Quando gli amici non avevano voglia di giocare a pallone, o quando non trovavo nessuno disposto a seguirmi, me ne andavo tutto solo su per la montagna che sovrasta il mio paese, Acuto, un costone roccioso tutto pelato, assai divertente da scalare senza nessuna difficoltà. In paese lo chiamavano il Serrone (sierra, in spagnolo, vuol dire montagna), mentre sulle cartine topografiche è citato come Colle Madama.
Una volta, mi ricordo, per essermi fermato a sedere su una roccia per un quarto d'ora sotto il sole, a capo scoperto, presi una forte insolazione con la febbre che mi tenne immobilizzato per un paio di giorni. Un'altra volta decisi di camminare ad oltranza, in direzione Piglio (nord-ovest), finchè non avessi incontrato qualcosa di notevole.
E infatti, la trovai. La montagna, ad un tratto, si abbassò in una piccola conca pianeggiante, circondata di conifere: era un perfetto paesaggio alpino, circa all'altezza di mille metri. La cosa più stupefacente e inaspettata, era che al centro della conca scintillava un bellissimo laghetto a forma di cuore, circondato di erbe e giunchiglie, un vero picccolo paradiso, al quale probabilmente accedeva qualche pastore con il suo gregge.
Sono passati più di sessant'anni, da qual giorno, e so con certezza che quel piccolo
paradiso esiste ancora. Di solito, infatti, quei laghetti sono destinati a riassorbirsi, come il laghetto di Casanova, sotto la vecchia stazione della ferrovia Roma-Fiuggi, dove fino agli anni Quaranta si specchiava il bel panorama di Acuto, e ora è diventata una spianata sulla quale sono sorte le costruzioni di un quartiere nuovo.
Dalla mia abitazione di Cave, dove vivo con mia moglie Maria Stella e i miei tre figli, Anna,Francesca e Luca, da quarant'anni, al quinto piano di un bel palazzo in mattoni rossi, godo di un magnifico panorama verso la vallata del Sacco, compresi i monti Lepini e le città di Anagni e Ferentino, mentre sul lato opposto vedo i monti Ernici con lo Scalambra e i paesi di Serrone, Paliano, Piglio e Acuto.Ebbene, a metà strada delle montagne fra Piglio e Acuto, riconosco benissimo la spianata del laghetto circondata da conifere: proprio quel piccolo paradiso di sessanta anni fa.
Proseguendo con lo sguardo, riconosco il cimitero di Acuto, e, là sotto, la parte più antica del paese, quella che va dall'estrema punta di San Pietro al massiccio Collegio e a piazza Margherita, includendo una parte del castello e di Santa Maria.
Una volta io questo paese lo amavo intensamente, e credevo che la vita me lo avesse fatto dimenticare. Invece, rivedendolo ogni giorno da lontano, all'orizzonte, non posso fare a meno di constatare che è ancora ben dentro al mio cuore, e piano piano mi ha ispirato questi ricordi che vado ricostruendo.
Nel far così, il mio cuore si addolcisce, e mi riporta gradualmente alla mia infanzia, dolorosa e felice.
Un giorno, scendendo da quella montagna, incontrai un anziano pastore, grande amico di mio padre, che si avvicendava con il figlio alla guida del suo gregge, e scendemmo insieme le ultime rampe raccontando le nostre impressioni. Mi confermò che con le sue pecore raggiungeva ogni tanto il laghetto a forma di cuore, e che anche per loro quello era un punto di meraviglia e serenità, con il gregge che si abbeverava felice (continua).
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