I veri rinforzi di cui la Lazio aveva bisogno - un terzino, un mediano e un attaccante - sono arrivati per linee interne, dal mucchio dei "grezzi" tenuti fino ad allora in disparte.
Questi sono i tre nomi: Scaloni, Gonzalez e Kozak.
Infatti, a parte il solo arrivato dall'esterno, Sculli, un jolly sicuramente utile, i rinforzi inattesi per una Lazio che stava boccheggiando dalla fatica sono venuti dal reparto magazzino.
Scaloni, inutilizzabile Garrido, infortunato Radu, venduto Cavanda, per fortuna è venuto fuori in emergenza, salvandoci da una situazione spinosa. E' solo destro, ma cervello ne ha e usa bene quel piede anche sul lato mancino del campo. Sinceramente è stato una sorpresa positiva e ci sta dando una mano valida in un momento di dura necessità.
Sul dinamismo di Gonzalez noi ci avevamo sempre creduto. Una mobilità da far paura. Quando tutte le cose girano bene e si cerca il meglio, eleganza compresa, questo dinamismo esasperato può essere anche imbarazzante. Ma quando arrivano i sorci verdi, il Tata è uno che ti fa respirare. Sapevamo anche che segnava parecchi gol, da mediano: in precampionato era stato il più prolifico dopo Kozak e Rocchi. I numeri hanno sempre ragione, e Gonzalez ci servirà e come, da qui a fine campionato.
Però su tutti Kozak. Le sue cifre di realizzazione sono state sempre da primato, da ultraprimato. Esagerate. Ma c'era molto di vero, in quelle cifre, e la verità alla fine si è imposta: di uno che lotta, si spacca in due, non limita mai le sue energie, e poi ogni tanto - anzi ogni poco - la butta dentro di prepotenza, tu non puoi farne a meno: questo diamante devi sgrezzarlo e ne verrà fuori un grande campione. Un Toni? un Chinaglia? Io ho citato addirittura il nome di un certo Gunnar Nordahl.
Non ci resta che stare a vedere, per uno che in media infila un gol ogni 90 minuti. Uno a partita.
Sarebbero 38 in un campionato, ma ne bastano anche la metà: 19.
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