sabato 19 febbraio 2011

L'aragosta e la sardina -81- storie di animali

Mare, bello e infinito! Lo guardi e resti ammirato. Le sue onde accarezzano la terra. Tutto sembra meraviglioso, ma, ahimé, anche nel mare c'è la sofferenza.
Accostiamoci a un punto in cui, tra gli scogli ove la spuma s'infrange, troviamo a colloquio la rossa aragosta Arianna e un'umile sardina, Nannina.
- Ecco un'altra giornata meravigliosa - sta dicendo la bella Arianna alla sua piccola amica. - Eppure, prima di questa sera, molti abitanti del mare, come me e come te, troveranno la fine della loro esistenza per mano dell'uomo -
- Già - ribatté la piccola sardina dalle scaglie argentate . -La nostra vita è quasi sempre breve e si conclude miseramente -
- Colpa degli uomini! Specialmente di quelli che si fanno chiamare pescatori, convinti che la loro missione nella vita sia di porre fine all'esistenza degli abitanti del mare -
- Hai ragione, Arianna ! Dopo che ci hanno agganciato e straziato con i loro ami e le loro reti, ci portano al mercato ancora vivi, sofferenti fuori dal nostro elemento naturale che è l'acqua salata, mettono in mostra le nostre sofferenze e ci lasciano vivere solo per dimostrare che siamo freschi di giornata -
- A voi va anche bene così, povera Nannina! Ma a noi aragoste sai che fine orrenda è riservata? Nei ristoranti siamo ancora lì a guizzare in grosse vasche di vetro. Poi arriva il cliente, ci sceglie in base al nostro peso e alla nostra bellezza, e alla fine il cuoco ci immerge nel pentolone bollente che ci aspetta. Il nostro è un vero inferno, mia cara sardina -
- Come sai queste orribili cose? - disse la sardina tremando.
- Come le so? Le raccontano i pescatori stessi mentre ci stanno strappando dal luogo dove abbiamo vissuto, allontanandoci per sempre dai nostri figli, genitori e fratelli. Tu credi che provino un minimo di pietà? -
- Pietà? Per loro è una parola sconosciuta. Anche noi facciamo una fine orribile. Ci mettono in fila strette strette dentro una scatoletta di latta, ci ricoprono di sale, siamo ancora vive e non ci lasciano nemmeno lo spazio per respirare, strozzandoci al buio con un bel velo d'olio che ci copre e ci soffoca. E' sempre brutta, io penso, la morte di un pesce! -
- Ho sentito dire che la più orribile è quella dei tonni nelle mattanze. Non c'è cosa peggiore che farli fuori togliendo loro la libertà per gradi, fino a ridurli all'impotenza. Poi li tagliano in piccole trance e finiscono in scatola anche loro. E gli uomini considerano ciò una prelibatezza -
- E' triste. Non vale la pena neanche lamentarsi - disse la sardina, che era un po' filosofa. - E pensare che gli uomini, per se stessi, invocano la libertà, lottano per essa, hanno impiegato dei secoli per far valere i loro diritti, e scritto anche migliaia di libri con quell'intento. E perché con noi sono dei tiranni spietati? -
- Povera sardina Nannina! Noi pesci, e animali in genere, non dovremmo avere nemmeno un grammo di cervello per evitare di fare queste riflessioni...-
- Cara Arianna: ma abbiamo davvero un po' di cervello? Se lo avessimo, ci saremmo forse organizzati e avremmo preparato la nostra resistenza -
- Sai che alcuni uomini hanno creato perfino delle associazioni per proteggerci, per tenerci in vita? - osservò l'aragosta Arianna con amarezza. - Ma quali sono i risultati raggiunti? -
Ci fu una lunga pausa, nel discorso fra l'aragosta e la sardina. Si sentiva solo lo sciabordìo delle onde sulla scogliera. Tutto sembrava così bello, così meraviglioso!

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