martedì 1 febbraio 2011

Il paguro e la seppia - 68 - storie di animali

Gli animali marini, quelli più piccoli e indifesi, che sarebbero facili prede dei pesci più grandi, trovano mille modi diversi per nascondersi e difendersi dai tanti pericoli che corrono in continuazione.
Fra questi, due animaletti marini si distinguono per l'assoluta originalità del loro modo di mettersi in salvo: il paguro e la seppia.
Il paguro è un piccolo crostaceo che ha la parte posteriore del corpo piuttosto dura, ma ha la pancia molle e ritorta come quella di una chiocciola, e questa pancia deve ben proteggerla se non vuole fare subito una brutta fine. E allora che ti fa, il paguro? Trova il guscio di una conchiglia vuota, ci si infila dentro con la parte inferiore del corpo, e poi completa la sua difesa mimetizzandosi fra le spugne e fra le attinie, animaletti a forma di fiori.
Trovato il punto giusto, il paguro si ferma lì, nutrendosi del plancton, cioè di residui animali e vegetali che fluttuano nell'acqua. Non ha bisogno di altro. Se ne sta in solitudine, tanto è vero che lo chiamano anche Bernardo l'eremita.
La seppia, che tutti conosciamo perché è un buon alimento per l'uomo, è un mollusco dal corpo ovale e la bocca circondata da dieci piccole branchie, dalle quali, in caso di pericolo, emette un liquido tra il bruno e il nero, con cui circonda e nasconde il suo corpo, sicché è impossibile riconoscerla, individuarla e farne...un bocconcino prelibato.
Su un basso fondale marino, un giorno, la seppia Brunetta andava passeggiando tranquilla, sentendosi completamente sola. Ma ad un tratto, tra le alghe, vide spuntare un paio di corna mollicce: quelle di un paguro che cercava di confondersi con la vegetazione marina.
La seppia Brunetta ebbe un soprassalto, e quasi si spaventò, ma poi si ricordò che i paguri sono ancora più timidi delle seppie, e perciò non esitò a chiamarlo: - Tu sei Bernardo, il paguro, non posso sbagliarmi. Non aver paura di me, perché sono innocua, e vado cercando qualcuno con cui scambiare due chiacchiere -
- Con te, comare seppia, due chiacchiere le scambio con piacere, anche se a me piace tantissimo la solitudine. Mi chiamano l'eremita, e infatti sto sempre solo perché ho paura che un qualunque pesce che passa faccia un sol boccone della mia morbida pancia -
- Brrr...Non me ne parlare. Sai che le seppie hanno una carne tenera e gustosa, che piace a tutti. Se non avessi il mio liquido nero con cui proteggermi e nascondermi, vivrei veramente poche ore -
- Io mi difendo con la solitudine, tu con un bello schizzetto d'inchiostro. Ci arrangiamo come possiamo - commentò il paguro Bernardo, che aveva preso gusto a chiacchierare.
Ma, ahimè, il discorso dei due animaletti fu molto breve. Comparve all'improvviso un grosso pesce vorace, un barracuda dai forti denti aguzzi, e i due cominciarono a tremare.
- Sgancia subito il tuo liquido nero, ti prego - sussurrò a bassa voce il paguro. - E copri
anche me, che non mi sento affatto al sicuro, qui dietro -
La seppia Brunetta non si fece pregare. Con tutta la forza che aveva, schizzò fuori dalle dieci piccole branchie la maggior quantità di liquido scuro che le fu possibile. Il barracuda, quando vide quella grande macchia nera che si espandeva minacciosa, cambiò strada e si allontanò in fretta. I due poveri animaletti, Brunetta la seppia e Bernardo il paguro, si abbracciarono stretti stretti per consolarsi: si erano salvati entrambi, con l'aiuto della buona sorte.



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