martedì 10 maggio 2011

Vita di collegio: 30. Superbia acutina, invidia anagnina

In seminario, come del resto nei tanti racconti della storia nei secoli passati, c'è stato sempre un duro antagonismo fra seminaristi, preti e dirigenti di Anagni e seminaristi, preti e dirigenti di Acuto.
Gli acutini, gente di montagna, un po' come si usa dire dei contadini, sono gente piena d'ingegno e d'iniziativa, mentre gli anagnini, come tutti i cittadini che conducono una vita comoda, vorrebbero avere tutti i privilegi e i posti d'onore, e non riuscendovi, sviluppano un sentimento di rancore verso coloro che sono considerati inferiori e invece riescono spesso a primeggiare.
Don Angelo Pilozzi, nostro amatissimo prefetto, e fior fiore dei sacerdoti di Acuto ( oggi ce n'è un altro ancora più grande, don Domenico Pompili, giovane esponente della Cei ), mi ricordo sempre che citava un proverbio: "Superbia acutina, invidia anagnina". Dunque era proprio vero: gli acutini sono andati sempre superbi nei secoli nei confronti dei rivali di Anagni. Eppure Acuto, coi suoi duemila abitanti, è almeno dieci volte inferiore ad Anagni che ne ha più di ventimila.
Si cominciò fin dalla nascita di Acuto: 410 dopo Cristo, invasione dei Visigoti di Alarico, distruzione di Anagni, fuga dei migliori cittadini anagnini sulla montagna di Acuto e fondazione di questo paese, dunque nato dalla costola aristocratica della città madre.
La storia si ripeté all'inverso nel 1303, in occasione dello schiaffo di Anagni: per liberare papa Bonifacio VIII dalla prigionia in cui lo teneva nella sua città l'esercito francese di Filippo il Bello guidato dal Nogaret e dal principe Sciarra Colonna, dovettero accorrere gli abitanti di Acuto, non essendone capaci gli anagnini. In ringraziamento, Bonifacio fece dono alla cattedrale di Acuto della magnifica madonna lignea che si trova ora nel Museo Nazionale di Piazza Venezia a Roma.
E ancora, nel Seicento, in occasione della cacciata dei Medici da Firenze, molti nobili fiorentini si rifugiarono in Acuto, che divenne così assai potente e strappò ad Anagni gran parte dei suoi territori, per cui nacquero lunghissime lotte e si approfondì questo forte antagonismo.
Nel seminario di Anagni, la presenza di giovani alunni di Acuto è stata sempre assai forte, quasi preponderante. In anni recenti, si ricorda l'exploit di due famiglie di Acuto: i Pilozzi, che hanno fatto studiare in seminario ben sei ragazzi: Costantino, Angelino, Vincenzo, Patrizio, Pio e Paolo; e gli Jadicicco, che di giovani ne hanno presentati quattro: Vito, Silvestro, Luigi e Luciano. Dieci ragazzi di due sole famiglie, fra l'altro apparentate da un comune trisavolo, il mitico Paride Pilozzi.
Ebbene, di questi dieci ragazzi, fra il 1934 e il 1954, uno soltanto riuscì a diventare sacerdote. Ma che sacerdote! Don Angelo Pilozzi, esempio di umiltà, di generosità e di sacrificio, per lunghi anni rettore del seminario, e parroco della poverissima parrocchia di Porciano, dove le messe e i funerali gli venivano pagati con caciotte e ricotte.
Proprio questo don Angelo guidò a Roma la marcia dei baschi verdi del 1948, e in mille modi ha sempre cercato di tenere alta la fede nella diocesi di Anagni. Eppure proprio lui non poteva non testimoniare nel tempo questo antagonismo Acuto-Anagni che gli derivava da una lunghissima esperienza negli anni di preparazione al sacerdozio, tra il piccolo seminario diocesano e il grande seminario Leoniano, sempre di Anagni.













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