Eravamo pochi alunni per classe, meno di una dozzina, l'ideale per imparare bene.
Nella mia classe, c'era un mio caro amico d'infanzia, Santino, eravamo entrati insieme in seminario dopo aver fatto cinque anni di elementari nella stessa classe ad Acuto.
Santino era prezioso, per me: rappresentava il mio contatto con il paese natìo. Ogni santa domenica veniva a trovarlo con la sua asina il padre, Augusto, detto Papozzo: un viaggio di almeno quattro ore, che santa pazienza, per sentieri sassosi, da ripetere poi al ritorno, e stavolta tutti in salita, appena qualche ora dopo.
Mia madre mi mandava, tramite Augusto, quel poco che poteva: intanto i panni puliti, poi una mezza pagnotta di pane, un po' di mele, ogni tanto un barattolo di marmellata d'uva fatta da zia Paolina al Piglio. In questo modo l'asinella di Augusto riusciva a portarmi l'eco di quel legame di affetto di cui tanto avevo bisogno.
Nella nostra classe c'erano due ragazzi di Morolo, tutti e due di nome Luigi come me: Canali e Fiaschetti. Il primo era nato a Barce, in Libia, dove il padre era emigrato. Poi, dopo la cacciata dalla Libia, si era trasferito a Mentone, in Liguria, e dopo il trattato di pace si era ritrovato cittadino francese senza volerlo. La famiglia era rientrata in Italia e se la passava piuttosto male, senza radici.
L'altro Luigi, Fiaschetti, aveva invece parenti americani, stava bene di famiglia. Il fratello maggiore, Francesco, era un giovane sacerdote e fungeva da prefetto proprio nel nostro seminario.
Un altro ragazzo,Cefaloni, era di Gorga, ma non legava molto con noi, e lo ricordo meno. Nella nostra classe s'inserivano anche alcuni ragazzi di un collegio di caracciolini, religiosi che si appoggiavano a noi per la loro formazione culturale. Ne ricordo due, entrambi di Porciano, frazione di Ferentino situata sulla verdissima montagna dirimpetto ad Acuto, con ai piedi il lago di Canterno e il santuario della Madonna della Stella: un pezzo della mia infanzia. Si chiamavano Cardinali e Boccitto, e il primo era nipote di un nostro bravissimo insegnante, don Francesco Cardinali, che ebbe poi una lunghissima e onorata carriera culturale oltre che religiosa.
Coi caracciolini, che indossavano una divisa con pantaloni e camicia grigio scuro, c'era anche un ragazzo romano, Giovanni Alivernini, che mostrava una certa cultura e disinvoltura.
Alunno interno era anche un altro ragazzo di Gorga, Amici, che aveva un fisico robusto e sembrava più maturo dei suoi anni, serio e riflessivo. Ricordo anche Giuliani di Anagni, un ragazzo dai capelli rossi molto vivace. Infine c'era un altro compagno, Riccardo Filippi, di Carpineto Romano, intelligente e impegnato, che alcuni anni dopo ritrovai nel mio secondo collegio, il Conti Gentili di Alatri.
Noi tre Luigi e Santino rappresentavamo comunque il nucleo forte della classe, e anche della camerata. Eravamo molto amici. Un legame che è rimasto vivo anche "dopo". Ma per arrivare a quel "dopo" dovranno passare almeno quattro anni di vita in comune, un periodo in cui il nostro legame sicuramente si rinsaldò e sostituì gli affetti di famiglia.
Il seminario era un palazzone monumentale, addossato alla cattedrale, e nel suo retro c'era lo storico palazzo di Bonifacio VIII, databile intorno al 1200. I corridoi erano lunghissimi e tortili, con curve incredibili, e si sviluppavano almeno per tre piani. Al pian terreno c'erano le enormi cucine e le grandi dispense, regno delle suore che provvedevano ai pasti, alle pulizie e alla lavanderia.
Al quarto piano, e parzialmente anche a un quinto, c'erano sconfinate soffitte chiamate "Siberia" per il gran freddo che vi regnava: i suoi finestroni, infatti, non avevano infissi. Ospitavano masserizie varie e scaffali con vecchissimi libri.
Qui Lazio by Luigi Jadicicco raccoglie tutti i laziali, a cominciare da quelli dei nostri paesi che sono orgogliosi di far parte di una terra ricca di gloria, di arte e di storia. Con loro i tifosi della Lazio, prima squadra di calcio di Roma. Degli amati paesi laziali trattiamo tutti i problemi, le attese, le speranze.
lunedì 28 febbraio 2011
domenica 27 febbraio 2011
Ma 'ndo vai, si tu l'attacco nun ce l'hai? Lazio zero a Cagliari
La Lazio a Cagliari? Acqua fresca...anzi, autogol di Dias che ne ha deviato l'unico tiro.
Ma la Lazio, l'attacco, ce l'ha? Bella difesa, bel centrocampo, anche bel gioco, tutti d'accordo, ma tiri in porta poco o niente. Anche se Agazzi più di un'insidia l'ha dovuta sventare, superando se stesso e anticipando interventi risolutivi dei laziali.
Non basta Kozak, anche se ce la mette tutta. Sculli guarda più verso la sua porta che verso la porta avversaria. Nel finale è entrato anche Floccari al posto di Sculli, e poi anche Zarate al posto di Gonzalez, ma occasioni da gol non ne sono arrivate, perché la squadra è strutturata in un certo modo, e non può all'improvviso cambiare volto anche cambiando gli uomini.
Così i tre punti, che sarebbero stati d'oro, sono volati via, e l'Udinese, scatenata a Palermo, si è accostata a un solo punto. Allarme, allarme fortissimo per il quarto posto, che da questo momento dovremo contendere ai friulani col coltello fra i denti.
Meno male che dall'Olimpico, nel finale, sono arrivate notizie consolatorie sul conto della Roma, che anche con Montella si è fatta rimontare due gol e dimostra di non avere difesa. Anche Juventus e Palermo sembrano tagliate fuori dalla lotta per la Champions, mentre per noi sembra arrivare la garanzia di avere almeno l'Europa minore. Ma questa è una consolazione che fa poco piacere, dopo che si è sognato tanto e magari si è sperato in un bel colpo grosso come la presenza tra le Grandi d'Europa.
Reja, e anche Donadoni, hanno avuto parole di elogio per la squadra biancoceleste, che ha giocato e si è fatta apprezzare. Ma il gioco del calcio è tutto basato sul gol: se lo segni vinci, se lo sciupi o aiuti l'avversario a segnare come ha fatto Dias, va a finire che perdi una partita che assolutamente non meritavi di perdere.
Ora non ci resta che aspettare la serata di domenica prossima, quando all'Olimpico arriverà un Palermo disarcionato nel gioco e forse anche nell'allenatore Delio Rossi.
Una partita che dobbiamo assolutamente vincere se non vogliamo farci subito staccare da questa Udinese che un attacco, invece, ce l'ha, e come!
Ma la Lazio, l'attacco, ce l'ha? Bella difesa, bel centrocampo, anche bel gioco, tutti d'accordo, ma tiri in porta poco o niente. Anche se Agazzi più di un'insidia l'ha dovuta sventare, superando se stesso e anticipando interventi risolutivi dei laziali.
Non basta Kozak, anche se ce la mette tutta. Sculli guarda più verso la sua porta che verso la porta avversaria. Nel finale è entrato anche Floccari al posto di Sculli, e poi anche Zarate al posto di Gonzalez, ma occasioni da gol non ne sono arrivate, perché la squadra è strutturata in un certo modo, e non può all'improvviso cambiare volto anche cambiando gli uomini.
Così i tre punti, che sarebbero stati d'oro, sono volati via, e l'Udinese, scatenata a Palermo, si è accostata a un solo punto. Allarme, allarme fortissimo per il quarto posto, che da questo momento dovremo contendere ai friulani col coltello fra i denti.
Meno male che dall'Olimpico, nel finale, sono arrivate notizie consolatorie sul conto della Roma, che anche con Montella si è fatta rimontare due gol e dimostra di non avere difesa. Anche Juventus e Palermo sembrano tagliate fuori dalla lotta per la Champions, mentre per noi sembra arrivare la garanzia di avere almeno l'Europa minore. Ma questa è una consolazione che fa poco piacere, dopo che si è sognato tanto e magari si è sperato in un bel colpo grosso come la presenza tra le Grandi d'Europa.
Reja, e anche Donadoni, hanno avuto parole di elogio per la squadra biancoceleste, che ha giocato e si è fatta apprezzare. Ma il gioco del calcio è tutto basato sul gol: se lo segni vinci, se lo sciupi o aiuti l'avversario a segnare come ha fatto Dias, va a finire che perdi una partita che assolutamente non meritavi di perdere.
Ora non ci resta che aspettare la serata di domenica prossima, quando all'Olimpico arriverà un Palermo disarcionato nel gioco e forse anche nell'allenatore Delio Rossi.
Una partita che dobbiamo assolutamente vincere se non vogliamo farci subito staccare da questa Udinese che un attacco, invece, ce l'ha, e come!
Da Cagliari cominciò il gran volo della Lazio
Era il 21 marzo 2010. La Lazio, sull'orlo della rottura, era stata portata in ritiro a Norcia. Tutti capivano che si trattava di giorni decisivi.
Andammo a Cagliari e la forza della disperazione ci diede una grande vittoria: 2-0, gol di Rocchi e Floccari. Ricordiamo che capitan Rocchi, inizialmente, era stato contrario al ritiro di Norcia, sostenendo che i giocatori della Lazio avevano tutta la volontà di riscattarsi da sconfitte umilianti come lo 0-2 col Bari all'Olimpico.
Da Cagliari cominciò il grande volo della Lazio di Edy Reja. Chiuse le ultime dieci giornate di campionato con ben 20 punti: 6 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte (Roma e... Inter). Gol segnati 17, gol subìti 11. I diciassette marcatori: 4 Rocchi, 4 Floccari, 2 Lichtsteiner, 2 Dias, 2 Brocchi, 1 Mauri, 1 Cruz, 1 Hitzlsperger.
Aggiungiamo questi risultati a quelli ottenuti di fila nel presente campionato, e avremo: 68 punti in 36 giornate, una media molto alta. Per completare un intero campionato mancano solo due partite, Cagliari-Lazio e Lazio-Palermo. Potrebbero arrivare altri 4 punti e si salirebbe a 72. L'anno scorso il Milan finì terzo a quota 70!
Una grande Lazio, e noi l'abbiamo spesso discussa e sottovalutata. In queste 36 partite ha ottenuto 20 vittorie, 8 pareggi e 8 sconfitte, ha segnato 50 gol e ne ha subiti soltanto 33, che è una cifra quasi da primato.
Cinquanta gol? E chi è stato il capocannoniere? Sì, lui: Sergio Floccari con 10 gol. Poi Hernanes con 7, Rocchi, Mauri e Kozak con 5, Zarate con 4, Dias con 3, Brocchi, Biava e Lichtsteiner con 2, Cruz, Hitzlsperger, Ledesma e Gonzalez con 1 e un'autorete di Zapata (Udinese) per anticipare l'incornata di Kozak che altrimenti sarebbe già a quota 6.
Rispetto all'anno scorso, la Lazio ha perso 7 giocatori: Kolarov, Cruz, Siviglia, Baronio, Eliseu, Inzaghi e Hitzlsperger, e ne ha presentati 6 nuovi: Hernanes, Kozak,Gonzalez, Bresciano, Cavanda (poi ceduto) e Garrido.Tutto sommato migliorandosi ancora.
Mancano dodici giornate alla fine. Tenendo lo stesso ritmo di volo, la Lazio può conquistare altri 23 punti, che la porterebbero a chiudere a quota 71. Sufficienti per la Champions League.
Andammo a Cagliari e la forza della disperazione ci diede una grande vittoria: 2-0, gol di Rocchi e Floccari. Ricordiamo che capitan Rocchi, inizialmente, era stato contrario al ritiro di Norcia, sostenendo che i giocatori della Lazio avevano tutta la volontà di riscattarsi da sconfitte umilianti come lo 0-2 col Bari all'Olimpico.
Da Cagliari cominciò il grande volo della Lazio di Edy Reja. Chiuse le ultime dieci giornate di campionato con ben 20 punti: 6 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte (Roma e... Inter). Gol segnati 17, gol subìti 11. I diciassette marcatori: 4 Rocchi, 4 Floccari, 2 Lichtsteiner, 2 Dias, 2 Brocchi, 1 Mauri, 1 Cruz, 1 Hitzlsperger.
Aggiungiamo questi risultati a quelli ottenuti di fila nel presente campionato, e avremo: 68 punti in 36 giornate, una media molto alta. Per completare un intero campionato mancano solo due partite, Cagliari-Lazio e Lazio-Palermo. Potrebbero arrivare altri 4 punti e si salirebbe a 72. L'anno scorso il Milan finì terzo a quota 70!
Una grande Lazio, e noi l'abbiamo spesso discussa e sottovalutata. In queste 36 partite ha ottenuto 20 vittorie, 8 pareggi e 8 sconfitte, ha segnato 50 gol e ne ha subiti soltanto 33, che è una cifra quasi da primato.
Cinquanta gol? E chi è stato il capocannoniere? Sì, lui: Sergio Floccari con 10 gol. Poi Hernanes con 7, Rocchi, Mauri e Kozak con 5, Zarate con 4, Dias con 3, Brocchi, Biava e Lichtsteiner con 2, Cruz, Hitzlsperger, Ledesma e Gonzalez con 1 e un'autorete di Zapata (Udinese) per anticipare l'incornata di Kozak che altrimenti sarebbe già a quota 6.
Rispetto all'anno scorso, la Lazio ha perso 7 giocatori: Kolarov, Cruz, Siviglia, Baronio, Eliseu, Inzaghi e Hitzlsperger, e ne ha presentati 6 nuovi: Hernanes, Kozak,Gonzalez, Bresciano, Cavanda (poi ceduto) e Garrido.Tutto sommato migliorandosi ancora.
Mancano dodici giornate alla fine. Tenendo lo stesso ritmo di volo, la Lazio può conquistare altri 23 punti, che la porterebbero a chiudere a quota 71. Sufficienti per la Champions League.
sabato 26 febbraio 2011
Frosinone: col Grosseto un punto utile
Potrà sembrare assurdo, ma il pareggio sullo 0-0 contro il coriaceo Grosseto può risultare utile al Frosinone, in una giornata completamente negativa per tutte le rivali per la salvezza.
Infatti, la classifica si è accorciata, e in soli due punti sono addossate tutte e cinque le squadre che stanno cercando disperatamente di evitare la retrocessione, e due punti si possono benissimo recuperare nelle restanti quattordici giornate.
Certo, se la squadra di Campilongo fosse riuscita a fare anche un solo gol, si sarebbe assicurata la possibilità di raggiungere a quota 28 ben tre rivali: Cittadella, Ascoli e Portogruaro.
Ma quel che non è venuto oggi può arrivare anche dove neppure te lo aspetti: e se il Frosinone dovesse fare il colpaccio, nel prossimo turno, sul terreno della Reggina?
Infatti, la classifica si è accorciata, e in soli due punti sono addossate tutte e cinque le squadre che stanno cercando disperatamente di evitare la retrocessione, e due punti si possono benissimo recuperare nelle restanti quattordici giornate.
Certo, se la squadra di Campilongo fosse riuscita a fare anche un solo gol, si sarebbe assicurata la possibilità di raggiungere a quota 28 ben tre rivali: Cittadella, Ascoli e Portogruaro.
Ma quel che non è venuto oggi può arrivare anche dove neppure te lo aspetti: e se il Frosinone dovesse fare il colpaccio, nel prossimo turno, sul terreno della Reggina?
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campionato di serie B
Vita di collegio: 1.Con Felicetto, sopra al carretto...
Il mio primo collegio, settembre 1945, fu il seminario di Anagni. Avevo compiuto da poco undici anni, e mio padre Domenico era morto appena nove mesi prima, rendendo ancora più drammatico il mio distacco da casa.
Per entrare in seminario, dovevi avere presumibilmente la vocazione a farti prete, ed offrire anche un piccolo contributo economico che in parte ti dava il tuo comune di origine e in parte consisteva, allora, in un sostegno alimentare: un quintale di grano, una damigiana d'olio. Mia madre, vedova poverissima e madre di sette figli, dovette fare miracoli per riuscire a raggranellarli, e penso che un aiuto ci venne dagli zii del Piglio, i fratelli più giovani di mio padre, specialmente da zio Pasqualino e zia Paolina che non avevano figli.
Non ricordo se qualcuno mi chiese mai se avessi quella benedetta vocazione. Tutti lo davano per scontato, e io non mi opposi, anche se dentro di me soffrivo orribilmente la prospettiva di lasciare la casa paterna. D'altra parte, quello era l'unico modo per poter accedere allo studio delle scuole medie, che nella zona non esistevano.
Così, nell'incipiente autunno di quell'anno, noleggiammo il carrettino di Felicetto, unico mezzo pubblico disponibile, e da Acuto, mio paese natìo, raggiungemmo Anagni e il suo seminario, affiancato alla bella cattedrale e all'alto campanile romanico.
Ricordo che per tutto il giorno precedente, mio fratello minore Luciano, di otto anni, andava canticchiando, tutto eccitato per la novità: - Domani cetto, con Felicetto, sopra al carretto, si va si va...- L'avverbio "cetto", dal latino "cito", vuol dire "prestissimo": era ripreso da una parola dialettale usata dai contadini che si alzavano all'alba.
Per me il seminario fu un successo. Non avevo libri, e me li facevo prestare dai compagni, copiavo rapidamente, o sintetizzavo, gli argomenti delle lezioni quotidiane, e già facendo questo ero preparato e disposto a seguire il lavoro di classe. Erano piccole classi interne, di una dozzina di alunni, tenute da sacerdoti ben preparati in latino, italiano, francese, un po' meno in matematica, storia e geografia.
Complessivamente, il livello era più che decoroso, e il ricordo che ne ho è ottimo se paragonato a quello delle odierne scuole medie. In tre anni, ad esempio, espletammo tutto il lavoro della grammatica e della sintassi, in particolare in latino, e addirittura ci addentrammo nella prosodia e nella metrica, esercitandoci nella composizione di esametri e pentametri.
Ottimo maestro di latino era il rettore, monsignor Giovanni Salina di Carpineto Romano, severo e pungente con la sua ironia che talora sapeva raggiungere il sarcasmo.
Altro ottimo insegnante di discipline letterarie era don Lorenzo Fabrizi, vicerettore, originario della Sgurgola, che aveva una profonda conoscenza del francese, e anche lui ci spingeva perfino a comporre poesie in quella lingua.
La poesia era per me come un rifugio. Qualcuna, più sentita delle altre, la dedicavo alla morte di mio padre, ferita ancora cocente, che tuttavia si andava
gradualmente mitigando. Non vestivamo la famosa sottana nera dei seminaristi, ma portavamo ancora i calzoni corti: eravamo poco più che bambini, e poi la stoffa, in quegli anni di emergenza, era una merce molto rara.
Per entrare in seminario, dovevi avere presumibilmente la vocazione a farti prete, ed offrire anche un piccolo contributo economico che in parte ti dava il tuo comune di origine e in parte consisteva, allora, in un sostegno alimentare: un quintale di grano, una damigiana d'olio. Mia madre, vedova poverissima e madre di sette figli, dovette fare miracoli per riuscire a raggranellarli, e penso che un aiuto ci venne dagli zii del Piglio, i fratelli più giovani di mio padre, specialmente da zio Pasqualino e zia Paolina che non avevano figli.
Non ricordo se qualcuno mi chiese mai se avessi quella benedetta vocazione. Tutti lo davano per scontato, e io non mi opposi, anche se dentro di me soffrivo orribilmente la prospettiva di lasciare la casa paterna. D'altra parte, quello era l'unico modo per poter accedere allo studio delle scuole medie, che nella zona non esistevano.
Così, nell'incipiente autunno di quell'anno, noleggiammo il carrettino di Felicetto, unico mezzo pubblico disponibile, e da Acuto, mio paese natìo, raggiungemmo Anagni e il suo seminario, affiancato alla bella cattedrale e all'alto campanile romanico.
Ricordo che per tutto il giorno precedente, mio fratello minore Luciano, di otto anni, andava canticchiando, tutto eccitato per la novità: - Domani cetto, con Felicetto, sopra al carretto, si va si va...- L'avverbio "cetto", dal latino "cito", vuol dire "prestissimo": era ripreso da una parola dialettale usata dai contadini che si alzavano all'alba.
Per me il seminario fu un successo. Non avevo libri, e me li facevo prestare dai compagni, copiavo rapidamente, o sintetizzavo, gli argomenti delle lezioni quotidiane, e già facendo questo ero preparato e disposto a seguire il lavoro di classe. Erano piccole classi interne, di una dozzina di alunni, tenute da sacerdoti ben preparati in latino, italiano, francese, un po' meno in matematica, storia e geografia.
Complessivamente, il livello era più che decoroso, e il ricordo che ne ho è ottimo se paragonato a quello delle odierne scuole medie. In tre anni, ad esempio, espletammo tutto il lavoro della grammatica e della sintassi, in particolare in latino, e addirittura ci addentrammo nella prosodia e nella metrica, esercitandoci nella composizione di esametri e pentametri.
Ottimo maestro di latino era il rettore, monsignor Giovanni Salina di Carpineto Romano, severo e pungente con la sua ironia che talora sapeva raggiungere il sarcasmo.
Altro ottimo insegnante di discipline letterarie era don Lorenzo Fabrizi, vicerettore, originario della Sgurgola, che aveva una profonda conoscenza del francese, e anche lui ci spingeva perfino a comporre poesie in quella lingua.
La poesia era per me come un rifugio. Qualcuna, più sentita delle altre, la dedicavo alla morte di mio padre, ferita ancora cocente, che tuttavia si andava
gradualmente mitigando. Non vestivamo la famosa sottana nera dei seminaristi, ma portavamo ancora i calzoni corti: eravamo poco più che bambini, e poi la stoffa, in quegli anni di emergenza, era una merce molto rara.
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vita di collegio
venerdì 25 febbraio 2011
La Lazio a Cagliari con Floccari-Sculli
Contro il Lariano, ieri pomeriggio a Formello, scorpacciata di gol: undici. Una doppietta ciascuno ai tre cannonieri: Kozak, Floccari e Zarate. Ma la doppietta che è piaciuta di più a Reja è stata quella di Sergio, da tre domeniche a riposo e apparso finalmente in gran salute.
Non c'è dubbio, quindi, che Reja voglia tenere in panchina il giovane Libor, sottoposto negli ultime tempi a durissime tirate di collo, per ridare spazio al calabrese, tra l'altro autore l'anno scorso a Cagliari di uno dei due gol della vittoria che riaprì alla Lazio la strada di una clamorosa rimonta (venti punti nelle ultime dieci giornate, risalita dal sedicesimo al dodicesimo posto in classifica).
Accanto a Floccari, resterà in campo l'amico di Calabria Sculli, apparso anche lui in buona forma nel galoppo di ieri, e capace di tenere una posizione di raccordo utilissima, impreziosita da quei morbidi inviti alle punte che hanno fruttato gol a Brescia (Gonzalez) e contro il Bari (Hernanes): a Cagliari potrebbe essere il turno di Floccari, fermo a quota 6 e pronto ad arrivare almeno a 10 come l'anno scorso, di cui però 4 nel Genoa e 6 nella Lazio.
In panchina, inizialmente, resteranno quindi sia Kozak che Zarate, apparso in bella evidenza anche lui col Lariano: i due ragazzi potranno essere utilissimi nel finale a Cagliari, se le circostanze lo permetteranno
Il resto è tutto confermato: quel bel blocco difesa-mediana che fa della Lazio una delle "grandi" del campionato: Berni; Lichtsteiner, Biava, Dias, Radu; Gonzalez (Brocchi), Matuzalem - Ledesma - Hernanes; Sculli, Floccari. Una buona squadra, bene impostata e piena di gente combattiva. Tre punti in palio da strappare a un Cagliari degno di tutto rispetto.
Non c'è dubbio, quindi, che Reja voglia tenere in panchina il giovane Libor, sottoposto negli ultime tempi a durissime tirate di collo, per ridare spazio al calabrese, tra l'altro autore l'anno scorso a Cagliari di uno dei due gol della vittoria che riaprì alla Lazio la strada di una clamorosa rimonta (venti punti nelle ultime dieci giornate, risalita dal sedicesimo al dodicesimo posto in classifica).
Accanto a Floccari, resterà in campo l'amico di Calabria Sculli, apparso anche lui in buona forma nel galoppo di ieri, e capace di tenere una posizione di raccordo utilissima, impreziosita da quei morbidi inviti alle punte che hanno fruttato gol a Brescia (Gonzalez) e contro il Bari (Hernanes): a Cagliari potrebbe essere il turno di Floccari, fermo a quota 6 e pronto ad arrivare almeno a 10 come l'anno scorso, di cui però 4 nel Genoa e 6 nella Lazio.
In panchina, inizialmente, resteranno quindi sia Kozak che Zarate, apparso in bella evidenza anche lui col Lariano: i due ragazzi potranno essere utilissimi nel finale a Cagliari, se le circostanze lo permetteranno
Il resto è tutto confermato: quel bel blocco difesa-mediana che fa della Lazio una delle "grandi" del campionato: Berni; Lichtsteiner, Biava, Dias, Radu; Gonzalez (Brocchi), Matuzalem - Ledesma - Hernanes; Sculli, Floccari. Una buona squadra, bene impostata e piena di gente combattiva. Tre punti in palio da strappare a un Cagliari degno di tutto rispetto.
giovedì 24 febbraio 2011
La Lazio quarta vince 15 milioni
Finire quarta in classifica, per la Lazio, non sarà facile: mancano ancora dodici partite alla fine, e quattro punti di vantaggio sull'Udinese non sono una garanzia, come non lo sono i sei punti sulla Roma che già è andata a riprendersene tre a Bologna.
Se vuole riuscirci, la Lazio deve tenere alto il ritmo, e almeno almeno ripetere quello che fece nel finale dell'anno scorso, quando nelle ultime dieci giornate conquistò ben venti punti.
Ma se ci riuscirà - Milan Napoli e Inter certamente sono favoritissime per gli altri tre posti - la Lazio avrà anche il suo premio tangibile, almeno 15 milioni di euro. Infatti l'Uefa garantisce un bonus di 3,8 milioni per la qualificazione, 550 mila per ogni gara disputata, 800 mila per ogni vittoria e 400 mila per ogni pareggio, senza calcolare gli incassi ai botteghini e i diritti televisivi. Inoltre, se la squadra approdasse ai gironi dei turni successivi, tutte queste cifre come minimo raddoppierebbero.
Dunque gli sforzi biancocelesti in questi ultimi dodici turni sarebbero ben ricompensati e potrebbero anche spesare la società per i prossimi acquisti (un grande difensore centrale e una grande punta da 20 gol a campionato).
Il risvolto negativo già si conosce. Il quarto posto dà diritto solo alle eliminatorie, e per vincerle bisogna impostare una particolare preparazione che poi inevitabilmente si paga a metà campionato. Ma Reja, maestro di tattica e di preparazione, potrebbe anche studiare due Lazio diverse: una Lazio per i preliminari e un'altra per la prima parte del campionato. Dopo due mesi, tutto tornerebbe nella normalità.
Ma ora bisogna pensare ad altro...compreso l'imminente derby con la Roma di Montella: una possibile rivincita da prendere.
Se vuole riuscirci, la Lazio deve tenere alto il ritmo, e almeno almeno ripetere quello che fece nel finale dell'anno scorso, quando nelle ultime dieci giornate conquistò ben venti punti.
Ma se ci riuscirà - Milan Napoli e Inter certamente sono favoritissime per gli altri tre posti - la Lazio avrà anche il suo premio tangibile, almeno 15 milioni di euro. Infatti l'Uefa garantisce un bonus di 3,8 milioni per la qualificazione, 550 mila per ogni gara disputata, 800 mila per ogni vittoria e 400 mila per ogni pareggio, senza calcolare gli incassi ai botteghini e i diritti televisivi. Inoltre, se la squadra approdasse ai gironi dei turni successivi, tutte queste cifre come minimo raddoppierebbero.
Dunque gli sforzi biancocelesti in questi ultimi dodici turni sarebbero ben ricompensati e potrebbero anche spesare la società per i prossimi acquisti (un grande difensore centrale e una grande punta da 20 gol a campionato).
Il risvolto negativo già si conosce. Il quarto posto dà diritto solo alle eliminatorie, e per vincerle bisogna impostare una particolare preparazione che poi inevitabilmente si paga a metà campionato. Ma Reja, maestro di tattica e di preparazione, potrebbe anche studiare due Lazio diverse: una Lazio per i preliminari e un'altra per la prima parte del campionato. Dopo due mesi, tutto tornerebbe nella normalità.
Ma ora bisogna pensare ad altro...compreso l'imminente derby con la Roma di Montella: una possibile rivincita da prendere.
mercoledì 23 febbraio 2011
Ma 'ndo vai, si la difesa nun ce l'hai?
Quanti gol si possono prendere, in cinque giornate di campionato?
Risposta Lazio: uno.
Risposta Roma: dodici.
Poi ci sono tante risposte intermedie. Gli undici di Palermo e Parma, i nove di Sampdoria e Cesena, gli otto di Bari e Lecce, i sette di Fiorentina, Inter, Chievo, Catania e Juventus, i sei di Genoa, e Brescia, i quattro del Bologna, e infine i due di
Milan, Napoli e Udinese.
Non solo la Lazio, dunque, è fortissima in difesa, ma anche Milan, Napoli e Udinese non scherzano, e guarda caso sono le formazioni che troviamo più in alto in classifica. Fa eccezione solo l'Inter, che di gol ne ha subiti ben sette.
Onore alla Lazio, dunque, e alla sua bella organizzazione difensiva. Può permettersi anche il lusso di schierare Berni al posto di Muslera o Scaloni al posto di Radu, tanto le cose non cambiano
Reja ha impostato un gioco di centrocampo che difende benissimo, con Matuzalem-Ledesma-Hernanes ( ma anche Brocchi, Gonzalez, Mauri e Bresciano) l'intero reparto arretrato. Si aggiunga che all'attacco uno come Sculli bada anche a un gioco di protezione. Questo spiega il fatto che la Lazio segna qualche gol di meno, ma ne subisce poi meno di tutte le altre.
Questo tipo di protezione sta cominciando a fruttarci un buon quoziente di punti, ben undici nelle ultime cinque giornate, con la media di 2,20 a partita. Con un andamento di questo tipo si potrebbe finire il campionato a una quota altissima,75 punti. Mettiamone pure cinque di meno, ma a quota 70 si finisce sicuramente terzi o quarti.
Nessun miracolo, ma frutto di un gioco ben studiato e organizzato, che ci dovrebbe garantire la Champions League.
Risposta Lazio: uno.
Risposta Roma: dodici.
Poi ci sono tante risposte intermedie. Gli undici di Palermo e Parma, i nove di Sampdoria e Cesena, gli otto di Bari e Lecce, i sette di Fiorentina, Inter, Chievo, Catania e Juventus, i sei di Genoa, e Brescia, i quattro del Bologna, e infine i due di
Milan, Napoli e Udinese.
Non solo la Lazio, dunque, è fortissima in difesa, ma anche Milan, Napoli e Udinese non scherzano, e guarda caso sono le formazioni che troviamo più in alto in classifica. Fa eccezione solo l'Inter, che di gol ne ha subiti ben sette.
Onore alla Lazio, dunque, e alla sua bella organizzazione difensiva. Può permettersi anche il lusso di schierare Berni al posto di Muslera o Scaloni al posto di Radu, tanto le cose non cambiano
Reja ha impostato un gioco di centrocampo che difende benissimo, con Matuzalem-Ledesma-Hernanes ( ma anche Brocchi, Gonzalez, Mauri e Bresciano) l'intero reparto arretrato. Si aggiunga che all'attacco uno come Sculli bada anche a un gioco di protezione. Questo spiega il fatto che la Lazio segna qualche gol di meno, ma ne subisce poi meno di tutte le altre.
Questo tipo di protezione sta cominciando a fruttarci un buon quoziente di punti, ben undici nelle ultime cinque giornate, con la media di 2,20 a partita. Con un andamento di questo tipo si potrebbe finire il campionato a una quota altissima,75 punti. Mettiamone pure cinque di meno, ma a quota 70 si finisce sicuramente terzi o quarti.
Nessun miracolo, ma frutto di un gioco ben studiato e organizzato, che ci dovrebbe garantire la Champions League.
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Critica sportiva
martedì 22 febbraio 2011
Grande Frosinone a Varese
Un grandissimo finale ha consentito al Frosinone di strappare un importantissimo pareggio sul terreno del Varese, seria aspirante alla serie A col suo quarto posto in classifica.
Sull'1-3 a dieci minuti dalla fine, chi avrebbe più dato un soldo di speranza ai ciociari? Chiuso il primo tempo sullo 0-2 dopo la doppietta di Neto Pereira, i ragazzi di Campilongo avevano avuto il coraggio di reagire e di andare a segno con Cesaretti al 12' della ripresa, ma l'ex laziale Correa aveva ristablito il predominio varesino al 34'.
Qui è uscito fuori il gran cuore del Frosinone, con un bellissimo gol di Stellone al 43', e poi ancora Cesaretti, ormai al 95', ha saputo acciuffare il clamoroso 3-3.
Che dire di più? Con gesti come questi si può fare la salvezza. A quota 25 siamo a soli 3 punti dal porto sicuro, con un quint'ultimo posto disponibile a quota 28 dove sono ancora Cittadella e Portogruaro.
Si può ancora fare: basta crederci. Domenica arriva un Grosseto non imbattibile anche perché senza ambizioni, e se arrivassero davvero tre punti tutti d'un colpo si riapre senza dubbio la luce. C'è ancora tutto il tempo: e che le possibilità ci siano si è visto chiaramente a Varese.
Sull'1-3 a dieci minuti dalla fine, chi avrebbe più dato un soldo di speranza ai ciociari? Chiuso il primo tempo sullo 0-2 dopo la doppietta di Neto Pereira, i ragazzi di Campilongo avevano avuto il coraggio di reagire e di andare a segno con Cesaretti al 12' della ripresa, ma l'ex laziale Correa aveva ristablito il predominio varesino al 34'.
Qui è uscito fuori il gran cuore del Frosinone, con un bellissimo gol di Stellone al 43', e poi ancora Cesaretti, ormai al 95', ha saputo acciuffare il clamoroso 3-3.
Che dire di più? Con gesti come questi si può fare la salvezza. A quota 25 siamo a soli 3 punti dal porto sicuro, con un quint'ultimo posto disponibile a quota 28 dove sono ancora Cittadella e Portogruaro.
Si può ancora fare: basta crederci. Domenica arriva un Grosseto non imbattibile anche perché senza ambizioni, e se arrivassero davvero tre punti tutti d'un colpo si riapre senza dubbio la luce. C'è ancora tutto il tempo: e che le possibilità ci siano si è visto chiaramente a Varese.
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commento serie b
Hernanes l'apriscatole della Lazio
Mancava alla Lazio l'uomo che apriva la scatoletta del risultato. Quante volte abbiamo dovuto aspettare il secondo tempo per salutare festosamente la prima rete biancoceleste! La Lazio era sempre l'ultima a farsi registrare sul tabellino.
Ora abbiamo Hernanes. Domenica contro il Bari è stato il primo marcatore della giornata. Ma gli era successo di recente anche contro il Chievo, e un po' più indietro contro l'Udinese.
Reja ha insistito su Hernanes: tira di più in porta, tira specialmente all'inizio, quando l'avversario è ancora freddo; hai un tiro imprevedile e velocissimo che può sorprendere chiunque.
Così Hernanes, a metà stagione, ha già battuto il record dei suoi gol, che si era fermato a sei. In Brasile non era mai arrivato a tanto. E in Brasile è piaciuto moltissimo il gol contro il Bari: sul morbido cross di Sculli (cosa accaduta anche sul primo gol di Brescia ad opera di Gonzalez) Hernanes è intervenuto con una fulmineità davvero prodigiosa.
Questa è la via. Hernanes è un mediano che segna, come una volta segnava Paul Nedved, che un anno arrivò a 12 reti. Stiamo tornando ai tempi di Nedved, della Lazio da scudetto e da Champions, e il Profeta sta pian piano mantenendo le sue promesse,con grande gioia dei tifosi laziali.
Per ora gli diciamo grazie se anche noi, ogni tanto, possiamo festeggiare a freddo il bel gol che apre la scatoletta del risultato, il bel gol che ci porta subito alla vittoria.
Ora abbiamo Hernanes. Domenica contro il Bari è stato il primo marcatore della giornata. Ma gli era successo di recente anche contro il Chievo, e un po' più indietro contro l'Udinese.
Reja ha insistito su Hernanes: tira di più in porta, tira specialmente all'inizio, quando l'avversario è ancora freddo; hai un tiro imprevedile e velocissimo che può sorprendere chiunque.
Così Hernanes, a metà stagione, ha già battuto il record dei suoi gol, che si era fermato a sei. In Brasile non era mai arrivato a tanto. E in Brasile è piaciuto moltissimo il gol contro il Bari: sul morbido cross di Sculli (cosa accaduta anche sul primo gol di Brescia ad opera di Gonzalez) Hernanes è intervenuto con una fulmineità davvero prodigiosa.
Questa è la via. Hernanes è un mediano che segna, come una volta segnava Paul Nedved, che un anno arrivò a 12 reti. Stiamo tornando ai tempi di Nedved, della Lazio da scudetto e da Champions, e il Profeta sta pian piano mantenendo le sue promesse,con grande gioia dei tifosi laziali.
Per ora gli diciamo grazie se anche noi, ogni tanto, possiamo festeggiare a freddo il bel gol che apre la scatoletta del risultato, il bel gol che ci porta subito alla vittoria.
lunedì 21 febbraio 2011
Monopolio Milan Napoli Inter Lazio
Delle otto squadre di testa, quattro hanno vinto (Milan Napoli Inter Lazio), una sola ha pareggiato, l'Udinese, che ha perso due punti, e tre hanno perso (Roma, Palermo e Juventus), che di punti ne perdono tre secchi.
Si è scavato un solco di quattro punti fra le prime quattro (candidate allo scudetto e alla Champions), e le altre quattro, distanti quattro punti (l'Udinese), sette punti (la Juventus), otto punti (il Palermo), nove punti (la Roma, con una partita da recuperare).
Queste quattro squadre di seconda fila restano ovviamente in lotta per l'Europa League
(fino al sesto posto), con la sola Udinese ancora in corsa, eventualmente, per la Champions League.
Si è scavato un solco di quattro punti fra le prime quattro (candidate allo scudetto e alla Champions), e le altre quattro, distanti quattro punti (l'Udinese), sette punti (la Juventus), otto punti (il Palermo), nove punti (la Roma, con una partita da recuperare).
Queste quattro squadre di seconda fila restano ovviamente in lotta per l'Europa League
(fino al sesto posto), con la sola Udinese ancora in corsa, eventualmente, per la Champions League.
domenica 20 febbraio 2011
Un grande Hernanes lancia la Champions
Un grande gol di Hernanes su bel servizio di Sculli (ancora lui...), una grande prestazione del Profeta: 1-0 al Bari, tre punti d'oro, quarto posto ribadito in classifica, due punti guadagnati sull'Udinese, tre punti guadagnati sulla Roma e sulla Juventus.
Una grande giornata, dieci occasioni sui piedi degli attaccanti biancocelesti, un Gillet prodigioso che dice ripetutamente di no. Il 2-0 non è venuto, e nella ripresa il Bari ha anche tentato di giocarsi le sue carte.Berni, sostituto di Muslera e autentico portafortuna, ha salvato la sua rete con un decisivo intervento di piede.
Il solito difetto della Lazio: creare tanto e realizzare poco. Hernanes ha tirato tantissimo, e ogni volta Gillet ha risposto alla grande. Kozak ci ha dato dentro con tutte le forze, ma non sempre arriva il gol anche per lui che il gol sembra avercelo in tasca. Poi la grande difesa biancoceleste, seconda in campionato alle spalle del Milan, e con un Radu recuperato in pieno, è riuscita a contenere i tentativi dei galletti, e così è arrivata la preziosissima vittoria.
La nota positiva è la sicura ripresa di un grande giocatore come Hernanes. Grazie a lui, la squadra ha potuto superare indenne le insidie di una nuova giornata di campionato, e avrà tutto l'agio di rinfrancarsi e di rimettersi a correre già da domenica prossima nella dura trasferta di Cagliari.
Certo, Milan e Inter, aiutate dalla buona sorte e da sviste arbitrali, continuano a pigiare sui pedali e non ci danno molte possibilità di riaccostarci in zona scudetto. Altrettanto potrebbe fare stasera il Napoli contro il Catania al San Paolo. Ma il quarto posto, il posto per la Champions, si è consolidato nelle nostre mani, e ora abbiamo quattro punti di vantaggio sull'Udinese, che è l'inseguitrice più vicina.
Basta che le cose continuino a girare così perché si possa raggingere un traguardo così prestigioso, al quale non potevamo certo pensare appena è cominciato il campionato.
Una grande giornata, dieci occasioni sui piedi degli attaccanti biancocelesti, un Gillet prodigioso che dice ripetutamente di no. Il 2-0 non è venuto, e nella ripresa il Bari ha anche tentato di giocarsi le sue carte.Berni, sostituto di Muslera e autentico portafortuna, ha salvato la sua rete con un decisivo intervento di piede.
Il solito difetto della Lazio: creare tanto e realizzare poco. Hernanes ha tirato tantissimo, e ogni volta Gillet ha risposto alla grande. Kozak ci ha dato dentro con tutte le forze, ma non sempre arriva il gol anche per lui che il gol sembra avercelo in tasca. Poi la grande difesa biancoceleste, seconda in campionato alle spalle del Milan, e con un Radu recuperato in pieno, è riuscita a contenere i tentativi dei galletti, e così è arrivata la preziosissima vittoria.
La nota positiva è la sicura ripresa di un grande giocatore come Hernanes. Grazie a lui, la squadra ha potuto superare indenne le insidie di una nuova giornata di campionato, e avrà tutto l'agio di rinfrancarsi e di rimettersi a correre già da domenica prossima nella dura trasferta di Cagliari.
Certo, Milan e Inter, aiutate dalla buona sorte e da sviste arbitrali, continuano a pigiare sui pedali e non ci danno molte possibilità di riaccostarci in zona scudetto. Altrettanto potrebbe fare stasera il Napoli contro il Catania al San Paolo. Ma il quarto posto, il posto per la Champions, si è consolidato nelle nostre mani, e ora abbiamo quattro punti di vantaggio sull'Udinese, che è l'inseguitrice più vicina.
Basta che le cose continuino a girare così perché si possa raggingere un traguardo così prestigioso, al quale non potevamo certo pensare appena è cominciato il campionato.
Sculli-Kozak-Gonzalez: col Bari ancora Lazio operaia
Ancora Lazio operaia, oggi all'Olimpico, nell'importantissimo incontro Lazio-Bari. Tre punti che valgono davvero oro colato, per difendere un quarto posto fondamentale per la conquista della Champions League. Ormai l'Inter ha messo le mani sul secondo posto, e per il terzo il duello sarà fra Napoli e Lazio, con Juventus e Roma mine vaganti, e Udinese-Palermo sempre lì a insidiarci.
Edy Reja conferma la Lazio operaia, quella che a Brescia è tornata a battersi gagliardamente. L'attacco, impostato sul duo Sculli-Kozak, punta tutto sulla forza fisica e sulle fresche energie di due ragazzi che giocano dando l'anima.
In panchina c'è il duo titolare, quello formato da Floccari e Zarate, e fra poco tornerà anche il vecchio capitano Tommaso Rocchi: questi tre saranno la grande forza della Lazio nella galoppata finale del campionato, quella che l'anno scorso, nelle ultime dieci partite, ci vide conquistare la bellezza di venti punti. Un finale di torneo che se ripetuto, dovrebbe garantirci la presenza in Europa (se non altro in Europa League...).
Riposa anche Mauri, mentre Lichtsteiner è recuperato almeno per la panchina, e torna in campo Stefan Radu. La difesa, un solo gol subito nelle ultime quattro partite, dovrebbe metterci al riparo dalle grandi velleità di un Bari che non si arrende e viene a vendere cara la sua pelle.
Il volo propiziatorio di Olimpia, alle 12.45, sarà un'altra garanzia per la conquista di questi desideratissimi tre punti, tutti da strappare con il cuore e con la forza della volontà.
Edy Reja conferma la Lazio operaia, quella che a Brescia è tornata a battersi gagliardamente. L'attacco, impostato sul duo Sculli-Kozak, punta tutto sulla forza fisica e sulle fresche energie di due ragazzi che giocano dando l'anima.
In panchina c'è il duo titolare, quello formato da Floccari e Zarate, e fra poco tornerà anche il vecchio capitano Tommaso Rocchi: questi tre saranno la grande forza della Lazio nella galoppata finale del campionato, quella che l'anno scorso, nelle ultime dieci partite, ci vide conquistare la bellezza di venti punti. Un finale di torneo che se ripetuto, dovrebbe garantirci la presenza in Europa (se non altro in Europa League...).
Riposa anche Mauri, mentre Lichtsteiner è recuperato almeno per la panchina, e torna in campo Stefan Radu. La difesa, un solo gol subito nelle ultime quattro partite, dovrebbe metterci al riparo dalle grandi velleità di un Bari che non si arrende e viene a vendere cara la sua pelle.
Il volo propiziatorio di Olimpia, alle 12.45, sarà un'altra garanzia per la conquista di questi desideratissimi tre punti, tutti da strappare con il cuore e con la forza della volontà.
sabato 19 febbraio 2011
L'aragosta e la sardina -81- storie di animali
Mare, bello e infinito! Lo guardi e resti ammirato. Le sue onde accarezzano la terra. Tutto sembra meraviglioso, ma, ahimé, anche nel mare c'è la sofferenza.
Accostiamoci a un punto in cui, tra gli scogli ove la spuma s'infrange, troviamo a colloquio la rossa aragosta Arianna e un'umile sardina, Nannina.
- Ecco un'altra giornata meravigliosa - sta dicendo la bella Arianna alla sua piccola amica. - Eppure, prima di questa sera, molti abitanti del mare, come me e come te, troveranno la fine della loro esistenza per mano dell'uomo -
- Già - ribatté la piccola sardina dalle scaglie argentate . -La nostra vita è quasi sempre breve e si conclude miseramente -
- Colpa degli uomini! Specialmente di quelli che si fanno chiamare pescatori, convinti che la loro missione nella vita sia di porre fine all'esistenza degli abitanti del mare -
- Hai ragione, Arianna ! Dopo che ci hanno agganciato e straziato con i loro ami e le loro reti, ci portano al mercato ancora vivi, sofferenti fuori dal nostro elemento naturale che è l'acqua salata, mettono in mostra le nostre sofferenze e ci lasciano vivere solo per dimostrare che siamo freschi di giornata -
- A voi va anche bene così, povera Nannina! Ma a noi aragoste sai che fine orrenda è riservata? Nei ristoranti siamo ancora lì a guizzare in grosse vasche di vetro. Poi arriva il cliente, ci sceglie in base al nostro peso e alla nostra bellezza, e alla fine il cuoco ci immerge nel pentolone bollente che ci aspetta. Il nostro è un vero inferno, mia cara sardina -
- Come sai queste orribili cose? - disse la sardina tremando.
- Come le so? Le raccontano i pescatori stessi mentre ci stanno strappando dal luogo dove abbiamo vissuto, allontanandoci per sempre dai nostri figli, genitori e fratelli. Tu credi che provino un minimo di pietà? -
- Pietà? Per loro è una parola sconosciuta. Anche noi facciamo una fine orribile. Ci mettono in fila strette strette dentro una scatoletta di latta, ci ricoprono di sale, siamo ancora vive e non ci lasciano nemmeno lo spazio per respirare, strozzandoci al buio con un bel velo d'olio che ci copre e ci soffoca. E' sempre brutta, io penso, la morte di un pesce! -
- Ho sentito dire che la più orribile è quella dei tonni nelle mattanze. Non c'è cosa peggiore che farli fuori togliendo loro la libertà per gradi, fino a ridurli all'impotenza. Poi li tagliano in piccole trance e finiscono in scatola anche loro. E gli uomini considerano ciò una prelibatezza -
- E' triste. Non vale la pena neanche lamentarsi - disse la sardina, che era un po' filosofa. - E pensare che gli uomini, per se stessi, invocano la libertà, lottano per essa, hanno impiegato dei secoli per far valere i loro diritti, e scritto anche migliaia di libri con quell'intento. E perché con noi sono dei tiranni spietati? -
- Povera sardina Nannina! Noi pesci, e animali in genere, non dovremmo avere nemmeno un grammo di cervello per evitare di fare queste riflessioni...-
- Cara Arianna: ma abbiamo davvero un po' di cervello? Se lo avessimo, ci saremmo forse organizzati e avremmo preparato la nostra resistenza -
- Sai che alcuni uomini hanno creato perfino delle associazioni per proteggerci, per tenerci in vita? - osservò l'aragosta Arianna con amarezza. - Ma quali sono i risultati raggiunti? -
Ci fu una lunga pausa, nel discorso fra l'aragosta e la sardina. Si sentiva solo lo sciabordìo delle onde sulla scogliera. Tutto sembrava così bello, così meraviglioso!
Accostiamoci a un punto in cui, tra gli scogli ove la spuma s'infrange, troviamo a colloquio la rossa aragosta Arianna e un'umile sardina, Nannina.
- Ecco un'altra giornata meravigliosa - sta dicendo la bella Arianna alla sua piccola amica. - Eppure, prima di questa sera, molti abitanti del mare, come me e come te, troveranno la fine della loro esistenza per mano dell'uomo -
- Già - ribatté la piccola sardina dalle scaglie argentate . -La nostra vita è quasi sempre breve e si conclude miseramente -
- Colpa degli uomini! Specialmente di quelli che si fanno chiamare pescatori, convinti che la loro missione nella vita sia di porre fine all'esistenza degli abitanti del mare -
- Hai ragione, Arianna ! Dopo che ci hanno agganciato e straziato con i loro ami e le loro reti, ci portano al mercato ancora vivi, sofferenti fuori dal nostro elemento naturale che è l'acqua salata, mettono in mostra le nostre sofferenze e ci lasciano vivere solo per dimostrare che siamo freschi di giornata -
- A voi va anche bene così, povera Nannina! Ma a noi aragoste sai che fine orrenda è riservata? Nei ristoranti siamo ancora lì a guizzare in grosse vasche di vetro. Poi arriva il cliente, ci sceglie in base al nostro peso e alla nostra bellezza, e alla fine il cuoco ci immerge nel pentolone bollente che ci aspetta. Il nostro è un vero inferno, mia cara sardina -
- Come sai queste orribili cose? - disse la sardina tremando.
- Come le so? Le raccontano i pescatori stessi mentre ci stanno strappando dal luogo dove abbiamo vissuto, allontanandoci per sempre dai nostri figli, genitori e fratelli. Tu credi che provino un minimo di pietà? -
- Pietà? Per loro è una parola sconosciuta. Anche noi facciamo una fine orribile. Ci mettono in fila strette strette dentro una scatoletta di latta, ci ricoprono di sale, siamo ancora vive e non ci lasciano nemmeno lo spazio per respirare, strozzandoci al buio con un bel velo d'olio che ci copre e ci soffoca. E' sempre brutta, io penso, la morte di un pesce! -
- Ho sentito dire che la più orribile è quella dei tonni nelle mattanze. Non c'è cosa peggiore che farli fuori togliendo loro la libertà per gradi, fino a ridurli all'impotenza. Poi li tagliano in piccole trance e finiscono in scatola anche loro. E gli uomini considerano ciò una prelibatezza -
- E' triste. Non vale la pena neanche lamentarsi - disse la sardina, che era un po' filosofa. - E pensare che gli uomini, per se stessi, invocano la libertà, lottano per essa, hanno impiegato dei secoli per far valere i loro diritti, e scritto anche migliaia di libri con quell'intento. E perché con noi sono dei tiranni spietati? -
- Povera sardina Nannina! Noi pesci, e animali in genere, non dovremmo avere nemmeno un grammo di cervello per evitare di fare queste riflessioni...-
- Cara Arianna: ma abbiamo davvero un po' di cervello? Se lo avessimo, ci saremmo forse organizzati e avremmo preparato la nostra resistenza -
- Sai che alcuni uomini hanno creato perfino delle associazioni per proteggerci, per tenerci in vita? - osservò l'aragosta Arianna con amarezza. - Ma quali sono i risultati raggiunti? -
Ci fu una lunga pausa, nel discorso fra l'aragosta e la sardina. Si sentiva solo lo sciabordìo delle onde sulla scogliera. Tutto sembrava così bello, così meraviglioso!
Il lemure e il gatto - 80- storie di animali
Il lèmure è una piccola scimmia, che dorme di giorno e vive di notte, ha grandi occhi, una lunga coda, braccia e gambe della stessa lunghezza che da lontano lo fanno somigliare ad un essere umano. In passato, per questo, gli antichi romani lo considerarono come l'ombra dei loro antenati, e lo ritennero sacro.
Il gatto, invece, fu considerato sacro da un altro popolo, ancora più antico dei romani: gli Egizi. Con i suoi occhi fosforescenti e il taglio verticale della sua pupilla, fu ritenuto portavoce del mistero della morte e custode dei defunti nel passaggio verso l'altra vita.
Le piccole scimmie chiamate lèmuri aspettano il sorgere del sole, allungano le loro mani verso i primi raggi dell'astro, protendendo le palme verso di esso come cercando un messaggio di vita, e poi si ritraggono nell'ombra.
Le pupille dei gatti, invece, quando il sole tramonta, e la terra rimane nel buio, si accendono di un luce misteriosa, che incute timore all'uomo.
Una sera, al tramonto del sole, il gatto Euripide, che se ne stava al margine di un bosco, sentì alle sue spalle un movimento, e vide un'immagine strana, che sembrava quella di un bambino piccolo e magro, con le mani protese verso gli ultimi raggi del sole, quasi in preghiera.
- Chi sei? - chiese impaurito il gatto - e perché te ne stai lì a pregare? -
- Sono il lèmure Tanò - rispose con voce penetrante quello strano essere - Sono solo una piccola scimmia, non aver paura, non faccio del male proprio a nessuno -
- Oh, benedetto Iddio! - disse il gatto Euripide ancora tutto impaurito. - Ho creduto per un momento di vedere un fantasma -
- E non ti sbagliavi di molto: nella Roma antica noi lèmuri eravamo considerati i fantasmi degli antenati, e tutti ci consideravano sacri. Poi sfuggivamo alla luce del sole dopo aver rivolto ad esso la nostra preghiera sia al tramonto che all'alba -
- Siete un bel po' strani, non c'è che dire - convenne il gatto Euripide.
- E tu? Non ti vedi? Tutto nero e con quelle grandi pupille gialle e verticali, sembri fatto apposta per incutere paura. Anche tu sei un animale strano, che se ne sta al buio dentro la cenere del focolare, e i suoi occhi sembrano delle braci. Quante volte siamo fuggiti, noi lèmuri, quando vi abbiamo visto aggirarvi nel buio con quello strano passo felpato -
- Qualcosa deve esserci di vero, nelle leggende che si riferiscono a noi. Quante superstizioni, quante paure assurde! - convenne il gatto Euripide.
- Sì. Gli uomini si sono sempre divertiti, nei secoli, a creare leggende paurose con al centro animali come noi e voi. Storie tenebrose tra la vita e la morte. Quando il sole sorge, o quando il sole tramonta, la vita cambia così tanto che non si può non avere paura -
Ormai si stava facendo notte. Il gatto Euripide aveva già fatto cena e si accingeva a prendere possesso di un focolare per passarvi tutta intera la notte, completamente nero nel buio. Tranne quella strana fessura luminosa negli occhi, di tanto in tanto.
Il lèmure Tanò invece era pronto a dare inizio alla sua vita notturna, insieme agli amici della sua tribù. Ne sentì il richiamo, e si allontanò dalla casa dell'uomo, dirigendosi verso il regno misterioso della foresta.
Il gatto, invece, fu considerato sacro da un altro popolo, ancora più antico dei romani: gli Egizi. Con i suoi occhi fosforescenti e il taglio verticale della sua pupilla, fu ritenuto portavoce del mistero della morte e custode dei defunti nel passaggio verso l'altra vita.
Le piccole scimmie chiamate lèmuri aspettano il sorgere del sole, allungano le loro mani verso i primi raggi dell'astro, protendendo le palme verso di esso come cercando un messaggio di vita, e poi si ritraggono nell'ombra.
Le pupille dei gatti, invece, quando il sole tramonta, e la terra rimane nel buio, si accendono di un luce misteriosa, che incute timore all'uomo.
Una sera, al tramonto del sole, il gatto Euripide, che se ne stava al margine di un bosco, sentì alle sue spalle un movimento, e vide un'immagine strana, che sembrava quella di un bambino piccolo e magro, con le mani protese verso gli ultimi raggi del sole, quasi in preghiera.
- Chi sei? - chiese impaurito il gatto - e perché te ne stai lì a pregare? -
- Sono il lèmure Tanò - rispose con voce penetrante quello strano essere - Sono solo una piccola scimmia, non aver paura, non faccio del male proprio a nessuno -
- Oh, benedetto Iddio! - disse il gatto Euripide ancora tutto impaurito. - Ho creduto per un momento di vedere un fantasma -
- E non ti sbagliavi di molto: nella Roma antica noi lèmuri eravamo considerati i fantasmi degli antenati, e tutti ci consideravano sacri. Poi sfuggivamo alla luce del sole dopo aver rivolto ad esso la nostra preghiera sia al tramonto che all'alba -
- Siete un bel po' strani, non c'è che dire - convenne il gatto Euripide.
- E tu? Non ti vedi? Tutto nero e con quelle grandi pupille gialle e verticali, sembri fatto apposta per incutere paura. Anche tu sei un animale strano, che se ne sta al buio dentro la cenere del focolare, e i suoi occhi sembrano delle braci. Quante volte siamo fuggiti, noi lèmuri, quando vi abbiamo visto aggirarvi nel buio con quello strano passo felpato -
- Qualcosa deve esserci di vero, nelle leggende che si riferiscono a noi. Quante superstizioni, quante paure assurde! - convenne il gatto Euripide.
- Sì. Gli uomini si sono sempre divertiti, nei secoli, a creare leggende paurose con al centro animali come noi e voi. Storie tenebrose tra la vita e la morte. Quando il sole sorge, o quando il sole tramonta, la vita cambia così tanto che non si può non avere paura -
Ormai si stava facendo notte. Il gatto Euripide aveva già fatto cena e si accingeva a prendere possesso di un focolare per passarvi tutta intera la notte, completamente nero nel buio. Tranne quella strana fessura luminosa negli occhi, di tanto in tanto.
Il lèmure Tanò invece era pronto a dare inizio alla sua vita notturna, insieme agli amici della sua tribù. Ne sentì il richiamo, e si allontanò dalla casa dell'uomo, dirigendosi verso il regno misterioso della foresta.
Il baco da seta e il bruco -79- storie di animali
Il baco da seta è una larva di farfalla che se ne sta dentro il suo bossolo, e dopo essersi trasformato quattro volte lavora, lavora, lavora incessantemente. E dal suo lavoro esce un filamento prezioso, la seta, con la quale l'uomo sa costruire meravigliosi tessuti.
Anche il bruco, simpatico animaletto snodato, che vive tra le foglie degli alberi, è una larva, e un bel mattino, com'è come non è, si trasforma in quell'animale leggiadro e multicolore che è la farfalla. Come è complicata e prodigiosa la natura!
Un baco da seta se ne stava tranquillo nel suo telaio, chiuso nel suo bossolo lanuginoso, quando sentì passare vicino a sè, per un caso fortuito, un elegante bruco verde.
Il baco da seta ha una vista prodigiosa, e riesce a percepire ciò che gli sta vicino attraverso le pareti trasparenti del bossolo. Quando il baco Michele sentì il bruco passargli vicino, gli diede l'altolà.
-Dove te ne vai col tuo passo snodato, facendo finta di niente? Calmati e riposati vicino a noi bachi da seta, che ce ne stiamo sereni a lavorare qui per mesi e mesi!-
- Mesi e mesi! Io, caro baco - rispose il bruco Ermenegildo un po' sorpreso - devo fare un po' tutto di corsa, oggi qua, domani là, oggi bruco, domani farfalla. Non posso star fermo neanche un minuto -
- Ah, tu sei Ermenegildo, ti riconosco! - rispose il baco da seta. - Anche noi ci trasformiamo continuamente, alla fine divento una farfalla anch'io, ed ho perfino un pettine con cui lavoro la mia seta. Ma all'inizio ero un bruco anch'io, molto simile a te. Ricordi? La nostra infanzia ha avuto dei punti in comune -
- Sì, amico Michele.La vita ha mille aspetti e noi animali mille destini. E il mio destino è assai più breve del tuo. Oggi sono un bel bruco verde, domani sarò una farfalla verde e gialla, e dopodomani...chissà. Meglio non pensarci -
- E io che devo dire? Me ne sto chiuso dentro questo bossolo trasparente, e conosco una sola cosa: lavorare. Il nostro unico orgoglio è quello di diventare seta preziosa, e diventare un elegante indumento per le dame e i signori, una sciarpa preziosa, una cravatta elegante, un arazzo con meravigliose figure. Questa è la nostra gloria: diventare una cosa bella, e durare - spiegò Michele con orgoglio.
- Ed io, diventare una bellissima farfalla, vivere pochi, pochissimi giorni, far innamorare di me i bambini...e poi sparire per sempre. Due destini opposti. Eppure siamo nati entrambi con la stessa forma di bruchi - replicò Ermenegildo con un sospiro.
- Perciò fermati un poco vicino al mio telaio, e pensa anche tu di stare a tessere della seta insieme a me. Sogna i colori che dovrà avere la tua farfalla di domani. Se potessi, ti regalerei un po' della mia seta per farti durare un poco di più -
- Grazie, amico Michele, per il tuo affettuoso pensiero. Sì, mi fermo un po' vicino alla tua fabbrica, al tuo lavoro che ti rende tanto fiero e orgoglioso. Anch'io, se potessi, forse cambierei la mia esistenza con la tua. O forse no. E' bellissimo il domani che mi aspetta, sul ramo verde di un albero prenderò la mia bella forma di farfalla, e comincerò a volare, a volare...Addio, amico mio. In fondo, anch'io sono orgoglioso -
Così disse il bruco Ermenegildo; salutò l'amico e andò verso il suo destino. Abbastanza felice, nonostante tutto.
Anche il bruco, simpatico animaletto snodato, che vive tra le foglie degli alberi, è una larva, e un bel mattino, com'è come non è, si trasforma in quell'animale leggiadro e multicolore che è la farfalla. Come è complicata e prodigiosa la natura!
Un baco da seta se ne stava tranquillo nel suo telaio, chiuso nel suo bossolo lanuginoso, quando sentì passare vicino a sè, per un caso fortuito, un elegante bruco verde.
Il baco da seta ha una vista prodigiosa, e riesce a percepire ciò che gli sta vicino attraverso le pareti trasparenti del bossolo. Quando il baco Michele sentì il bruco passargli vicino, gli diede l'altolà.
-Dove te ne vai col tuo passo snodato, facendo finta di niente? Calmati e riposati vicino a noi bachi da seta, che ce ne stiamo sereni a lavorare qui per mesi e mesi!-
- Mesi e mesi! Io, caro baco - rispose il bruco Ermenegildo un po' sorpreso - devo fare un po' tutto di corsa, oggi qua, domani là, oggi bruco, domani farfalla. Non posso star fermo neanche un minuto -
- Ah, tu sei Ermenegildo, ti riconosco! - rispose il baco da seta. - Anche noi ci trasformiamo continuamente, alla fine divento una farfalla anch'io, ed ho perfino un pettine con cui lavoro la mia seta. Ma all'inizio ero un bruco anch'io, molto simile a te. Ricordi? La nostra infanzia ha avuto dei punti in comune -
- Sì, amico Michele.La vita ha mille aspetti e noi animali mille destini. E il mio destino è assai più breve del tuo. Oggi sono un bel bruco verde, domani sarò una farfalla verde e gialla, e dopodomani...chissà. Meglio non pensarci -
- E io che devo dire? Me ne sto chiuso dentro questo bossolo trasparente, e conosco una sola cosa: lavorare. Il nostro unico orgoglio è quello di diventare seta preziosa, e diventare un elegante indumento per le dame e i signori, una sciarpa preziosa, una cravatta elegante, un arazzo con meravigliose figure. Questa è la nostra gloria: diventare una cosa bella, e durare - spiegò Michele con orgoglio.
- Ed io, diventare una bellissima farfalla, vivere pochi, pochissimi giorni, far innamorare di me i bambini...e poi sparire per sempre. Due destini opposti. Eppure siamo nati entrambi con la stessa forma di bruchi - replicò Ermenegildo con un sospiro.
- Perciò fermati un poco vicino al mio telaio, e pensa anche tu di stare a tessere della seta insieme a me. Sogna i colori che dovrà avere la tua farfalla di domani. Se potessi, ti regalerei un po' della mia seta per farti durare un poco di più -
- Grazie, amico Michele, per il tuo affettuoso pensiero. Sì, mi fermo un po' vicino alla tua fabbrica, al tuo lavoro che ti rende tanto fiero e orgoglioso. Anch'io, se potessi, forse cambierei la mia esistenza con la tua. O forse no. E' bellissimo il domani che mi aspetta, sul ramo verde di un albero prenderò la mia bella forma di farfalla, e comincerò a volare, a volare...Addio, amico mio. In fondo, anch'io sono orgoglioso -
Così disse il bruco Ermenegildo; salutò l'amico e andò verso il suo destino. Abbastanza felice, nonostante tutto.
Trombette e libertà
Pileumblog ci segnala che, allo stadio di Frosinone, è stato multato uno spettatore che, fattasi prestare una trombetta da suo figlio adolescente, esprimeva il suo stato d'animo con ripetuti suoni di disapprovazione ritenuti più irritanti delle famose vuvuzuelas sudafricane.
Allo stadio non possiamo certamente fare tutto ciò che vogliamo: ci mancherebbe. Ma questa piccola vicenda sembra avere risvolti di un significato molto imbarazzante. Sempre più spesso ci viene tolta la possibilità di esprimere un nostro libero giudizio, accompagnato o no dal suono di una trombetta.
E' brutto quando si ha la sensazione di essere limitato nella propria libertà, e addirittura di essere punito. Ma se questa privazione non viene avvertita da parte di chi ce la impone, c'è veramente poco da sperare che in fatto di libertà di pensiero le cose possano migliorare.
Allo stadio non possiamo certamente fare tutto ciò che vogliamo: ci mancherebbe. Ma questa piccola vicenda sembra avere risvolti di un significato molto imbarazzante. Sempre più spesso ci viene tolta la possibilità di esprimere un nostro libero giudizio, accompagnato o no dal suono di una trombetta.
E' brutto quando si ha la sensazione di essere limitato nella propria libertà, e addirittura di essere punito. Ma se questa privazione non viene avvertita da parte di chi ce la impone, c'è veramente poco da sperare che in fatto di libertà di pensiero le cose possano migliorare.
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L'airone e l'allodola -78- storie di animali
Oggi conosciamo due degli uccelli più belli che ci siano in circolazione, almeno in Italia: l'airone e l'allodola.
Già il loro nome suona bene, è aristocratico, non si tratta di due uccelli qualunque.
L'airone è un uccello acquatico della famiglia delle cicogne: ha gambe sottili, un becco lungo e dritto, un collo a forma di S, può essere bianco o cinerino. Le sue penne sono meravigliose.
L'allodola ha dimensioni più piccole, è un passero, ha un colore grigio bruno con macchie più scure, ha un becco acuto, un'unghia posteriore piuttosto lunga, una corona di piccole penne sulla testa, e si riconosce per il suo trillo armonioso durante il volo.
Un giorno l'airone Emmerico si pavoneggiava vicino alle sponde di un fiume, quando sentì, appunto, il trillo armonioso di un'allodola, la vanitosa Luana, che stava per approdare con il suo volo proprio lì vicino.
- Buon giorno, cara amica Luana! - l'accolse in modo cerimonioso Emmerico, che la conosceva da tempo. - Vieni pure a riposarti un momento qui presso il canneto: fa caldo, ma qui si sta bene -
- Ciao, Emmerico! Vengo sempre volentieri a fare una capatina da te. L'acqua del fiume è fresca, e mi piace fare una piccola bevuta ristoratrice. Come te la passi? -
- Bah, non c'è male! Sono sempre in compagnia, e la stagione per fortuna è stata buona -
- I cacciatori vi hanno lasciato in pace, oppure piombano ogni tanto anche qui da voi?-
- Noi, cara Luana, qui siamo in zona protetta e la caccia è proibita. Certo,se ci muoviamo e ci allontaniamo, corriamo i nostri rischi -
- Per noi allodole, invece, non c'è pace. Sai che gli uomini con noi si divertono a trarci in inganno?Hai sentito mai parlare di specchi per le allodole? Sì, ci attirano con questi
piccoli frammenti di specchio per catturarci: dicono che noi siamo vanitose e amiamo rimirarci negli specchi -
- Ma è vero che gli uomini hanno dei fischietti che imitano la vostra voce, e vi attirano, sempre per farvi cadere in trappola? - chiese l'airone Emmerico con una certa incredulità.
- Altro che se è vero! Io mi sono già salvata due volte per miracolo, all'ultimo momento, dagli inganni degli uomini: una volta con lo specchio, un'altra con quel fischio ingannatore, che è proprio simile al suono della nostra voce. Ho sempre paura di cadere in una trappola. Altro che vanità e sciocchezza da parte nostra...-
- Mia povera Luana...se tu vuoi, potresti restare per sempre qui nella mia zona, io potrei veramente proteggerti da questi maledetti cacciatori e dalle loro trappole -
- Ma voi aironi, o in generale tutti voi uccelli acquatici,non avete nessuna insidia?- chiese Luana con interesse.
- Beh, no, anche noi corriamo i nostri pericoli. Cacciatori di frodo ce ne sono ovunque. Ogni tanto anche noi cadiamo vittime dei loro fucili -
- Peccato! - disse Luana riprendendo il suo volo - Stavo quasi per fare un pensierino di restare qui nella tua zona. Ma...taci...sento un'altra allodola qui vicino...-
Povera Luana! Era arrivata la sua fine e non se n'era accorta. Non era la voce di un'altra allodola, ma solo il fischietto traditore di un cacciatore. E di lì a poco, la bella Luana sarebbe caduta nelle sue mani.
Già il loro nome suona bene, è aristocratico, non si tratta di due uccelli qualunque.
L'airone è un uccello acquatico della famiglia delle cicogne: ha gambe sottili, un becco lungo e dritto, un collo a forma di S, può essere bianco o cinerino. Le sue penne sono meravigliose.
L'allodola ha dimensioni più piccole, è un passero, ha un colore grigio bruno con macchie più scure, ha un becco acuto, un'unghia posteriore piuttosto lunga, una corona di piccole penne sulla testa, e si riconosce per il suo trillo armonioso durante il volo.
Un giorno l'airone Emmerico si pavoneggiava vicino alle sponde di un fiume, quando sentì, appunto, il trillo armonioso di un'allodola, la vanitosa Luana, che stava per approdare con il suo volo proprio lì vicino.
- Buon giorno, cara amica Luana! - l'accolse in modo cerimonioso Emmerico, che la conosceva da tempo. - Vieni pure a riposarti un momento qui presso il canneto: fa caldo, ma qui si sta bene -
- Ciao, Emmerico! Vengo sempre volentieri a fare una capatina da te. L'acqua del fiume è fresca, e mi piace fare una piccola bevuta ristoratrice. Come te la passi? -
- Bah, non c'è male! Sono sempre in compagnia, e la stagione per fortuna è stata buona -
- I cacciatori vi hanno lasciato in pace, oppure piombano ogni tanto anche qui da voi?-
- Noi, cara Luana, qui siamo in zona protetta e la caccia è proibita. Certo,se ci muoviamo e ci allontaniamo, corriamo i nostri rischi -
- Per noi allodole, invece, non c'è pace. Sai che gli uomini con noi si divertono a trarci in inganno?Hai sentito mai parlare di specchi per le allodole? Sì, ci attirano con questi
piccoli frammenti di specchio per catturarci: dicono che noi siamo vanitose e amiamo rimirarci negli specchi -
- Ma è vero che gli uomini hanno dei fischietti che imitano la vostra voce, e vi attirano, sempre per farvi cadere in trappola? - chiese l'airone Emmerico con una certa incredulità.
- Altro che se è vero! Io mi sono già salvata due volte per miracolo, all'ultimo momento, dagli inganni degli uomini: una volta con lo specchio, un'altra con quel fischio ingannatore, che è proprio simile al suono della nostra voce. Ho sempre paura di cadere in una trappola. Altro che vanità e sciocchezza da parte nostra...-
- Mia povera Luana...se tu vuoi, potresti restare per sempre qui nella mia zona, io potrei veramente proteggerti da questi maledetti cacciatori e dalle loro trappole -
- Ma voi aironi, o in generale tutti voi uccelli acquatici,non avete nessuna insidia?- chiese Luana con interesse.
- Beh, no, anche noi corriamo i nostri pericoli. Cacciatori di frodo ce ne sono ovunque. Ogni tanto anche noi cadiamo vittime dei loro fucili -
- Peccato! - disse Luana riprendendo il suo volo - Stavo quasi per fare un pensierino di restare qui nella tua zona. Ma...taci...sento un'altra allodola qui vicino...-
Povera Luana! Era arrivata la sua fine e non se n'era accorta. Non era la voce di un'altra allodola, ma solo il fischietto traditore di un cacciatore. E di lì a poco, la bella Luana sarebbe caduta nelle sue mani.
venerdì 18 febbraio 2011
Ledesma, il passator cortese
Chi è il giocatore del campionato italiano di serie A che ha effettuato finora il maggior numero di passaggi?
E' un laziale: Cristian Ledesma. In una ventina di partite, ha passato la palla ai compagni la bellezza di 1352 palloni, una media di 77/78 palloni a partita, vale a dire poco meno di un passaggio al minuto. Un cifra impressionante, sinonimo di bravura e di continuità.Unm vero "passator cortese", come diceva Pascoli per un personaggio della sua terra di Romagna.
I primi sei "passatori" della serie A sono tutti giocatori di classe: dopo Ledesma, ecco al secondo posto l'udinese Inler, un calciatore che è in cima ai desideri di quasi tutte le grandi. Al terzo posto, il sampdoriano Palombo, nato a Ferentino, paese laziale legato alla Sampdoria anche per via di grandi dirigenti, un nazionale italiano che zitto zitto il suo compito lo assolve sempre a meraviglia. Poi ecco il grande Xavier Zanetti dell'Inter, che è quarto; ecco Gargano del Napoli, altro "silenzioso", ma giocatore di utilità fondamentale. Infine un altro fuoriclasse: il sudamericano Pastore del Palermo, appetito da mezza Europa calcistica.
Ebbene, di tutta questa gente Cristian Ledesma è il più forte: lo dice la matematica. E la matematica non è faziosa e non è di parte.Teniamocelo stretto, altro che discuterlo per una mezza partita andata storta.Tanto siamo sicuri che alla prossima lui sarà lì, e ogni minuto ti sfornerà il passaggio utile, fondamentale per il cammino della squadra.
Con Matuzalem o senza Matuzalem, con Brocchi oppure no, Ledesma è lì. Per chi sarà il prossimo passaggio utile? Per Kozak o per Hernanes?
E' un laziale: Cristian Ledesma. In una ventina di partite, ha passato la palla ai compagni la bellezza di 1352 palloni, una media di 77/78 palloni a partita, vale a dire poco meno di un passaggio al minuto. Un cifra impressionante, sinonimo di bravura e di continuità.Unm vero "passator cortese", come diceva Pascoli per un personaggio della sua terra di Romagna.
I primi sei "passatori" della serie A sono tutti giocatori di classe: dopo Ledesma, ecco al secondo posto l'udinese Inler, un calciatore che è in cima ai desideri di quasi tutte le grandi. Al terzo posto, il sampdoriano Palombo, nato a Ferentino, paese laziale legato alla Sampdoria anche per via di grandi dirigenti, un nazionale italiano che zitto zitto il suo compito lo assolve sempre a meraviglia. Poi ecco il grande Xavier Zanetti dell'Inter, che è quarto; ecco Gargano del Napoli, altro "silenzioso", ma giocatore di utilità fondamentale. Infine un altro fuoriclasse: il sudamericano Pastore del Palermo, appetito da mezza Europa calcistica.
Ebbene, di tutta questa gente Cristian Ledesma è il più forte: lo dice la matematica. E la matematica non è faziosa e non è di parte.Teniamocelo stretto, altro che discuterlo per una mezza partita andata storta.Tanto siamo sicuri che alla prossima lui sarà lì, e ogni minuto ti sfornerà il passaggio utile, fondamentale per il cammino della squadra.
Con Matuzalem o senza Matuzalem, con Brocchi oppure no, Ledesma è lì. Per chi sarà il prossimo passaggio utile? Per Kozak o per Hernanes?
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giovedì 17 febbraio 2011
Il pinguino e la foca -77- storie di animali
Brrr...che freddo! Siamo in un grande parco naturale della Germania, nella zona riservata agli animali che vivono a temperature glaciali. Toh, ecco qua un gruppetto di pinguini, che camminano goffamente sulla banchisa artificiale. E, un po' più in là, una piccola colonia di foche, che stanno lì quasi immobili, stese sul ghiaccio, oppure sguazzano nell'acqua gelida completamente a proprio agio.
Miracolo! Perché in natura le foche vivono al Polo Nord, e i pinguini soltanto al Polo Sud.
Un pinguino, Bartolo, trotterellando, si accosta a una foca che se ne sta sola sola, un po' nell'acqua e un po' appoggiata alla riva ghiacciata. La foca si chiama Carmela. Nel vedere il pinguino passarle davanti, lo chiama.
-Dove vai, amico pinguino, tutto solo? Fermati un momento a chiacchierare con me -
- Volentieri, amica foca. Ti chiami Carmela, vero? -
- Sì. Come fai a sapere il mio nome? -
- Ho sentito le tue amiche che ti chiamavano, poco fa -
- E tu ti chiami Bartolo, mi sembra di ricordare. Anche tu sei stato chiamato dai tuoi fratelli, e invitato a non allontanarti troppo. Ma qui siamo in esilio, e i nostri spazi non sono infiniti. Eppure tu, in fondo, sei un uccello, hai un paio d'ali un po' strane: potresti volare?-
- No, no, amica: volare non posso proprio. Le mie ali sono solo dei moncherini, mi fanno più da braccia, come vedi, perché cammino eretto come un uomo -
- Infatti. Con il tuo petto bianco e il tuo corpo nero, sembri un cameriere. Ho visto
che ti raffigurano spesso con un tovagliolo sul braccio,pronto a servire una bevanda -
- Già. Che buffoni, gli uomini. Si divertono tanto a prendere in giro tutti. E tu? Perché stai lì quasi immobile, mezzo immersa nell'acqua? -
- Anch'io, caro Bartolo, sono uno scherzo di natura. Sono un mammifero, i nostri piccoli nascono con un parto come fanno le donne. Però viviamo nell'acqua, lì nuotiamo bene, e di tanto in tanto ci fermiamo a riposare sulle rive ghiacciate e ci muoviamo bene anche sul ghiaccio. Come vedi, i miei arti sono a forma di pinna come le oche e le anatre -
- E' vero, Carmela: siete degli animali complicati anche voi. Così, tu un mammifero e io un uccello, ci ritroviamo a vivere una vita molto simile, e ci siamo adattati a meraviglia ai climi gelidi. Anche in questo parco che riproduce in scala ridotta le nostre condizioni di vita. Siamo un po' ai limiti del mondo -
- Non siamo poi così inutili! Anche se in natura viviamo un bel po' lontani dalle vie normalmente battute dall'uomo, questo viene spesso a cercarci. Noi foche siamo molto ricercate per le nostre pelli e per lo strato di grasso che abbiamo intorno al corpo, un grasso che viene persino utilizzato in medicina e per altri scopi -
- Sì, lo so , amica. La Protezione Animali è dovuta intervenire duramente per evitare che l'uomo vi colpisca con brutalità per impadronirsi di voi -
- Infatti, amico Bartolo. Siamo una razza protetta e questo in parte ci salva dall'estinzione. E voi?-
- Anche per noi è la stessa cosa. La nostra specie vive in gruppi molto numerosi, ma l'uomo ci cerca lo stesso, e per gli stessi motivi: la pelle e il grasso. Anche i pinguini sono inseguiti dai cacciatori e abbiamo le nostre vittime. Che possiamo farci? La natura non ci ha dato molti mezzi per difenderci -
- E' vero. Pure noi siamo inermi di fronte alla caccia dell'uomo. Confidiamo soltanto nella sua civiltà, l'unica cosa che ci può proteggere -
- Sì, amica. Voglia il cielo che l'uomo capisca una cosa: tutti abbiamo diritto alla vita, specialmente noi animali pacifici e senza difesa. Noi siamo qui in questo grande parco, e nessuno ci fa del male. E neanche a voi. Ma le nostre specie, che vivono ai due poli, alla portata dei cacciatori, hanno ugualmente diritto a un'esistenza senza drammi. Le nostre due specie, sempre più ridotte di numero, sperano ugualmente nell'avvenire -
Miracolo! Perché in natura le foche vivono al Polo Nord, e i pinguini soltanto al Polo Sud.
Un pinguino, Bartolo, trotterellando, si accosta a una foca che se ne sta sola sola, un po' nell'acqua e un po' appoggiata alla riva ghiacciata. La foca si chiama Carmela. Nel vedere il pinguino passarle davanti, lo chiama.
-Dove vai, amico pinguino, tutto solo? Fermati un momento a chiacchierare con me -
- Volentieri, amica foca. Ti chiami Carmela, vero? -
- Sì. Come fai a sapere il mio nome? -
- Ho sentito le tue amiche che ti chiamavano, poco fa -
- E tu ti chiami Bartolo, mi sembra di ricordare. Anche tu sei stato chiamato dai tuoi fratelli, e invitato a non allontanarti troppo. Ma qui siamo in esilio, e i nostri spazi non sono infiniti. Eppure tu, in fondo, sei un uccello, hai un paio d'ali un po' strane: potresti volare?-
- No, no, amica: volare non posso proprio. Le mie ali sono solo dei moncherini, mi fanno più da braccia, come vedi, perché cammino eretto come un uomo -
- Infatti. Con il tuo petto bianco e il tuo corpo nero, sembri un cameriere. Ho visto
che ti raffigurano spesso con un tovagliolo sul braccio,pronto a servire una bevanda -
- Già. Che buffoni, gli uomini. Si divertono tanto a prendere in giro tutti. E tu? Perché stai lì quasi immobile, mezzo immersa nell'acqua? -
- Anch'io, caro Bartolo, sono uno scherzo di natura. Sono un mammifero, i nostri piccoli nascono con un parto come fanno le donne. Però viviamo nell'acqua, lì nuotiamo bene, e di tanto in tanto ci fermiamo a riposare sulle rive ghiacciate e ci muoviamo bene anche sul ghiaccio. Come vedi, i miei arti sono a forma di pinna come le oche e le anatre -
- E' vero, Carmela: siete degli animali complicati anche voi. Così, tu un mammifero e io un uccello, ci ritroviamo a vivere una vita molto simile, e ci siamo adattati a meraviglia ai climi gelidi. Anche in questo parco che riproduce in scala ridotta le nostre condizioni di vita. Siamo un po' ai limiti del mondo -
- Non siamo poi così inutili! Anche se in natura viviamo un bel po' lontani dalle vie normalmente battute dall'uomo, questo viene spesso a cercarci. Noi foche siamo molto ricercate per le nostre pelli e per lo strato di grasso che abbiamo intorno al corpo, un grasso che viene persino utilizzato in medicina e per altri scopi -
- Sì, lo so , amica. La Protezione Animali è dovuta intervenire duramente per evitare che l'uomo vi colpisca con brutalità per impadronirsi di voi -
- Infatti, amico Bartolo. Siamo una razza protetta e questo in parte ci salva dall'estinzione. E voi?-
- Anche per noi è la stessa cosa. La nostra specie vive in gruppi molto numerosi, ma l'uomo ci cerca lo stesso, e per gli stessi motivi: la pelle e il grasso. Anche i pinguini sono inseguiti dai cacciatori e abbiamo le nostre vittime. Che possiamo farci? La natura non ci ha dato molti mezzi per difenderci -
- E' vero. Pure noi siamo inermi di fronte alla caccia dell'uomo. Confidiamo soltanto nella sua civiltà, l'unica cosa che ci può proteggere -
- Sì, amica. Voglia il cielo che l'uomo capisca una cosa: tutti abbiamo diritto alla vita, specialmente noi animali pacifici e senza difesa. Noi siamo qui in questo grande parco, e nessuno ci fa del male. E neanche a voi. Ma le nostre specie, che vivono ai due poli, alla portata dei cacciatori, hanno ugualmente diritto a un'esistenza senza drammi. Le nostre due specie, sempre più ridotte di numero, sperano ugualmente nell'avvenire -
mercoledì 16 febbraio 2011
I due "grezzi" in cui credevamo: Gonzalez e Kozak
I veri rinforzi di cui la Lazio aveva bisogno - un terzino, un mediano e un attaccante - sono arrivati per linee interne, dal mucchio dei "grezzi" tenuti fino ad allora in disparte.
Questi sono i tre nomi: Scaloni, Gonzalez e Kozak.
Infatti, a parte il solo arrivato dall'esterno, Sculli, un jolly sicuramente utile, i rinforzi inattesi per una Lazio che stava boccheggiando dalla fatica sono venuti dal reparto magazzino.
Scaloni, inutilizzabile Garrido, infortunato Radu, venduto Cavanda, per fortuna è venuto fuori in emergenza, salvandoci da una situazione spinosa. E' solo destro, ma cervello ne ha e usa bene quel piede anche sul lato mancino del campo. Sinceramente è stato una sorpresa positiva e ci sta dando una mano valida in un momento di dura necessità.
Sul dinamismo di Gonzalez noi ci avevamo sempre creduto. Una mobilità da far paura. Quando tutte le cose girano bene e si cerca il meglio, eleganza compresa, questo dinamismo esasperato può essere anche imbarazzante. Ma quando arrivano i sorci verdi, il Tata è uno che ti fa respirare. Sapevamo anche che segnava parecchi gol, da mediano: in precampionato era stato il più prolifico dopo Kozak e Rocchi. I numeri hanno sempre ragione, e Gonzalez ci servirà e come, da qui a fine campionato.
Però su tutti Kozak. Le sue cifre di realizzazione sono state sempre da primato, da ultraprimato. Esagerate. Ma c'era molto di vero, in quelle cifre, e la verità alla fine si è imposta: di uno che lotta, si spacca in due, non limita mai le sue energie, e poi ogni tanto - anzi ogni poco - la butta dentro di prepotenza, tu non puoi farne a meno: questo diamante devi sgrezzarlo e ne verrà fuori un grande campione. Un Toni? un Chinaglia? Io ho citato addirittura il nome di un certo Gunnar Nordahl.
Non ci resta che stare a vedere, per uno che in media infila un gol ogni 90 minuti. Uno a partita.
Sarebbero 38 in un campionato, ma ne bastano anche la metà: 19.
Questi sono i tre nomi: Scaloni, Gonzalez e Kozak.
Infatti, a parte il solo arrivato dall'esterno, Sculli, un jolly sicuramente utile, i rinforzi inattesi per una Lazio che stava boccheggiando dalla fatica sono venuti dal reparto magazzino.
Scaloni, inutilizzabile Garrido, infortunato Radu, venduto Cavanda, per fortuna è venuto fuori in emergenza, salvandoci da una situazione spinosa. E' solo destro, ma cervello ne ha e usa bene quel piede anche sul lato mancino del campo. Sinceramente è stato una sorpresa positiva e ci sta dando una mano valida in un momento di dura necessità.
Sul dinamismo di Gonzalez noi ci avevamo sempre creduto. Una mobilità da far paura. Quando tutte le cose girano bene e si cerca il meglio, eleganza compresa, questo dinamismo esasperato può essere anche imbarazzante. Ma quando arrivano i sorci verdi, il Tata è uno che ti fa respirare. Sapevamo anche che segnava parecchi gol, da mediano: in precampionato era stato il più prolifico dopo Kozak e Rocchi. I numeri hanno sempre ragione, e Gonzalez ci servirà e come, da qui a fine campionato.
Però su tutti Kozak. Le sue cifre di realizzazione sono state sempre da primato, da ultraprimato. Esagerate. Ma c'era molto di vero, in quelle cifre, e la verità alla fine si è imposta: di uno che lotta, si spacca in due, non limita mai le sue energie, e poi ogni tanto - anzi ogni poco - la butta dentro di prepotenza, tu non puoi farne a meno: questo diamante devi sgrezzarlo e ne verrà fuori un grande campione. Un Toni? un Chinaglia? Io ho citato addirittura il nome di un certo Gunnar Nordahl.
Non ci resta che stare a vedere, per uno che in media infila un gol ogni 90 minuti. Uno a partita.
Sarebbero 38 in un campionato, ma ne bastano anche la metà: 19.
martedì 15 febbraio 2011
Il tonno e il merluzzo -76- storie di animali
Il merluzzo Johnny, che abitava i mari del nord, un'estate un po' fresca come clima si era spinto verso le acque del Mediterraneo, ed aveva incontrato il tonno Turiddu, che invece prediligeva i mari caldi e non si allontanava mai dalle coste siciliane.
- Come mai, Johnny, sei venuto a finire qua giù? Ho sempre saputo che i merluzzi non si muovono mai dall'Atlantico del nord, perché il clima freddo è quello in cui vivono e si moltiplicano.
- Mah, compare Turiddu - permetti che ti chiami così? - questa è un'estate strana, più fresca che calda, e senza volerlo mi sono ritrovato nel tuo bacino prediletto -
- Amico Johnny, ogni tanto cambiare zona può essere ute per conoscere i costumi degli altri -
- Noi, caro Turiddu, siamo due pesci universali, tra i più amati dalla gente. Le nostre carni sono gustate sulla tavola di ogni popolo del mondo. Noi veniamo essiccati o affumicati, con grande felicità per l'uomo, mentre noi siamo un po'...seccati. Comunque ci fa piacere che con le nostre riserve, ben salate, intere popolazioni si alimentino nelle dure giornate dell'inverno -
- Noi del sud, invece, subiamo un altro trattamento. Hai mai sentito parlare delle "tonnare", delle reti che ci stringono verso la famosa "camera della morte"? Una morte veramente atroce, Johnny! -
- Sì, sì, lo so, Turiddu: la voce è arrivata fino a noi, anche se il trattamento che subiamo noi non è molto migliore -
- Ci consoliamo con un fatto: il tonno è considerato dalle popolazioni del Mediterraneo, e non solo, come un alimento squisito. Le scatole di tonno arrivano in tutto il mondo, e sono alla base della cosiddetta "dieta mediterranea", che va tanto di moda ed è considerata molto salutare, con insalate, pomodori, e la famosa pizza, e gli altrettanto famosi spaghetti al tonno -
- Magra consolazione, amico mio. Ma che vuoi farci: questi sono i comportamenti dell'uomo, e meno male che almeno facciamo una buona figura sulla tavola. Con il merluzzo essiccato gli uomini creano lo stoccafisso e il baccalà. Questo viene usato anche da noi: naturalmente conosci bene il baccalà alla vicentina, con olive amare e capperi, una pietanza in umido che tutti definiscono deliziosa -
- La conosco, la conosco, Johnny. Ma Vicenza, rispetto a Palermo, è molto al nord, e quindi si spiega che questo piatto sia molto gradito nella stagione invernale e che piaccia anche nel settentrione d'Europa -
- Caro amico Turiddu, ora debbo allontanarmi. Debbo tornare nel mio mare, il Mare del Nord, dove mi aspetta la mia tribù. Ho voluto fare questa lungo giro per conoscere un po' gli usi anche di altri paesi. E vedo che, gira e rigira..-
- Ciao, John! Non ti rattristare. La vita è bella e goditela. Auguro a te di avere una vita lunga e fortunata -
- Anch'io a te, Turiddu! Salutami la bella Sicilia. E pensa a vivere -
- Come mai, Johnny, sei venuto a finire qua giù? Ho sempre saputo che i merluzzi non si muovono mai dall'Atlantico del nord, perché il clima freddo è quello in cui vivono e si moltiplicano.
- Mah, compare Turiddu - permetti che ti chiami così? - questa è un'estate strana, più fresca che calda, e senza volerlo mi sono ritrovato nel tuo bacino prediletto -
- Amico Johnny, ogni tanto cambiare zona può essere ute per conoscere i costumi degli altri -
- Noi, caro Turiddu, siamo due pesci universali, tra i più amati dalla gente. Le nostre carni sono gustate sulla tavola di ogni popolo del mondo. Noi veniamo essiccati o affumicati, con grande felicità per l'uomo, mentre noi siamo un po'...seccati. Comunque ci fa piacere che con le nostre riserve, ben salate, intere popolazioni si alimentino nelle dure giornate dell'inverno -
- Noi del sud, invece, subiamo un altro trattamento. Hai mai sentito parlare delle "tonnare", delle reti che ci stringono verso la famosa "camera della morte"? Una morte veramente atroce, Johnny! -
- Sì, sì, lo so, Turiddu: la voce è arrivata fino a noi, anche se il trattamento che subiamo noi non è molto migliore -
- Ci consoliamo con un fatto: il tonno è considerato dalle popolazioni del Mediterraneo, e non solo, come un alimento squisito. Le scatole di tonno arrivano in tutto il mondo, e sono alla base della cosiddetta "dieta mediterranea", che va tanto di moda ed è considerata molto salutare, con insalate, pomodori, e la famosa pizza, e gli altrettanto famosi spaghetti al tonno -
- Magra consolazione, amico mio. Ma che vuoi farci: questi sono i comportamenti dell'uomo, e meno male che almeno facciamo una buona figura sulla tavola. Con il merluzzo essiccato gli uomini creano lo stoccafisso e il baccalà. Questo viene usato anche da noi: naturalmente conosci bene il baccalà alla vicentina, con olive amare e capperi, una pietanza in umido che tutti definiscono deliziosa -
- La conosco, la conosco, Johnny. Ma Vicenza, rispetto a Palermo, è molto al nord, e quindi si spiega che questo piatto sia molto gradito nella stagione invernale e che piaccia anche nel settentrione d'Europa -
- Caro amico Turiddu, ora debbo allontanarmi. Debbo tornare nel mio mare, il Mare del Nord, dove mi aspetta la mia tribù. Ho voluto fare questa lungo giro per conoscere un po' gli usi anche di altri paesi. E vedo che, gira e rigira..-
- Ciao, John! Non ti rattristare. La vita è bella e goditela. Auguro a te di avere una vita lunga e fortunata -
- Anch'io a te, Turiddu! Salutami la bella Sicilia. E pensa a vivere -
lunedì 14 febbraio 2011
Il pagellino di Brescia-Lazio
Muslera 7: salva il 2-0 con grandi parate nel finale
Lichtsteiner 6.5: ha ripreso a galoppare; bello il cross dell'1-0
Biava 6.5: non ha sbagliato quasi niente. Sicuro di sé
Dias 6.5: sempre autorevole nei suoi interventi
Scaloni 6.5:vigoroso e tranquillo, tiene bene la posizione
Ledesma 7.5: ha ritrovato idee e sicurezza nel rilancio
Matuzalem 6.5: che gran coppia di centrocampo, con Ledesma !
Gonzalez 7: impetuoso e costante. Gran bel gol, il suo
Brocchi 6: sostituisce bene Gonzalez nel finale
Hernanes 6: sta ritrovando un po' di fiato alla distanza
Sculli 6: utile a centrocampo, modesto in fase offensiva
Kozak 7: un leone nell'area avversaria. Un gol capolavoro
Reja 7: sta ritrovando la calma e le idee dei giorni migliori
Lichtsteiner 6.5: ha ripreso a galoppare; bello il cross dell'1-0
Biava 6.5: non ha sbagliato quasi niente. Sicuro di sé
Dias 6.5: sempre autorevole nei suoi interventi
Scaloni 6.5:vigoroso e tranquillo, tiene bene la posizione
Ledesma 7.5: ha ritrovato idee e sicurezza nel rilancio
Matuzalem 6.5: che gran coppia di centrocampo, con Ledesma !
Gonzalez 7: impetuoso e costante. Gran bel gol, il suo
Brocchi 6: sostituisce bene Gonzalez nel finale
Hernanes 6: sta ritrovando un po' di fiato alla distanza
Sculli 6: utile a centrocampo, modesto in fase offensiva
Kozak 7: un leone nell'area avversaria. Un gol capolavoro
Reja 7: sta ritrovando la calma e le idee dei giorni migliori
Classifiche di rendimento per Fantacalcio 25.ma
Portieri: Buffon Muslera De Sanctis
Difensori: Cannavaro Sorensen Canini
Bonucci Camporese Thiago Silva
Chellini Astori Campagnaro
Centrocampisti:Maggio Gattuso C.Ledesma
Aquilani Gonzalez Conti
Inler Cossu Lodi
Marchisio Nocerino Montolivo
Attaccanti: Di Natale Robinho Nenè
Kozak Pastore Ibrahimovic
Cavani Cassano Acquafresca
Allenatori:Allegri Guidolin Del Neri
Il migliore: ancora una volta l'irresistibile Cavani del Napoli
Podio: l'udinese Di Natale, spietato goleador anche a Cesena; terzo il neo-milanista Cassano, assai brillante contro il Parma
La formazione della giornata: Buffon; Cannavaro, Bonucci, Chiellini ; Maggio, Aquilani, Inler, Marchisio;Di Natale, Kozak, Cavani: Allenatore Allegri
La nazionale della giornata: Buffon; Cannavaro, Bonucci, Chiellini; Maggio, Aquilani,
Cossu, Marchisio; Di Natale, Acquafresca, Cassano. Allenastore Allegri
Difensori: Cannavaro Sorensen Canini
Bonucci Camporese Thiago Silva
Chellini Astori Campagnaro
Centrocampisti:Maggio Gattuso C.Ledesma
Aquilani Gonzalez Conti
Inler Cossu Lodi
Marchisio Nocerino Montolivo
Attaccanti: Di Natale Robinho Nenè
Kozak Pastore Ibrahimovic
Cavani Cassano Acquafresca
Allenatori:Allegri Guidolin Del Neri
Il migliore: ancora una volta l'irresistibile Cavani del Napoli
Podio: l'udinese Di Natale, spietato goleador anche a Cesena; terzo il neo-milanista Cassano, assai brillante contro il Parma
La formazione della giornata: Buffon; Cannavaro, Bonucci, Chiellini ; Maggio, Aquilani, Inler, Marchisio;Di Natale, Kozak, Cavani: Allenatore Allegri
La nazionale della giornata: Buffon; Cannavaro, Bonucci, Chiellini; Maggio, Aquilani,
Cossu, Marchisio; Di Natale, Acquafresca, Cassano. Allenastore Allegri
Inter e Roma perdono quota
Delle otto grandi, 5 hanno vinto: Milan, Napoli, Lazio, Udinese, Juventus.
Tre hanno perso: Inter, Palermo e Roma. Dunque, per nerazzurri, rosanero e giallorossi c'è una perdita secca di tre punti.
La prima squadra ad essere esclusa dalla lotta per lo scudetto è la Roma a meno 13 dal Milan quando mancano 13 giornate dalla fine; la seconda è il Palermo, a meno 12.
Però queste due squadre restano ancora in corsa per la Champions League: la Roma è a meno 5 e il Palermo a meno 4 dall'Inter quarta in classifica.
Quotazioni scudetto: Milan 50, Napoli 25, Inter 20, Lazio 3, Udinese 2.
Tre hanno perso: Inter, Palermo e Roma. Dunque, per nerazzurri, rosanero e giallorossi c'è una perdita secca di tre punti.
La prima squadra ad essere esclusa dalla lotta per lo scudetto è la Roma a meno 13 dal Milan quando mancano 13 giornate dalla fine; la seconda è il Palermo, a meno 12.
Però queste due squadre restano ancora in corsa per la Champions League: la Roma è a meno 5 e il Palermo a meno 4 dall'Inter quarta in classifica.
Quotazioni scudetto: Milan 50, Napoli 25, Inter 20, Lazio 3, Udinese 2.
domenica 13 febbraio 2011
Con Tata Gonzalez e Libor Kozak Lazio da terzo posto
La Lazio operaia, sgomitando e mettendocela tutta, è passata con autorità a Brescia. E poteva anche arrotondare il punteggio, perché la partita è stata tutta sua.
Dentro tutti quelli che non saranno dei campioni di finezze calcistiche: Gonzalez, Kozak, Sculli e Scaloni, in questo momento che non sembra di gran vena per la squadra di Reja, la formazione laziale si è imposta per cuore e volontà.
Guarda caso, i due gol vittoriosi sono arrivati proprio con i due "operai" per eccellenza: Tata Gonzalez e Libor Kozak.
Poi, con la fiducia, si è rivisto finalmente anche del buon gioco, e così possiamo dire che la Lazio, tornando al successo in trasferta dopo tre mesi e mezzo, ha dato un calcio non alla crisi, perché vera crisi non c'è mai stata, ma alle critiche, non sempre giuste, ha consolidato la sua graduatoria, ha posto di nuovo sette punti di vantaggio sui rivali giallorossi.
Alla Champions League si può pensare davvero, anche se Udinese, Palermo e Juventus sono avversarie temibili.
Scudetto? Il Milan non si è allontanato, malgrado il nostro indiscusso rallentamento; ora arrivano le Coppe e la Lazio non ce l'ha: qualche punto possiamo recuperarlo ancora, e poi, con la primavera, potrebbe tornare davvero la grande Lazio.
Il cuore è aperto completamente alla speranza.
Dentro tutti quelli che non saranno dei campioni di finezze calcistiche: Gonzalez, Kozak, Sculli e Scaloni, in questo momento che non sembra di gran vena per la squadra di Reja, la formazione laziale si è imposta per cuore e volontà.
Guarda caso, i due gol vittoriosi sono arrivati proprio con i due "operai" per eccellenza: Tata Gonzalez e Libor Kozak.
Poi, con la fiducia, si è rivisto finalmente anche del buon gioco, e così possiamo dire che la Lazio, tornando al successo in trasferta dopo tre mesi e mezzo, ha dato un calcio non alla crisi, perché vera crisi non c'è mai stata, ma alle critiche, non sempre giuste, ha consolidato la sua graduatoria, ha posto di nuovo sette punti di vantaggio sui rivali giallorossi.
Alla Champions League si può pensare davvero, anche se Udinese, Palermo e Juventus sono avversarie temibili.
Scudetto? Il Milan non si è allontanato, malgrado il nostro indiscusso rallentamento; ora arrivano le Coppe e la Lazio non ce l'ha: qualche punto possiamo recuperarlo ancora, e poi, con la primavera, potrebbe tornare davvero la grande Lazio.
Il cuore è aperto completamente alla speranza.
A Brescia, Lazio operaia: Brocchi Gonzalez Kozak
Reja vuole a Brescia una Lazio molto fisica. Così, pare che Gonzalez alla fine prenda il posto di Zarate, che al ruvido Kozak venga affiancato il lottatore Sculli, che al posto del nazionale Mari, affaticato, si schieri il gladiatore Brocchi, che avrà il compito di affiancare una linea mediana di classe come quella formata da Matuzalem e Ledesma.
Una Lazio di lottatori, insomma, decisa a ricmbiare il Brescia sul piano della forza fisica, come avviene del resto anche per la difesa in cui i Diaz i Biava i Lichtsteiner e gli Scaloni sono abituati a questo tipo di confronti fisici.
La Lazio ha bisogno di tornare alla vittoria in trasferta, e non staremo a vedere se per ottenerla adopererà la sciabola o il fioretto. Comunque, meglio la prima.Bisogna approfittare della caduta della Roma per restare più che mai aggrappati alla zona Champions League.
Una Lazio di lottatori, insomma, decisa a ricmbiare il Brescia sul piano della forza fisica, come avviene del resto anche per la difesa in cui i Diaz i Biava i Lichtsteiner e gli Scaloni sono abituati a questo tipo di confronti fisici.
La Lazio ha bisogno di tornare alla vittoria in trasferta, e non staremo a vedere se per ottenerla adopererà la sciabola o il fioretto. Comunque, meglio la prima.Bisogna approfittare della caduta della Roma per restare più che mai aggrappati alla zona Champions League.
Il cammello e il dromedario 75- storie di animali
Il grande deserto africano non è completamente deserto. Due grandi animali, il cammello e il dromedario, hanno il coraggio di attraversarlo, portando con sé sulla gobba le riserve di grasso e d'acqua per resistere.
Il cammello ha due gobbe, è più lento e più resistente: lo chiamano la nave del deserto perché è capace di portare con sé anche un notevole fardello di pacchi e di sacchi per i beduini che lo accompagnano. Il suo pelo è molto pregiato, e gli uomini ne fanno dei magnifici indumenti.
Il dromedario è suo cugino: ha una gobba soltanto, ha il labbro superiore diviso in due metà e il pelo rossiccio, è più agile e più veloce, adatto per viaggi più brevi. Ma entrambi questi animali hanno un bel coraggio e una meravigliosa resistenza.
Il cammello Eustachio, all'uscita da una verde oasi alle soglie del deserto, un giorno si trovò al fianco un lontano parente, il dromedario Virginio, e cominciò con lui una fitta conversazione.
- Dove vai, Virginio: per caso fai la mia stessa strada? -
- Io sono diretto a Cufra, la grande oasi a trecento chilometri da qui. E tu? - rispose il dromedario.
- Guarda caso: faccio io pure lo stesso itinerario. Possiamo compiere almeno un bel tratto di strada insieme - disse tutto contento il cammello Eustachio. - Io poi proseguirò per l'oasi successiva, altri duecento chilometri oltre -
- Eh, già. Tu vai piano, ma vai assai lontano. Io devo andare più veloce, ma i miei percorsi sono più brevi. Penso che a Cufra, io e i miei padroni, arriveremo prima che finisca la settimana. Lì troveremo ristoro e acqua in abbondanza, e scambieremo la nostra merce con i trafficanti del posto -
- Bè, noi ce la prenderemo più comoda, caro Virginio, ma le mie due gobbe sono una gran bella risorsa di resistenza, e i miei padroni portano sempre riserve abbondanti di acqua nei loro otri di pelle di capra. Così possiamo spingerci oltre senza troppe difficoltà -
- Caro Eustachio, per un po' camminerò al tuo fianco rallentando in parte la mia marcia, ma mi piace fare due chiacchiere con te. I nostri viaggi sono così solitari, e un po' di compagnia fa sempre bene -
- Sì, Virginio. Comunque noi cammelli siamo abituati a marciare anche in gruppi. Sai che in guerra esistono anche le truppe cammellate, capaci di andare anche all'assalto? -
- Amico, io sono un animale molto pacifico, e la guerra non mi piace affatto -
- Anch'io odio la guerra, non aver paura. Compiamo belle azioni di pace anche noi. Non ricordi i Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre ? Con i cammelli attraversarono tutto l'Oriente e arrivarono in Palestina, a Betlemme, a onorare il Re dei Re, Gesù Cristo bambino appena nato nella grotta -
- E' sicuramente una cosa memorabile, Eustachio, e mi commuovo sempre quando ci torno col pensiero.
Il dromedario, però, fatta un po' di strada a passo lento insieme al cammello, già si stava annoiando. - Io debbo andare più veloce, caro amico: perciò ti saluto. Forse, quando tornerete dal vostro lungo viaggio, c'incontreremo ancora sulla strada di Cufra -
- Grazie della compagnia, Virginio. Arrivederci, e buona fortuna! -
Il cammello ha due gobbe, è più lento e più resistente: lo chiamano la nave del deserto perché è capace di portare con sé anche un notevole fardello di pacchi e di sacchi per i beduini che lo accompagnano. Il suo pelo è molto pregiato, e gli uomini ne fanno dei magnifici indumenti.
Il dromedario è suo cugino: ha una gobba soltanto, ha il labbro superiore diviso in due metà e il pelo rossiccio, è più agile e più veloce, adatto per viaggi più brevi. Ma entrambi questi animali hanno un bel coraggio e una meravigliosa resistenza.
Il cammello Eustachio, all'uscita da una verde oasi alle soglie del deserto, un giorno si trovò al fianco un lontano parente, il dromedario Virginio, e cominciò con lui una fitta conversazione.
- Dove vai, Virginio: per caso fai la mia stessa strada? -
- Io sono diretto a Cufra, la grande oasi a trecento chilometri da qui. E tu? - rispose il dromedario.
- Guarda caso: faccio io pure lo stesso itinerario. Possiamo compiere almeno un bel tratto di strada insieme - disse tutto contento il cammello Eustachio. - Io poi proseguirò per l'oasi successiva, altri duecento chilometri oltre -
- Eh, già. Tu vai piano, ma vai assai lontano. Io devo andare più veloce, ma i miei percorsi sono più brevi. Penso che a Cufra, io e i miei padroni, arriveremo prima che finisca la settimana. Lì troveremo ristoro e acqua in abbondanza, e scambieremo la nostra merce con i trafficanti del posto -
- Bè, noi ce la prenderemo più comoda, caro Virginio, ma le mie due gobbe sono una gran bella risorsa di resistenza, e i miei padroni portano sempre riserve abbondanti di acqua nei loro otri di pelle di capra. Così possiamo spingerci oltre senza troppe difficoltà -
- Caro Eustachio, per un po' camminerò al tuo fianco rallentando in parte la mia marcia, ma mi piace fare due chiacchiere con te. I nostri viaggi sono così solitari, e un po' di compagnia fa sempre bene -
- Sì, Virginio. Comunque noi cammelli siamo abituati a marciare anche in gruppi. Sai che in guerra esistono anche le truppe cammellate, capaci di andare anche all'assalto? -
- Amico, io sono un animale molto pacifico, e la guerra non mi piace affatto -
- Anch'io odio la guerra, non aver paura. Compiamo belle azioni di pace anche noi. Non ricordi i Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre ? Con i cammelli attraversarono tutto l'Oriente e arrivarono in Palestina, a Betlemme, a onorare il Re dei Re, Gesù Cristo bambino appena nato nella grotta -
- E' sicuramente una cosa memorabile, Eustachio, e mi commuovo sempre quando ci torno col pensiero.
Il dromedario, però, fatta un po' di strada a passo lento insieme al cammello, già si stava annoiando. - Io debbo andare più veloce, caro amico: perciò ti saluto. Forse, quando tornerete dal vostro lungo viaggio, c'incontreremo ancora sulla strada di Cufra -
- Grazie della compagnia, Virginio. Arrivederci, e buona fortuna! -
sabato 12 febbraio 2011
Frosinone frustrato dai pareggi
Il solito 1-1, anzi stavolta abbiamo pure visto le streghe, quando al 55' il cannoniere Piovaccari ha portato in testa il Cittadella.
Meno male che, nella veemente reazione, il bravissimo Bianco ha saputo almeno riagguantare il pareggio, lasciando agli uomini di Campilongo dieci minuti di speranza per fare un altro gol, che come al solito non è venuto.
Da quanto tempo il Frosinone non riesce a segnare quel secondo gol che gli darebbe la vittoria, unico risultato ormai al quale dobbiamo sempre puntare se vogliamo ancora accarezzare il sogno della salvezza?
Un sogno che via via diventa più difficile: ora Sassuolo, Piacenza e Portogruaro, nostri rivali da agganciare, hanno quattro punti di vantaggio. Sono tanti.
Proviamo a ridurli lunedì 21, quando andremo in trasferta a Varese.
Meno male che, nella veemente reazione, il bravissimo Bianco ha saputo almeno riagguantare il pareggio, lasciando agli uomini di Campilongo dieci minuti di speranza per fare un altro gol, che come al solito non è venuto.
Da quanto tempo il Frosinone non riesce a segnare quel secondo gol che gli darebbe la vittoria, unico risultato ormai al quale dobbiamo sempre puntare se vogliamo ancora accarezzare il sogno della salvezza?
Un sogno che via via diventa più difficile: ora Sassuolo, Piacenza e Portogruaro, nostri rivali da agganciare, hanno quattro punti di vantaggio. Sono tanti.
Proviamo a ridurli lunedì 21, quando andremo in trasferta a Varese.
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campionato di serie B
Il fagiano e la folaga -74- storie di animali
Quanto è bello ed elegante, il fagiano, con la sua lunga coda dalle penne variopinte: e come lo amano i cacciatori, dato che le sue carni sono davvero squisite.
Tutt'al contrario la folaga, un uccello di palude un po' goffo, con le zampe corte, il piumaggio modesto. Vive una vita ritirata, quasi sempre immersa nelle paludi, e nessuno la cerca, anche perché il sapore della sua carne non è particolarmente appetitoso.
Un giorno un fagiano un po' vanaglorioso, di nome Pancrazio, s'imbatté in una folaga bonaria e umile, chiamata Maddalena. Pancrazio finse di non vedere quella sua consanguinea di basso lignaggio, e se ne stava andando in un'altra parte proprio per non salutare la sua parente povera. Però mise un piede in fallo, e si ritrovò immerso proprio nel fango della palude. Impaurito, strillò con quanto fiato aveva in gola, e la folaga Maddalena fu costretta a intervenire per salvarlo, anche se era rimasta male per l'arroganza dell'altro.
- Afferra questo bastone e tienilo ben stretto: penserò io a cavarti dai guai, perché sono abituata a vivere nella melma e a non aver paura - disse Maddalena con paziente cortesia.
Il vanesio Pancrazio obbedì, ma non riusciva a compiere i movimenti giusti, e alla fine la folaga Maddalena lo afferrò per un'ala col suo robusto becco e lo trascinò fuori dall'acquitrinio.
- Grazie - mormorò a mezza bocca il fagiano Pancrazio, umiliato da quel salvataggio. Le belle piume della sua coda ora erano sporche come le setole di un maiale. - Che umiliazione, per me! Ma tu, come fai a vivere così tranquilla in questo inferno? -
- Non capisco come tu sia capitato da queste parti, dato che prediligi vivere all'asciutto - disse la folaga con un certo disprezzo nella voce.
- Mi sono infilato qui per sfuggire a dei cacciatori che mi stavano inseguendo su per la collina dove abito - replicò il fagiano Pancrazio. - Tanto qui non verranno: è molto disagevole, e poi qui vivono solo le folaghe che nessuno apprezza -
- Grazie, amico! almeno un po' di gratitudine, no?- La folaga Maddalena era piuttosto piccata. - Ora vattene altrove, va ad asciugare e a spazzolare le tue belle penne! -
- Ti prego, Maddalena, fammi restare ancora un po', finché i cacciatori non si saranno allontanati. Poi non ti disturberò più -
Maddalena era umile e gentile, e non negò quel piccolo favore al fagiano. Ma da quel giorno nel cuore le rimase un po' di rabbia e di disprezzo per quell'uccello così stupido e superbo.
Tutt'al contrario la folaga, un uccello di palude un po' goffo, con le zampe corte, il piumaggio modesto. Vive una vita ritirata, quasi sempre immersa nelle paludi, e nessuno la cerca, anche perché il sapore della sua carne non è particolarmente appetitoso.
Un giorno un fagiano un po' vanaglorioso, di nome Pancrazio, s'imbatté in una folaga bonaria e umile, chiamata Maddalena. Pancrazio finse di non vedere quella sua consanguinea di basso lignaggio, e se ne stava andando in un'altra parte proprio per non salutare la sua parente povera. Però mise un piede in fallo, e si ritrovò immerso proprio nel fango della palude. Impaurito, strillò con quanto fiato aveva in gola, e la folaga Maddalena fu costretta a intervenire per salvarlo, anche se era rimasta male per l'arroganza dell'altro.
- Afferra questo bastone e tienilo ben stretto: penserò io a cavarti dai guai, perché sono abituata a vivere nella melma e a non aver paura - disse Maddalena con paziente cortesia.
Il vanesio Pancrazio obbedì, ma non riusciva a compiere i movimenti giusti, e alla fine la folaga Maddalena lo afferrò per un'ala col suo robusto becco e lo trascinò fuori dall'acquitrinio.
- Grazie - mormorò a mezza bocca il fagiano Pancrazio, umiliato da quel salvataggio. Le belle piume della sua coda ora erano sporche come le setole di un maiale. - Che umiliazione, per me! Ma tu, come fai a vivere così tranquilla in questo inferno? -
- Non capisco come tu sia capitato da queste parti, dato che prediligi vivere all'asciutto - disse la folaga con un certo disprezzo nella voce.
- Mi sono infilato qui per sfuggire a dei cacciatori che mi stavano inseguendo su per la collina dove abito - replicò il fagiano Pancrazio. - Tanto qui non verranno: è molto disagevole, e poi qui vivono solo le folaghe che nessuno apprezza -
- Grazie, amico! almeno un po' di gratitudine, no?- La folaga Maddalena era piuttosto piccata. - Ora vattene altrove, va ad asciugare e a spazzolare le tue belle penne! -
- Ti prego, Maddalena, fammi restare ancora un po', finché i cacciatori non si saranno allontanati. Poi non ti disturberò più -
Maddalena era umile e gentile, e non negò quel piccolo favore al fagiano. Ma da quel giorno nel cuore le rimase un po' di rabbia e di disprezzo per quell'uccello così stupido e superbo.
venerdì 11 febbraio 2011
A Brescia torna Ledesma - Mauri in cabina di regia
Una mezza rivoluzione, nella Lazio, a Brescia. A centrocampo, grosse novità: Ledesma torna ad affiancarsi a Matuzalem, formando una cerniera di ferro. La regia della squadra verrà affidata a Stefano Mauri, apparso in gran forma a Dortmund con la Nazionale. Reja gli ha fatto i complimenti, si aspetta molto da lui che finora risulta il miglior biancoceleste del campionato.
Un turno di riposo invece per Hernanes, che partirà dalla panchina, pronto a dare una mano in caso di necessità. Un posto sicuramente, accanto a Mauri, verrà affidato inizialmente a Sculli, che garantisce un buon giuoco di copertura. Il centrocampo verrebbe così completato da Gonzalez, se Reja se deciderà a dare un turno di riposo anche a Brocchi, che finora ha lavorato come un bue e ha bisogno di tirare un po' il fiato.
Unica punta sarà Kozak. Questo vuol dire che un turno di riposo lo avrebbe anche Zarate. Insomma una Lazio rivoluzionata, con fuori tre dei migliori, Hernanes-Zarate-Brocchi, pronti comunque a entrare nella fase finale.
Tutto chiaro in difesa. Muslera; Lichtsteiner, Biava, Dias, e Scaloni pronto a prendere il posto di Radu se il rumeno, come sembra, non dovesse farcela.
Reja punta molto sulla forza fisica per una trasferta che, se vinta, metterebbe a posto un sacco di cose.
Un turno di riposo invece per Hernanes, che partirà dalla panchina, pronto a dare una mano in caso di necessità. Un posto sicuramente, accanto a Mauri, verrà affidato inizialmente a Sculli, che garantisce un buon giuoco di copertura. Il centrocampo verrebbe così completato da Gonzalez, se Reja se deciderà a dare un turno di riposo anche a Brocchi, che finora ha lavorato come un bue e ha bisogno di tirare un po' il fiato.
Unica punta sarà Kozak. Questo vuol dire che un turno di riposo lo avrebbe anche Zarate. Insomma una Lazio rivoluzionata, con fuori tre dei migliori, Hernanes-Zarate-Brocchi, pronti comunque a entrare nella fase finale.
Tutto chiaro in difesa. Muslera; Lichtsteiner, Biava, Dias, e Scaloni pronto a prendere il posto di Radu se il rumeno, come sembra, non dovesse farcela.
Reja punta molto sulla forza fisica per una trasferta che, se vinta, metterebbe a posto un sacco di cose.
giovedì 10 febbraio 2011
Mauri pareggia, Hernanes perde
Dei due nostri principali giocatori impegnati nelle rispettive nazonali, Mauri ed Hernanes, possiamo raccontare cose diverse. Mauri ha pareggiato, Hernanes ha perso, Mauri ha giocato 70 minuti come trequartista, facendosi notare per l'intelligenza dei suoi interventi e la scelta opportuna della posizione, prima di essere sostituito da Giovinco, che è stato tra i protagonisti, insieme a Giuseppe Rossi, del brillante pareggio di Dortmund contro la grande Germania.
Non altrettanto bene è andata ad Hernanes a Parigi contro la Francia. Ha giocato solo 39' minuti del primo tempp, dopodiché è stato espulso per un'entrata a gamba testa su Benzema. Il giocatore francese è rimasto a terra ben tre minuti prima di riprendersi, mentre il Profeta ha dovuto accomodarsi negli spogliatoi come "cattivo". Sappiamo benissimo che Hernanes è un giocatore estremamente corretto, e soltanto l'emozione dell'impegno con la grande nazionale brasiliana ha potuto giocargli quel brutto scherzo.
Domenica a Brescia sia Mauri che Hernanes di minuti ne giocheranno novanta, e speriamo che come suggello arrivi una bella vittoria, mancata da entrambi il mercoledì.
Non altrettanto bene è andata ad Hernanes a Parigi contro la Francia. Ha giocato solo 39' minuti del primo tempp, dopodiché è stato espulso per un'entrata a gamba testa su Benzema. Il giocatore francese è rimasto a terra ben tre minuti prima di riprendersi, mentre il Profeta ha dovuto accomodarsi negli spogliatoi come "cattivo". Sappiamo benissimo che Hernanes è un giocatore estremamente corretto, e soltanto l'emozione dell'impegno con la grande nazionale brasiliana ha potuto giocargli quel brutto scherzo.
Domenica a Brescia sia Mauri che Hernanes di minuti ne giocheranno novanta, e speriamo che come suggello arrivi una bella vittoria, mancata da entrambi il mercoledì.
Il merlo e la gazza - 73 - storie di animali
Esistono, in natura, tanti tipi di uccelli, e già vi abbiamo narrato parecchie storie su di essi. Ma non possiamo proprio dimenticare due uccelli particolari, che sono piuttosto frequenti anche dalle nostre parti: la gazza ed il merlo.
Il merlo, nero e col suo divertente becco giallo, è talmente frequente, fra noi, che lo troviamo anche addomesticato, chiuso in gabbia, e spesso capace perfino di parlare, se si ha la pazienza di ammaestrarlo: meglio di un pappagallo.
La gazza, invece...no, no, non provare ad afferrarla, bambino, perché non si lascia proprio prendere. Anzi, sta attento che non sia lei a prenderti qualcosa!
Un giorno una gazza vide un merlo chiuso in gabbia, sul balcone di un palazzo di città, e si accostò tutta incuriosita. La gazza è infatti un uccello curioso e ciarliero, tanto è vero che una donna chiacchierona viene definita una gazza.
Il merlo Agostino, che stava becchettando dei semi di melone nella sua bella gabbia, vide la gazza Vera accostarsi, e un pochino si allarmò. Se ne dicevano tante di quello strano uccello, sfacciato e pasticcione, con le sue penne grige sfumate di verde o di violetto, che il merlo si preoccupò. - Perché vieni da queste parti, gazza Vera? Lo sai che non sei bene acccolta. Qui non c'é niente per te -
- Come no? Ho visto brillare qualcosa, qui vicino, riflessi d'oro o d'argento, o anche pietre brillanti: tutto m'interessa! -
- Possiedi forse una gioielleria? Strano mestiere, per un uccello. Ma che brutto, procurarsi delle cose belle solo rubandole. Io comunque non ho proprio niente che possa attirare la tua attenzione -
- Tu no, ma la tua padrona ha appena aperto il suo portagioie, e vedo scintillare spille, anelli e collane. Mi piacerebbe proprio portare via qualcosa per ricordo -
- Ma allora è proprio vero che sei una ladra, gazza Vera! Ma non ti vergogni a dare un cattivo esempio ai tuoi figli? Cresceranno ladri e disonesti peggio di te! - disse il merlo Agostino con una certa indignazione.
-Senti chi parla - strillò la gazza Vera, offesa da quelle parole. - Io ruberò qualche piccolo anello, spesso spesso neanche d'oro vero: ma tu cosa fai di meglio? Rubi le parole agli uomini e le ripeti come uno sciocco, senza capire minimamente quello che dici. Infatti un uomo viene definito merlo quando è un vero sciocco, e fa le cose senza neanche rendersi conto di ciò che sta facendo-
- Oh, certo: ora una gazza ladra fa la persona onesta, e predica intelligenza e bontà. Devi solo vergognarti. E non osare accostarti ai gioielli della mia padrona, perché in questo caso io la chiamerò e l'avvertirò ! -
- Sei proprio un merlo! Non vedi che ho già preso questo bell'anello d'oro? -
Nel dir così, la gazza Vera mostrò al merlo Agostino la sua preda. Ma il merlo Agostino si fece una bella sghignazzata. La gazza ladra aveva rubato soltanto un anello di ottone da una tenda sfilacciata.
- E poi dicono che il merlo sono io...- pensò facendosi una risatina divertita.
Ma la gazza Vera era volata via, sicura di aver trovato un piccolo tesoro.
Il merlo, nero e col suo divertente becco giallo, è talmente frequente, fra noi, che lo troviamo anche addomesticato, chiuso in gabbia, e spesso capace perfino di parlare, se si ha la pazienza di ammaestrarlo: meglio di un pappagallo.
La gazza, invece...no, no, non provare ad afferrarla, bambino, perché non si lascia proprio prendere. Anzi, sta attento che non sia lei a prenderti qualcosa!
Un giorno una gazza vide un merlo chiuso in gabbia, sul balcone di un palazzo di città, e si accostò tutta incuriosita. La gazza è infatti un uccello curioso e ciarliero, tanto è vero che una donna chiacchierona viene definita una gazza.
Il merlo Agostino, che stava becchettando dei semi di melone nella sua bella gabbia, vide la gazza Vera accostarsi, e un pochino si allarmò. Se ne dicevano tante di quello strano uccello, sfacciato e pasticcione, con le sue penne grige sfumate di verde o di violetto, che il merlo si preoccupò. - Perché vieni da queste parti, gazza Vera? Lo sai che non sei bene acccolta. Qui non c'é niente per te -
- Come no? Ho visto brillare qualcosa, qui vicino, riflessi d'oro o d'argento, o anche pietre brillanti: tutto m'interessa! -
- Possiedi forse una gioielleria? Strano mestiere, per un uccello. Ma che brutto, procurarsi delle cose belle solo rubandole. Io comunque non ho proprio niente che possa attirare la tua attenzione -
- Tu no, ma la tua padrona ha appena aperto il suo portagioie, e vedo scintillare spille, anelli e collane. Mi piacerebbe proprio portare via qualcosa per ricordo -
- Ma allora è proprio vero che sei una ladra, gazza Vera! Ma non ti vergogni a dare un cattivo esempio ai tuoi figli? Cresceranno ladri e disonesti peggio di te! - disse il merlo Agostino con una certa indignazione.
-Senti chi parla - strillò la gazza Vera, offesa da quelle parole. - Io ruberò qualche piccolo anello, spesso spesso neanche d'oro vero: ma tu cosa fai di meglio? Rubi le parole agli uomini e le ripeti come uno sciocco, senza capire minimamente quello che dici. Infatti un uomo viene definito merlo quando è un vero sciocco, e fa le cose senza neanche rendersi conto di ciò che sta facendo-
- Oh, certo: ora una gazza ladra fa la persona onesta, e predica intelligenza e bontà. Devi solo vergognarti. E non osare accostarti ai gioielli della mia padrona, perché in questo caso io la chiamerò e l'avvertirò ! -
- Sei proprio un merlo! Non vedi che ho già preso questo bell'anello d'oro? -
Nel dir così, la gazza Vera mostrò al merlo Agostino la sua preda. Ma il merlo Agostino si fece una bella sghignazzata. La gazza ladra aveva rubato soltanto un anello di ottone da una tenda sfilacciata.
- E poi dicono che il merlo sono io...- pensò facendosi una risatina divertita.
Ma la gazza Vera era volata via, sicura di aver trovato un piccolo tesoro.
mercoledì 9 febbraio 2011
Lasciamo che Kozak maturi: ha due grandi suggeritori
Malgrado la presenza di un punta forte come Kozak, la Lazio continua a segnare col contagocce. Delle otto grandi, certamente è quella che ha l'attacco meno forte, e va avanti con la forza della sua difesa, seconda solo a quella del Milan.
Però dovremmo essere in vista di una svolta. A primavera, anche l'attacco della Lazio comincerà a segnare i suoi bei gol a ripetizione.
Da dove ci viene, questa convinzione? Da un semplice fatto: la punta forte ora ce l'abbiamo, ed è Kozak. Il quale ha alle spalle due buoni cannonieri come Floccari e Rocchi. Ma soprattutto ha alle spalle due grandi suggeritori: Hernanes e Mauri. Guarda caso, questi due giocatori sono stati designati come suggeritori ("trequartisti") dai commissari tecnici di Brasile e Italia, due formazioni calcistiche di alto livello internazionale. Come dire: suggeritori in gamba, più di così, in giro non ce ne sono.
Aspettiamo dunque che Kozak si assesti ancora un po', lì davanti, utilizzandolo meglio, con preferenza in alcune circostanze e situazioni: le trasferte specialmente, mentre in casa forse è preferibile utilizzarlo nelle parti finali anzichè fin dall'inizio, per sfruttare meglio le sue polveri asciutte e il suo fiuto da gol. Per esempio, contro il Chievo io sarei partito con un altro centravanti, se ci fosse stato, e avrei utilizzato Kozak nella mezz'ora finale, frustrando il catenaccio clivense nel momento di maggiore pressione.
Insomma, siamo convinti che la Lazio le armi per far bene anche in avanti le abbia, e che bisogna solo aspettare che arrivi il momento giusto. Forse le rondini di San Benedetto?
Però dovremmo essere in vista di una svolta. A primavera, anche l'attacco della Lazio comincerà a segnare i suoi bei gol a ripetizione.
Da dove ci viene, questa convinzione? Da un semplice fatto: la punta forte ora ce l'abbiamo, ed è Kozak. Il quale ha alle spalle due buoni cannonieri come Floccari e Rocchi. Ma soprattutto ha alle spalle due grandi suggeritori: Hernanes e Mauri. Guarda caso, questi due giocatori sono stati designati come suggeritori ("trequartisti") dai commissari tecnici di Brasile e Italia, due formazioni calcistiche di alto livello internazionale. Come dire: suggeritori in gamba, più di così, in giro non ce ne sono.
Aspettiamo dunque che Kozak si assesti ancora un po', lì davanti, utilizzandolo meglio, con preferenza in alcune circostanze e situazioni: le trasferte specialmente, mentre in casa forse è preferibile utilizzarlo nelle parti finali anzichè fin dall'inizio, per sfruttare meglio le sue polveri asciutte e il suo fiuto da gol. Per esempio, contro il Chievo io sarei partito con un altro centravanti, se ci fosse stato, e avrei utilizzato Kozak nella mezz'ora finale, frustrando il catenaccio clivense nel momento di maggiore pressione.
Insomma, siamo convinti che la Lazio le armi per far bene anche in avanti le abbia, e che bisogna solo aspettare che arrivi il momento giusto. Forse le rondini di San Benedetto?
martedì 8 febbraio 2011
Il chihuahua e il san bernardo -71- storie di animali
Un giorno, in un grande centro di agriturismo alla periferia di una città del nord, s'incontrarono due cani molto diversi, ma così diversi da non potersi pensare che fossero della medesima specie: un piccolissimo chihuahua e un mastodontico san bernardo.
I loro proprietari avevano avuto la stessa idea di trascorrere le vacanze in una bella fattoria appositamente attrezzata, dove c'erano prati, campi coltivati, piscina, giochi per bambini, permesso di portare animali con sé: un vero piccolo paradiso.
Ma, mentre la padrona del microscopico chihuahua di nome Minuzzolo poteva pavoneggiarsi un po' dovunque con la sua divertente bestiola, il proprietario del san bernardo doveva starsene un po' da parte, perché quel bestione, anche se mansueto e riservato, incuteva un po' di timore a tutti.
Però, magari solo per un momento, i due cani ebbero modo ugualmente d'incontrarsi, e il chihuahua, invece di aver timore di Carlone, il mite san bernardo, quando lo vide si fece una risatina e disse: - To', bestione, ma dove vai con quelle grandi zampe che sembrano delle colonne? Il tuo padrone ha proprio sbagliato a portarti qui, perché in salotto non c'è spazio per te, e nemmeno nel salone dei giochi, nemmeno ai bordi della piscina. Qui potresti stare solo nella stalla delle mucche, degli asini e degli altri grossi animali -
-Oh, piccolo, piccolo tesoro Minuzzolo! Per riconoscerti ci vuole la lente d'ingrandimento ! - rispose col suo vocione il san bernardo, in realtà un po' irritato.
Per tutte le vacanze, i due si evitarono, guardandosi in cagnesco da lontano. Il chihuahua, però, approfittava della sua piccola mole e della sua forma aggraziata per pavoneggiarsi, al centro dell'attenzione, mentre Carlone, il san bernardo, se ne stava sempre appartato e facendo il muso.
Ma il destino volle che, l'inverno successivo, i due si rincontrarono in montagna, su un campo da sci. Qui i ruoli si erano invertiti: Carlone si muoveva agile e potente sulla neve, mentre Minuzzolo se ne stava infreddolito nel suo cappottino di lana fra le braccia della padrona.
Una brutta mattina, però, l'elegante signora volle andare a sciare, e portò con sé il chihuahua. Non l'avesse mai fatto. Una piccola valanga, ad un tratto, per colpa di due sciatori che si erano portati troppo ai margini della pista, seppellì la donna e il cagnolino sotto la neve, e ci fu un momento di grande disperazione.
Accorsero i soccorritori, e in prima fila anche Carlone il san bernardo. Fu proprio lui che, dopo dieci minuti frenetici di scavo, riportò alla luce sia la donna che il piccolo chihuahua, svenuti e storditi dalla neve ghiacciata. Carlone aveva al collo la minuscola botticella con il whisky, con la quale riportò alla vita tanto la donna che il suo cagnolino.
- Ciao, Minuzzolo! Mi riconosci? - disse Carlone quando il chihuahua riaprì gli occhietti con una certa fatica.
- Sìii...-disse il piccolo cane vergognandosi. - Ti riconosco...Grazie di avermi salvato. E ti chiedo perdono se la scorsa estate sono stato così arrogante con te e ti ho disprezzato -
- Non importa - disse Carlone il san bernardo. - Nella vita ho capito prima di te che non bisogna mai farsi beffe di nessuno, perché prima o poi viene il momento di pagare cara la nostra arroganza -
I loro proprietari avevano avuto la stessa idea di trascorrere le vacanze in una bella fattoria appositamente attrezzata, dove c'erano prati, campi coltivati, piscina, giochi per bambini, permesso di portare animali con sé: un vero piccolo paradiso.
Ma, mentre la padrona del microscopico chihuahua di nome Minuzzolo poteva pavoneggiarsi un po' dovunque con la sua divertente bestiola, il proprietario del san bernardo doveva starsene un po' da parte, perché quel bestione, anche se mansueto e riservato, incuteva un po' di timore a tutti.
Però, magari solo per un momento, i due cani ebbero modo ugualmente d'incontrarsi, e il chihuahua, invece di aver timore di Carlone, il mite san bernardo, quando lo vide si fece una risatina e disse: - To', bestione, ma dove vai con quelle grandi zampe che sembrano delle colonne? Il tuo padrone ha proprio sbagliato a portarti qui, perché in salotto non c'è spazio per te, e nemmeno nel salone dei giochi, nemmeno ai bordi della piscina. Qui potresti stare solo nella stalla delle mucche, degli asini e degli altri grossi animali -
-Oh, piccolo, piccolo tesoro Minuzzolo! Per riconoscerti ci vuole la lente d'ingrandimento ! - rispose col suo vocione il san bernardo, in realtà un po' irritato.
Per tutte le vacanze, i due si evitarono, guardandosi in cagnesco da lontano. Il chihuahua, però, approfittava della sua piccola mole e della sua forma aggraziata per pavoneggiarsi, al centro dell'attenzione, mentre Carlone, il san bernardo, se ne stava sempre appartato e facendo il muso.
Ma il destino volle che, l'inverno successivo, i due si rincontrarono in montagna, su un campo da sci. Qui i ruoli si erano invertiti: Carlone si muoveva agile e potente sulla neve, mentre Minuzzolo se ne stava infreddolito nel suo cappottino di lana fra le braccia della padrona.
Una brutta mattina, però, l'elegante signora volle andare a sciare, e portò con sé il chihuahua. Non l'avesse mai fatto. Una piccola valanga, ad un tratto, per colpa di due sciatori che si erano portati troppo ai margini della pista, seppellì la donna e il cagnolino sotto la neve, e ci fu un momento di grande disperazione.
Accorsero i soccorritori, e in prima fila anche Carlone il san bernardo. Fu proprio lui che, dopo dieci minuti frenetici di scavo, riportò alla luce sia la donna che il piccolo chihuahua, svenuti e storditi dalla neve ghiacciata. Carlone aveva al collo la minuscola botticella con il whisky, con la quale riportò alla vita tanto la donna che il suo cagnolino.
- Ciao, Minuzzolo! Mi riconosci? - disse Carlone quando il chihuahua riaprì gli occhietti con una certa fatica.
- Sìii...-disse il piccolo cane vergognandosi. - Ti riconosco...Grazie di avermi salvato. E ti chiedo perdono se la scorsa estate sono stato così arrogante con te e ti ho disprezzato -
- Non importa - disse Carlone il san bernardo. - Nella vita ho capito prima di te che non bisogna mai farsi beffe di nessuno, perché prima o poi viene il momento di pagare cara la nostra arroganza -
Inter sale, Roma scende, Milan e Lazio tentennano
Delle otto grandi, cinque vincono (Inter, Napoli, Udinese, Palermo, Juventus), due pareggiano (Milan e Lazio) e perdono due punti, solo una perde (la Roma).
Salgono le azioni dell'Inter, scendono quelle dei giallorossi.
Però la Roma ha carattere, e resta almeno in gara per la Champions League.
Sarà una lotta molto serrata, perché anche la Juventus non è tagliata fuori: le concorrenti sono ancora otto per quattro posti.
Per lo scudetto è una lotta Milan-Inter, con eventuale intrusione del Napoli. La Roma può ancora rimontare.
La Lazio è sempre in gara per la Champions, ma dovrà operare il solito recupero primaverile.
Salgono le azioni dell'Inter, scendono quelle dei giallorossi.
Però la Roma ha carattere, e resta almeno in gara per la Champions League.
Sarà una lotta molto serrata, perché anche la Juventus non è tagliata fuori: le concorrenti sono ancora otto per quattro posti.
Per lo scudetto è una lotta Milan-Inter, con eventuale intrusione del Napoli. La Roma può ancora rimontare.
La Lazio è sempre in gara per la Champions, ma dovrà operare il solito recupero primaverile.
lunedì 7 febbraio 2011
Il pagellino di Lazio-Chievo
Muslera 6: poco impegnato; non poteva far nulla sul gol di Cesar
Lichtsteiner 6: un garibaldino, pugnace ma impreciso nel suo impeto
Biava 6: qualche incertezza, ma nell'insieme una prova valida
Dias 6.5: appare di nuovo in buona vena, a parte l'indecisione su Cesar
Scaloni 5.5: subentra a Radu, ma non ne ha il passo in profondità
Brocchi 6: dinamico come sempre, ma impreciso negli appoggi
Matuzalem 6:5: ottimo primo tempo, sensibile calo nella ripresa
Bresciano 5.5: generoso, ma in questo momento manca di qualità
Hernanes 6.5: splendido il gol, molte pause, ma forse doveva restare in campo
Kozak 6: vivo e vitale, sfiora subito il gol; ormai è un sorvegliato speciale
Zarate 5.5: non era in giornata, ma nel finale forse sarebbe stato utile
Sculli 5: appare poco concentrato e non del tutto pronto
Reja 5.5: audace ma del tutto sfortunato il cambio Mauri-Sculli per Hernanes-Zarate
Lichtsteiner 6: un garibaldino, pugnace ma impreciso nel suo impeto
Biava 6: qualche incertezza, ma nell'insieme una prova valida
Dias 6.5: appare di nuovo in buona vena, a parte l'indecisione su Cesar
Scaloni 5.5: subentra a Radu, ma non ne ha il passo in profondità
Brocchi 6: dinamico come sempre, ma impreciso negli appoggi
Matuzalem 6:5: ottimo primo tempo, sensibile calo nella ripresa
Bresciano 5.5: generoso, ma in questo momento manca di qualità
Hernanes 6.5: splendido il gol, molte pause, ma forse doveva restare in campo
Kozak 6: vivo e vitale, sfiora subito il gol; ormai è un sorvegliato speciale
Zarate 5.5: non era in giornata, ma nel finale forse sarebbe stato utile
Sculli 5: appare poco concentrato e non del tutto pronto
Reja 5.5: audace ma del tutto sfortunato il cambio Mauri-Sculli per Hernanes-Zarate
Classifiche di rendimento per Fantacalcio 24.ma
Portieri: Julio Cesar Belardi Arcari
Difensori: Maicon Cassetti Cassani
Ranocchia Camporese Portanova
Zanetti Aronica Cesar
Centrocampisti: Maggio Perez Behrami
Thiago Motta Kucka Gargano
Inler Milanetto Cambiasso
Snejider Hernanes Asamoah
Attaccanti: Diamanti Sanchez Ilicic
Matri Amauri Di Natale
Eto'o Cavani Vucinic
Allenatori: Leonardo Mazzarri De Rossi
Il migliore: il nuovo cannoniere juventino Matri, fenomenale contro il "suo" Cagliari
Il podio: secondo il sempre in forma Eto'o, grande contro i giallorossi di Ranieri; terzo il bravissimo Sanchez, certamente il più brillante di tutta l'Udinese
La formazione della giornata: Julio Cesar; Maicon, Ranocchia, Zanetti; Maggio, Thiago Motta, Inler, Snejider; Diamanti, Matri, Eto'o. Allenatore: Leonardo
La nazonale del giorno: Belardi; Cassetti, Ranocchia, Aronica; Maggio, Milanetto, Migliaccio, Lazzari; Diamanti, Matri, Di Natale. Allenatore: Mazzarri
Difensori: Maicon Cassetti Cassani
Ranocchia Camporese Portanova
Zanetti Aronica Cesar
Centrocampisti: Maggio Perez Behrami
Thiago Motta Kucka Gargano
Inler Milanetto Cambiasso
Snejider Hernanes Asamoah
Attaccanti: Diamanti Sanchez Ilicic
Matri Amauri Di Natale
Eto'o Cavani Vucinic
Allenatori: Leonardo Mazzarri De Rossi
Il migliore: il nuovo cannoniere juventino Matri, fenomenale contro il "suo" Cagliari
Il podio: secondo il sempre in forma Eto'o, grande contro i giallorossi di Ranieri; terzo il bravissimo Sanchez, certamente il più brillante di tutta l'Udinese
La formazione della giornata: Julio Cesar; Maicon, Ranocchia, Zanetti; Maggio, Thiago Motta, Inler, Snejider; Diamanti, Matri, Eto'o. Allenatore: Leonardo
La nazonale del giorno: Belardi; Cassetti, Ranocchia, Aronica; Maggio, Milanetto, Migliaccio, Lazzari; Diamanti, Matri, Di Natale. Allenatore: Mazzarri
domenica 6 febbraio 2011
Il Chievo ammazzalazio ci ruba due punti preziosi
Ancora una volta il Chievo si è messo in mezzo sulla strada della Lazio, e le ha rubato due punti così preziosi che più preziosi non si può.
La Lazio ha forse meritato qualcosa più di questo pareggio, ma quel Chievo lì era in fondo lo stesso che mercoledì scorso ha spezzato la schiena al Napoli, e lo sgambetto si poteva anche sospettare.
Lazio bene nel primo tempo, con Matuzalem che ha tenuto abbastanza bene la regia del gioco, e con un Hernanes e uno Zarate abbastanza ispirati.Sempre battagliero e insidioso Kozak, che a inizio partita ha costruito una grande occasione da gol. Bellissima la rete di Hernanes su un perfetto calcio di punizione in chiusura del primo tempo. Sesta rete del Profeta, che non si era presentato come un possibile goleador, e invece è anche il nostro capocannoniere assieme a Floccari.
Lazio non fortunata, e si è visto subito con l'incidente che ha tagliato fuori Radu, sostituito da uno Scaloni così così. Nella ripresa il Chievo, che fino ad allora non aveva combinato molto, è stato favorito da un'errata decisione dell'arbitro Baracani che non ha visto un fallo su Matuzalem, e sul successivo calcio d'angolo è arrivato il pareggio di Cesar, fortunoso sia per la circostanza che per il rimpallo che ha favorito
forse l'unico tiro in porta del Chievo in tutta la partita.
Qui Reja si è addossato una grossa responsabilità: la sostituzione in contemporanea di Hernanes e Zarate. L'allenatore dice di aver visto i due giocatori molto provati, ed ha preferito le forze fresche di Mauri e Sculli, ma la mossa non ha avuto esito, e forse ha impedito alla Lazio di poter cogliere una possibilissima vittoria.
Comunque, fermato il Milan a Genova, la Lazio ha perso tanto ma non tantissimo: Reja dice di aver visto bene i suoi, reduci del resto dal durissimo scontro di San Siro e dunque affaticati. Vedremo domenica a Brescia se le batterie della Lazio si stanno ricaricando.
Nelle file biancocelesti, accettabili le prove di Matuzalem e Bresciano, preferiti a Ledesma e Gonzalez, che sono tra i giocatori più provati dalle ultime settimane di gioco. Ora finalmente la squadra potrà riposare e ridistendere il sistema nervoso, e non c'è dubbio che presto riavremo una squadra fresca e pimpante, pronta a difendere il suo bel posto in classifica.
La Lazio ha forse meritato qualcosa più di questo pareggio, ma quel Chievo lì era in fondo lo stesso che mercoledì scorso ha spezzato la schiena al Napoli, e lo sgambetto si poteva anche sospettare.
Lazio bene nel primo tempo, con Matuzalem che ha tenuto abbastanza bene la regia del gioco, e con un Hernanes e uno Zarate abbastanza ispirati.Sempre battagliero e insidioso Kozak, che a inizio partita ha costruito una grande occasione da gol. Bellissima la rete di Hernanes su un perfetto calcio di punizione in chiusura del primo tempo. Sesta rete del Profeta, che non si era presentato come un possibile goleador, e invece è anche il nostro capocannoniere assieme a Floccari.
Lazio non fortunata, e si è visto subito con l'incidente che ha tagliato fuori Radu, sostituito da uno Scaloni così così. Nella ripresa il Chievo, che fino ad allora non aveva combinato molto, è stato favorito da un'errata decisione dell'arbitro Baracani che non ha visto un fallo su Matuzalem, e sul successivo calcio d'angolo è arrivato il pareggio di Cesar, fortunoso sia per la circostanza che per il rimpallo che ha favorito
forse l'unico tiro in porta del Chievo in tutta la partita.
Qui Reja si è addossato una grossa responsabilità: la sostituzione in contemporanea di Hernanes e Zarate. L'allenatore dice di aver visto i due giocatori molto provati, ed ha preferito le forze fresche di Mauri e Sculli, ma la mossa non ha avuto esito, e forse ha impedito alla Lazio di poter cogliere una possibilissima vittoria.
Comunque, fermato il Milan a Genova, la Lazio ha perso tanto ma non tantissimo: Reja dice di aver visto bene i suoi, reduci del resto dal durissimo scontro di San Siro e dunque affaticati. Vedremo domenica a Brescia se le batterie della Lazio si stanno ricaricando.
Nelle file biancocelesti, accettabili le prove di Matuzalem e Bresciano, preferiti a Ledesma e Gonzalez, che sono tra i giocatori più provati dalle ultime settimane di gioco. Ora finalmente la squadra potrà riposare e ridistendere il sistema nervoso, e non c'è dubbio che presto riavremo una squadra fresca e pimpante, pronta a difendere il suo bel posto in classifica.
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Lazio-Chievo 1-1
Emmanuel, diciott'anni, nigeriano, "Pallone d'oro" per la Lazio
Ispirato non si sa da chi - Tare? fanali aperti su tutto il mondo calcistico - la Lazio sta facendo un'infornata di giovanni assi per la Primavera, provenienti da Europa, Africa e Sudamerica.
Impressiona in particolare il giovanissimo Emmanuel, classe 1992, nigeriano, proveniente da una scuola di missione cattolica, insignito già del Golden Ball, il pallone d'oro delle giovanili di cui in passato si è fregiato anche Messi. Tra questa decina di nomi, se uno solo approdasse a riva, permetterebbe a Claudio Lotito di rifarsi in una volta sola di tutti i soldi spesi, e di averne ancora un ottimo guadagno.
L'unico dispiacere è che questi giovanissimi africani e sudamericani stanno sostituendo in pratica il glorioso vivaio biancoceleste, difeso comunque molto bene dal lavoro di Bollini, che sta tirando fuori alcuni giovani nostrani di sicuro rilievo. Uno di questi, il centrocampista Ceccarelli, addirittura è stato contattato dal Napoli per rafforzare il centrocampo della prima squadra.
I frutti di queste operazioni di piccolo mercato si vedranno da qui alla prossima stagione. Ma già si stanno vedendo quest'anno con Kozak e Cavanda.
Impressiona in particolare il giovanissimo Emmanuel, classe 1992, nigeriano, proveniente da una scuola di missione cattolica, insignito già del Golden Ball, il pallone d'oro delle giovanili di cui in passato si è fregiato anche Messi. Tra questa decina di nomi, se uno solo approdasse a riva, permetterebbe a Claudio Lotito di rifarsi in una volta sola di tutti i soldi spesi, e di averne ancora un ottimo guadagno.
L'unico dispiacere è che questi giovanissimi africani e sudamericani stanno sostituendo in pratica il glorioso vivaio biancoceleste, difeso comunque molto bene dal lavoro di Bollini, che sta tirando fuori alcuni giovani nostrani di sicuro rilievo. Uno di questi, il centrocampista Ceccarelli, addirittura è stato contattato dal Napoli per rafforzare il centrocampo della prima squadra.
I frutti di queste operazioni di piccolo mercato si vedranno da qui alla prossima stagione. Ma già si stanno vedendo quest'anno con Kozak e Cavanda.
sabato 5 febbraio 2011
Il Frosinone risorge a Portogruaro
Svolta del Frosinone. Tre punti di platino a Portogruaro. La vittoria giunge a pochi minuti dalla fine : un tiro di Cesaretti viene fermato in area con il braccio da Franceschini, per l'arbitro è rigore e De Maio realizza.
Nel primo tempo, Sansone ha colpito la traversa con un bel calcio di punizione. Il Portogruaro lamenta l'espulsione di Cardin per proteste due minuti prima del gol
frusinate.
Finalmente quel pizzico di fortuna che si attendeva è arrivato. Meritato.
Frosinone nuovo, con tutti gli acquisti di gennaio. Spirito nuovo per Campilongo e i suoi ragazzi.
Di colpo la classifica si aggiusta, non siamo più soli in coda, e soprattutto siamo rientrati nel gruppone, per cui basterebbe un nuovo successo per ritrovarsi subito in sella.
L'occasione giusta è fornita immediatamente, sabato prossimo al Matusa. Arriva il Cittadella, il compito come al solito è impegnativo, ma alla nostra portata.
Forse la ruota della fortuna si è girata. Era il momento che aspettavamo. Ora bisogna solo crederci.
Nel primo tempo, Sansone ha colpito la traversa con un bel calcio di punizione. Il Portogruaro lamenta l'espulsione di Cardin per proteste due minuti prima del gol
frusinate.
Finalmente quel pizzico di fortuna che si attendeva è arrivato. Meritato.
Frosinone nuovo, con tutti gli acquisti di gennaio. Spirito nuovo per Campilongo e i suoi ragazzi.
Di colpo la classifica si aggiusta, non siamo più soli in coda, e soprattutto siamo rientrati nel gruppone, per cui basterebbe un nuovo successo per ritrovarsi subito in sella.
L'occasione giusta è fornita immediatamente, sabato prossimo al Matusa. Arriva il Cittadella, il compito come al solito è impegnativo, ma alla nostra portata.
Forse la ruota della fortuna si è girata. Era il momento che aspettavamo. Ora bisogna solo crederci.
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campionato di serie B
La lucertola e il cardellino - 70- storie di animali
Su un prato verdissimo, in piena estate, giocavano in perfetta allegria una lucertola verde e guizzante, Marilla, e un vispo cardellino con le penne variopinte, Carletto.
- Che bella giornata, Marilla! Godiamocela in pace - disse Carletto. - Ho tanta voglia di saltellare e di cantare! -
- Hai proprio ragione, Carletto ! Oggi il sole splende, non ci sono nuvole nel cielo, e io aspettavo solo questo, oggi, per farmi due corse pazze in mezzo all'erba. E' così bello essere piccoli animali allegri e sani -
- Sani? Perché dici così, Marilla ? -
- Perché ieri mi sentivo proprio male, non so perché. Le mie amiche lucertole sono uscite tutte a divertirsi, e io sono rimasta a casa a lamentarmi per dei dolori alle mie zampette. Ma oggi mi sento bene anch'io, e sono uscita di casa prima di tutte le altre -
- Sono contento per te, mia cara Marilla. Il tuo era un male passeggero, perché ti vedo in gran forma! -
- Perché non andiamo sulla riva del ruscello qui vicino a dissetarci? Fa un gran caldo ! - disse la lucertola Marilla.
E due minuti più tardi, lei guizzando, lui volando, si ritrovarono entrambi sulle rive di un piccolo ruscello chiacchierino che era ai limiti del prato. Dopo essersi dissetati, i due simpatici animaletti ripresero la conversazione.
Ma ecco che ti arriva una torma di bambini dal villaggio vicino, schiamazzando e saltando.
- To', una lucertola! Prendiamola ! - fece uno di essi, con allegria.
- Oh, ma qui c'è un bellissimo cardellino! - ribatté un altro,al colmo della gioia. - Ecco, l'ho preso! -
I due animaletti, che non si aspettavano proprio quell'improvvisa apparizione, rimasero sorpresi e non fecero in tempo a nascondersi e ad allontanarsi.
Così, in pochi minuti, quei bambini rumorosi presero a divertirsi come piaceva a loro. Due di essi fecero un carrettino di carta, e con un filo da cucito lo legarono abilmente alle zampette del cardellino Carletto, facendolo soffrire moltissimo.Poi gli diedero un colpetto sulle ali, e lo fecero camminare col carrettino ridendo a crepapelle.
Carletto cercò di volare via, ma il carrettino era stato caricato con dei sassolini , e il cardellino non ci riuscì.
Ma una sorte peggiore era toccata alla lucertola Marilla. Con una sassata, altri due bambini le avevano troncato di netto la coda, e questa aveva continuato a correre anche senza testa, facendo ridere e strillare i bambini. Anche la testa con il tronco mozzato continava a correre, per la gioia di tutti quei monelli. Ma la lucertola e il canarino soffrivano da non si dire.
I bambini giocarono ancora per due ore, e finalmente se ne andarono, lasciando i due animaletti mezzi morti.
- Non fossimo mai venuti al ruscello - disse il cardellino Carletto con un filo di voce. E meno male che era riuscito a slegarsi da quel pesante carrettino.
- Se ce la faremo ancora, dovremo restare nel prato, nascosti in mezzo alle siepi - ribatté la povera Marilla, che aveva dovuto abbandonare la sua coda e sentiva un gran dolore nella restante parte del corpo.
- Domani andremo sul prato, ci divertiremo anche di più - strillarono i bambini, tutti contenti, tornando alle loro case.
- Che bella giornata, Marilla! Godiamocela in pace - disse Carletto. - Ho tanta voglia di saltellare e di cantare! -
- Hai proprio ragione, Carletto ! Oggi il sole splende, non ci sono nuvole nel cielo, e io aspettavo solo questo, oggi, per farmi due corse pazze in mezzo all'erba. E' così bello essere piccoli animali allegri e sani -
- Sani? Perché dici così, Marilla ? -
- Perché ieri mi sentivo proprio male, non so perché. Le mie amiche lucertole sono uscite tutte a divertirsi, e io sono rimasta a casa a lamentarmi per dei dolori alle mie zampette. Ma oggi mi sento bene anch'io, e sono uscita di casa prima di tutte le altre -
- Sono contento per te, mia cara Marilla. Il tuo era un male passeggero, perché ti vedo in gran forma! -
- Perché non andiamo sulla riva del ruscello qui vicino a dissetarci? Fa un gran caldo ! - disse la lucertola Marilla.
E due minuti più tardi, lei guizzando, lui volando, si ritrovarono entrambi sulle rive di un piccolo ruscello chiacchierino che era ai limiti del prato. Dopo essersi dissetati, i due simpatici animaletti ripresero la conversazione.
Ma ecco che ti arriva una torma di bambini dal villaggio vicino, schiamazzando e saltando.
- To', una lucertola! Prendiamola ! - fece uno di essi, con allegria.
- Oh, ma qui c'è un bellissimo cardellino! - ribatté un altro,al colmo della gioia. - Ecco, l'ho preso! -
I due animaletti, che non si aspettavano proprio quell'improvvisa apparizione, rimasero sorpresi e non fecero in tempo a nascondersi e ad allontanarsi.
Così, in pochi minuti, quei bambini rumorosi presero a divertirsi come piaceva a loro. Due di essi fecero un carrettino di carta, e con un filo da cucito lo legarono abilmente alle zampette del cardellino Carletto, facendolo soffrire moltissimo.Poi gli diedero un colpetto sulle ali, e lo fecero camminare col carrettino ridendo a crepapelle.
Carletto cercò di volare via, ma il carrettino era stato caricato con dei sassolini , e il cardellino non ci riuscì.
Ma una sorte peggiore era toccata alla lucertola Marilla. Con una sassata, altri due bambini le avevano troncato di netto la coda, e questa aveva continuato a correre anche senza testa, facendo ridere e strillare i bambini. Anche la testa con il tronco mozzato continava a correre, per la gioia di tutti quei monelli. Ma la lucertola e il canarino soffrivano da non si dire.
I bambini giocarono ancora per due ore, e finalmente se ne andarono, lasciando i due animaletti mezzi morti.
- Non fossimo mai venuti al ruscello - disse il cardellino Carletto con un filo di voce. E meno male che era riuscito a slegarsi da quel pesante carrettino.
- Se ce la faremo ancora, dovremo restare nel prato, nascosti in mezzo alle siepi - ribatté la povera Marilla, che aveva dovuto abbandonare la sua coda e sentiva un gran dolore nella restante parte del corpo.
- Domani andremo sul prato, ci divertiremo anche di più - strillarono i bambini, tutti contenti, tornando alle loro case.
venerdì 4 febbraio 2011
Classifiche di rendimento per Fantacalcio 23.ma
Portieri: Viviano Julio Cesar Andujar
Difensori: Maicon Cassani Cassetti
Biava Bovo Juan
Domizzi Radu Astori
Centrocampisti: Jimenez Marchionni Sammarco
Migliaccio Lodi Gazzi
Nainggolan Thiago Silva Pastore
Kharja Montolivo Marchisio
Attaccanti: Eto'o Pazzini Biabiany
Santana Ibrahimovic Borriello
Di Vaio Giaccherini Miccoli
Allenatori: Mihajlovic Malesani Jachini
Il migliore: il neoacquisto nerazzurro Kharja, molto brillante a Bari
Il podio:secondo il bolognese Di Vaio, che ha tenuto l'Udinese in graticola; terzo il fiorentino Montolivo, che ha guidato i viola al successo sul Genoa
La formazione del giorno: Viviano; Maicon, Biava, Domizzi; Jimenez, Migliaccio, Nainggolan, Kharja; Eto'o, Santana, Di Vaio.Allenatore Mihajlovic
La nazionale del giorno: Viviano; Cassani, Biava, Domizzi; Marchionni, Migliaccio, Lodi; Pazzini, Borriello, Di Vaio.
Difensori: Maicon Cassani Cassetti
Biava Bovo Juan
Domizzi Radu Astori
Centrocampisti: Jimenez Marchionni Sammarco
Migliaccio Lodi Gazzi
Nainggolan Thiago Silva Pastore
Kharja Montolivo Marchisio
Attaccanti: Eto'o Pazzini Biabiany
Santana Ibrahimovic Borriello
Di Vaio Giaccherini Miccoli
Allenatori: Mihajlovic Malesani Jachini
Il migliore: il neoacquisto nerazzurro Kharja, molto brillante a Bari
Il podio:secondo il bolognese Di Vaio, che ha tenuto l'Udinese in graticola; terzo il fiorentino Montolivo, che ha guidato i viola al successo sul Genoa
La formazione del giorno: Viviano; Maicon, Biava, Domizzi; Jimenez, Migliaccio, Nainggolan, Kharja; Eto'o, Santana, Di Vaio.Allenatore Mihajlovic
La nazionale del giorno: Viviano; Cassani, Biava, Domizzi; Marchionni, Migliaccio, Lodi; Pazzini, Borriello, Di Vaio.
Lazio attacco nuovo: Zarakozak !
Le sta provando tutte, Edy Reja, per il suo attacco già di per sé non ricco e ora bersagliato anche dalla sfortuna. Il fondo è stato toccato al Meazza contro il Milan: una giovane punta semiesordiente, affiancata da un uomo di raccordo che non si affaccia mai in area di rigore avversaria: Sculli. Mancano Floccari, Zarate, Rocchi.
Migliora leggermente la situazione per domenica prossima contro il Chievo: la solita giovane punta semiesordiente, Kozak, affiancata stavolta da un fantasista che in area di rigore ci starebbe sempre, ma è costretto a far gioco di sacrificio per rafforzare il centrocampo: Zarate. Stavolta la Lazio adotta il modello Zarakozak, che potrebbe rivelarsi anche un buon modello se Maurito troverà il giusto equilibrio fra l'amore per il pallone e l'amore per la squadra. Mancheranno comunque primo e secondo centravanti, Floccari e Rocchi.
Dietro la squadra fa blocco: al Meazza l'ha fatto molto bene. Lo scalpitante Matuzalem partirà al posto di Ledesma, che ha diritto a riposare dopo aver tirato la carretta dal mese di agosto. Dovrebbe riposarsi un po' anche Hernanes, ma ormai dovrà farlo giocando con meno intensità finché non si sarà ripreso. Anche Brocchi avrebbe questo diritto, ma lui è l'uomo-carretta per definizione e non sarà graziato, anche perchè non si tira mai indietro. Comunque, per questi tre, è pronto un accettabile sostituto come Tata Gonzalez, uomo dal piede ruvido ma dal fisico prorompente, una specie di Kozak del centrocampo. Ultimamente la Lazio sta andando avanti con la fisicità di questi bisonti.
Speriamo che basti, contro un Chievo annunciato in terribile salute. Chiedetelo al Napoli, che sta ancora piangendo per le botte di mercoledì. E il Chievo, all'Olimpico, è stato quasi sempre una bruttissima bestia, per la Lazio.
Migliora leggermente la situazione per domenica prossima contro il Chievo: la solita giovane punta semiesordiente, Kozak, affiancata stavolta da un fantasista che in area di rigore ci starebbe sempre, ma è costretto a far gioco di sacrificio per rafforzare il centrocampo: Zarate. Stavolta la Lazio adotta il modello Zarakozak, che potrebbe rivelarsi anche un buon modello se Maurito troverà il giusto equilibrio fra l'amore per il pallone e l'amore per la squadra. Mancheranno comunque primo e secondo centravanti, Floccari e Rocchi.
Dietro la squadra fa blocco: al Meazza l'ha fatto molto bene. Lo scalpitante Matuzalem partirà al posto di Ledesma, che ha diritto a riposare dopo aver tirato la carretta dal mese di agosto. Dovrebbe riposarsi un po' anche Hernanes, ma ormai dovrà farlo giocando con meno intensità finché non si sarà ripreso. Anche Brocchi avrebbe questo diritto, ma lui è l'uomo-carretta per definizione e non sarà graziato, anche perchè non si tira mai indietro. Comunque, per questi tre, è pronto un accettabile sostituto come Tata Gonzalez, uomo dal piede ruvido ma dal fisico prorompente, una specie di Kozak del centrocampo. Ultimamente la Lazio sta andando avanti con la fisicità di questi bisonti.
Speriamo che basti, contro un Chievo annunciato in terribile salute. Chiedetelo al Napoli, che sta ancora piangendo per le botte di mercoledì. E il Chievo, all'Olimpico, è stato quasi sempre una bruttissima bestia, per la Lazio.
Barreto-Matavelli, tandem uruguagio-brasiliano per Bollini?
Esiste o non esiste, questo fenomeno brasiliano Thiago Luis Matavelli, diciotto anni, probabile laziale per la Primavera? Sembra proprio di sì, sostenne mesi fa un provino per la Lazio, gli scattarono anche delle fotografie in maglia biancoceleste.
Poi si seppe che lo aveva provato la Juventus, poi ancora che il Milan era interessato al suo acquisto, e infine, a metà gennaio, che Lotito aveva anticipato le mosse del Milan e si era assicurato il giovane fenomeno.
E' arrivato il momento di concretizzare la cosa. La Lazio sta acquistando una serie di giovani fenomeni stranieri tra cui anche il centrocampista ghanese Chwekwemeka, altro giovane promettente che ha giocato nelle giovanili della Triestina.
Se tanto mi dà tanto, la Primavera della Lazio, la prossima stagione, diventerà un mixer esplosivo di promesse calcistiche, tra cui il tandem uruguagio-brasiliano Barreto-Matavelli.
Quale la tattica di Lotito, Tare, Bollini? Acquistare dieci giovani fenomeni e cercare di
condurne in porto due o tre che potrebbero ripagare le spese di tutti, sfornando nuovi assi. Si è cominciato già l'anno scorso con Kozak e Cavanda, oltre ai ragazzi di casa che vanno forte come Crescenzi, Ceccarelli, Di Mario e compagni.
Si direbbe un discorso interessante. Attendiamo svilupppi.
Poi si seppe che lo aveva provato la Juventus, poi ancora che il Milan era interessato al suo acquisto, e infine, a metà gennaio, che Lotito aveva anticipato le mosse del Milan e si era assicurato il giovane fenomeno.
E' arrivato il momento di concretizzare la cosa. La Lazio sta acquistando una serie di giovani fenomeni stranieri tra cui anche il centrocampista ghanese Chwekwemeka, altro giovane promettente che ha giocato nelle giovanili della Triestina.
Se tanto mi dà tanto, la Primavera della Lazio, la prossima stagione, diventerà un mixer esplosivo di promesse calcistiche, tra cui il tandem uruguagio-brasiliano Barreto-Matavelli.
Quale la tattica di Lotito, Tare, Bollini? Acquistare dieci giovani fenomeni e cercare di
condurne in porto due o tre che potrebbero ripagare le spese di tutti, sfornando nuovi assi. Si è cominciato già l'anno scorso con Kozak e Cavanda, oltre ai ragazzi di casa che vanno forte come Crescenzi, Ceccarelli, Di Mario e compagni.
Si direbbe un discorso interessante. Attendiamo svilupppi.
giovedì 3 febbraio 2011
Napoli, Juve e Roma: un bel dono al Milan
La Lazio ha fatto di tutto per regalare almeno un punto a tutte le rivali del Milan nella lotta per lo scudetto, ma in risposta sono arrivati solo dei "no".
Pensate al Napoli: passando a Chievo, le distanze dai rossoneri si sarebbero ridotte a soli due punti, cioè a portata di una sola partita. Invece è arrivata una sonora sconfitta, per Cavani e C.: e ora il MIlan è salito addirittura a + 5.
E la Juventus? Se voleva conservare qualche minima speranza ancora, doveva andare a vincere a Palermo: invece, pur battendosi bene, è andata incontro a una nuova sconfitta. Secondo noi è quella decisiva.
Ma forse più bruciante di tutto è stato il pareggio della Roma col Brescia all'Olimpico: i romanisti avrebbero fatto un altro gran salto in avanti, a sette soli punti che potevano diventare appena quattro in caso di recupero vittorioso a Bologna. La Roma ha detto no al regaletto di due punti offerto dalla Lazio imbattuta di fronte
alla corazzata Ibrahimovic.
Male anche l'Udinese, che si è fatta scippare due punti dal Bologna in Friuli: e Di Vaio stava addirittura vincendo.
Ovviamente l'Inter conta di farla franca a Bari nel posticipo di stasera: sarebbe l'unica a dare un grosso dispiacere ai cugini rossoneri, a parte il Palermo che però deve essere considerato troppo lontano dalla lotta per lo scudetto, mentre resta in corsa per un posto nella Champions.
Pensate al Napoli: passando a Chievo, le distanze dai rossoneri si sarebbero ridotte a soli due punti, cioè a portata di una sola partita. Invece è arrivata una sonora sconfitta, per Cavani e C.: e ora il MIlan è salito addirittura a + 5.
E la Juventus? Se voleva conservare qualche minima speranza ancora, doveva andare a vincere a Palermo: invece, pur battendosi bene, è andata incontro a una nuova sconfitta. Secondo noi è quella decisiva.
Ma forse più bruciante di tutto è stato il pareggio della Roma col Brescia all'Olimpico: i romanisti avrebbero fatto un altro gran salto in avanti, a sette soli punti che potevano diventare appena quattro in caso di recupero vittorioso a Bologna. La Roma ha detto no al regaletto di due punti offerto dalla Lazio imbattuta di fronte
alla corazzata Ibrahimovic.
Male anche l'Udinese, che si è fatta scippare due punti dal Bologna in Friuli: e Di Vaio stava addirittura vincendo.
Ovviamente l'Inter conta di farla franca a Bari nel posticipo di stasera: sarebbe l'unica a dare un grosso dispiacere ai cugini rossoneri, a parte il Palermo che però deve essere considerato troppo lontano dalla lotta per lo scudetto, mentre resta in corsa per un posto nella Champions.
mercoledì 2 febbraio 2011
Il colibrì e la libellula -69- storie di animali
Nell'aria s'incrociano molti tipi di uccelli e d'insetti, alcuni grandi e potenti come l'aquila e il condor, altri minuscoli e delicati come i colibrì e le libellule. Oggi vogliamo parlarvi proprio di questi animali più piccoli, uno del gruppo degli uccelli, come il colibrì, e uno del gruppo degli insetti, come la libellula.
Il colibrì è il più piccolo, ma proprio il più piccolo degli uccelli. Ha le dimensioni di un grosso calabrone, con ali coloratissime, e una lingua adatta a succhiare il miele dei fiori proprio come fosse un'ape.
La libellula, invece, tra gli insetti, ha dimensioni abbastanza grandi, ha ali doppie e trasparenti, e un volo dritto ed elegante: se i bambini la vedessero, subito proverebbero una grande simpatia, ma ormai possono vederla solo i bambini di qualche piccolo paese di montagna o di campagna.
Quando s'incontrano, un colibrì e una libellula, possono subito fare amicizia, anche se sono di generi diversi: un uccello e un insetto. Il colibrì lo si incontra soprattutto nei boschi del Sudamerica, ed è proprio lì che avviene il nostro incontro.
Il colibrì si chiama Luisito, così colorato e con due lunghe piume che sporgono dalla coda. La libellula, nera lucente e trasparente, si chiama Maria . Entrambi sono animali eleganti e ammirati, e anche dal carattere allegro: proprio due simpatiche creature.
- Ciao, libellula Maria! - disse il colibrì Luisito appena la vide. -Hai belle dimensioni, per essere soltanto un insetto volante. Sei quasi quasi grande quanto me! -
- E tu, Luisito, sei appena un pochino più grande di me, potresti essere un buon amico, fare un po' di strada in mia compagnia ! -
- Volentieri, mia signorina libellula! Dove sei diretta? -
- Mi piace navigare un po' sulle acque di un ruscello, e qui vicino ce n'è uno dove si danno appuntamento farfalle, maggiolini ed altri insetti volanti -
- Beh, anche noi uccelli ogni tanto amiamo dissetarci nelle acque di un ruscello. Ti accompagno con vero piacere! - rispose il colibrì Luisito muovendo la sua coda variopinta.
- Lo sai che hai dei colori splendidi, piccolo come sei? Noi libellule invece amiamo solo il bianco e il nero, sia pure lucente e trasparente -
- Infatti siete proprio belle, vestite con eleganza, e vi muovete con molta armonia! -
- Il vostro volo, però, è più fantasioso: e poi voi colibrì avete anche una bella voce come quasi tutti gli uccelli. E' un dono in più che il buon Dio vi ha concesso -
Così, conversando piacevolmente, il colibrì Luisito e la libellula Maria erano giunti al ruscello. Subito si posarono sulla riva e cominciarono a bere a piccoli sorsi. Ma la libellula immediatamente si ritrasse indietro terrorizzata: sul pelo dell'acqua aveva visto molti insetti morti affogati, farfalle, moscerini, ed anche qualche libellula!
- Tirati indietro subito, Maria ! - le gridò Luisito. - Queste acque sono troppo pericolose, per te. Se le tue ali si bagnano e si appesantiscono, è la fine! -
E per non farle sentire troppa paura, il colibrì si allontanò anche lui con la libellula.
- Berremo solo le giocce di rugiada sulle foglie - disse il colibrì alla libellula. - Le acque vorticose di un ruscello sono troppo insidiose per due piccoli animaletti come noi -
Il colibrì è il più piccolo, ma proprio il più piccolo degli uccelli. Ha le dimensioni di un grosso calabrone, con ali coloratissime, e una lingua adatta a succhiare il miele dei fiori proprio come fosse un'ape.
La libellula, invece, tra gli insetti, ha dimensioni abbastanza grandi, ha ali doppie e trasparenti, e un volo dritto ed elegante: se i bambini la vedessero, subito proverebbero una grande simpatia, ma ormai possono vederla solo i bambini di qualche piccolo paese di montagna o di campagna.
Quando s'incontrano, un colibrì e una libellula, possono subito fare amicizia, anche se sono di generi diversi: un uccello e un insetto. Il colibrì lo si incontra soprattutto nei boschi del Sudamerica, ed è proprio lì che avviene il nostro incontro.
Il colibrì si chiama Luisito, così colorato e con due lunghe piume che sporgono dalla coda. La libellula, nera lucente e trasparente, si chiama Maria . Entrambi sono animali eleganti e ammirati, e anche dal carattere allegro: proprio due simpatiche creature.
- Ciao, libellula Maria! - disse il colibrì Luisito appena la vide. -Hai belle dimensioni, per essere soltanto un insetto volante. Sei quasi quasi grande quanto me! -
- E tu, Luisito, sei appena un pochino più grande di me, potresti essere un buon amico, fare un po' di strada in mia compagnia ! -
- Volentieri, mia signorina libellula! Dove sei diretta? -
- Mi piace navigare un po' sulle acque di un ruscello, e qui vicino ce n'è uno dove si danno appuntamento farfalle, maggiolini ed altri insetti volanti -
- Beh, anche noi uccelli ogni tanto amiamo dissetarci nelle acque di un ruscello. Ti accompagno con vero piacere! - rispose il colibrì Luisito muovendo la sua coda variopinta.
- Lo sai che hai dei colori splendidi, piccolo come sei? Noi libellule invece amiamo solo il bianco e il nero, sia pure lucente e trasparente -
- Infatti siete proprio belle, vestite con eleganza, e vi muovete con molta armonia! -
- Il vostro volo, però, è più fantasioso: e poi voi colibrì avete anche una bella voce come quasi tutti gli uccelli. E' un dono in più che il buon Dio vi ha concesso -
Così, conversando piacevolmente, il colibrì Luisito e la libellula Maria erano giunti al ruscello. Subito si posarono sulla riva e cominciarono a bere a piccoli sorsi. Ma la libellula immediatamente si ritrasse indietro terrorizzata: sul pelo dell'acqua aveva visto molti insetti morti affogati, farfalle, moscerini, ed anche qualche libellula!
- Tirati indietro subito, Maria ! - le gridò Luisito. - Queste acque sono troppo pericolose, per te. Se le tue ali si bagnano e si appesantiscono, è la fine! -
E per non farle sentire troppa paura, il colibrì si allontanò anche lui con la libellula.
- Berremo solo le giocce di rugiada sulle foglie - disse il colibrì alla libellula. - Le acque vorticose di un ruscello sono troppo insidiose per due piccoli animaletti come noi -
Il pagellino di Milan-Lazio
Muslera 6.5: bravo in molte occasioni, fortunato quando Ibrahimovic colpisce il doppio palo e la palla gli finisce tra le mani
Lichtsteiner 6: dopo un avvio timoroso, prende fiducia e si rende utile con le sue propulsioni offensive
Biava 7: sempre scattante, salva clamorosamente sulla linea un quasi gol di Robinho
Dias 6.5: anticipa Ibrahimovic di testa, e riesce a controllarlo con una certa efficacia
Radu 6.5: cancella Pato dalla partita e si spinge avanti con notevole dinamismo
Brocchi 6.5: un ex che si fa rimpiangere per la sua autorità, anche se poco preciso nei lanci
Ledesma 6: ottimo in difesa, lento e insicuro nelle proiezioni offensive
Gonzalez 5.5: molti lanci errati, ma ci mette sempre l'anima e non si ferma mai
Bresciano 6: riesce a far valere la sua freschezza nel finale
Hernanes 5.5: alcuni tocchi straordinari per eleganza. Però è lento e un po' fuori fase
Kozak 6.5: gran lottatore, impegna da solo la difesa milanista con la sua forza straordinaria
Sculli 5.5: utile il suo lavoro di raccordo, ma non dà mai nessun sostegno a Kozak
Reja 6: ottimo organizzatore difensivo, non riesce ad inventare nulla d'importante per l'attacco
Lichtsteiner 6: dopo un avvio timoroso, prende fiducia e si rende utile con le sue propulsioni offensive
Biava 7: sempre scattante, salva clamorosamente sulla linea un quasi gol di Robinho
Dias 6.5: anticipa Ibrahimovic di testa, e riesce a controllarlo con una certa efficacia
Radu 6.5: cancella Pato dalla partita e si spinge avanti con notevole dinamismo
Brocchi 6.5: un ex che si fa rimpiangere per la sua autorità, anche se poco preciso nei lanci
Ledesma 6: ottimo in difesa, lento e insicuro nelle proiezioni offensive
Gonzalez 5.5: molti lanci errati, ma ci mette sempre l'anima e non si ferma mai
Bresciano 6: riesce a far valere la sua freschezza nel finale
Hernanes 5.5: alcuni tocchi straordinari per eleganza. Però è lento e un po' fuori fase
Kozak 6.5: gran lottatore, impegna da solo la difesa milanista con la sua forza straordinaria
Sculli 5.5: utile il suo lavoro di raccordo, ma non dà mai nessun sostegno a Kozak
Reja 6: ottimo organizzatore difensivo, non riesce ad inventare nulla d'importante per l'attacco
martedì 1 febbraio 2011
Punto di platino per la Lazio a Milano - Capolista fermata
Hanno giocato male entrambe, Milan e Lazio. Il Milan è stato vicino al gol al 6' della ripresa, quando Ibrahimovic ha colpito prima un palo, poi l'altro, e finalmente Muslera ha bloccato il pallone. Ancora pochi minuti, e Biava salva miracolosamente sulla linea un altro pallone da gol.
La Lazio ha fatto poco, in avanti: Kozak si è battuto come un leone, ma sottoposto a una martellante marcatura da parte di Yepes, spesso falloso e ogni volta graziato dall'arbitro, il gigante di Opava non ha trovato da parte di Sculli, l'altra punta, nessun valido sostegno, poichè l'ex genoano è stato utilizzato in posizione molto arretrata. Ci fosse stato Zarate, con un Oddo nervoso e falloso a sua volta, la Lazio forse avrebbe avuto anche l'opportunità di far sua una partita che invece ha dovuto soffrire fino al 95'.
Lazio solo fortunata? No, perchè ha lottato col coltellaccio fra i denti. Brocchi, Gonzalez e Sculli hanno dato l'anima a centrocampo, sbagliando molto ma lottando senza mai arrendersi. Un Ledesma sempre ordinato ha fatto barriera davanti al duo Dias-Biava non sempre col piede felice. Ci sarebbe voluto un Hernanes illuminante accanto all'argentino, ma il Profeta ha avuto solo un paio di guizzi intelligenti e poi quasi più niente.
Comunque per due turni la difesa della Lazio non ha subito reti.E' segno buono. Bisogna costruirci qualcosa sopra. Gli straordinari, comunque, sono finiti, e da oggi in poi si lavorerà a ritmo settimanale, la Lazio senza coppe e senza impicci.
Abbiamo fermato la capolista. Tutte le altre squadre ci dicono grazie. Ora vedremo se saranno capaci di sfruttare il piccolo miracolo biancoceleste. Ci teniamo il terzo posto. Lo possiamo forse mantenere. Potremo entrare, magari, in Champions League. Che volete di più, da questa Lazietta?
La Lazio ha fatto poco, in avanti: Kozak si è battuto come un leone, ma sottoposto a una martellante marcatura da parte di Yepes, spesso falloso e ogni volta graziato dall'arbitro, il gigante di Opava non ha trovato da parte di Sculli, l'altra punta, nessun valido sostegno, poichè l'ex genoano è stato utilizzato in posizione molto arretrata. Ci fosse stato Zarate, con un Oddo nervoso e falloso a sua volta, la Lazio forse avrebbe avuto anche l'opportunità di far sua una partita che invece ha dovuto soffrire fino al 95'.
Lazio solo fortunata? No, perchè ha lottato col coltellaccio fra i denti. Brocchi, Gonzalez e Sculli hanno dato l'anima a centrocampo, sbagliando molto ma lottando senza mai arrendersi. Un Ledesma sempre ordinato ha fatto barriera davanti al duo Dias-Biava non sempre col piede felice. Ci sarebbe voluto un Hernanes illuminante accanto all'argentino, ma il Profeta ha avuto solo un paio di guizzi intelligenti e poi quasi più niente.
Comunque per due turni la difesa della Lazio non ha subito reti.E' segno buono. Bisogna costruirci qualcosa sopra. Gli straordinari, comunque, sono finiti, e da oggi in poi si lavorerà a ritmo settimanale, la Lazio senza coppe e senza impicci.
Abbiamo fermato la capolista. Tutte le altre squadre ci dicono grazie. Ora vedremo se saranno capaci di sfruttare il piccolo miracolo biancoceleste. Ci teniamo il terzo posto. Lo possiamo forse mantenere. Potremo entrare, magari, in Champions League. Che volete di più, da questa Lazietta?
Il paguro e la seppia - 68 - storie di animali
Gli animali marini, quelli più piccoli e indifesi, che sarebbero facili prede dei pesci più grandi, trovano mille modi diversi per nascondersi e difendersi dai tanti pericoli che corrono in continuazione.
Fra questi, due animaletti marini si distinguono per l'assoluta originalità del loro modo di mettersi in salvo: il paguro e la seppia.
Il paguro è un piccolo crostaceo che ha la parte posteriore del corpo piuttosto dura, ma ha la pancia molle e ritorta come quella di una chiocciola, e questa pancia deve ben proteggerla se non vuole fare subito una brutta fine. E allora che ti fa, il paguro? Trova il guscio di una conchiglia vuota, ci si infila dentro con la parte inferiore del corpo, e poi completa la sua difesa mimetizzandosi fra le spugne e fra le attinie, animaletti a forma di fiori.
Trovato il punto giusto, il paguro si ferma lì, nutrendosi del plancton, cioè di residui animali e vegetali che fluttuano nell'acqua. Non ha bisogno di altro. Se ne sta in solitudine, tanto è vero che lo chiamano anche Bernardo l'eremita.
La seppia, che tutti conosciamo perché è un buon alimento per l'uomo, è un mollusco dal corpo ovale e la bocca circondata da dieci piccole branchie, dalle quali, in caso di pericolo, emette un liquido tra il bruno e il nero, con cui circonda e nasconde il suo corpo, sicché è impossibile riconoscerla, individuarla e farne...un bocconcino prelibato.
Su un basso fondale marino, un giorno, la seppia Brunetta andava passeggiando tranquilla, sentendosi completamente sola. Ma ad un tratto, tra le alghe, vide spuntare un paio di corna mollicce: quelle di un paguro che cercava di confondersi con la vegetazione marina.
La seppia Brunetta ebbe un soprassalto, e quasi si spaventò, ma poi si ricordò che i paguri sono ancora più timidi delle seppie, e perciò non esitò a chiamarlo: - Tu sei Bernardo, il paguro, non posso sbagliarmi. Non aver paura di me, perché sono innocua, e vado cercando qualcuno con cui scambiare due chiacchiere -
- Con te, comare seppia, due chiacchiere le scambio con piacere, anche se a me piace tantissimo la solitudine. Mi chiamano l'eremita, e infatti sto sempre solo perché ho paura che un qualunque pesce che passa faccia un sol boccone della mia morbida pancia -
- Brrr...Non me ne parlare. Sai che le seppie hanno una carne tenera e gustosa, che piace a tutti. Se non avessi il mio liquido nero con cui proteggermi e nascondermi, vivrei veramente poche ore -
- Io mi difendo con la solitudine, tu con un bello schizzetto d'inchiostro. Ci arrangiamo come possiamo - commentò il paguro Bernardo, che aveva preso gusto a chiacchierare.
Ma, ahimè, il discorso dei due animaletti fu molto breve. Comparve all'improvviso un grosso pesce vorace, un barracuda dai forti denti aguzzi, e i due cominciarono a tremare.
- Sgancia subito il tuo liquido nero, ti prego - sussurrò a bassa voce il paguro. - E copri
anche me, che non mi sento affatto al sicuro, qui dietro -
La seppia Brunetta non si fece pregare. Con tutta la forza che aveva, schizzò fuori dalle dieci piccole branchie la maggior quantità di liquido scuro che le fu possibile. Il barracuda, quando vide quella grande macchia nera che si espandeva minacciosa, cambiò strada e si allontanò in fretta. I due poveri animaletti, Brunetta la seppia e Bernardo il paguro, si abbracciarono stretti stretti per consolarsi: si erano salvati entrambi, con l'aiuto della buona sorte.
Fra questi, due animaletti marini si distinguono per l'assoluta originalità del loro modo di mettersi in salvo: il paguro e la seppia.
Il paguro è un piccolo crostaceo che ha la parte posteriore del corpo piuttosto dura, ma ha la pancia molle e ritorta come quella di una chiocciola, e questa pancia deve ben proteggerla se non vuole fare subito una brutta fine. E allora che ti fa, il paguro? Trova il guscio di una conchiglia vuota, ci si infila dentro con la parte inferiore del corpo, e poi completa la sua difesa mimetizzandosi fra le spugne e fra le attinie, animaletti a forma di fiori.
Trovato il punto giusto, il paguro si ferma lì, nutrendosi del plancton, cioè di residui animali e vegetali che fluttuano nell'acqua. Non ha bisogno di altro. Se ne sta in solitudine, tanto è vero che lo chiamano anche Bernardo l'eremita.
La seppia, che tutti conosciamo perché è un buon alimento per l'uomo, è un mollusco dal corpo ovale e la bocca circondata da dieci piccole branchie, dalle quali, in caso di pericolo, emette un liquido tra il bruno e il nero, con cui circonda e nasconde il suo corpo, sicché è impossibile riconoscerla, individuarla e farne...un bocconcino prelibato.
Su un basso fondale marino, un giorno, la seppia Brunetta andava passeggiando tranquilla, sentendosi completamente sola. Ma ad un tratto, tra le alghe, vide spuntare un paio di corna mollicce: quelle di un paguro che cercava di confondersi con la vegetazione marina.
La seppia Brunetta ebbe un soprassalto, e quasi si spaventò, ma poi si ricordò che i paguri sono ancora più timidi delle seppie, e perciò non esitò a chiamarlo: - Tu sei Bernardo, il paguro, non posso sbagliarmi. Non aver paura di me, perché sono innocua, e vado cercando qualcuno con cui scambiare due chiacchiere -
- Con te, comare seppia, due chiacchiere le scambio con piacere, anche se a me piace tantissimo la solitudine. Mi chiamano l'eremita, e infatti sto sempre solo perché ho paura che un qualunque pesce che passa faccia un sol boccone della mia morbida pancia -
- Brrr...Non me ne parlare. Sai che le seppie hanno una carne tenera e gustosa, che piace a tutti. Se non avessi il mio liquido nero con cui proteggermi e nascondermi, vivrei veramente poche ore -
- Io mi difendo con la solitudine, tu con un bello schizzetto d'inchiostro. Ci arrangiamo come possiamo - commentò il paguro Bernardo, che aveva preso gusto a chiacchierare.
Ma, ahimè, il discorso dei due animaletti fu molto breve. Comparve all'improvviso un grosso pesce vorace, un barracuda dai forti denti aguzzi, e i due cominciarono a tremare.
- Sgancia subito il tuo liquido nero, ti prego - sussurrò a bassa voce il paguro. - E copri
anche me, che non mi sento affatto al sicuro, qui dietro -
La seppia Brunetta non si fece pregare. Con tutta la forza che aveva, schizzò fuori dalle dieci piccole branchie la maggior quantità di liquido scuro che le fu possibile. Il barracuda, quando vide quella grande macchia nera che si espandeva minacciosa, cambiò strada e si allontanò in fretta. I due poveri animaletti, Brunetta la seppia e Bernardo il paguro, si abbracciarono stretti stretti per consolarsi: si erano salvati entrambi, con l'aiuto della buona sorte.
Da Milano con Chwkwemeka nel carniere -
La Lazio ha chiuso la sua campagna acquisti a Milano con il giovanissimo centrocampista ghanese Ojiakor Chwkwemeka, proveniente dalla Triestrina, dove militava nelle file della Primavera, facendo alcune comparse in prima squadra. Gli osservatori della Lazio hanno visto in lui un elemento promettente, un centrocampista con spiccate attitudini offensive, un po' alla Hernanes. Auguriamo alla Lazio di poter davvero con il tempo ritrovarsi un altro grosso giocatore, come è successo di recente con Kozak.
La tattica di Lotito è quella di non spendere soldi inutilmente, ma di seminare in campo giovanile. Ha rinunciato a Ziegler perché la Samp voleva 4 milioni; ha rinunciato al cambio Foggia-Blasi perché non voleva rafforzare il Napoli con Pasqualino, un uomo capace di lasciare anche il segno, e non sarebbe stato saggio offrirlo su un piatto d'argento a una rivale per lo scudetto. Poi si è lasciato convincere a cedere in prestito il giovanissimo terzino Cavanda al Torino, per mandarlo a farsi le ossa e ritrovarselo cresciuto per il prossimo campionato.Tanto, noi abbiamo Scaloni.
A Lotito hanno detto che vincere uno scudetto comporta una serie incredibile di pesanti conseguenze economiche, tra cui la prima è il raddoppio automatico dei contratti d'ingaggio. Va bene, ma allora con questo ragionamento la Lazio non potrà mai vincere lo scudetto.
Ma forse Lotito spera che un giorno glielo possa regalare il giovanissimo Ojiakor
Chwkwemeka, che a Trieste sono stati costretti a ribattezzare Emeka tanto il suo cognome è impronunciabile: Ciuquemeca.
Ci vuole una gran bella fede a sperare in uno con un nome così: ma non si sa mai.
E non si sa mai nemmeno che cosa possa succedere stasera al Meazza, dove la Corazzata Ibrahimovic incontra la testuggine Dias della Lazio: la Lazio ha proprio tutto da guadagnare e nulla da perdere in un incontro così brutto sulla carta.
Noi, poi, siamo ridotti ai minimi termini in attacco: mancano Floccari, Zarate e Rocchi, i nostri primi tre attaccanti. Ci restano appena appena Kozak e Sculli, sostenuti alle spalle dal rientrante Hernanes, ma non dobbiamo aver paura, anzi dobbiamo cercare di metterla a loro, perchè solo così potremmo coltivare qualche pallida speranza.
La tattica di Lotito è quella di non spendere soldi inutilmente, ma di seminare in campo giovanile. Ha rinunciato a Ziegler perché la Samp voleva 4 milioni; ha rinunciato al cambio Foggia-Blasi perché non voleva rafforzare il Napoli con Pasqualino, un uomo capace di lasciare anche il segno, e non sarebbe stato saggio offrirlo su un piatto d'argento a una rivale per lo scudetto. Poi si è lasciato convincere a cedere in prestito il giovanissimo terzino Cavanda al Torino, per mandarlo a farsi le ossa e ritrovarselo cresciuto per il prossimo campionato.Tanto, noi abbiamo Scaloni.
A Lotito hanno detto che vincere uno scudetto comporta una serie incredibile di pesanti conseguenze economiche, tra cui la prima è il raddoppio automatico dei contratti d'ingaggio. Va bene, ma allora con questo ragionamento la Lazio non potrà mai vincere lo scudetto.
Ma forse Lotito spera che un giorno glielo possa regalare il giovanissimo Ojiakor
Chwkwemeka, che a Trieste sono stati costretti a ribattezzare Emeka tanto il suo cognome è impronunciabile: Ciuquemeca.
Ci vuole una gran bella fede a sperare in uno con un nome così: ma non si sa mai.
E non si sa mai nemmeno che cosa possa succedere stasera al Meazza, dove la Corazzata Ibrahimovic incontra la testuggine Dias della Lazio: la Lazio ha proprio tutto da guadagnare e nulla da perdere in un incontro così brutto sulla carta.
Noi, poi, siamo ridotti ai minimi termini in attacco: mancano Floccari, Zarate e Rocchi, i nostri primi tre attaccanti. Ci restano appena appena Kozak e Sculli, sostenuti alle spalle dal rientrante Hernanes, ma non dobbiamo aver paura, anzi dobbiamo cercare di metterla a loro, perchè solo così potremmo coltivare qualche pallida speranza.
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