi - 2
Bussa alla porta del castello
la sirenetta, ma non ha risposta.
Ed ecco arriva bel bello
una fiammeggiante aragosta. 52
- Dammi la tua voce, per favore,
sirenetta, e la porta si aprirà:
quando un giorno troverai l'amore,
il tuo canto certo tornerà - 56
La porta del castello ora si è aperta,
ma la sirena il canto ha già perduto.
C'è una gran luce; i due entrano in fretta:
si serrano i battenti in un minuto. 60
Lungo un corridoio scintillante
vanno avanti quasi all'infinito.
Giacinto ora è un poco esitante:
si sente solo e stordito. 64
Vuol parlare con la Sirenetta:
lei scuote la testa, sperduta.
Agita le mani in fretta,
e gli fa capire che è muta. 68
Bisogna fermarsi, o andare avanti?
I due sono esitanti e assai dubbiosi.
Ma ecco comparire due giganti
dagli occhi infuocati e furiosi. 72
- Via di qua, cuccioli presuntuosi:
questa terra per voi è proibita.
Dovrete far lunghi giri tortuosi
per ritrovare la strada smarrita - 76
E con un improvviso spintone
buttan giù per una botola nascosta
i due miserelli. Un arpione
li afferra e li trascina senza sosta. 80
Helga, la Sirenetta,
ha le pinne ormai doloranti.
Che destino ora li aspetta?
Potranno ancora andare avanti? 84
Buio improvviso. Un tonfo violento.
Poi silenzio assoluto. E una luce
fievole, e un doloroso lamento.
Una porta aperta: chissà dove conduce... 88
E' un giardino pieno di violette.
E in un angolo, raggomitolato,
un cagnolino, che emette
un lungo gemito sconsolato. 92
Helga, con passi esitanti,
si avvicina e lo accarezza pian piano;
ed il cane, con occhi imploranti,
lecca la sua piccola mano. 96 (continua).
la sirenetta, ma non ha risposta.
Ed ecco arriva bel bello
una fiammeggiante aragosta. 52
- Dammi la tua voce, per favore,
sirenetta, e la porta si aprirà:
quando un giorno troverai l'amore,
il tuo canto certo tornerà - 56
La porta del castello ora si è aperta,
ma la sirena il canto ha già perduto.
C'è una gran luce; i due entrano in fretta:
si serrano i battenti in un minuto. 60
Lungo un corridoio scintillante
vanno avanti quasi all'infinito.
Giacinto ora è un poco esitante:
si sente solo e stordito. 64
Vuol parlare con la Sirenetta:
lei scuote la testa, sperduta.
Agita le mani in fretta,
e gli fa capire che è muta. 68
Bisogna fermarsi, o andare avanti?
I due sono esitanti e assai dubbiosi.
Ma ecco comparire due giganti
dagli occhi infuocati e furiosi. 72
- Via di qua, cuccioli presuntuosi:
questa terra per voi è proibita.
Dovrete far lunghi giri tortuosi
per ritrovare la strada smarrita - 76
E con un improvviso spintone
buttan giù per una botola nascosta
i due miserelli. Un arpione
li afferra e li trascina senza sosta. 80
Helga, la Sirenetta,
ha le pinne ormai doloranti.
Che destino ora li aspetta?
Potranno ancora andare avanti? 84
Buio improvviso. Un tonfo violento.
Poi silenzio assoluto. E una luce
fievole, e un doloroso lamento.
Una porta aperta: chissà dove conduce... 88
E' un giardino pieno di violette.
E in un angolo, raggomitolato,
un cagnolino, che emette
un lungo gemito sconsolato. 92
Helga, con passi esitanti,
si avvicina e lo accarezza pian piano;
ed il cane, con occhi imploranti,
lecca la sua piccola mano. 96 (continua).
venerdì 20 agosto 2010
LAZIO col fiato sospeso : vogliono rubarci Rocchi !
La Lazio, anzichè ritrovarsi con la quarta punta, rischia di perdere la seconda: Tommaso Rocchi!
Infatti la Fiorentina non vuole Zarate e non vuole Foggia, ma punta dritta dritta su quel ferro vecchio di 32 anni che - lui sì! - ha il gol in tasca e non ha mai fatto tante storie nel fare il suo dovere, riuscendo a totalizzare ben 93 gol nei suoi sei anni di carriera laziale.
Mihajlovic conosce bene i suoi polli: se i viola non possono contare su Mutu per la Champions, eccolo lì, quel pelato, anche bassetto, anche un po' cicciottello, ma dal cuore grande grande, e come tecnica io non lo metterei quasi dietro a nessuno, perchè sa fare gol bellissimi di destro, di sinistro, di testa, di tacco, di pallonetto e in tutti i modi in cui è bello ed entusiasmante fare gol.
L'ultimo grande gol di Tommaso Rocchi fu quello che, l'8 agosto di un anno fa, diede alla Lazio la superCoppa a Pechino, davanti al più grande portiere del mondo che si chiamava e si chiama Julio Cesar. Quello é il suo biglietto da visita: Lazio-Inter 2-0, veramente un pallonetto magico.
Vogliamo dar via un Rocchi così? E quanto ce lo faremo pagare, dai Della Valle? Cinque, sei milioni? E' vero che tutto dipende da lui, Tommaso, dalla sua voglia di giocare forse la sua ultima Champions League: ma sull'altro piatto della bilancia c'è la sua voglia di festeggiare presto il centesimo gol nelle file della magica Lazio, e, non si sa mai, ma stai a vedere che nell'agosto prossimo, mese favoloso per Rocchi, potrebbe davvero ritrovarsi ancora una volta a giocarsi una Champions con la bella maglia biancoceleste?
Io credo che Tommaso non ci lascerà. Non lo vedo ancora a raschiare il fondo delle sue risorse e a giocarsi le sue ultime carte. Lui vuole finire la sua carriera con la nostra maglia ultracentenaria. Lui è ormai il quinto dei nostri grandi idoli, alle spalle di Piola, Signori, Chinaglia e Giordano. Piccolo e silenzioso. Ma con un cuore grande come la sua pelata.
Si rassegni, Sinisa Mihajlovic. Rocchi è nostro. Guai a chi ce lo tocca.
Infatti la Fiorentina non vuole Zarate e non vuole Foggia, ma punta dritta dritta su quel ferro vecchio di 32 anni che - lui sì! - ha il gol in tasca e non ha mai fatto tante storie nel fare il suo dovere, riuscendo a totalizzare ben 93 gol nei suoi sei anni di carriera laziale.
Mihajlovic conosce bene i suoi polli: se i viola non possono contare su Mutu per la Champions, eccolo lì, quel pelato, anche bassetto, anche un po' cicciottello, ma dal cuore grande grande, e come tecnica io non lo metterei quasi dietro a nessuno, perchè sa fare gol bellissimi di destro, di sinistro, di testa, di tacco, di pallonetto e in tutti i modi in cui è bello ed entusiasmante fare gol.
L'ultimo grande gol di Tommaso Rocchi fu quello che, l'8 agosto di un anno fa, diede alla Lazio la superCoppa a Pechino, davanti al più grande portiere del mondo che si chiamava e si chiama Julio Cesar. Quello é il suo biglietto da visita: Lazio-Inter 2-0, veramente un pallonetto magico.
Vogliamo dar via un Rocchi così? E quanto ce lo faremo pagare, dai Della Valle? Cinque, sei milioni? E' vero che tutto dipende da lui, Tommaso, dalla sua voglia di giocare forse la sua ultima Champions League: ma sull'altro piatto della bilancia c'è la sua voglia di festeggiare presto il centesimo gol nelle file della magica Lazio, e, non si sa mai, ma stai a vedere che nell'agosto prossimo, mese favoloso per Rocchi, potrebbe davvero ritrovarsi ancora una volta a giocarsi una Champions con la bella maglia biancoceleste?
Io credo che Tommaso non ci lascerà. Non lo vedo ancora a raschiare il fondo delle sue risorse e a giocarsi le sue ultime carte. Lui vuole finire la sua carriera con la nostra maglia ultracentenaria. Lui è ormai il quinto dei nostri grandi idoli, alle spalle di Piola, Signori, Chinaglia e Giordano. Piccolo e silenzioso. Ma con un cuore grande come la sua pelata.
Si rassegni, Sinisa Mihajlovic. Rocchi è nostro. Guai a chi ce lo tocca.
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giovedì 19 agosto 2010
Riprendono le nostre rubriche
Con la ripresa del campionato, ormai sul binario di arrivo, riprendono le nostre tradizionali rubriche accompagnate da un buon successo nella stagione precedente.
Intanto, ad ogni giornata di campionato, la partita della Lazio sarà accompagnata dal nostro personale e originale commento, all'incirca un'ora - anzi, mezz'ora! - dalla conclusione dell'incontro.
Ad esempio: domenica 29 agosto la partita SAMPDORIA-LAZIO si concluderà alle ore 22.45, e voi avrete la cronaca-commento alle ore 23.15.
Altra rubrica molto interessante è il FANTACALCIO, con le sue settimanali classifiche di rendimento: tre giocatori per ognuno degli undici ruoli, un totale di trentasei nomi compresi tre allenatori. Inoltre pubblicheremo il podio dei tre migliori giocatori con tanto di leader settimanale; la formazione della settimana, e infine la Nazionale della settimana, con undici nomi completamente italiani.
Infine ripresenteremo IL GIOCO PIU' BELLO DEL MONDO, alla vigilia di ogni giornata di campionato: si possono indovinare i riultati numerici degli incontri (es: 3-1) ottenendo ben 5 punti; il risultato di parità, di vittoria o di sconfitta (un solo punto), e infine un punto per ciascuno dei realizzatori di tutti gli incontri di serie A.
Il punteggio massimo ottenuto l'anno scorso è stato di 39 punti: proviamo a batterlo? Ovviamente si tratta di un gioco puramente accademico, che ciascuno di voi potrà provare a fare per suo conto su un pezzo di carta.
Infatti il nostro scopo, come sempre, é di puro divertimento gratuito. E approfittiamo dell'occasione per strillare un vergognoso e faziosissimo FORZA LAZIO!
Intanto, ad ogni giornata di campionato, la partita della Lazio sarà accompagnata dal nostro personale e originale commento, all'incirca un'ora - anzi, mezz'ora! - dalla conclusione dell'incontro.
Ad esempio: domenica 29 agosto la partita SAMPDORIA-LAZIO si concluderà alle ore 22.45, e voi avrete la cronaca-commento alle ore 23.15.
Altra rubrica molto interessante è il FANTACALCIO, con le sue settimanali classifiche di rendimento: tre giocatori per ognuno degli undici ruoli, un totale di trentasei nomi compresi tre allenatori. Inoltre pubblicheremo il podio dei tre migliori giocatori con tanto di leader settimanale; la formazione della settimana, e infine la Nazionale della settimana, con undici nomi completamente italiani.
Infine ripresenteremo IL GIOCO PIU' BELLO DEL MONDO, alla vigilia di ogni giornata di campionato: si possono indovinare i riultati numerici degli incontri (es: 3-1) ottenendo ben 5 punti; il risultato di parità, di vittoria o di sconfitta (un solo punto), e infine un punto per ciascuno dei realizzatori di tutti gli incontri di serie A.
Il punteggio massimo ottenuto l'anno scorso è stato di 39 punti: proviamo a batterlo? Ovviamente si tratta di un gioco puramente accademico, che ciascuno di voi potrà provare a fare per suo conto su un pezzo di carta.
Infatti il nostro scopo, come sempre, é di puro divertimento gratuito. E approfittiamo dell'occasione per strillare un vergognoso e faziosissimo FORZA LAZIO!
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ALMEIDA: proviamoci ancora!
Molto buona la prova di Hugo Almeida ieri sera contro la Sampdoria, nelle file del Werder Brema, tra cui un velocissimo colpo di tacco, davvero spettacolare, in occasione del terzo gol del temutissimo Pizarro, sempre a segno contro le squadre italiane.
Ora Almeida, che è in scadenza di contratto, non potrà più giocare in Champions con altre squadre europee, e questo spianerebbe un po' la strada alla Lazio, a meno che il Werder non decida di tenerselo, rinunciando ai sei milioni di riscatto.
Tanto costa, Almeida, e tanto vuole pagare Lotito. Il problema è che il gigantesco giocatore portoghese, ua vera torre, prende d'ingaggio un milione e sei annui, e questa cifra fa arricciare il naso del nostro presidente, disposto ad arrivare a non oltre un milione e due, a meno che non si trovino altri sistemi di...spalmamento, un settore in cui Lotito lascialo perdere!
Ci sono insomma buone possibilità di avere davvero la quarta punta di ferro, e Lotito, ma forse ancora di più Reja, vorrebbe subito gettarla in campo a Marassi contro la Sampdoria nella domenica d'esordio del campionato. In effetti il duo Floccari-Almeida é quanto di meglio possa passare il convento in una difficile gara in trasferta: da quel che si è capito, con il buon Hugo ben pochi palloni si perdono, in avanti: trova sempre il modo di aggacciarli, di testa, di piede, di tacco e in ogni altra maniera possibile con quel suo corpaccio robusto e duttile nello stesso tempo.
Sarebbe proprio un acquisto intelligente, visto che Almeida ha solo 27 anni e può disputare ancora cinque campionati ad alto livello.
Dispiace per il giovane Kozak, che dovrà sistemarsi altrove (Brescia) in cerca di fortuna per un anno ancora. Anche Libor è uno che si farà, ne siamo più che sicuri.
Quanto a Rocchi, Zarate e Foggia, dovranno darci dentro di brutto per trovare spazi adeguati alle loro notevoli capacità.
Ora Almeida, che è in scadenza di contratto, non potrà più giocare in Champions con altre squadre europee, e questo spianerebbe un po' la strada alla Lazio, a meno che il Werder non decida di tenerselo, rinunciando ai sei milioni di riscatto.
Tanto costa, Almeida, e tanto vuole pagare Lotito. Il problema è che il gigantesco giocatore portoghese, ua vera torre, prende d'ingaggio un milione e sei annui, e questa cifra fa arricciare il naso del nostro presidente, disposto ad arrivare a non oltre un milione e due, a meno che non si trovino altri sistemi di...spalmamento, un settore in cui Lotito lascialo perdere!
Ci sono insomma buone possibilità di avere davvero la quarta punta di ferro, e Lotito, ma forse ancora di più Reja, vorrebbe subito gettarla in campo a Marassi contro la Sampdoria nella domenica d'esordio del campionato. In effetti il duo Floccari-Almeida é quanto di meglio possa passare il convento in una difficile gara in trasferta: da quel che si è capito, con il buon Hugo ben pochi palloni si perdono, in avanti: trova sempre il modo di aggacciarli, di testa, di piede, di tacco e in ogni altra maniera possibile con quel suo corpaccio robusto e duttile nello stesso tempo.
Sarebbe proprio un acquisto intelligente, visto che Almeida ha solo 27 anni e può disputare ancora cinque campionati ad alto livello.
Dispiace per il giovane Kozak, che dovrà sistemarsi altrove (Brescia) in cerca di fortuna per un anno ancora. Anche Libor è uno che si farà, ne siamo più che sicuri.
Quanto a Rocchi, Zarate e Foggia, dovranno darci dentro di brutto per trovare spazi adeguati alle loro notevoli capacità.
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cronaca sportiva
Giacinto e la Sirenetta - favola in versi - 1
C'era una volta un bambino
che si chiamava Giacinto;
era figlio di un contadino,
ma da grandi sogni era spinto. 4
Abitava in una casetta
sperduta nella campagna,
fra prati di verde erbetta
ai piedi di un'alta montagna. 8
Il padre si chiamava Giovanni,
era alto, forte, robusto;
aveva trentaquattr'anni
e lavorava di gusto. 12
La madre aveva nome Enrica,
era piccola, bruna e ridente;
attiva come una formica,
non si stancava mai di niente. 16
Giacinto aveva sette anni,
ed era un po' mingherlino;
combinava sempre malanni,
non stava fermo un momentino. 20
Un giorno Giacinto andò nel bosco,
e vide dei sassi brillare.
- E' qualcosa che non conosco!-
disse - e si mise a scavare. 24
Nella terra si aprì una scaletta,
e il bambino subito scese;
scendeva sempre più in fretta,
e arrivò a uno strano paese.28
Le case erano di corallo,
le fontane di acquamarina,
le finestre di puro cristallo,
e d'oro una grande piscina. 32
Il bimbo nell'acqua si getta,
e sempre più vi sprofonda,
quand'ecco una sirenetta
portarlo a cavallo di un'onda 36
giù per un gran mulinello,
fino a una verde vallata
e a un luminoso castello.
Ma c'é un drago che sbarra l'entrata. 40
Ha sette teste di fuoco,
piedi con ferrei uncini:
ha da sperare ben poco
chiunque gli si avvicini. 44
Si nasconde la sirenetta
in un cespuglio d'alghe vicino,
e con una soave canzonetta
addormenta il drago pian pianino. 48 (continua)
che si chiamava Giacinto;
era figlio di un contadino,
ma da grandi sogni era spinto. 4
Abitava in una casetta
sperduta nella campagna,
fra prati di verde erbetta
ai piedi di un'alta montagna. 8
Il padre si chiamava Giovanni,
era alto, forte, robusto;
aveva trentaquattr'anni
e lavorava di gusto. 12
La madre aveva nome Enrica,
era piccola, bruna e ridente;
attiva come una formica,
non si stancava mai di niente. 16
Giacinto aveva sette anni,
ed era un po' mingherlino;
combinava sempre malanni,
non stava fermo un momentino. 20
Un giorno Giacinto andò nel bosco,
e vide dei sassi brillare.
- E' qualcosa che non conosco!-
disse - e si mise a scavare. 24
Nella terra si aprì una scaletta,
e il bambino subito scese;
scendeva sempre più in fretta,
e arrivò a uno strano paese.28
Le case erano di corallo,
le fontane di acquamarina,
le finestre di puro cristallo,
e d'oro una grande piscina. 32
Il bimbo nell'acqua si getta,
e sempre più vi sprofonda,
quand'ecco una sirenetta
portarlo a cavallo di un'onda 36
giù per un gran mulinello,
fino a una verde vallata
e a un luminoso castello.
Ma c'é un drago che sbarra l'entrata. 40
Ha sette teste di fuoco,
piedi con ferrei uncini:
ha da sperare ben poco
chiunque gli si avvicini. 44
Si nasconde la sirenetta
in un cespuglio d'alghe vicino,
e con una soave canzonetta
addormenta il drago pian pianino. 48 (continua)
mercoledì 18 agosto 2010
Hernanes domenica sera contro il Deportivo La Coruna
Finalente vedremo in campo Hernanes! A sette giorni dall'inizio del campionato, il Profeta ci farà capire di che pasta è fatto, contro la forte squadra spagnola del Deportivo La Coruna.
Il classico centrocampista sarà schierato almeno per un tempo contro gli spagnoli, a poche ore dal suo arrivo da San Paolo, previsto per il giorno 20, venerdì, all'antivigilia dell'incontro.
Si presume che Edi Reja lo schieri alla base del rombo che vede al vertice Ledesma e ai lati Brocchi e Bresciano.
Hernanes farà da ponte di lancio al duo offensivo Floccari-Rocchi, attualmente il più quotato, ma anche Zarate avrà voce in capitolo in almeno uno dei due tempi, cercando di dar prova di aver assorbito e messo a frutto la frustata che gli ha dato l'allenatore come preavviso.
In difesa avremo l'altro quattro: davanti a Muslera vedremo Lichtsteiner, Dias, Stendardo e Garrido, non essendo ancora pronto il ristabilito Radu. Anche Biava avrà il suo spazio nella ripresa. Quanto a Zauri, ormai appare sicuro il rinnovo del prestito
alla Sampdoria, mentre dovrebbe restare Diakité, malgrado le voci che lo vogliono al Chievo.
Così dovrebbe essere anche per Pasqualino Foggia, anche se dalle parti di Firenze continuano a parlare di un interessamento della Fiorentina. Come si vede, molti sono i giocatori biancocelesti inseguiti sul mercato, a far capo da quel Ledesma che...tutti lo vogliono, ma la Lazio lo vuole più di tutti.
Ma torniamo alla bella amichevole di domenica 22 all'Olimpico alle ore 20.45.
Lazio-Deportivo La Coruna sarà il definitivo collaudo dei biancocelesti in vista del
prossimo campionato di serie A.Vedremo se le nostre ambizioni di disputare un gran bel campionato hanno davvero un concreto fondamento.
Il classico centrocampista sarà schierato almeno per un tempo contro gli spagnoli, a poche ore dal suo arrivo da San Paolo, previsto per il giorno 20, venerdì, all'antivigilia dell'incontro.
Si presume che Edi Reja lo schieri alla base del rombo che vede al vertice Ledesma e ai lati Brocchi e Bresciano.
Hernanes farà da ponte di lancio al duo offensivo Floccari-Rocchi, attualmente il più quotato, ma anche Zarate avrà voce in capitolo in almeno uno dei due tempi, cercando di dar prova di aver assorbito e messo a frutto la frustata che gli ha dato l'allenatore come preavviso.
In difesa avremo l'altro quattro: davanti a Muslera vedremo Lichtsteiner, Dias, Stendardo e Garrido, non essendo ancora pronto il ristabilito Radu. Anche Biava avrà il suo spazio nella ripresa. Quanto a Zauri, ormai appare sicuro il rinnovo del prestito
alla Sampdoria, mentre dovrebbe restare Diakité, malgrado le voci che lo vogliono al Chievo.
Così dovrebbe essere anche per Pasqualino Foggia, anche se dalle parti di Firenze continuano a parlare di un interessamento della Fiorentina. Come si vede, molti sono i giocatori biancocelesti inseguiti sul mercato, a far capo da quel Ledesma che...tutti lo vogliono, ma la Lazio lo vuole più di tutti.
Ma torniamo alla bella amichevole di domenica 22 all'Olimpico alle ore 20.45.
Lazio-Deportivo La Coruna sarà il definitivo collaudo dei biancocelesti in vista del
prossimo campionato di serie A.Vedremo se le nostre ambizioni di disputare un gran bel campionato hanno davvero un concreto fondamento.
Dialogo di un passeggero laziale e di un venditore di fumo calcistico
Come lo vedi, questo campionato?
Un po' più povero degli altri. Quasi tutte le squadre hanno perso qualche pezzo grosso e dovranno arrangiarsi. Però il vino del campionato italiano è sempre un vino eccellente.
Chi lotta per lo scudetto?
Per lo scudetto lottano in quattro: Inter 50, Milan 20, Juventus 15, Roma 15.
Niente da fare per le altre?
Assolutamente. Non possono lottare che per l'Europa League. A meno di un crisone gigantesco e imprevisto da parte di una del trio Milan-Juventus-Roma.
E la Lazio di Hernanes che può fare?
Sicuramente lottare per uno dei tre posti dell'Europa League, o per via di classifica (fino al settimo posto) oppure per via di Coppa Italia.
Quali sono le avversarie della Lazio per l'Europa?
Napoli 20, Sampdoria 20, Palermo 20, Fiorentina 20.
Dimentichi il Genoa?
Lo vedo un po' distratto. Per lo meno Preziosi. Troppo preso dai suoi giochi economici. Addirittura compra Boateng e poi lo presta al Milan. A che gioco gioca?
Siamo arrivati già a dieci squadre. Quali sono quelle che lotteranno per la salvezza?
Vedo un po' migliori delle altre il Catania, il Bari, il Parma, l'Udinese, il Cagliari e il Bologna. Ma non sono mica del tutto al sicuro! Per le altre quattro sarà una dura lotta.
Chi sono queste quattro?
Ormai non rimangono che le tre neopromosse Lecce Cesena e Brescia, e poi il Chievo, per il quale ogni anno diventa più difficile assumere il ruolo di rivelazione. La vita è diventata più dura per tutti: e ora il Chievo deve anche fare a meno di un allenatore-miracolo come il ciociaro Di Carlo passato alla Sampdoria.
Non ci saranno sorprese?
Sì, e su tutti e quattro i fronti: scudetto, champions, europa league e retrocessione. Ci sarà almeno una sorpresa per ciascun settore.
Un po' più povero degli altri. Quasi tutte le squadre hanno perso qualche pezzo grosso e dovranno arrangiarsi. Però il vino del campionato italiano è sempre un vino eccellente.
Chi lotta per lo scudetto?
Per lo scudetto lottano in quattro: Inter 50, Milan 20, Juventus 15, Roma 15.
Niente da fare per le altre?
Assolutamente. Non possono lottare che per l'Europa League. A meno di un crisone gigantesco e imprevisto da parte di una del trio Milan-Juventus-Roma.
E la Lazio di Hernanes che può fare?
Sicuramente lottare per uno dei tre posti dell'Europa League, o per via di classifica (fino al settimo posto) oppure per via di Coppa Italia.
Quali sono le avversarie della Lazio per l'Europa?
Napoli 20, Sampdoria 20, Palermo 20, Fiorentina 20.
Dimentichi il Genoa?
Lo vedo un po' distratto. Per lo meno Preziosi. Troppo preso dai suoi giochi economici. Addirittura compra Boateng e poi lo presta al Milan. A che gioco gioca?
Siamo arrivati già a dieci squadre. Quali sono quelle che lotteranno per la salvezza?
Vedo un po' migliori delle altre il Catania, il Bari, il Parma, l'Udinese, il Cagliari e il Bologna. Ma non sono mica del tutto al sicuro! Per le altre quattro sarà una dura lotta.
Chi sono queste quattro?
Ormai non rimangono che le tre neopromosse Lecce Cesena e Brescia, e poi il Chievo, per il quale ogni anno diventa più difficile assumere il ruolo di rivelazione. La vita è diventata più dura per tutti: e ora il Chievo deve anche fare a meno di un allenatore-miracolo come il ciociaro Di Carlo passato alla Sampdoria.
Non ci saranno sorprese?
Sì, e su tutti e quattro i fronti: scudetto, champions, europa league e retrocessione. Ci sarà almeno una sorpresa per ciascun settore.
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Critica sportiva
martedì 17 agosto 2010
Paese di Ciociaria - Sinossi - I miei ricordi 102
Un bambino di dieci anni osserva intorno il suo mondo: il suo paese, la guerra, la morte prematura del padre, la sofferenza, la fame, la crudeltà umana. Ma non ne esce una visione tragica: l'atmosfera rimane sospesa in un sentimento che oscilla sempre tra il dolore e la speranza, e riesce ad aprirsi un varco verso la serenità.
Un'infanzia amara eppure sorridente, intrisa di un amore mai rassegnato per la sua gente. Ne balza fuori il ritratto di un paese di Ciociaria antico e sempre nuovo, figure vere di uomini e donne descritte con curiosità e semplicità.
La forte immagine di Nonna Livia sembra dominare la scena. Ma ecco l'amato padre Memmuccio, col suo sorriso pieno di umanità; l'autorevole zia Agnese, ricca d'inventiva e di dinamismo; la cugina Maria Luigia, un autentico folletto dotato di creatività illimitata.
Poi il fratello Silvestro, gran signore in ogni suo atteggiamento; il primogenito Vito, il partigiano ventenne che diventa un secondo padre sacrificando i suoi anni più giovani; e Geltrude, la madre coraggio che riesce a tirare avanti da sola i sette figli, e nessuna avversità la piega.
Altre figure in primo piano; la cugina Marisa, amata in modo tenero e dolente; l'amico Santino, con la sua irresistibile passione per il pallone; Lisa di Cherubina, che lotta senza mai arrendersi contro la sventura.
Tante situazioni divertenti e malinconiche: Francesca che si fa suora; Ninì che fa leggere i suoi libri a tutto un paese; la bellezza e le insidie del lago di Canterno; il divertente teatrino di Pucci; gli audaci esperimenti del capocomico Silver Scialla; la passione continuamente affiorante per il teatro.
Al centro di tutto la guerra, la paura delle SS, le famiglie ebraiche nascoste, l'arrivo sempre rinviato degli alleati, le violenze dei conquistatori, la tragica scomparsa dei soldati italiani in Russia.
Il fascismo, ormai alla sua caduta, rivisitato senza odio, ma con preciso rifiuto dei suoi aspetti inaccettabili. Le prime lotte politiche, i contrasti, la difficoltosa rinascita, il progressivo spopolamento del paese di montagna.
Un paese di Ciociaria che rimane nella nostra mente, ripresentatoci a distanza di tanto tempo dai vivi ricordi di un bambino di dieci anni.
Un'infanzia amara eppure sorridente, intrisa di un amore mai rassegnato per la sua gente. Ne balza fuori il ritratto di un paese di Ciociaria antico e sempre nuovo, figure vere di uomini e donne descritte con curiosità e semplicità.
La forte immagine di Nonna Livia sembra dominare la scena. Ma ecco l'amato padre Memmuccio, col suo sorriso pieno di umanità; l'autorevole zia Agnese, ricca d'inventiva e di dinamismo; la cugina Maria Luigia, un autentico folletto dotato di creatività illimitata.
Poi il fratello Silvestro, gran signore in ogni suo atteggiamento; il primogenito Vito, il partigiano ventenne che diventa un secondo padre sacrificando i suoi anni più giovani; e Geltrude, la madre coraggio che riesce a tirare avanti da sola i sette figli, e nessuna avversità la piega.
Altre figure in primo piano; la cugina Marisa, amata in modo tenero e dolente; l'amico Santino, con la sua irresistibile passione per il pallone; Lisa di Cherubina, che lotta senza mai arrendersi contro la sventura.
Tante situazioni divertenti e malinconiche: Francesca che si fa suora; Ninì che fa leggere i suoi libri a tutto un paese; la bellezza e le insidie del lago di Canterno; il divertente teatrino di Pucci; gli audaci esperimenti del capocomico Silver Scialla; la passione continuamente affiorante per il teatro.
Al centro di tutto la guerra, la paura delle SS, le famiglie ebraiche nascoste, l'arrivo sempre rinviato degli alleati, le violenze dei conquistatori, la tragica scomparsa dei soldati italiani in Russia.
Il fascismo, ormai alla sua caduta, rivisitato senza odio, ma con preciso rifiuto dei suoi aspetti inaccettabili. Le prime lotte politiche, i contrasti, la difficoltosa rinascita, il progressivo spopolamento del paese di montagna.
Un paese di Ciociaria che rimane nella nostra mente, ripresentatoci a distanza di tanto tempo dai vivi ricordi di un bambino di dieci anni.
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memorie
LEDESMA+HERNANES una LAZIO "pensata"
Era un decennio che la Lazio non era più una squadra "pensata", ma soltanto improvvisata.
Il grande acquisto di HERNANES ha di colpo riportato la Lazio fra quelle squadre che hanno una struttura completa, organizzata da una parte all'altra del campo. Oggi la Lazio si può considerare una squadra di rango, che va posta di diritto alle spalle delle quattro grandi: Inter Milan Juventus e Roma. Dietro a loro sì, per forza, ma davanti a tutte le altre, alla pari con Napoli, Palermo, Sampdoria e Fiorentina. Queste nove sono le vere regine del campionato.
Perché tanta fiducia nella Lazio? Perchè i nomi che la compongono sono nomi di razza; perchè ha un allenatore concreto e intelligente; perchè finalmente anche la presidenza si è allineata alle esigenze della squadra.
Lotito ha capito, gradualmente, quale fosse il congegno di grande squadra nella mente di Edi Reja. Un grandissimo centrocampista alle spalle di un buon attacco. Un
forte portiere tu ce l'hai, e..."portiere para, grande squadra". Ma hai anche tanta gente brava in difesa: Dias, Radu, Lichtsteiner, Garrido, Stendardo, Biava, Zauri, Del Nero...E una mediana duttile e combattiva con Brocchi e Gonzalez, ma anche intelligente e intuitiva con Matuzalem, Bresciano e Mauri. Le punte? Se viene Almeida è il cacio sui maccheroni, se no vanno bene pure Floccari e Zarate, Rocchi e Foggia e lo stesso Kozak, un tipetto da non regalare a nessuno, ma solo da sgrossare strada facendo.
Sì, è una bella Lazio. E se Zarate si capisse un po' meglio da solo e la smettesse di fare la prima donna capricciosa per mirare più dritto verso la rete avversaria, sarebbero pasticci per tutti. La Lazio non è un'Inter, ma una "piccola Inter" sicuramente, una "vicegrande" a cui fare tanto di cappello.
Non deve vincere nessuno scudetto, ma qualcosa di buono sì. E per qualcosa di buono si deve intendere: 1° la Coppa Italia; 2° l'ingresso in Europa League.
Questo tipo di vino la nostra botte lo può produrre certamente, un vino leggero e frizzante come il gioco che ci aspettiamo possa cominciare a fermentare con l'arrivo in campo del "profeta".
Il grande acquisto di HERNANES ha di colpo riportato la Lazio fra quelle squadre che hanno una struttura completa, organizzata da una parte all'altra del campo. Oggi la Lazio si può considerare una squadra di rango, che va posta di diritto alle spalle delle quattro grandi: Inter Milan Juventus e Roma. Dietro a loro sì, per forza, ma davanti a tutte le altre, alla pari con Napoli, Palermo, Sampdoria e Fiorentina. Queste nove sono le vere regine del campionato.
Perché tanta fiducia nella Lazio? Perchè i nomi che la compongono sono nomi di razza; perchè ha un allenatore concreto e intelligente; perchè finalmente anche la presidenza si è allineata alle esigenze della squadra.
Lotito ha capito, gradualmente, quale fosse il congegno di grande squadra nella mente di Edi Reja. Un grandissimo centrocampista alle spalle di un buon attacco. Un
forte portiere tu ce l'hai, e..."portiere para, grande squadra". Ma hai anche tanta gente brava in difesa: Dias, Radu, Lichtsteiner, Garrido, Stendardo, Biava, Zauri, Del Nero...E una mediana duttile e combattiva con Brocchi e Gonzalez, ma anche intelligente e intuitiva con Matuzalem, Bresciano e Mauri. Le punte? Se viene Almeida è il cacio sui maccheroni, se no vanno bene pure Floccari e Zarate, Rocchi e Foggia e lo stesso Kozak, un tipetto da non regalare a nessuno, ma solo da sgrossare strada facendo.
Sì, è una bella Lazio. E se Zarate si capisse un po' meglio da solo e la smettesse di fare la prima donna capricciosa per mirare più dritto verso la rete avversaria, sarebbero pasticci per tutti. La Lazio non è un'Inter, ma una "piccola Inter" sicuramente, una "vicegrande" a cui fare tanto di cappello.
Non deve vincere nessuno scudetto, ma qualcosa di buono sì. E per qualcosa di buono si deve intendere: 1° la Coppa Italia; 2° l'ingresso in Europa League.
Questo tipo di vino la nostra botte lo può produrre certamente, un vino leggero e frizzante come il gioco che ci aspettiamo possa cominciare a fermentare con l'arrivo in campo del "profeta".
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Critica sportiva
lunedì 16 agosto 2010
REJA: voglio ALMEIDA, se no mi tengo KOZAK!
Meno 15. Mancano solo quindici giorni alla chiusura di mercato. Per la Lazio in entrata tutto è fatto, meno la quarta punta. Sentiamo Edy Reja.
-La quarta punta la voglio, ma deve essere come dico io: alta, forte, robusta, valida di testa, che fa da torre e da sponda per l'altro attraccante. Sono le caratteristiche di Hugo Almeida, e se possiamo averlo lo avremo. Il Werder Brema ce lo lascerebbe, ma il giocatore vuole due milioni a campionato, una cifra che noi non possiamo assolutamente permetterci. Nemmeno i titolari si avvicinano a quella cifra, e lui sarebbe solo il numero quattro. Allora: o lui riduce la sue pretese, o noi non cercheremo altri, perchè un quasi-Almeida noi già ce l'abbiamo in casa, è Libor Kozak, è alto, è forte, è robusto, sta imparando a girar bene la palla di testa, anche in rete; vuol dire che invece di andare a imparare altrove imparerà da noi. I suoi cinque/sei gol sarebbe bene in grado di farli, in una ventina di partite o spezzoni di partite che giocherebbe per noi. Comunque, questi quindici giorni dedichiamoli ancora ad Almeida. Poi si vedrà -
Molti i movimenti in uscita. Pintos andrà al Getafe, in Spagna, e il prossimo anno tornerà da noi e si vedrà se le leggi sono un po' cambiate.
Quel diavolaccio di Mobido Diakité ha molti estimatori, soprattutto il Chievo è convinto che nei suoi piedi e nella sua testa ci sia una forza esplosiva che lo vedrebbe crescere assai. Però Mobido può essere utilissimo alla Lazio.
Cribari, dispiaciuto dei fischi contro il Santander, è tentato dall'avventura in Grecia,
dove sicuramente farebbe bene. E' sempre un buon giocatore. Se la Lazio realizza qualcosa di apprezzabile, potrebbe lasciarlo andare via.
Infine il problema Ledesma. Le due parti si stanno accostando. La differenza di un milione spalmabile nei cinque anni del contratto. A metà strada, Lotito e il forte giocatore argentino potrebbero anche incontrarsi, con grande vantaggio per la Lazio. Uno come lui lo vorrebbero tutti, a partire dall'Inter.
-La quarta punta la voglio, ma deve essere come dico io: alta, forte, robusta, valida di testa, che fa da torre e da sponda per l'altro attraccante. Sono le caratteristiche di Hugo Almeida, e se possiamo averlo lo avremo. Il Werder Brema ce lo lascerebbe, ma il giocatore vuole due milioni a campionato, una cifra che noi non possiamo assolutamente permetterci. Nemmeno i titolari si avvicinano a quella cifra, e lui sarebbe solo il numero quattro. Allora: o lui riduce la sue pretese, o noi non cercheremo altri, perchè un quasi-Almeida noi già ce l'abbiamo in casa, è Libor Kozak, è alto, è forte, è robusto, sta imparando a girar bene la palla di testa, anche in rete; vuol dire che invece di andare a imparare altrove imparerà da noi. I suoi cinque/sei gol sarebbe bene in grado di farli, in una ventina di partite o spezzoni di partite che giocherebbe per noi. Comunque, questi quindici giorni dedichiamoli ancora ad Almeida. Poi si vedrà -
Molti i movimenti in uscita. Pintos andrà al Getafe, in Spagna, e il prossimo anno tornerà da noi e si vedrà se le leggi sono un po' cambiate.
Quel diavolaccio di Mobido Diakité ha molti estimatori, soprattutto il Chievo è convinto che nei suoi piedi e nella sua testa ci sia una forza esplosiva che lo vedrebbe crescere assai. Però Mobido può essere utilissimo alla Lazio.
Cribari, dispiaciuto dei fischi contro il Santander, è tentato dall'avventura in Grecia,
dove sicuramente farebbe bene. E' sempre un buon giocatore. Se la Lazio realizza qualcosa di apprezzabile, potrebbe lasciarlo andare via.
Infine il problema Ledesma. Le due parti si stanno accostando. La differenza di un milione spalmabile nei cinque anni del contratto. A metà strada, Lotito e il forte giocatore argentino potrebbero anche incontrarsi, con grande vantaggio per la Lazio. Uno come lui lo vorrebbero tutti, a partire dall'Inter.
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La vita
La vita è come l'albero della cuccagna: chi acchiappa magna.
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Il paese si spopola - I miei ricordi 101
Stava cominciando un fenomeno che apparve irreversibile e di enormi conseguenze: il graduale svuotamento dei paesi di montagna come Acuto, quando la città apparve il mito della rinascita, del lavoro per tutti, dello stipendio che risolveva tutti i problemi.
In dieci anni, la popolazione del mio paese, da tremila abitanti si riduceva a uno scarso migliaio. La magra campagna venne gradualmente abbandonata, le case si svuotarono e cominciò la loro progressiva decadenza.
Le famiglie persero uno alla volta i loro componenti: per prime partirono le forze giovani, che trovarono lavoro soprattutto nell'edilizia, ma anche nelle prime industrie
che nascevano alle periferie della Capitale. I più fortunati trovarono impiego nei ministeri, negli ospedali, negli enti parastatali, nel commercio.
Poi fu la volta delle forze di rincalzo: qualche genitore non troppo anziano, i secondogeniti in grado di affrontare le prime fatiche; poi le donne, anziane e ragazze, che finalmente uscivano dalle loro case per cominciare a collaudare la loro tanto invocata parità.
Così accadde a casa mia: il primogenito trovò lavoro già nel 1945, a 23 anni; il secondo lo seguì tre anni dopo, ma dovette a lungo penare in lavoretti di ripiego, sistemandosi stabilmente soltanto ai primi anni '50. A questo punto, con due stipendi, il gruppone familiare era maturo per il grande salto: nella primavera del 1952 ci trasferimmo in blocco a Roma, in un vecchio edificio di proprietà del Banco di Napoli (dove era impiegato il figlio maggiore) in Via Carlo Alberto, a un passo da Santa Maria Maggiore.
In soli sette anni il grande salto era compiuto: la cara casetta del paese ci vedeva tornare sporadicamente, al massimo per una ventina di giorni nell'estate, e cominciò la sua graduale decadenza.
Come era triste, d'altra parte, tornare lì dove eravamo stati così felici con nostro padre e con i tanti amici ormai perduti.
Ma non era stato facile, per noi, arrivare a quel 1952 che voleva dire l'inizio di una lenta e faticosa ripresa. Avevo appena undici anni, settembre 1945, e per me cominciò il lungo calvario dei collegi.
Infatti, prima che mi trasferissi anch'io nella Capitale, dovettero trascorrere altri otto anni,dal 1945 al 1953. Nel corso di questi otto anni, cambiando collegio tre volte tra Anagni ed Alatri, riuscii a compiere i miei studi, prima nella scuola media, poi al ginnasio, infine al liceo classico, e nell'ottobre del 1953, con uno strappo che non fu molto bene accetto in famiglia, riuscii finalmente a trasferirmi a Roma, iscrivendomi
all'ultimo anno del liceo classico Pilo Albertelli, ex Umberto I, proprio a fianco dell'abside di Santa Maria Maggiore.
Ma quest'ultima parte della mia adolescenza era ormai un mondo completamente diverso da quello della mia infanzia, alla quale ho deciso di dedicare le mie memorie.
Un giorno, chissà, forse parlerò anche della mia adolescenza e giovinezza, vissute in uno scenario completamente diverso.
In dieci anni, la popolazione del mio paese, da tremila abitanti si riduceva a uno scarso migliaio. La magra campagna venne gradualmente abbandonata, le case si svuotarono e cominciò la loro progressiva decadenza.
Le famiglie persero uno alla volta i loro componenti: per prime partirono le forze giovani, che trovarono lavoro soprattutto nell'edilizia, ma anche nelle prime industrie
che nascevano alle periferie della Capitale. I più fortunati trovarono impiego nei ministeri, negli ospedali, negli enti parastatali, nel commercio.
Poi fu la volta delle forze di rincalzo: qualche genitore non troppo anziano, i secondogeniti in grado di affrontare le prime fatiche; poi le donne, anziane e ragazze, che finalmente uscivano dalle loro case per cominciare a collaudare la loro tanto invocata parità.
Così accadde a casa mia: il primogenito trovò lavoro già nel 1945, a 23 anni; il secondo lo seguì tre anni dopo, ma dovette a lungo penare in lavoretti di ripiego, sistemandosi stabilmente soltanto ai primi anni '50. A questo punto, con due stipendi, il gruppone familiare era maturo per il grande salto: nella primavera del 1952 ci trasferimmo in blocco a Roma, in un vecchio edificio di proprietà del Banco di Napoli (dove era impiegato il figlio maggiore) in Via Carlo Alberto, a un passo da Santa Maria Maggiore.
In soli sette anni il grande salto era compiuto: la cara casetta del paese ci vedeva tornare sporadicamente, al massimo per una ventina di giorni nell'estate, e cominciò la sua graduale decadenza.
Come era triste, d'altra parte, tornare lì dove eravamo stati così felici con nostro padre e con i tanti amici ormai perduti.
Ma non era stato facile, per noi, arrivare a quel 1952 che voleva dire l'inizio di una lenta e faticosa ripresa. Avevo appena undici anni, settembre 1945, e per me cominciò il lungo calvario dei collegi.
Infatti, prima che mi trasferissi anch'io nella Capitale, dovettero trascorrere altri otto anni,dal 1945 al 1953. Nel corso di questi otto anni, cambiando collegio tre volte tra Anagni ed Alatri, riuscii a compiere i miei studi, prima nella scuola media, poi al ginnasio, infine al liceo classico, e nell'ottobre del 1953, con uno strappo che non fu molto bene accetto in famiglia, riuscii finalmente a trasferirmi a Roma, iscrivendomi
all'ultimo anno del liceo classico Pilo Albertelli, ex Umberto I, proprio a fianco dell'abside di Santa Maria Maggiore.
Ma quest'ultima parte della mia adolescenza era ormai un mondo completamente diverso da quello della mia infanzia, alla quale ho deciso di dedicare le mie memorie.
Un giorno, chissà, forse parlerò anche della mia adolescenza e giovinezza, vissute in uno scenario completamente diverso.
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domenica 15 agosto 2010
REJA : tutto bene, ma voglio la quarta punta!
Edy Reia è soddisfatto, dopo la vittoria per 3-1 della Lazio sul Levante. -La squadra è in pieno rodaggio, ma si comincia a intravvedere la linea giusta. Ci restano ancora due settimane per mettere le cose a posto. Ovviamente, è determinante l'arrivo di Hernanes che sarà il faro del nostro gioco. Mi aspetto comunque da Lotito l'arrivo di una quarta punta forte e robusta".
Così parò Reja. Ma questa storia della quarta punta rischia di diventare proverbiale. Si era cominciato con i dodici milioni di BOGHOSSIAN. Poi si è ripiegati sui dieci milioni di ALMEIDA. Si è scesi successivamente ai sei di PELLE'. No, ancora non va bene: ed allora ecco i 3 milioni del turco BAHADIR, e infine si è planati sul greco Pantelis KAPETANOS dello Steaua Bucarest, 2 milioni netti.E non sarebbe neanche da buttar via, avendo 27 anni, essendo alto 1,89 e avendo una discreta familiarità con il gol. Ma si farà?
Mancano ancora 15 giorni alla chiusura ufficiale del calciomercato, e ne sentiremo ancora della belle. Significativa la parabola da Boghossian a Kapetanos. Ma chi si accontenta gode. Se proprio dovesse andare tutto male, ci resta sempre Libor KOZAK, anni 21, un metro e 90, un po' rozzo nel gioco, ma state sicuri che quello, anche in campionato, i suoi 5/6 gol sarebbe in grado di farli.
Così parò Reja. Ma questa storia della quarta punta rischia di diventare proverbiale. Si era cominciato con i dodici milioni di BOGHOSSIAN. Poi si è ripiegati sui dieci milioni di ALMEIDA. Si è scesi successivamente ai sei di PELLE'. No, ancora non va bene: ed allora ecco i 3 milioni del turco BAHADIR, e infine si è planati sul greco Pantelis KAPETANOS dello Steaua Bucarest, 2 milioni netti.E non sarebbe neanche da buttar via, avendo 27 anni, essendo alto 1,89 e avendo una discreta familiarità con il gol. Ma si farà?
Mancano ancora 15 giorni alla chiusura ufficiale del calciomercato, e ne sentiremo ancora della belle. Significativa la parabola da Boghossian a Kapetanos. Ma chi si accontenta gode. Se proprio dovesse andare tutto male, ci resta sempre Libor KOZAK, anni 21, un metro e 90, un po' rozzo nel gioco, ma state sicuri che quello, anche in campionato, i suoi 5/6 gol sarebbe in grado di farli.
Cannonieri estivi: KOZAK 8 - ROCCHI 5 -GONZALEZ 3
Finora La Lazio ha sostenuto dodici incontri in amichevole, vincendo 9 volte (una ai calci di rigore), pareggiando una volta, perdendo due volte - con arabi e spagnoli.
Ha segnato 30 gol e ne ha subiti 8.
Di questi 30 gol, 8 portano la firma del ragazzo Kozak, quasi il 27 per cento, una rete su tre/quattro. Libor ha messo ha segno una gran bomba contro gli spagnoli del Levante, ieri pomeriggio a Fiuggi, su un filtrante invito del folletto Foggia. Ma che andiamo cercando una costosa quarta punta, che creerebbe solo problemi, dato che non dobbiamo disputare nessuna coppa, se non la Coppa Italia? (A proposito, per il terzo turno c'è un inedito Lazio-Portogruaro il 27 di ottobre).
Ricordiamo inoltre che, prima di Kozak, abbiamo già in qualche modo una quarta punta, quel Foggia che nessuno prende in considerazione più di tanto: ma che, va davvero a Firenze?
Al secondo posto, con ben 5 reti, una su sei sul conto totale, c'è il solito Rocchi, che...il lupo perde il pelo ma non il vizio. Rocchi intende arrivare al gol numero cento nella Lazio, e gliene mancano solo 7. Grazie, piccolo grande Tommaso.Tu conosci te stesso e ci sai stare, anche quando nessuno t'incorona.
Terzo in graduatoria nientemeno che Alvaro Gonzalez, da tutti poco considerato, ma ha già realizzato 3 gol, uno su dieci. Un hobby niente male per un centrocampista da fatica.
Con 2 gol seguono: Bresciano, Del Nero, Zarate e Stendardo. Molto bene tutti e quattro, fra i protagonisti delle partite estive.
Con 1 rete: Brocchi, Diakité, Pintos (che presteremo a una squadra spagnola), Biava, il giovanissimo Di Mario e infine Floccari, disponibile da pochissimi giorni. Lui, i gol si riserva di farli in campionato.
Ecco la graduatoria completa.
1. KOZAK 8
2. ROCCHI 5
3. GONZALEZ 3
4. ZARATE 2
4. BRESCIANO 2
4. DEL NERO 2
4. STENDARDO 2
8. FLOCCARI 1
8. BROCCHI 1
8. DIAKITE' 1
8. PINTOS 1
8. BIAVA 1
8. DI MARIO 1
In tutto, sono ben 13 i giocatori laziali andati a segno.
Ha segnato 30 gol e ne ha subiti 8.
Di questi 30 gol, 8 portano la firma del ragazzo Kozak, quasi il 27 per cento, una rete su tre/quattro. Libor ha messo ha segno una gran bomba contro gli spagnoli del Levante, ieri pomeriggio a Fiuggi, su un filtrante invito del folletto Foggia. Ma che andiamo cercando una costosa quarta punta, che creerebbe solo problemi, dato che non dobbiamo disputare nessuna coppa, se non la Coppa Italia? (A proposito, per il terzo turno c'è un inedito Lazio-Portogruaro il 27 di ottobre).
Ricordiamo inoltre che, prima di Kozak, abbiamo già in qualche modo una quarta punta, quel Foggia che nessuno prende in considerazione più di tanto: ma che, va davvero a Firenze?
Al secondo posto, con ben 5 reti, una su sei sul conto totale, c'è il solito Rocchi, che...il lupo perde il pelo ma non il vizio. Rocchi intende arrivare al gol numero cento nella Lazio, e gliene mancano solo 7. Grazie, piccolo grande Tommaso.Tu conosci te stesso e ci sai stare, anche quando nessuno t'incorona.
Terzo in graduatoria nientemeno che Alvaro Gonzalez, da tutti poco considerato, ma ha già realizzato 3 gol, uno su dieci. Un hobby niente male per un centrocampista da fatica.
Con 2 gol seguono: Bresciano, Del Nero, Zarate e Stendardo. Molto bene tutti e quattro, fra i protagonisti delle partite estive.
Con 1 rete: Brocchi, Diakité, Pintos (che presteremo a una squadra spagnola), Biava, il giovanissimo Di Mario e infine Floccari, disponibile da pochissimi giorni. Lui, i gol si riserva di farli in campionato.
Ecco la graduatoria completa.
1. KOZAK 8
2. ROCCHI 5
3. GONZALEZ 3
4. ZARATE 2
4. BRESCIANO 2
4. DEL NERO 2
4. STENDARDO 2
8. FLOCCARI 1
8. BROCCHI 1
8. DIAKITE' 1
8. PINTOS 1
8. BIAVA 1
8. DI MARIO 1
In tutto, sono ben 13 i giocatori laziali andati a segno.
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sabato 14 agosto 2010
Con LEDESMA la Lazio cresce:3-1 al Levante - Gonzalez Kozak Stendardo
Lazio male all'inizio, lenta, nervosa, tornata al 3-5-2 anche per le assenze forzate di Brocchi e di Zarate.
Così la Lazio nel primo tempo: Muslera; Biava, Stendardo Dias; Lichtsteiner, Gonzalez, Matuzalem, Mauri, Garrido; Floccari, Rocchi.
La Lazio segna all'11' su un affondo di Garrido: cross di Mauri, il "papino" Gonzalez realizza di testa.
Il Levante reagisce e pareggia dieci munuti dopo: fallaccio di Dias su Mono, realizza il rigore Munoz.
Il gioco risulta comunque inceppato: Lichtsteiner spinge ma non basta, mentre Garrido si tiene troppo sulla difensiva.
Reja corre ai ripari all'inizio della ripresa e cambia tre pedine: Scaloni subentra a Lichtsteiner, Del Nero prende il posto di Garrido, Kozak sostituisce Rocchi. Purtroppo il gioco non migliora. Nervosismo e anche una serie di brutti falli.
Il vero cambiamento é al 16': entrano in campo Ledesma, Foggia e Berni al posto di Mauri, Floccari e Muslera.
Subito Ledesma, con il bracciale di capitano, prende il comando del gioco, e Foggia gli dà una grande mano con la sua vivacità, sicché i duemila spettatori di Fiuggi cominciano ad applaudire. La Lazio passa così al 19': Foggia inventa un cross filtrante e preciso per la gran bordata di Kozak che insacca di prepotenza.
Ora il gioco fila senza problemi e al 45' arriva il 3-1 con un bel gol di testa di Stendardo che anticipa tutti su un calcio d'angolo battuto alla perfezione da Ledesma.
Tutto è bene quel che finisce bene. Però a Reja rimangono molti problemi da risolvere fin dall'impostazione della squadra. Hernanes ha sostenuto con successo le visite mediche, ma è tornato subito in Brasile per l'impegno con la nazionale, e non potrà essere a Roma prima del 18 agosto. Questo vuol dire che Reja avrà soltanto dieci giorni di tempo per tentare di mettere in piedi una squadra ragionata e in discreta forma fisica. In bocca al lupo.
Così la Lazio nel primo tempo: Muslera; Biava, Stendardo Dias; Lichtsteiner, Gonzalez, Matuzalem, Mauri, Garrido; Floccari, Rocchi.
La Lazio segna all'11' su un affondo di Garrido: cross di Mauri, il "papino" Gonzalez realizza di testa.
Il Levante reagisce e pareggia dieci munuti dopo: fallaccio di Dias su Mono, realizza il rigore Munoz.
Il gioco risulta comunque inceppato: Lichtsteiner spinge ma non basta, mentre Garrido si tiene troppo sulla difensiva.
Reja corre ai ripari all'inizio della ripresa e cambia tre pedine: Scaloni subentra a Lichtsteiner, Del Nero prende il posto di Garrido, Kozak sostituisce Rocchi. Purtroppo il gioco non migliora. Nervosismo e anche una serie di brutti falli.
Il vero cambiamento é al 16': entrano in campo Ledesma, Foggia e Berni al posto di Mauri, Floccari e Muslera.
Subito Ledesma, con il bracciale di capitano, prende il comando del gioco, e Foggia gli dà una grande mano con la sua vivacità, sicché i duemila spettatori di Fiuggi cominciano ad applaudire. La Lazio passa così al 19': Foggia inventa un cross filtrante e preciso per la gran bordata di Kozak che insacca di prepotenza.
Ora il gioco fila senza problemi e al 45' arriva il 3-1 con un bel gol di testa di Stendardo che anticipa tutti su un calcio d'angolo battuto alla perfezione da Ledesma.
Tutto è bene quel che finisce bene. Però a Reja rimangono molti problemi da risolvere fin dall'impostazione della squadra. Hernanes ha sostenuto con successo le visite mediche, ma è tornato subito in Brasile per l'impegno con la nazionale, e non potrà essere a Roma prima del 18 agosto. Questo vuol dire che Reja avrà soltanto dieci giorni di tempo per tentare di mettere in piedi una squadra ragionata e in discreta forma fisica. In bocca al lupo.
Quando l'amore è vero...I miei ricordi 100
Zia Agnese avrebbe voluto dare a ciascuna delle sue tre bellissime figlie, Livia, Marisa e Anna, un bel principe azzurro, che assicurasse a ciascuna di esse un brillante futuro.
Zia Agnese aveva una volontà di ferro, e nella vita, per quanto la riguardava, aveva ottenuto tutto.
Ma, quando c'è in gioco la volontà di un'altra persona, inutile star lì a lambiccarsi la testa: ognuno fa la propria volontà.
Così, amaramente, zia Agnese dovette rassegnarsi a tre matrimoni piccolo borghesi, poco più o poco meno, come capita a tutta la gente conmune. Ma prima di rassegnarsi...
Livia sposò Vittorio, un bravo ragazzo conosciuto in parrocchia a San Marcellino, e che abitava in via Labicana. Il loro intenso amore venne contrastato fino all'ultimo, inutilmente. Ebbero una bellissima bambina, Simonetta, per la quale Livia e Vittorio cominciarono a sognare un principe azzurro.
Ma Simonetta un'estate, proprio sotto casa, ad Acuto, s'innamorò di Alessio, figlio della lattaia e di un pastore. Ma un amore così grande, così intenso, che non servirono a nulla le proteste di zia Agnese, di Livia e di Vittorio. Anzi, finita l'estate, Simonetta si sposò con Alessio, e decise di restarsene per sempre ad Acuto, rispedendo in lagrime a Roma la nonna e i genitori. Un amore per sempre: Simonetta ed Alessio vissero felici
ad Acuto, e di Roma e delle sue grandezze se ne infischiarono.
Anche le altre due figlie di zia Agnese ebbero una sorte simile. Per qualche anno la madre si illuse di salvarle da un matrimonio qualunque, favorendo magari qualche amoruccio giovanile con ragazzi di un certo lignaggio.
Un anno Marisa fu corteggiata a lungo da un ragazzo di ottima famiglia, e zia Agnese non era scontenta. Ma questo ragazzo era terribilmente geloso, e pian piano Marisa se ne stancò. Quando conobbe Franco, un ragazzo semplice e affettuoso, capì che questa era la sua strada, e non stette a badare se fosse o no di alto lignaggio. Anche la loro è stata un'unione felice, perché basata su un amore sincero.
Pian piano le ambizioni di zia Agnese andarono scemando. Aveva capito la morale della favola. E diede subito il suo consenso quando Anna le presentò un altro Franco, che aveva un buon mestiere, ma nessun ascendente di rango.
Finalmente la zia aveva capito che al cuore non si comanda, e che nella vita non c'é niente di più bello di un amore vero, non basato sul calcolo. La dolce Simonetta, la sua primissima nipote, aveva dato alla nonna una lezione grande, che non sarebbe stata mai dimenticata (continua).
Zia Agnese aveva una volontà di ferro, e nella vita, per quanto la riguardava, aveva ottenuto tutto.
Ma, quando c'è in gioco la volontà di un'altra persona, inutile star lì a lambiccarsi la testa: ognuno fa la propria volontà.
Così, amaramente, zia Agnese dovette rassegnarsi a tre matrimoni piccolo borghesi, poco più o poco meno, come capita a tutta la gente conmune. Ma prima di rassegnarsi...
Livia sposò Vittorio, un bravo ragazzo conosciuto in parrocchia a San Marcellino, e che abitava in via Labicana. Il loro intenso amore venne contrastato fino all'ultimo, inutilmente. Ebbero una bellissima bambina, Simonetta, per la quale Livia e Vittorio cominciarono a sognare un principe azzurro.
Ma Simonetta un'estate, proprio sotto casa, ad Acuto, s'innamorò di Alessio, figlio della lattaia e di un pastore. Ma un amore così grande, così intenso, che non servirono a nulla le proteste di zia Agnese, di Livia e di Vittorio. Anzi, finita l'estate, Simonetta si sposò con Alessio, e decise di restarsene per sempre ad Acuto, rispedendo in lagrime a Roma la nonna e i genitori. Un amore per sempre: Simonetta ed Alessio vissero felici
ad Acuto, e di Roma e delle sue grandezze se ne infischiarono.
Anche le altre due figlie di zia Agnese ebbero una sorte simile. Per qualche anno la madre si illuse di salvarle da un matrimonio qualunque, favorendo magari qualche amoruccio giovanile con ragazzi di un certo lignaggio.
Un anno Marisa fu corteggiata a lungo da un ragazzo di ottima famiglia, e zia Agnese non era scontenta. Ma questo ragazzo era terribilmente geloso, e pian piano Marisa se ne stancò. Quando conobbe Franco, un ragazzo semplice e affettuoso, capì che questa era la sua strada, e non stette a badare se fosse o no di alto lignaggio. Anche la loro è stata un'unione felice, perché basata su un amore sincero.
Pian piano le ambizioni di zia Agnese andarono scemando. Aveva capito la morale della favola. E diede subito il suo consenso quando Anna le presentò un altro Franco, che aveva un buon mestiere, ma nessun ascendente di rango.
Finalmente la zia aveva capito che al cuore non si comanda, e che nella vita non c'é niente di più bello di un amore vero, non basato sul calcolo. La dolce Simonetta, la sua primissima nipote, aveva dato alla nonna una lezione grande, che non sarebbe stata mai dimenticata (continua).
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Noi non abbiamo né SNEJIDER né RONALDINHO: accontentiamoci
Dopo aver ammirato, ieri sera da Bari, le prodezze balistiche dei vari Snejider e Ronaldinho, noi laziali dobbiamo dar prova d'intelligenza, e ritenere che nel campionato che sta per cominciare noi non potremo mai stare a quell'altezza. Anche se il nostro profeta Hernanes dovesse far miracoli e meraviglie, esistono però strutture di quadra ben superiori alla nostra: quella dell'Inter, prima di tutto, e poi quella del Milan, e infine anche quella della Juventus. Se ci mettiamo almeno la Roma, noi al quarto posto non potremo aspirare mai, bisogna riconoscerlo, e avere pazienza, e aspettare una crescita lenta e progressiva, che ci porti almeno ad aspirare a una settima posizione, vale a dire al ritorno all'Europa League. Sarebbe almeno un traguardo di tutto rispetto.
Non sarà l'amichevole di Fiuggi con il Levante, per quanto bene possa andare, a farci ricredere da questa considerazione di base. Ci sono dei valori consolidati, nel calcio italiano, che, per quanti miracoli di buona volontà si possano realizzare, non ci consentiranno mai, ora come ora, di dare la scalata a qualcosa di più del settimo posto, che dopo il dodicesimo della scorsa stagione sarebbe già un grosso guadagno.
Stasera vedremo in campo Muslera; Lichtsteiner, Dias, Stendardo, Garrido; Brocchi, Ledesma, Gonzalez;Mauri (poi verrà Hernanes...); Zarate, Floccari. E abbiamo ancora altre buone carte da giocare come Rocchi, Matuzalem,Radu, Biava,Foggia, Diakité, Del Nero, Zauri e bella compagnia: possiamo star sicuri che il loro dovere lo faranno, ma non gli imponiamo traguardi impossibili.
Guardiamo la realtà e siamo umili. A noi basta, in fondo, compiere un bel passo in avanti rispetto all'anno scorso. Il passo che, tecnicamente, fummo in grado di fare dal famoso 21 aprile, quando la Lazio di Reja seppe esprimere una qualità di gioco notevole e raccogliere un bottino di punti che, se rapportato a un intero campionato, ci avrebbe consentito di raggiungere addirittura un quarto posto. Quel quarto posto che però la realtà obbiettiva del nostro campionato di serie A oggi ci nega, concedendoci al massimo, come traguardo presumibile, soltanto il settimo e l'ingresso nell'Europa League.
Non sarà l'amichevole di Fiuggi con il Levante, per quanto bene possa andare, a farci ricredere da questa considerazione di base. Ci sono dei valori consolidati, nel calcio italiano, che, per quanti miracoli di buona volontà si possano realizzare, non ci consentiranno mai, ora come ora, di dare la scalata a qualcosa di più del settimo posto, che dopo il dodicesimo della scorsa stagione sarebbe già un grosso guadagno.
Stasera vedremo in campo Muslera; Lichtsteiner, Dias, Stendardo, Garrido; Brocchi, Ledesma, Gonzalez;Mauri (poi verrà Hernanes...); Zarate, Floccari. E abbiamo ancora altre buone carte da giocare come Rocchi, Matuzalem,Radu, Biava,Foggia, Diakité, Del Nero, Zauri e bella compagnia: possiamo star sicuri che il loro dovere lo faranno, ma non gli imponiamo traguardi impossibili.
Guardiamo la realtà e siamo umili. A noi basta, in fondo, compiere un bel passo in avanti rispetto all'anno scorso. Il passo che, tecnicamente, fummo in grado di fare dal famoso 21 aprile, quando la Lazio di Reja seppe esprimere una qualità di gioco notevole e raccogliere un bottino di punti che, se rapportato a un intero campionato, ci avrebbe consentito di raggiungere addirittura un quarto posto. Quel quarto posto che però la realtà obbiettiva del nostro campionato di serie A oggi ci nega, concedendoci al massimo, come traguardo presumibile, soltanto il settimo e l'ingresso nell'Europa League.
venerdì 13 agosto 2010
Domani sera a FIUGGI torna una LAZIO nuova contro il LEVANTE
La Lazio torna in campo domani sera a Fiuggi, ancora contro una squadra spagnola, il Levante. Sarà anche questa volta un avversario duro, perchè più avanti con la praparazione, mentre si può dire che la Lazio finora ha giocato con i suoi trenta titolari, essendosi divertito il buon Reja a schierare mezze formazioni difensive da una parte e mezze formazioni offensive dall'altra, senza mai preoccuparsi di vedere in campo tutti insieme i migliori.
Sarà questa la volta buona. All'inizio del campionato mancano soltanto quindici giorni, e quindi è arrivato il momento di fare sul serio. Anche se manca tuttora quell'Hernanes che dovrà assumere la regia del gioco dal centrocampo in avanti, in un compito che prevede il potenziamento di una Lazio offensiva.
Terminata o quasi la campagna acquisti, ci sarà forse un solo ritocco in attacco per la quarta punta, che sarà probabilmente il greco Pantelis Kapetanos, militante in Romania nello Steaua, che ha disputato un buon campionato del mondo. Ha 27 anni, è alto 1.79, segna parecchie reti e non creerà grossi problemi nè a Floccari, nè a Zarate nè a Rocchi, ma si limiterà a fare il suo quando sarà chiamato in campo.
Inoltre Reja, una volta accertatto che Ledesma rinnoverà un accettabile contratto con la Lazio, ha deciso lo stop all'arrivo di un centrocampista.La Lazio ha i suoi bei mediani, da Brocchi a Gonzalez, daMatuzalem a Mauri, con la possibilità di far ricorso anche a Lichtsteiner e Del Nero per certe partite.
Ora piuttosto Reja dovrà porre mano alla scelta dei difensori titolari con uno schieramento a quattro stabilito come il migliore per far risaltare il compito di Hernanes. I laterali sono Lichtsteiner e Radu, i centrali senza dubbio Dias e forse Stendardo, ma con ottime possibilità d'inserimento anche di Biava e Zauri - se resta -
L'importante è stabilire l'ordine delle gerarchie, nel quale si può inserire benissimo Diakité. Come si vede, non abbiamo difensori mondiali, ma onesti lavoratori che devono credere al loro compito delicato. Dias, sostenuto da Hernanes, saprà assumere la guida del reparto arretrato assieme a Ledesma.
In avanti stiamo benino, con un Floccari rinnovato fisicamente e un Rocchi e uno Zarate che puntano al rilancio. E non dimentichiamo che c'è anche Foggia. Bisogna vedere quanto inciderà alle loro spalle un eccellente organizzatore di trame come Hernanes. Da lui dipenderà molto della Lazio nuova.
Hernanes arriva domani e ovviamente non sarà della partita. Lui lo aspettiamo in campo la prossima settimana: tanto, è già ben rodato.
Sarà questa la volta buona. All'inizio del campionato mancano soltanto quindici giorni, e quindi è arrivato il momento di fare sul serio. Anche se manca tuttora quell'Hernanes che dovrà assumere la regia del gioco dal centrocampo in avanti, in un compito che prevede il potenziamento di una Lazio offensiva.
Terminata o quasi la campagna acquisti, ci sarà forse un solo ritocco in attacco per la quarta punta, che sarà probabilmente il greco Pantelis Kapetanos, militante in Romania nello Steaua, che ha disputato un buon campionato del mondo. Ha 27 anni, è alto 1.79, segna parecchie reti e non creerà grossi problemi nè a Floccari, nè a Zarate nè a Rocchi, ma si limiterà a fare il suo quando sarà chiamato in campo.
Inoltre Reja, una volta accertatto che Ledesma rinnoverà un accettabile contratto con la Lazio, ha deciso lo stop all'arrivo di un centrocampista.La Lazio ha i suoi bei mediani, da Brocchi a Gonzalez, da
Ora piuttosto Reja dovrà porre mano alla scelta dei difensori titolari con uno schieramento a quattro stabilito come il migliore per far risaltare il compito di Hernanes. I laterali sono Lichtsteiner e Radu, i centrali senza dubbio Dias e forse Stendardo, ma con ottime possibilità d'inserimento anche di Biava e Zauri - se resta -
L'importante è stabilire l'ordine delle gerarchie, nel quale si può inserire benissimo Diakité. Come si vede, non abbiamo difensori mondiali, ma onesti lavoratori che devono credere al loro compito delicato. Dias, sostenuto da Hernanes, saprà assumere la guida del reparto arretrato assieme a Ledesma.
In avanti stiamo benino, con un Floccari rinnovato fisicamente e un Rocchi e uno Zarate che puntano al rilancio. E non dimentichiamo che c'è anche Foggia. Bisogna vedere quanto inciderà alle loro spalle un eccellente organizzatore di trame come Hernanes. Da lui dipenderà molto della Lazio nuova.
Hernanes arriva domani e ovviamente non sarà della partita. Lui lo aspettiamo in campo la prossima settimana: tanto, è già ben rodato.
giovedì 12 agosto 2010
La valigia della zia - I miei ricordi 99
Non so se fossimo maleducati e poco graditi, ma quando arrivavano le zie da Roma con le loro enormi valigie, noi due o tre più piccoli nipoti di Acuto eravamo sempre lì a curiosare. Tanti erano i nostri "ooh" di meraviglia alla Povia, e tanta la loro contentezza nel vederci contenti, che oggi sono propizio a credere che quel momento era bello proprio per le nostre carissime zie.
Agli zii avevamo già pensato in precedenza, andando a salutarli quando erano ancora per via, rigorosamente dalla stazioncina della Roma-Fiuggi, poiché macchine private, in quel tempo, ancora non esistevano. I cari zii Peppino e Peppone, il primo specilmente, che era il più affettuoso, non ci facevano mai mancare le loro monetine di piccola o media taglia, con le quali provedevamo alle nostre piccolissime spese settimanali.
Ma lo spettacolo vero era l'apertura della grande valigia, quella con le sorprese, per i nipotini. Zia Agnese la piazzava proprio davanti al caminetto della cucina di nonna Livia, che d'estate raramente era in funzione.
L'apertura era preceduta da un inconfondibile odore: quello del pane di Roma. Le rosette o gli sfilatini, di preferenza le prime. Noi, abituati alle nostre grandi pagnotte che affettavamo con molta prudenza, e che magari dopo sette giorni non avevano più odore né fragranza, captavamo con piacere con le narici quell'odorino dolciastro delle rosette, che addentavamo subito con gioia con un piccolo companatico, di solito un formaggino triangolare o, al limite, anche senza nulla: tanto la rosetta si manteneva abbastanza morbida e saportita anche a distanza di dodici ore.
Quella valigia era piena di tanti pensierini che le nostre cuginette di Roma ci riservavano. Marisa, di tre anni più grande di me, non si dimenticava mai di farmi avere un piccolo libro, che all'inizio era quello che riproducava la forma di un cagnolino o di un porcellino o di una casetta dal tetto fumante. Poi, man mano che diventavamo più grandi, il libro diventava più significativo: un bel romanzo per ragazzi, di solito della collezione Salani di Firenze, che allora andava per la maggiore. Quel dono lì aveva per me un valore molto grande, dato che la lettura era forse la cosa che più mi appassionava.
Non mancava però qualche giocattolino comprato appositamente per noi: una trombetta, un cavalluccio di legno, un'automobilina di latta con la sirena.
Generosi gli zii, generose le cuginette, a noi particolarmente care: compagne dei nostri giochi, sempre allegre e particolarmente ricche di humor, si divertivano a farci fare le più matte risate e a raccontarci le più inverosimili avventure.
Se era una gioia per noi, questo periodico loro ritorno al paese lo era soprattutto per loro: a Roma stavano benissimo, avevano tante amiche ed amici e tanti negozi vivino casa, specialmente la cartolibreria Mario Buzzoli lì a via Merulana, cinque portoni più avanti del 11o che torreggiava di fronte alla Chiesa di S. Anna, tra il cinema Brancaccio e via Ruggero Bonghi dove erano le loro scuole, sia le elementari che le medie. Luoghi che anche noi conoscevamo benissimo, tale era l'amore tra le nostre famiglie.
Ma per loro, tornare ad Acuto per qualche giorno rappresentava la felicità suprema, quasi un pieno recupero delle loro vere radici e della loro vera identità, che comprendeva questo scambio affettuoso tra cugini che si volevano bene (continua).
Agli zii avevamo già pensato in precedenza, andando a salutarli quando erano ancora per via, rigorosamente dalla stazioncina della Roma-Fiuggi, poiché macchine private, in quel tempo, ancora non esistevano. I cari zii Peppino e Peppone, il primo specilmente, che era il più affettuoso, non ci facevano mai mancare le loro monetine di piccola o media taglia, con le quali provedevamo alle nostre piccolissime spese settimanali.
Ma lo spettacolo vero era l'apertura della grande valigia, quella con le sorprese, per i nipotini. Zia Agnese la piazzava proprio davanti al caminetto della cucina di nonna Livia, che d'estate raramente era in funzione.
L'apertura era preceduta da un inconfondibile odore: quello del pane di Roma. Le rosette o gli sfilatini, di preferenza le prime. Noi, abituati alle nostre grandi pagnotte che affettavamo con molta prudenza, e che magari dopo sette giorni non avevano più odore né fragranza, captavamo con piacere con le narici quell'odorino dolciastro delle rosette, che addentavamo subito con gioia con un piccolo companatico, di solito un formaggino triangolare o, al limite, anche senza nulla: tanto la rosetta si manteneva abbastanza morbida e saportita anche a distanza di dodici ore.
Quella valigia era piena di tanti pensierini che le nostre cuginette di Roma ci riservavano. Marisa, di tre anni più grande di me, non si dimenticava mai di farmi avere un piccolo libro, che all'inizio era quello che riproducava la forma di un cagnolino o di un porcellino o di una casetta dal tetto fumante. Poi, man mano che diventavamo più grandi, il libro diventava più significativo: un bel romanzo per ragazzi, di solito della collezione Salani di Firenze, che allora andava per la maggiore. Quel dono lì aveva per me un valore molto grande, dato che la lettura era forse la cosa che più mi appassionava.
Non mancava però qualche giocattolino comprato appositamente per noi: una trombetta, un cavalluccio di legno, un'automobilina di latta con la sirena.
Generosi gli zii, generose le cuginette, a noi particolarmente care: compagne dei nostri giochi, sempre allegre e particolarmente ricche di humor, si divertivano a farci fare le più matte risate e a raccontarci le più inverosimili avventure.
Se era una gioia per noi, questo periodico loro ritorno al paese lo era soprattutto per loro: a Roma stavano benissimo, avevano tante amiche ed amici e tanti negozi vivino casa, specialmente la cartolibreria Mario Buzzoli lì a via Merulana, cinque portoni più avanti del 11o che torreggiava di fronte alla Chiesa di S. Anna, tra il cinema Brancaccio e via Ruggero Bonghi dove erano le loro scuole, sia le elementari che le medie. Luoghi che anche noi conoscevamo benissimo, tale era l'amore tra le nostre famiglie.
Ma per loro, tornare ad Acuto per qualche giorno rappresentava la felicità suprema, quasi un pieno recupero delle loro vere radici e della loro vera identità, che comprendeva questo scambio affettuoso tra cugini che si volevano bene (continua).
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La Lazio vera non è quella contro il Santander - Aspettando HERNANES
La Lazio vera non è quella contro il Santander. Un centrocampo appena abbozzato sul modulo 3-1-2 ci ha fatto rimediare una figuraccia contro gli spagnoli, più rodati e più freschi di noi. La prima controprova l'avremo fra un paio di giorni contro il Levante, quando ci staremo un po' più accorti in difesa, e sopratutto l'avremo quando arriverà il nostro Profeta del centrocampo, il magico Hernanes.
Ora ci vuole solo pazienza. Lotito e Reja devono mettere a segno quei due colpacci (un altro centrocampista di buon valore e una quarta punta dal gran fisico e dal gol facile). Per ora godiamoci l'abbozzo d'intesa fra Zarate e Floccari, che alla fine del primo tempo hanno dato vita a un gran bel gol che poteva rimetterci in corsa, e invece sono sopraggiunte ancora altre magagne fra centrocampo e difesa che ci hanno riportato un po' indietro nel tempo, quando Reja non aveva ancor a cominciato a cementare il gioco della squadra.
Dietro, bene per ora solo Dias, che quando avrà al suo fianco l'amico Hernanes vedrà anche rinsaldate le sue qualità di leader difensivo.
Sono invece ancora da rodare due elementi fondamentali del centrocampo, Ledesma e Brocchi, che nella primavera passata hanno costituito il fulcro della squadra e del suo apprezzabile gioco. Anche Rocchi, che rappresenta la nostra punta più penetrante, almeno per ora, deve trovare la sua vera condizione, che però in altri incontri del precampionasto si era cominciata già a intravvedere, con la realizzaione di ben 5 gol dopo i 7 del giovane Kozak, che ancora va sgrossato.
Si fanno altri nomi per centrocampo e attacco della Lazio, ma noi insisteremmo per Almeida e forse per Stefen Ireland. Comunque crediamo che una Lazio così brutta e così capace di attirarere i fischi del pubblico sull'1-3 dai modesti santanderini non la rivedremo più, ma vedremo una formazione più accorta e giudiziosa, che comincerà a individuare gli undici della formazione tipo dopo i troppi esperimenti del precampionato, quando non sì è mai vista in campo per due volte di seguito la stessa formazione e troppi erano gli assenti d irilievo come Muslera, Garrido, Hernanes e compagnia bella.
Aspettiamo ancora un paio di giorni e rivedreemo in campo una Lazio bella e promettente. Parola di tutti i campioni che la compongono.
Ora ci vuole solo pazienza. Lotito e Reja devono mettere a segno quei due colpacci (un altro centrocampista di buon valore e una quarta punta dal gran fisico e dal gol facile). Per ora godiamoci l'abbozzo d'intesa fra Zarate e Floccari, che alla fine del primo tempo hanno dato vita a un gran bel gol che poteva rimetterci in corsa, e invece sono sopraggiunte ancora altre magagne fra centrocampo e difesa che ci hanno riportato un po' indietro nel tempo, quando Reja non aveva ancor a cominciato a cementare il gioco della squadra.
Dietro, bene per ora solo Dias, che quando avrà al suo fianco l'amico Hernanes vedrà anche rinsaldate le sue qualità di leader difensivo.
Sono invece ancora da rodare due elementi fondamentali del centrocampo, Ledesma e Brocchi, che nella primavera passata hanno costituito il fulcro della squadra e del suo apprezzabile gioco. Anche Rocchi, che rappresenta la nostra punta più penetrante, almeno per ora, deve trovare la sua vera condizione, che però in altri incontri del precampionasto si era cominciata già a intravvedere, con la realizzaione di ben 5 gol dopo i 7 del giovane Kozak, che ancora va sgrossato.
Si fanno altri nomi per centrocampo e attacco della Lazio, ma noi insisteremmo per Almeida e forse per Stefen Ireland. Comunque crediamo che una Lazio così brutta e così capace di attirarere i fischi del pubblico sull'1-3 dai modesti santanderini non la rivedremo più, ma vedremo una formazione più accorta e giudiziosa, che comincerà a individuare gli undici della formazione tipo dopo i troppi esperimenti del precampionato, quando non sì è mai vista in campo per due volte di seguito la stessa formazione e troppi erano gli assenti d irilievo come Muslera, Garrido, Hernanes e compagnia bella.
Aspettiamo ancora un paio di giorni e rivedreemo in campo una Lazio bella e promettente. Parola di tutti i campioni che la compongono.
domenica 8 agosto 2010
Il rinfresco di Nando - I miei ricordi 98
Quando, l'estate, da Roma arrivava tutta la torma dei cugini, quasi una dozzina fra le tre famiglie, per noi bambini di Acuto era una grande gioia. Venivano a villeggiare nei tre piccoli appartamenti che nonna Livia aveva assegnato loro nella sua grande casa, e c'era spazio e allegria per tutti. Ogni zia aveva un paio di camere, un balcone, l'uso di bagni e cucina, e poi nonna Livia cedeva volentieri anche il suo appartamento con la grande camera da pranzo, riservata per i giorni di festa che poi erano più frequenti dei giorni feriali.
Noi cugini più piccoli eravamo sempre lì intorno, a vedere, a curiosare, a sperare anche che qualcuna delle leccornie che gli zii portavano da Roma toccasse anche a noi.
Gli zii di Roma erano famiglie agiate, non dovevano lesinare nulla, e prima di venire in vacanza in montagna magari erano già stati per un mese al mare: amavano, ad esempio, la spiaggia di Tortoreto in Abruzzo, e ci andavano tutti gli anni.
Soprattutto stava bene la famiglia di zia Amalia e di zio Peppino junior, detto zio Peppone perché era più giovane di età, ma fisicamente molto più grande dell'altro zio Peppino, il marito di zia Agnese, quello di via Merulana.
Zio Peppone era il capocuoco del Collegio Nazareno, un vero e proprio chef, aveva una buonissima paga e soprattutto la possibilità d'integrarla con la mensa del collegio:
carne, verdure, frutta e anche dolci in abbondanza.
I dolcetti erano la nostra attrattiva. Molto apprezzati erano i formaggini di nocciola, le primissime specialità della Ferrero. Quando i collegiali erano in vacanza, zio Peppino navigava nell'abbondanza, e portava spesso qualcosa a casa per non farla sciupare.
Così, quando zia Amalia arrivava con i suoi valigioni, era festa e allegria anche per noi.
Un giorno, di pomeriggio, io e la mia piccola cugina di Acuto, Maria Pia, ci recammo da nonna Livia accarezzando questa speranza. Ma era un giorno un po' magro e non trovammo niente, tranne un cugino parecchio più grande di noi, Nando, che era sui sedici anni ed era in vena di scherzi.
- Siete venuti per il rinfresco? - ci disse con aria carica di promesse. - Sedetevi lì su quei due scalini e aspettate -
Erano i due scalini che dalla cucina portavano alla grande sala da pranzo.
Nando, con aria di noncuranza, si accostò al lavandino dela cucina di nonna, aprì il rubinetto, prese una bella manciata d' acqua e ce la lanciò sulla faccia. - Questo è il rinfresco! -. disse ridendo.
Per fortuna era un pomeriggio di quelli torridi, e la piccola doccia ci rinfrescò senza darci alcun fastidio, ma eravamo amareggiati per la beffa. Però Nando non era cattivo: anzi! Andò alla credenza di nonna, prese due di quei famosi formaggini alla nocciola per cui eravamo venuti, e ce li diede facendosi perdonare, rendendoci doppiamente felici.
Nando era il maggiore dei figli di zia Amalia, l'ultima delle cinque figlie di nonna Livia, e quella che era stata più fortunata nel suo matrimonio con zio Peppone (continua).
Noi cugini più piccoli eravamo sempre lì intorno, a vedere, a curiosare, a sperare anche che qualcuna delle leccornie che gli zii portavano da Roma toccasse anche a noi.
Gli zii di Roma erano famiglie agiate, non dovevano lesinare nulla, e prima di venire in vacanza in montagna magari erano già stati per un mese al mare: amavano, ad esempio, la spiaggia di Tortoreto in Abruzzo, e ci andavano tutti gli anni.
Soprattutto stava bene la famiglia di zia Amalia e di zio Peppino junior, detto zio Peppone perché era più giovane di età, ma fisicamente molto più grande dell'altro zio Peppino, il marito di zia Agnese, quello di via Merulana.
Zio Peppone era il capocuoco del Collegio Nazareno, un vero e proprio chef, aveva una buonissima paga e soprattutto la possibilità d'integrarla con la mensa del collegio:
carne, verdure, frutta e anche dolci in abbondanza.
I dolcetti erano la nostra attrattiva. Molto apprezzati erano i formaggini di nocciola, le primissime specialità della Ferrero. Quando i collegiali erano in vacanza, zio Peppino navigava nell'abbondanza, e portava spesso qualcosa a casa per non farla sciupare.
Così, quando zia Amalia arrivava con i suoi valigioni, era festa e allegria anche per noi.
Un giorno, di pomeriggio, io e la mia piccola cugina di Acuto, Maria Pia, ci recammo da nonna Livia accarezzando questa speranza. Ma era un giorno un po' magro e non trovammo niente, tranne un cugino parecchio più grande di noi, Nando, che era sui sedici anni ed era in vena di scherzi.
- Siete venuti per il rinfresco? - ci disse con aria carica di promesse. - Sedetevi lì su quei due scalini e aspettate -
Erano i due scalini che dalla cucina portavano alla grande sala da pranzo.
Nando, con aria di noncuranza, si accostò al lavandino dela cucina di nonna, aprì il rubinetto, prese una bella manciata d' acqua e ce la lanciò sulla faccia. - Questo è il rinfresco! -. disse ridendo.
Per fortuna era un pomeriggio di quelli torridi, e la piccola doccia ci rinfrescò senza darci alcun fastidio, ma eravamo amareggiati per la beffa. Però Nando non era cattivo: anzi! Andò alla credenza di nonna, prese due di quei famosi formaggini alla nocciola per cui eravamo venuti, e ce li diede facendosi perdonare, rendendoci doppiamente felici.
Nando era il maggiore dei figli di zia Amalia, l'ultima delle cinque figlie di nonna Livia, e quella che era stata più fortunata nel suo matrimonio con zio Peppone (continua).
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LAZIO: arrivato il PROFETA, vogliamo forse il MESSIA?
Arrivato il profeta HERNANES, che sarà nostro fino al 2015, adesso che vogliamo: il Messia?
Lotito si è lanciato alla rincorsa del possibile e dell'impossibile. Avremo sicuramente una quarta punta che si presume debba essere Hugo Almeida, il gigante portoghese ideale per fare da torre e da sponda per i Floccari, i Rocchi e gli Zarate, il presidente biancoceleste non è ancora sazio, e vuole varare per Reja un centrocampo fiabesco che più fiabesco non si può: lui crede ancora in Kevin Prince Boateng, e l'offerta della Lazio è la più generosa e invitante per il Portsmouth, ma non per il calciatore, che deve ancora decidere con quale squadra andare tra Genoa, Milan e Lazio, e che nei nostri confronti mostra un' invincibile allergia di tipo razzista, considerandoci un covo di nazionalisti e sciovinisti.
Se Lotito sarà molto abile, insieme ai dirigenti della squadra inglese retrocessa e a caccia di un piccolo tesoretto utile per risalire subito in Premier League, avremo ugualmente Chepì (Kevin Prince) all'Olimpico per applaudirlo e convincerlo che i tifosi laziali sono persone normali, anzi innamorate del bel gioco e dei bravi campioni.
Ma se Boateng non verrà, ci sono pronte molte interessanti alternative, le cui principali sono quelle di Ireland e Cissé.
Stephen Ireland è un longilineo centrocampista irlandese militante nel Manchester City, autore di 22 presenze e 2 reti nello scorso campionato e che Roberto Mancini lascerebbe andar via perché, malgrado i suoi 24 anni, non lo ritiene indispensabile anche perchè in scadenza di contratto: l'offerta di 6 milioni di euro è perciò ritenuta un buon recupero che altrimenti a giugno andrebbe perduto. Veramente alle spalle di Ireland c'è una storia molto dura nei confronti dei dirigenti della nazionale irlandese, Trapattoni compreso, perchè il ragazzo si è tirato fuori dalla nazionale stessa e poi non è stato più perdonato visto il suo caratterino particolare. In Inghilterra e in Irlanda lo chiamano "Superman". E' di madre italiana, e a un certo punto avrebbe potuto optare per la nostra nazionale, ma preferì rimanere legato all'Irlanda, anche se Trapattoni per ora lo tiene fuori dalla Nazionale, pronto comunque a perdonarlo se Stephen avrà un ripensamento. Se viene da noi, dovrà darsi una calmata.
Poi c'è Djibrill Cissé, 29 anni, nazionale francese di origine ivoriana, una grandissima carriera alle spalle e più che centrocampista un vero goleador: di reti ne ha segnate
circa 18o tra campionato e nazionale. E' tesserato per il Marsiglia, ma l'anno scorso ha giocato in prestito in Grecia nel Panathinaikos, vincendo lo scudetto e il titolo di capocannoniere con 23 gol in 29 incontri. Unico ostacolo: due gravi incidenti di gioco in passato, con fratture varie, che però lo hanno visto sempre vittorioso al rientro. Una vera grande gloria che sarebbe bello avere fra noi. Anche in questo caso, prezzo accessibile.
Ed ora, la decisione a Lotito: chi sarà il Messia della Lazio? Boateng, Ireland, o Cissé?
In ogni caso, sarebbe sempre un grande acquisto.
Lotito si è lanciato alla rincorsa del possibile e dell'impossibile. Avremo sicuramente una quarta punta che si presume debba essere Hugo Almeida, il gigante portoghese ideale per fare da torre e da sponda per i Floccari, i Rocchi e gli Zarate, il presidente biancoceleste non è ancora sazio, e vuole varare per Reja un centrocampo fiabesco che più fiabesco non si può: lui crede ancora in Kevin Prince Boateng, e l'offerta della Lazio è la più generosa e invitante per il Portsmouth, ma non per il calciatore, che deve ancora decidere con quale squadra andare tra Genoa, Milan e Lazio, e che nei nostri confronti mostra un' invincibile allergia di tipo razzista, considerandoci un covo di nazionalisti e sciovinisti.
Se Lotito sarà molto abile, insieme ai dirigenti della squadra inglese retrocessa e a caccia di un piccolo tesoretto utile per risalire subito in Premier League, avremo ugualmente Chepì (Kevin Prince) all'Olimpico per applaudirlo e convincerlo che i tifosi laziali sono persone normali, anzi innamorate del bel gioco e dei bravi campioni.
Ma se Boateng non verrà, ci sono pronte molte interessanti alternative, le cui principali sono quelle di Ireland e Cissé.
Stephen Ireland è un longilineo centrocampista irlandese militante nel Manchester City, autore di 22 presenze e 2 reti nello scorso campionato e che Roberto Mancini lascerebbe andar via perché, malgrado i suoi 24 anni, non lo ritiene indispensabile anche perchè in scadenza di contratto: l'offerta di 6 milioni di euro è perciò ritenuta un buon recupero che altrimenti a giugno andrebbe perduto. Veramente alle spalle di Ireland c'è una storia molto dura nei confronti dei dirigenti della nazionale irlandese, Trapattoni compreso, perchè il ragazzo si è tirato fuori dalla nazionale stessa e poi non è stato più perdonato visto il suo caratterino particolare. In Inghilterra e in Irlanda lo chiamano "Superman". E' di madre italiana, e a un certo punto avrebbe potuto optare per la nostra nazionale, ma preferì rimanere legato all'Irlanda, anche se Trapattoni per ora lo tiene fuori dalla Nazionale, pronto comunque a perdonarlo se Stephen avrà un ripensamento. Se viene da noi, dovrà darsi una calmata.
Poi c'è Djibrill Cissé, 29 anni, nazionale francese di origine ivoriana, una grandissima carriera alle spalle e più che centrocampista un vero goleador: di reti ne ha segnate
circa 18o tra campionato e nazionale. E' tesserato per il Marsiglia, ma l'anno scorso ha giocato in prestito in Grecia nel Panathinaikos, vincendo lo scudetto e il titolo di capocannoniere con 23 gol in 29 incontri. Unico ostacolo: due gravi incidenti di gioco in passato, con fratture varie, che però lo hanno visto sempre vittorioso al rientro. Una vera grande gloria che sarebbe bello avere fra noi. Anche in questo caso, prezzo accessibile.
Ed ora, la decisione a Lotito: chi sarà il Messia della Lazio? Boateng, Ireland, o Cissé?
In ogni caso, sarebbe sempre un grande acquisto.
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sabato 7 agosto 2010
Triangolare di Fiuggi alla Lazio - Decidono Zarate e Rocchi
La Lazio si afferma nel triangolare di Fiuggi, battendo prima il Latina per 1-0 con rete di Zarate, e poi il Sora per due a zero con una doppietta di Rocchi. Tra Sora e Latina, nel primo incontro, il successo era andato al Sora, prima divisione, sul Latina, seconda divisione, dopo uno 0-0 e 8-7 nei calci di rigore.
Non è tutto oro, quello della Lazio vittoriosa. Nel primo incontro è stata piuttosto lenta e imprecisa, e solo una prodezza al 37' di Maurito Zarate, dopo una brillante azione di Foggia, ha deciso la partita.
Nel primo incontro Reja ha schierato Berni; Lichtsteiner, Dias, Cribari, Zauri; Brocchi, Matuzalem, Mauri; Zarate, Foggia, Kozak. Un 4-3-3 che rivedremo anche nella seconda partita, quando sono scesi in campo i seguenti giocatori:Bizzarri; Scaloni, Biava, Stendardo, Del Nero; Bresciano, Ledesma, Gonzalez; Correa ;Rocchi, Floccari. In realtà Correa si è posto alle spalle del duo Floccari-Rocchi in uno schieramento da 4-3-1-2 che prepara la posizione più indicata per Hernanes, il nostro "Profeta".
Non sono stati utilizzati i nuovi arrivati Muslera e Garrido, ancora non preparati. A riposo ancora Firmani, Radu e Diakité. Si è invece rivisto in campo il vivacissimo Foggia, apparso già in vena al fianco di Zarate nell'incontro col Latina.
Il gioco del secondo incontro è risultato più vivace e fluido. Correa e Floccari hanno colpito per due volte la traversa, e poi c'è stata una serie di grandi tiri ben parati dal forte portierino del Sora, lo scattante De Robertis. I gol sono venuti al 23' con un tiro di Rocchi deviato in rete dal capitano dei bianconeri Lisi dopo una lunga azione Rocchi-Floccari-Correa- ancora Rocchi, che colpisce il palo, e la carambola finale rimbalza sul capitano del Sora e termina in rete. Al 43' brillante raddoppio di Rocchi su un intelligente invito di Del Nero. Questa Lazio qui ha fatto gioco e convinto, con i vari Ledesma, Bresciano, Floccari e Rocchi.
Ben quattromila tifosi biancocelesti hanno fatto spettacolo a sé, ed hanno seguito con vero entusiasmo le evoluzioni dei loro beniamini, applauditi a scena aperta.
Martedì sera 10 agosto la Lazio esordirà all'Olimpico contro gli spagnoli del Santander. C'è viva attesa e una grande curiosità.
Non è tutto oro, quello della Lazio vittoriosa. Nel primo incontro è stata piuttosto lenta e imprecisa, e solo una prodezza al 37' di Maurito Zarate, dopo una brillante azione di Foggia, ha deciso la partita.
Nel primo incontro Reja ha schierato Berni; Lichtsteiner, Dias, Cribari, Zauri; Brocchi, Matuzalem, Mauri; Zarate, Foggia, Kozak. Un 4-3-3 che rivedremo anche nella seconda partita, quando sono scesi in campo i seguenti giocatori:Bizzarri; Scaloni, Biava, Stendardo, Del Nero; Bresciano, Ledesma, Gonzalez; Correa ;Rocchi, Floccari. In realtà Correa si è posto alle spalle del duo Floccari-Rocchi in uno schieramento da 4-3-1-2 che prepara la posizione più indicata per Hernanes, il nostro "Profeta".
Non sono stati utilizzati i nuovi arrivati Muslera e Garrido, ancora non preparati. A riposo ancora Firmani, Radu e Diakité. Si è invece rivisto in campo il vivacissimo Foggia, apparso già in vena al fianco di Zarate nell'incontro col Latina.
Il gioco del secondo incontro è risultato più vivace e fluido. Correa e Floccari hanno colpito per due volte la traversa, e poi c'è stata una serie di grandi tiri ben parati dal forte portierino del Sora, lo scattante De Robertis. I gol sono venuti al 23' con un tiro di Rocchi deviato in rete dal capitano dei bianconeri Lisi dopo una lunga azione Rocchi-Floccari-Correa- ancora Rocchi, che colpisce il palo, e la carambola finale rimbalza sul capitano del Sora e termina in rete. Al 43' brillante raddoppio di Rocchi su un intelligente invito di Del Nero. Questa Lazio qui ha fatto gioco e convinto, con i vari Ledesma, Bresciano, Floccari e Rocchi.
Ben quattromila tifosi biancocelesti hanno fatto spettacolo a sé, ed hanno seguito con vero entusiasmo le evoluzioni dei loro beniamini, applauditi a scena aperta.
Martedì sera 10 agosto la Lazio esordirà all'Olimpico contro gli spagnoli del Santander. C'è viva attesa e una grande curiosità.
In viaggio con Lorenzino - I miei ricordi 97
Per un anno, fra i tanti anni di collegio, potei tornare ad Acuto. Era il 1950, e fu un Anno Santo in tutti i sensi.
Quell'anno viaggiai tutti i giorni col trenino Roma-Fiuggi-Alatri, e frequentai il ginnasio al Conti Gentili di Alatri, uno dei licei più seri e impegnativi della Ciociaria.
Il trenino aveva ripreso servizio da un paio d'anni, ed era lento ma preciso come un cronometro. Eravamo una cinquantina di studenti di Acuto, ce n'erano molti anche delle professionali. A questi si aggiungevano altri, di Fiuggi e dei paesi successivi fino ad Alatri.
A risalire la strada in forte pendenza verso la cittadina ciociara, importante centro di studi, eravamo circa duecento. Eravamo tutti amici, e c'erano anche parecchie ragazze, specialmente di Fiuggi: Albarosa, Lisotta, Piozza...
Colui che spiccava, sia per il suo fisico da normanno, occhi azzurri, capelli biondi, carnagione chiarissima, sia per le sue spiccate attitudini agli studi matematici, era Lorenzino Necci, i cui genitori erano entrambi di Acuto, ma risiedevano ormai da decenni nella cittadina termale, dove Lorenzo era nato. Con lui, che aveva solo quattordici anni ed era un esordiente al ginnasio, viaggiava la sorella maggiore Albarosa, che di anni ne aveva diciassette ed era in classe con me, e che finì per sposare il suo compagno di banco Angelo Mosetti, divenuto poi medico primario al San Giovanni.
Ma il vero volo lo spiccò Lorenzino Necci, destinato a diventare un grande economista e un uomo di riguardo anche nel mondo politico nelle file del partito repubblicano. Negli anni 70-80 Necci ebbe importanti incarichi all'ENI e alle Ferrovie dello Stato, e venne molto stimato nell'ambito della Comunità Economica Europea.
Ricordo che una grande giornalista inglese lo definì il nuovo "Lorenzo il Magnifico" del Duemila, e la sua immagine aveva spesso l'onore delle prime pagine e delle copertine dei grandi periodici.
Purtroppo per Lorenzino ci fu un brutto epilogo, coinvolto nello scandalo di "Mani Pulite", di cui finì per scontare più ingiustamente e più duramente di tutti le responsabilità, forse per la sua posizione politicamente defilata, né di destra né di sinistra, o forse perchè il partito che avrebbe dovuto difenderlo era troppo minuscolo.
La riabilitazione di Lorenzino si é verificata purtroppo solo dopo la morte, avvenuta tragicamente, ed anche un po' misteriosamente, mentre percorreva in bicicletta il viale di una cittadina pugliese dove era in vacanza. Solo allora sono state spese altre pagine di celebrazione e di rimpianto per un personaggio tanto quotato a livello europeo e mondiale.
Per un anno, quel 1950, io e Lorenzino viaggiammo insieme su quel vecchio trenino. Un po' eravamo amici e un po' anche parenti, perché le nostre rispettive madri, Geltrude e Maria, erano cugine, accomunate da anni e anni di difficoltà economiche dopo la morte dei rispettivi mariti, e mantenevano rapporti di buon vicinato anche a Roma, dove abitavamo nei pressi di Piazza Bologna.
Lorenzino era senza dubbio già allora, ancora ragazzino, al centro dell'attenzione per la sua intelligenza vivissima e per i suoi modi affabili, che sempre lo distinsero e ne favorirono l'ascesa, con una fantastica carriera di avvocato, che seppe sfruttare per emergere in una ancor più grande carriera politica ed economica, purtroppo conclusa in modo così doloroso e prematuro. Era appena sessantenne, e avrebbe potuto dare ancora molto alle nostre grandi opere pubbliche, come la TAV, il treno veloce europeo, di cui fu l'ideatore ed il primo realizzatore.
Eh, già! Dal trenino lumaca di Fiuggi alla TAV nel giro di venti anni (continua).
Quell'anno viaggiai tutti i giorni col trenino Roma-Fiuggi-Alatri, e frequentai il ginnasio al Conti Gentili di Alatri, uno dei licei più seri e impegnativi della Ciociaria.
Il trenino aveva ripreso servizio da un paio d'anni, ed era lento ma preciso come un cronometro. Eravamo una cinquantina di studenti di Acuto, ce n'erano molti anche delle professionali. A questi si aggiungevano altri, di Fiuggi e dei paesi successivi fino ad Alatri.
A risalire la strada in forte pendenza verso la cittadina ciociara, importante centro di studi, eravamo circa duecento. Eravamo tutti amici, e c'erano anche parecchie ragazze, specialmente di Fiuggi: Albarosa, Lisotta, Piozza...
Colui che spiccava, sia per il suo fisico da normanno, occhi azzurri, capelli biondi, carnagione chiarissima, sia per le sue spiccate attitudini agli studi matematici, era Lorenzino Necci, i cui genitori erano entrambi di Acuto, ma risiedevano ormai da decenni nella cittadina termale, dove Lorenzo era nato. Con lui, che aveva solo quattordici anni ed era un esordiente al ginnasio, viaggiava la sorella maggiore Albarosa, che di anni ne aveva diciassette ed era in classe con me, e che finì per sposare il suo compagno di banco Angelo Mosetti, divenuto poi medico primario al San Giovanni.
Ma il vero volo lo spiccò Lorenzino Necci, destinato a diventare un grande economista e un uomo di riguardo anche nel mondo politico nelle file del partito repubblicano. Negli anni 70-80 Necci ebbe importanti incarichi all'ENI e alle Ferrovie dello Stato, e venne molto stimato nell'ambito della Comunità Economica Europea.
Ricordo che una grande giornalista inglese lo definì il nuovo "Lorenzo il Magnifico" del Duemila, e la sua immagine aveva spesso l'onore delle prime pagine e delle copertine dei grandi periodici.
Purtroppo per Lorenzino ci fu un brutto epilogo, coinvolto nello scandalo di "Mani Pulite", di cui finì per scontare più ingiustamente e più duramente di tutti le responsabilità, forse per la sua posizione politicamente defilata, né di destra né di sinistra, o forse perchè il partito che avrebbe dovuto difenderlo era troppo minuscolo.
La riabilitazione di Lorenzino si é verificata purtroppo solo dopo la morte, avvenuta tragicamente, ed anche un po' misteriosamente, mentre percorreva in bicicletta il viale di una cittadina pugliese dove era in vacanza. Solo allora sono state spese altre pagine di celebrazione e di rimpianto per un personaggio tanto quotato a livello europeo e mondiale.
Per un anno, quel 1950, io e Lorenzino viaggiammo insieme su quel vecchio trenino. Un po' eravamo amici e un po' anche parenti, perché le nostre rispettive madri, Geltrude e Maria, erano cugine, accomunate da anni e anni di difficoltà economiche dopo la morte dei rispettivi mariti, e mantenevano rapporti di buon vicinato anche a Roma, dove abitavamo nei pressi di Piazza Bologna.
Lorenzino era senza dubbio già allora, ancora ragazzino, al centro dell'attenzione per la sua intelligenza vivissima e per i suoi modi affabili, che sempre lo distinsero e ne favorirono l'ascesa, con una fantastica carriera di avvocato, che seppe sfruttare per emergere in una ancor più grande carriera politica ed economica, purtroppo conclusa in modo così doloroso e prematuro. Era appena sessantenne, e avrebbe potuto dare ancora molto alle nostre grandi opere pubbliche, come la TAV, il treno veloce europeo, di cui fu l'ideatore ed il primo realizzatore.
Eh, già! Dal trenino lumaca di Fiuggi alla TAV nel giro di venti anni (continua).
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memorie
venerdì 6 agosto 2010
Quel dispettoso di Boateng...
E' la terza volta che Kevin Prince Boateng viene dato per sicuro laziale, e per la terza volta il bizzarro ghanese-tedesco dice di no a una società gloriosa come quella biancoceleste. Delle due l'una: o questa società non è poi tanto gloriosa, oppure Boateng ha un po' di presunzione. Dice che lui vuole andare dove gli pare, e non dove lo mandano gli altri. Meno male, perchè se no saprebbe subito dove lo mandiamo noi della Lazio...
Scherzi a parte. Boateng l'ha preso Preziosi, ma al giocatore non piace neanche il Genoa. Infatti, vorrebbe giocare nella Champions League, e allora il buon Preziosi sarà costretto a girarlo in prestito al Milan. Però! Poi dice che è bizzoso Balotelli!
Noi intanto ci consoliamo con il sicuro arrivo di Hugo Almeida da parte del Werder Brema, e il gigante portoghese, che costerà solo 6 milioni, sarà la nostra validissima quarta punta, sulla quale Reja dovrà lavorare molto per eliminare una decina di chili di troppo (alto 1.92, pesa ben 93 chilogrammi).
Ora l'ultimo colpo, che Lotito non intende farsi sfuggire, riguarda la pedina di centrocampo che dovrà sostituire Boateng. L'ipotesi più interessante è quella di un altro giocatore del Manchester City, compagno di Garrido: quello Stephen Ireland che è giovane, 24 anni, e dal fisico longilineo, autore di 138 partite nel Mancity, con 16 gol all'attivo. Anche il costo di Ireland è simile a quello di Almeida, intorno ai 6 milioni. Oltretutto, uno che si chiama Stephen è benvenuto nella Lazio, dove ci sono già Stephan Lichtsteiner, Stefano Mauri e Stephen Radu...Altre alternative ancora: Evandro del Vitoria, brasiliano di 24 anni, probabile passaporto tedesco (il suo cognome è Goebel...) o Cissé del Marsiglia, francese di origine ivoriana, 29 anni, con un passato glorioso sulle spalle e un carnet impressionante di successi e di gol, ma più che di un mediano si tratta di un vero attaccante, e noi ne abbiamo anche troppi. Inoltre, in passato, Djibril Cissé ha avuto una serie impressionante di gravi infortuni, dai quali è sempre miracolosamente guarito. Pensate che solo l'anno scorso, giocando in prestito in Grecia nelle file del Panathinaikos, ha giocato 27 partite e segnato 23 gol, grande capocannoniere con 12 reti più del secondo in graduatoria, e vincitore del campionato di Grecia. Nel suo bottino personale ci sono qualcosa come 180 gol. Nella Nazionale francese, Cissé ha giocato 38 partite e segnato 10 gol.
Intanto, al povero Zarate è cascata una tegola in testa: quella del saluto romano in curva nord quel giorno maledetto di Lazio-Bari 0-2. Chiaramente l'ingenuo Zarate, lasciato solo in mezzo a una truppa di stupidi nostalgici, ha finito per fare quel salutaccio senza minimamente capire di che cosa si trattava, credendolo un gesto scaramantico e bene augurante. Deferita anche la Lazio. Ma come si fa a capire quello che passa per la testa a certi tifosi? Ce ne stanno combinando di tutti i colori, e una delle conseguenze è anche il ripetuto rifiuto di alcuni giocatori, come Boateng e Acquafresca, di venire alla Lazio. Come se non avessimo altri guai a cui pensare...
Scherzi a parte. Boateng l'ha preso Preziosi, ma al giocatore non piace neanche il Genoa. Infatti, vorrebbe giocare nella Champions League, e allora il buon Preziosi sarà costretto a girarlo in prestito al Milan. Però! Poi dice che è bizzoso Balotelli!
Noi intanto ci consoliamo con il sicuro arrivo di Hugo Almeida da parte del Werder Brema, e il gigante portoghese, che costerà solo 6 milioni, sarà la nostra validissima quarta punta, sulla quale Reja dovrà lavorare molto per eliminare una decina di chili di troppo (alto 1.92, pesa ben 93 chilogrammi).
Ora l'ultimo colpo, che Lotito non intende farsi sfuggire, riguarda la pedina di centrocampo che dovrà sostituire Boateng. L'ipotesi più interessante è quella di un altro giocatore del Manchester City, compagno di Garrido: quello Stephen Ireland che è giovane, 24 anni, e dal fisico longilineo, autore di 138 partite nel Mancity, con 16 gol all'attivo. Anche il costo di Ireland è simile a quello di Almeida, intorno ai 6 milioni. Oltretutto, uno che si chiama Stephen è benvenuto nella Lazio, dove ci sono già Stephan Lichtsteiner, Stefano Mauri e Stephen Radu...Altre alternative ancora: Evandro del Vitoria, brasiliano di 24 anni, probabile passaporto tedesco (il suo cognome è Goebel...) o Cissé del Marsiglia, francese di origine ivoriana, 29 anni, con un passato glorioso sulle spalle e un carnet impressionante di successi e di gol, ma più che di un mediano si tratta di un vero attaccante, e noi ne abbiamo anche troppi. Inoltre, in passato, Djibril Cissé ha avuto una serie impressionante di gravi infortuni, dai quali è sempre miracolosamente guarito. Pensate che solo l'anno scorso, giocando in prestito in Grecia nelle file del Panathinaikos, ha giocato 27 partite e segnato 23 gol, grande capocannoniere con 12 reti più del secondo in graduatoria, e vincitore del campionato di Grecia. Nel suo bottino personale ci sono qualcosa come 180 gol. Nella Nazionale francese, Cissé ha giocato 38 partite e segnato 10 gol.
Intanto, al povero Zarate è cascata una tegola in testa: quella del saluto romano in curva nord quel giorno maledetto di Lazio-Bari 0-2. Chiaramente l'ingenuo Zarate, lasciato solo in mezzo a una truppa di stupidi nostalgici, ha finito per fare quel salutaccio senza minimamente capire di che cosa si trattava, credendolo un gesto scaramantico e bene augurante. Deferita anche la Lazio. Ma come si fa a capire quello che passa per la testa a certi tifosi? Ce ne stanno combinando di tutti i colori, e una delle conseguenze è anche il ripetuto rifiuto di alcuni giocatori, come Boateng e Acquafresca, di venire alla Lazio. Come se non avessimo altri guai a cui pensare...
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giovedì 5 agosto 2010
Le tre dita di Bersaglia - I miei ricordi 96
Tonino, tra i nostri amici, era un tipo molto intraprendente: questo spiega il suo nome di Bersaglia, il bersagliere.
Se c'era un'avventura da inventare, una situazione critica a cui far fronte, un compito particolarmente difficile da risolvere, puoi star sicuro che lo trovavi in prima fila.
Tonino era più giovane di due o tre anni rispetto all'età media del gruppo, ma assolutamente questo non era uno svantaggio per lui, che trovava sempre il modo di farsi notare.
Eppure il povero Bersaglia aveva esordito in modo drammatico nell'attività di gioco. Avrà avuto al massimo sei anni quando, rovistando fra i sassi nei dintorni del paese, aveva rinvenuto una specie di penna stilografica. La guerra era appena finita. Ritrovamenti di questo genere erano consueti, ma sapevamo che erano pericolosi, piccoli ordigni esplosivi per intimorire la popolazione.
Ma Tonino era ancora troppo piccolo per conoscere questa dura regola, e volle provare a manovrare la penna. Ci fu un'esplosione potente, che gli annebbiò la vista e lo fece svenire. Al suo risveglio, si accorse di essere ferito alla mano, che sanguinava orrendamente, e che tre dita della mano destra, indice, medio e anulare, erano partite irrimediabilmente.
Ma Tonino aveva un coraggio incredibile, e non si abbatté per la brutta disavventura. Con la mano così ridotta, avendo una buona prensilità fra pollice e mignolo, riuscì praticamente a far tutto, e bene, perfino a scrivere, appoggiando la penna nell'incavo del pollice, per tutti e cinque gli anni della scuola elementare, e anche per il futuro.
Tonino Bersaglia, a maggior ragione, continuò a meritare il suo soprannome di Bersagliere, sempre primo per ogni avventura, coraggioso e qualche volta irresponsabile.
Aveva un fisico robusto e nello stesso tempo agile, riusciva a infilarsi anche nei luoghi più inaccessibili, e fungeva da avanguardia in tutti i nostri giochi più avventurosi. Quel tremendo infortunio, ultimo residuo della durissima guerra, non lo aveva minimamente scalfito.
Giocava a pallone con vera abilità, era un mediano ricco d'inventiva, avrebbe forse potuto anche riuscire, ma il padre, Angelino, che era l'elettricista del Comune, riuscì a trovargli subito un posto di lavoro, e così Tonino, piano piano, si ritirò un po' dalla nostra banda, e soltanto l'estate, per le vacanze, tornava a inserirsi nel gruppo e a far capire che, se se ne era staccato, era stato soltanto per necessità familiari. Il padre, in paese, era noto per la sua severità, e così pure la moglie e tutto il notevole plotone dei figli, maschi e femmine, che da soli riuscivano ad animare l'intera Piazza della Corte.
Tonino Bersaglia, comunque, con tutto il suo handicap, riuscì sempre ad emergere per dinamismo e intraprendenza sull'intero gruppo familiare degli Attura (continua).
Se c'era un'avventura da inventare, una situazione critica a cui far fronte, un compito particolarmente difficile da risolvere, puoi star sicuro che lo trovavi in prima fila.
Tonino era più giovane di due o tre anni rispetto all'età media del gruppo, ma assolutamente questo non era uno svantaggio per lui, che trovava sempre il modo di farsi notare.
Eppure il povero Bersaglia aveva esordito in modo drammatico nell'attività di gioco. Avrà avuto al massimo sei anni quando, rovistando fra i sassi nei dintorni del paese, aveva rinvenuto una specie di penna stilografica. La guerra era appena finita. Ritrovamenti di questo genere erano consueti, ma sapevamo che erano pericolosi, piccoli ordigni esplosivi per intimorire la popolazione.
Ma Tonino era ancora troppo piccolo per conoscere questa dura regola, e volle provare a manovrare la penna. Ci fu un'esplosione potente, che gli annebbiò la vista e lo fece svenire. Al suo risveglio, si accorse di essere ferito alla mano, che sanguinava orrendamente, e che tre dita della mano destra, indice, medio e anulare, erano partite irrimediabilmente.
Ma Tonino aveva un coraggio incredibile, e non si abbatté per la brutta disavventura. Con la mano così ridotta, avendo una buona prensilità fra pollice e mignolo, riuscì praticamente a far tutto, e bene, perfino a scrivere, appoggiando la penna nell'incavo del pollice, per tutti e cinque gli anni della scuola elementare, e anche per il futuro.
Tonino Bersaglia, a maggior ragione, continuò a meritare il suo soprannome di Bersagliere, sempre primo per ogni avventura, coraggioso e qualche volta irresponsabile.
Aveva un fisico robusto e nello stesso tempo agile, riusciva a infilarsi anche nei luoghi più inaccessibili, e fungeva da avanguardia in tutti i nostri giochi più avventurosi. Quel tremendo infortunio, ultimo residuo della durissima guerra, non lo aveva minimamente scalfito.
Giocava a pallone con vera abilità, era un mediano ricco d'inventiva, avrebbe forse potuto anche riuscire, ma il padre, Angelino, che era l'elettricista del Comune, riuscì a trovargli subito un posto di lavoro, e così Tonino, piano piano, si ritirò un po' dalla nostra banda, e soltanto l'estate, per le vacanze, tornava a inserirsi nel gruppo e a far capire che, se se ne era staccato, era stato soltanto per necessità familiari. Il padre, in paese, era noto per la sua severità, e così pure la moglie e tutto il notevole plotone dei figli, maschi e femmine, che da soli riuscivano ad animare l'intera Piazza della Corte.
Tonino Bersaglia, comunque, con tutto il suo handicap, riuscì sempre ad emergere per dinamismo e intraprendenza sull'intero gruppo familiare degli Attura (continua).
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mercoledì 4 agosto 2010
LAZIO: benvenuta a FIUGGI !
La Lazio è arrivata a Fiuggi, dove si tratterrà fino a Ferragosto per completare la seconda fase di preparazione del precampionato.
A Fiuggi la Lazio si è presentata con due importanti novità: il portiere "mondiale"Fernando Muslera e il terzino spagnolo Javier Garrido, destinato a diventare uno dei nuovi beniamini del pubblico biancoceleste.
Sono rimasti invece a casa i tre giovani della Primavera Cavanda, Berardi e Barreto, che naturalmente Reja potrà convocare quando lo riterrà opportuno, sia per la panchina sia, non si sa mai, per qualche comparsa in campo, specialmente nel caso di Cavanda che ha mostrato una grossa personalità.
E' rimasto con i grandi, invece, nel ruolo di quinta punta, Libor Kozak, autore di un bel precampionato: ha davanti Floccari, Rocchi, Zarate e anche Foggia, ritenuto un attaccante alternativo ai consueti schemi offensivi.
A Fiuggi la Lazio disputerà anche alcune amichevoli, come il triangolare con Sora e
Latina, alternandole con partite all'Olimpico come quella del 10 contro il Santander.
Comunque, tanti auguri alla squadra biancoceleste e a Reja per un buono e fruttuoso lavoro.
Attorno alla Lazio aleggia un'atmosfera nuova, e la festosa accoglienza di Fiuggi lo dimostra. Sarà questa l'annata buona per cominciare la grande ascesa?
A Fiuggi la Lazio si è presentata con due importanti novità: il portiere "mondiale"Fernando Muslera e il terzino spagnolo Javier Garrido, destinato a diventare uno dei nuovi beniamini del pubblico biancoceleste.
Sono rimasti invece a casa i tre giovani della Primavera Cavanda, Berardi e Barreto, che naturalmente Reja potrà convocare quando lo riterrà opportuno, sia per la panchina sia, non si sa mai, per qualche comparsa in campo, specialmente nel caso di Cavanda che ha mostrato una grossa personalità.
E' rimasto con i grandi, invece, nel ruolo di quinta punta, Libor Kozak, autore di un bel precampionato: ha davanti Floccari, Rocchi, Zarate e anche Foggia, ritenuto un attaccante alternativo ai consueti schemi offensivi.
A Fiuggi la Lazio disputerà anche alcune amichevoli, come il triangolare con Sora e
Latina, alternandole con partite all'Olimpico come quella del 10 contro il Santander.
Comunque, tanti auguri alla squadra biancoceleste e a Reja per un buono e fruttuoso lavoro.
Attorno alla Lazio aleggia un'atmosfera nuova, e la festosa accoglienza di Fiuggi lo dimostra. Sarà questa l'annata buona per cominciare la grande ascesa?
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cronaca sportiva
LOTITO scatenato: dopo HERNANES, anche BOATENG!
Per favore, pigia i tasti con calma, altrimenti vai in crash! Qui c'è da stare calmi, con i piedi per terra: ma Lotito è improvvisamente impazzito? Non contento di aver condotto in porto il grosso affare Hernanes, con il brasiliano che arriverà a Roma dopo la conclusione della Coppa Libertadores, ossia dopo ferragosto, ecco che il presidente biancoceleste annuncia l'acquisto di quel Kevin Prince Boateng che ci ha fatto impazzire per tutta l'estate dopo aver brillato ai mondiali in Sudafrica.
Boateng, costato meno di 7 milioni al Genoa (comproprietà Lazio?) quest'anno giocherà nelle file biancocelesti e il prossimo anno si vedrà.
Un centrocampo che mette i brividi. Finisce che va in riserva perfino Brocchi, oltre al nostro "papino" Gonzalez. Da destra ecco Lichtsteiner, Hernanes, Ledesma (neoazzurro), Bresciano e Boateng!
Dietro, Garrido, Dias e Radu titolari, Cavanda Diakité Stendardo Biava Del Nero e forse Zauri rincalzi. Da leccarsi i baffi.
Ma Lotito non è ancora contento. Vuole anche una forte quarta punta. Lui vuole a tutti i costi Acquafresca, ma se l'intesa Preziosi-Lotito non dovesse produrre i frutti sperati, cioè l'approdo a Roma del ragazzo, dove avrebbe un sicuro avvenire, il presidente della Lazio sta cercando alternative altrettanto valide, la principale delle quali è il gigante portoghese Hugo Almeida.
Lotito sta mantendendo la promessa di rilanciare sul mercato i soldi ricavati dalla vendita di Aleksandar Kolarov, ed anche parte dei promessi 42 milioni di diritti tv. La Lazio, a questo proposito, con tutti i suoi nuovi assi, sta diventando una vera attrazione televisiva: prova ne sia che la prima posticipata domenicale sarà Sampdoria-Lazio, un incontro ricco di pepe e d'interesse, vista la qualità di entrambe le contendenti.
Intanto, proprio oggi comincia la seconda fase dei lavori di preparazione, nel vicino ritiro di Fiuggi. Arriveranno i vari Muslera e Garrido, e probabilmente vedremo anche qualche altro campione nuovo, a cominciare dall'attesissimo Boateng, che ci è stato regalato dalla crisi con retrocessione del Portsmouth a una cifra così abbordabile, per ora pagata oltretutto da Preziosi.
Per il 10 è annunciato l'esordio amichevole all'Olimpico, Lazio-Racing Santander, che è atteso con grande curiosità. Aspettiamo di vedere i frutti del lavoro di Reja, che si è adoperato con molta intelligenza risolvendo il caso di Ledesma, premiato fra l'altro da una prestigiosa maglia azzurra con il nuovo c.t. Cesare Prandelli. Dopo tantissimo tempo, così, un biancoceleste può tornare a brillare con la maglia della nazionale.
Boateng, costato meno di 7 milioni al Genoa (comproprietà Lazio?) quest'anno giocherà nelle file biancocelesti e il prossimo anno si vedrà.
Un centrocampo che mette i brividi. Finisce che va in riserva perfino Brocchi, oltre al nostro "papino" Gonzalez. Da destra ecco Lichtsteiner, Hernanes, Ledesma (neoazzurro), Bresciano e Boateng!
Dietro, Garrido, Dias e Radu titolari, Cavanda Diakité Stendardo Biava Del Nero e forse Zauri rincalzi. Da leccarsi i baffi.
Ma Lotito non è ancora contento. Vuole anche una forte quarta punta. Lui vuole a tutti i costi Acquafresca, ma se l'intesa Preziosi-Lotito non dovesse produrre i frutti sperati, cioè l'approdo a Roma del ragazzo, dove avrebbe un sicuro avvenire, il presidente della Lazio sta cercando alternative altrettanto valide, la principale delle quali è il gigante portoghese Hugo Almeida.
Lotito sta mantendendo la promessa di rilanciare sul mercato i soldi ricavati dalla vendita di Aleksandar Kolarov, ed anche parte dei promessi 42 milioni di diritti tv. La Lazio, a questo proposito, con tutti i suoi nuovi assi, sta diventando una vera attrazione televisiva: prova ne sia che la prima posticipata domenicale sarà Sampdoria-Lazio, un incontro ricco di pepe e d'interesse, vista la qualità di entrambe le contendenti.
Intanto, proprio oggi comincia la seconda fase dei lavori di preparazione, nel vicino ritiro di Fiuggi. Arriveranno i vari Muslera e Garrido, e probabilmente vedremo anche qualche altro campione nuovo, a cominciare dall'attesissimo Boateng, che ci è stato regalato dalla crisi con retrocessione del Portsmouth a una cifra così abbordabile, per ora pagata oltretutto da Preziosi.
Per il 10 è annunciato l'esordio amichevole all'Olimpico, Lazio-Racing Santander, che è atteso con grande curiosità. Aspettiamo di vedere i frutti del lavoro di Reja, che si è adoperato con molta intelligenza risolvendo il caso di Ledesma, premiato fra l'altro da una prestigiosa maglia azzurra con il nuovo c.t. Cesare Prandelli. Dopo tantissimo tempo, così, un biancoceleste può tornare a brillare con la maglia della nazionale.
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martedì 3 agosto 2010
La caduta dal muretto - I miei ricordi 95
Mio cugino Pacifico studiava in collegio a Roma proprio durante gli anni di guerra, dal 40 al 45, dagli undici anni fino ai sedici. Perciò non lo vedevamo spesso, se non nei brevi periodi di vacanza.
Era un po' più grande di me e di mio fratello Silvestro, ma non tanto da non giocare più di una volta a pallone con noi. Aveva i capelli nerissimi come tutti i figli di zia Maria, e un fisico robusto.
Davanti alla casa di zia Maria si apriva il vicolo di San Nicola, con un muretto alto quasi un metro, al disotto del quale sporgevano delle rocce piuttosto acuminate. Un giorno Pacifico - poteva avere sui quattordici anni - forse in una pausa dopo l'ora di pranzo, si addormentò su quell'invitante muretto riscaldato da un sole primaverile, e rigirandosi nel sonno si ritrovò due metri più in basso, proprio su quelle rocce appuntite.
Al suo urlo, le sorelle più grandi accorsero, e lo ritrovarono a terra, con la testa vistosamente sanguinante da tre o quattro punti. Per fortuna le ferite non erano né vaste né profonde, e se la cavò con una grandissima paura e con tante di quelle cicatrici che nei primi tempi facevano somigliare la sua testa a un orticello di guerra. Poi la folta capigliatura nera prese il sopravvento su tutte le cicatrici, e non rimase che un piccolo dubbio: non vi sarebbero state conseguenze di tipo psicologico per tutte quelle dolorose ferite al cranio?
Il dubbio fu presto risolto. Pacifico, proseguendo i suoi studi in collegio a Roma, superò senza problemi prima il ginnasio e poi il liceo, e finalmente si iscrisse all'Università, proprio alla facoltà di medicina, quasi a volersi assicurare delle sue piene capacità mentali e delle sue risorse psicofisiche.
Un'ottima riuscita, la sua. Pacifico fu uno studente modello, e non pesò neanche troppo sulla sua famiglia, poiché studiò sempre nelle biblioteche dell'università con i testi più impegnativi, e superò tutti gli esami con ottimi risultati.
Pacifico studiò in modo approfondito medicina generale, e cominciò ad sercitare come medico di base fin dai trent'anni, cioè dal 1959 in poi, per più di quarant'anni, nella popolare Borgata Ottavia a Roma, prima ospite della sorella Elda, che abitava in via Mocenigo sotto le mura vaticane, e poi sposo e padre felice con i due figli che ne hanno seguito le orme in campo medico.
Una bella storia, la sua, emblematica per un ragazzo di paese di condizioni economiche non elevate, che un giorno rimase ferito seriamenter al capo, e volle dimostrare a tutti che con la buona volontà si può vincere ogni difficoltà, superare ogni ostacolo, essere vincitore in ogni campo, sposare una brava e affezionata collega ed avere due figli, un maschio e una femmina, eccellenti medici anche loro.
Forse a quella brutta ferita sulle rocce Pacifico non pensò più per trutta la sua vita, protrattasi fino alla soglia degli ottant' anni, amatissimo dai suoi pazienti della Borgata Ottavia. Ma a noi, che eravamo bambini, rimase sempre presente nel nostro ricordo, completando la nostra ammirazione per questo cugino così bravo (continua).
Era un po' più grande di me e di mio fratello Silvestro, ma non tanto da non giocare più di una volta a pallone con noi. Aveva i capelli nerissimi come tutti i figli di zia Maria, e un fisico robusto.
Davanti alla casa di zia Maria si apriva il vicolo di San Nicola, con un muretto alto quasi un metro, al disotto del quale sporgevano delle rocce piuttosto acuminate. Un giorno Pacifico - poteva avere sui quattordici anni - forse in una pausa dopo l'ora di pranzo, si addormentò su quell'invitante muretto riscaldato da un sole primaverile, e rigirandosi nel sonno si ritrovò due metri più in basso, proprio su quelle rocce appuntite.
Al suo urlo, le sorelle più grandi accorsero, e lo ritrovarono a terra, con la testa vistosamente sanguinante da tre o quattro punti. Per fortuna le ferite non erano né vaste né profonde, e se la cavò con una grandissima paura e con tante di quelle cicatrici che nei primi tempi facevano somigliare la sua testa a un orticello di guerra. Poi la folta capigliatura nera prese il sopravvento su tutte le cicatrici, e non rimase che un piccolo dubbio: non vi sarebbero state conseguenze di tipo psicologico per tutte quelle dolorose ferite al cranio?
Il dubbio fu presto risolto. Pacifico, proseguendo i suoi studi in collegio a Roma, superò senza problemi prima il ginnasio e poi il liceo, e finalmente si iscrisse all'Università, proprio alla facoltà di medicina, quasi a volersi assicurare delle sue piene capacità mentali e delle sue risorse psicofisiche.
Un'ottima riuscita, la sua. Pacifico fu uno studente modello, e non pesò neanche troppo sulla sua famiglia, poiché studiò sempre nelle biblioteche dell'università con i testi più impegnativi, e superò tutti gli esami con ottimi risultati.
Pacifico studiò in modo approfondito medicina generale, e cominciò ad sercitare come medico di base fin dai trent'anni, cioè dal 1959 in poi, per più di quarant'anni, nella popolare Borgata Ottavia a Roma, prima ospite della sorella Elda, che abitava in via Mocenigo sotto le mura vaticane, e poi sposo e padre felice con i due figli che ne hanno seguito le orme in campo medico.
Una bella storia, la sua, emblematica per un ragazzo di paese di condizioni economiche non elevate, che un giorno rimase ferito seriamenter al capo, e volle dimostrare a tutti che con la buona volontà si può vincere ogni difficoltà, superare ogni ostacolo, essere vincitore in ogni campo, sposare una brava e affezionata collega ed avere due figli, un maschio e una femmina, eccellenti medici anche loro.
Forse a quella brutta ferita sulle rocce Pacifico non pensò più per trutta la sua vita, protrattasi fino alla soglia degli ottant' anni, amatissimo dai suoi pazienti della Borgata Ottavia. Ma a noi, che eravamo bambini, rimase sempre presente nel nostro ricordo, completando la nostra ammirazione per questo cugino così bravo (continua).
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lunedì 2 agosto 2010
Ci sono complicazioni, ma HERNANES sarà laziale
Ovviamente, trattandosi di Lazio e di Lotito, non poteva filare tutto liscio, ma da qui a dire che l'affare HERNANES non si farà, ce ne corre un bel po'. I dirigenti del San Paolo, non contenti dei 13 milioni e mezzo che Lotito e Tare gli offrivano, hanno fatto ancora boccucce, pretendendone almeno 14 e non accettando troppe rateazioni. Inoltre, anche l'ingaggio personale del giocatore è ancora in discussione: Hernanes chiede 1,7 milioni all'anno, Lotito ne offe solo 1,3.
Come si vede, si tratta ormai solo di dettagli non determinanti, e con qualche piccolo ritocco l'affare sarà sicuramente concluso nei prossimi giorni.
La Lazio avrà così il suo grande regista offensivo, il suo Rivera, per rifarci all'immagine dell'ultimo grande regista italiano. Hernanes è stato definito il metronomo di centrocampo, e ogni grande squadra vorrebbe averne uno.
Piuttosto, nei prossimi giorni potremmo assistere all'assalto, da parte dell'Inter, al nostro Ledesma, che Rafa Benitez sembra gradire come soluzione di certi problemi di organizzazione del gioco. Moratti potrebbe offrire una buona cifra, tale da indurre in tentazione Lotito, al quale anche Reja chiede la soluzione del caso Ledesma: non lo vuole per un solo anno, ma per almeno quattro, e dunque Lotito deve offrire all'argentino un buon rinnovo di contratto, oppure decidersi a venderlo, e col ricavato
cercare un altro Ledesma: solo che non se ne trovano più, o sono costosissimi, o sono extracomunitari. Dunque, chi ha un buon giocatore in un ruolo fondamentale, farebbe bene a tenerselo caro.
Una volta concluso l'affare Hernanes e risolto il problema Ledesma, la Lazio può anche fare l'ultimo importante ritocco: l'acquisto di una punta centrale di peso. Ma anche qui i giochi dovrebbero essere fatti con l'acquisto del portoghese HUGO ALMEIDA dal Werder Brema, un gigante alla Boghossian con l'enorme vantaggio di essere comunitario.
Perciò auguriamo a Lotito e alla Lazio di poter tirare le somme in senso positivo per quel che concerne i tre nomi di Hernanes, Ledesma ed Almeida. Sarà necessario forse qualche milioncino in più, al massimo tre, ma da questi tre nomi uscirà sicuramente una Lazio più forte assai, e capace di puntare come minimo all'Europa League.
Come si vede, si tratta ormai solo di dettagli non determinanti, e con qualche piccolo ritocco l'affare sarà sicuramente concluso nei prossimi giorni.
La Lazio avrà così il suo grande regista offensivo, il suo Rivera, per rifarci all'immagine dell'ultimo grande regista italiano. Hernanes è stato definito il metronomo di centrocampo, e ogni grande squadra vorrebbe averne uno.
Piuttosto, nei prossimi giorni potremmo assistere all'assalto, da parte dell'Inter, al nostro Ledesma, che Rafa Benitez sembra gradire come soluzione di certi problemi di organizzazione del gioco. Moratti potrebbe offrire una buona cifra, tale da indurre in tentazione Lotito, al quale anche Reja chiede la soluzione del caso Ledesma: non lo vuole per un solo anno, ma per almeno quattro, e dunque Lotito deve offrire all'argentino un buon rinnovo di contratto, oppure decidersi a venderlo, e col ricavato
cercare un altro Ledesma: solo che non se ne trovano più, o sono costosissimi, o sono extracomunitari. Dunque, chi ha un buon giocatore in un ruolo fondamentale, farebbe bene a tenerselo caro.
Una volta concluso l'affare Hernanes e risolto il problema Ledesma, la Lazio può anche fare l'ultimo importante ritocco: l'acquisto di una punta centrale di peso. Ma anche qui i giochi dovrebbero essere fatti con l'acquisto del portoghese HUGO ALMEIDA dal Werder Brema, un gigante alla Boghossian con l'enorme vantaggio di essere comunitario.
Perciò auguriamo a Lotito e alla Lazio di poter tirare le somme in senso positivo per quel che concerne i tre nomi di Hernanes, Ledesma ed Almeida. Sarà necessario forse qualche milioncino in più, al massimo tre, ma da questi tre nomi uscirà sicuramente una Lazio più forte assai, e capace di puntare come minimo all'Europa League.
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Per scudetti conquistati la LAZIO è settima
Per numero di scudetti conquistati fra le attuali venti squadre militanti in serie A, la Lazio figura al settimo posto alla pari con il Napoli e la Fiorentina. Primatista è la Juventus con ben 27 scudetti più uno revocato nel 2004-2005. Seguono l'Inter con 18 e il Milan con 17.
Ecco la graduatoria:
1. JUVENTUS 27 scudetti più uno revocato.
2. INTER 18 scudetti
3. MILAN 17 scudetti
4. GENOA 9 scudetti
5. BOLOGNA 7 scudetti
6. ROMA 3 scudetti
7. LAZIO 2 scudetti
7. NAPOLI 2 scudetti
7. FIORENTINA 2 scudetti
10. CAGLIARI 1 scudetto
10. SAMPDORIA 1 scudetto.
Tra le squadre non militanti attualmente in serie A bisogna ricordare il TORINO con 7 scudetti più uno revocato nel 1926-27, e la PRO VERCELLI con 7 scudetti, il CASALE, la NOVESE e il VERONA con uno scudetto ciascuno.
Possiamo dunque, anche sotto questo aspetto, aspirare almeno al SETTIMO posto
al termine del campionato, e perciò almeno all'Europa League.
Ecco la graduatoria:
1. JUVENTUS 27 scudetti più uno revocato.
2. INTER 18 scudetti
3. MILAN 17 scudetti
4. GENOA 9 scudetti
5. BOLOGNA 7 scudetti
6. ROMA 3 scudetti
7. LAZIO 2 scudetti
7. NAPOLI 2 scudetti
7. FIORENTINA 2 scudetti
10. CAGLIARI 1 scudetto
10. SAMPDORIA 1 scudetto.
Tra le squadre non militanti attualmente in serie A bisogna ricordare il TORINO con 7 scudetti più uno revocato nel 1926-27, e la PRO VERCELLI con 7 scudetti, il CASALE, la NOVESE e il VERONA con uno scudetto ciascuno.
Possiamo dunque, anche sotto questo aspetto, aspirare almeno al SETTIMO posto
al termine del campionato, e perciò almeno all'Europa League.
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domenica 1 agosto 2010
La compagnia di Silver Scialla - I miei ricordi 94
Prima di chiudere definitivamente il cinema che aveva aperto con tante speranze e tanto dispendio economico, il professor Martucci, figura caratteristica della cultura ad Acuto negli anni dell'immediato dopoguerra, volle cimentarsi anche con il teatro.
Era ovviamente un tentativo senza speranze, perché la popolazione del paese si era ridotta da tremila a millecinquecento abitanti, e con tutto l'amore per il teatro, che indubbiamente c'era, uno spettacolo di prosa non avrebbe potuto tenere più di una settimana.
Infatti, fu così. In paese era arrivata una compagnia teatrale, una specie di carro di Tespi, con un pullmino malridotto e una vistosa insegna: "La compagnia di Silver Scialla".
Si accamparono nel giardino retrostante al locale del cinema, e anzi il professore concesse loro l'uso di parte dell'abitazione personale, che costituiva tutto l'investimento dei risparmi delle lezioni private d'italiano e filosofia durate almeno venti anni.
La compagnia era guidata da un capocomico pieno di entusiasmo e d'idee: Silver Scialla, appunto, arrivato da qualche provincia del Sud col suo codazzo di attori e attrici di ogni età e condizione civile. Le prime uscite ricalcarono i consueti spettacoli del varietà, con situazioni e battute un po' logore, che comunque furono accolte con simpatia. Il pubblico, dati anche i prezzi molto popolari, accorreva con discreto interesse.
Anche gli spettatori erano di tutte le età, dai bambini più piccoli agli anziani più attempati e impensati. Ma dopo due o tre serate, il pubblico cominciò a diradarsi.
Allora Silver Scialla, prima di arrendersi, ebbe l'audacia di organizzare un autentico
spettacolo sulla Passione di Cristo, in costumi d'epoca, e soprattutto col nudo quasi integrale della figura del Salvatore, con la flagellazione, l'orto del Getsemani, il tradimento e il bacio di Giuda, e la crocifissione.
Silver Scialla era ancora giovane, e il suo fisico statuario, messo in evidenza dai tormenti della Croce, finì per impressionare il pubblico, che si commosse e l'applaudì ripetutamente, non senza turbamento per gli adulti, del tutto impreparati a una scena così dissacrante. I commenti oscillarono tra lo scandalo e l'ammirazione. I bambini invece accettarono il nudo come un fatto normale.
Silver Scialla rappresentò l'audacia del nudo quasi integrale in un piccolo teatro di provincia, e quasi quasi precorse i tempi di altre audacie da palcoscenico.
Quando il capocomico andò via dal paese, poiché ormai aveva dato tutto e non aveva più nulla nel suo repertorio, la gente si dispiacque e volle salutarlo con grande affetto. Un saluto quasi commovente. E il nome di Silver Scialla rimase vivo tra la gente almeno per un decennio.
Poi il cinema-teatro chiuse per sempre. Si trasformò pian piano in una villa con giardino, nella cui solitudine il professor Martucci visse gli ultimi anni della sua vita dedicata alla cultura quasi con misticismo. Era infatti sostenitore della filosofia teosofica, alla quale aveva aderito con la fede di un vero apostolo che cercava anche altri sostenitori della sua teoria.
Ma anche alla gente più semplice aveva voluto lasciare il ricordo di serate dedicate al cinema e a spettacoli come quelli dell'indimenticabile Silver Scialla (continua).
Era ovviamente un tentativo senza speranze, perché la popolazione del paese si era ridotta da tremila a millecinquecento abitanti, e con tutto l'amore per il teatro, che indubbiamente c'era, uno spettacolo di prosa non avrebbe potuto tenere più di una settimana.
Infatti, fu così. In paese era arrivata una compagnia teatrale, una specie di carro di Tespi, con un pullmino malridotto e una vistosa insegna: "La compagnia di Silver Scialla".
Si accamparono nel giardino retrostante al locale del cinema, e anzi il professore concesse loro l'uso di parte dell'abitazione personale, che costituiva tutto l'investimento dei risparmi delle lezioni private d'italiano e filosofia durate almeno venti anni.
La compagnia era guidata da un capocomico pieno di entusiasmo e d'idee: Silver Scialla, appunto, arrivato da qualche provincia del Sud col suo codazzo di attori e attrici di ogni età e condizione civile. Le prime uscite ricalcarono i consueti spettacoli del varietà, con situazioni e battute un po' logore, che comunque furono accolte con simpatia. Il pubblico, dati anche i prezzi molto popolari, accorreva con discreto interesse.
Anche gli spettatori erano di tutte le età, dai bambini più piccoli agli anziani più attempati e impensati. Ma dopo due o tre serate, il pubblico cominciò a diradarsi.
Allora Silver Scialla, prima di arrendersi, ebbe l'audacia di organizzare un autentico
spettacolo sulla Passione di Cristo, in costumi d'epoca, e soprattutto col nudo quasi integrale della figura del Salvatore, con la flagellazione, l'orto del Getsemani, il tradimento e il bacio di Giuda, e la crocifissione.
Silver Scialla era ancora giovane, e il suo fisico statuario, messo in evidenza dai tormenti della Croce, finì per impressionare il pubblico, che si commosse e l'applaudì ripetutamente, non senza turbamento per gli adulti, del tutto impreparati a una scena così dissacrante. I commenti oscillarono tra lo scandalo e l'ammirazione. I bambini invece accettarono il nudo come un fatto normale.
Silver Scialla rappresentò l'audacia del nudo quasi integrale in un piccolo teatro di provincia, e quasi quasi precorse i tempi di altre audacie da palcoscenico.
Quando il capocomico andò via dal paese, poiché ormai aveva dato tutto e non aveva più nulla nel suo repertorio, la gente si dispiacque e volle salutarlo con grande affetto. Un saluto quasi commovente. E il nome di Silver Scialla rimase vivo tra la gente almeno per un decennio.
Poi il cinema-teatro chiuse per sempre. Si trasformò pian piano in una villa con giardino, nella cui solitudine il professor Martucci visse gli ultimi anni della sua vita dedicata alla cultura quasi con misticismo. Era infatti sostenitore della filosofia teosofica, alla quale aveva aderito con la fede di un vero apostolo che cercava anche altri sostenitori della sua teoria.
Ma anche alla gente più semplice aveva voluto lasciare il ricordo di serate dedicate al cinema e a spettacoli come quelli dell'indimenticabile Silver Scialla (continua).
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